La guerra privata di    

AMEDEO GUILLET

1909-2010

 

 

   

Mario Mongelli
AMEDEO GUILLET
gentiluomo italiano senza tempo
Numero unico RIVISTA MILITARE -2007

  Amedeo Guillet nasce a Piacenza il 7 febbraio 1909. Il padre Alfredo, ufficiale dei CC.RR,. viene ferito sul Podgora, mentre tutta la famiglia è al fronte. Nel 1928 Amedeo entra alla Accademia di Modena e ne esce sottotenente naturalmente di Cavalleria con prima nomina ai Cavalleggeri di Monferrato comandati dallo Zio. L'adozione del nuovo modo di cavalcare e la sua bravura lo fecero entrare nella selezione per le Olimpiadi di Berlino del 1936 anche se qui non arrivò mai. Nell'ottobre 1935 chiede il trasferimento presso un reparto coloniale di Spahis e qualche mese dopo è in Abissinia dove è scoppiata la guerra col Negus. La guerra non dura molto e per una ferita riportata riceve una decorazione. E' lui l'organizzatore delle sfilate in Roma ai fori imperiali dei reparti cammellati  e spahis nel 1° anniversario dell'impresa africana. Segue poi il Gen. Frusci in Spagna dove comanda prima un gruppo carri poi una formazione di cavalleria marocchina.

  Terminata la parentesi spagnola Frusci lo trascina con se in Etiopia e lo mette, lui ancora tenente, al comando di una Banda (btg) Amhara montata mista. Ad alcune facili vittorie italiane, dopo il giugno 40, gli avversari inglesi reagirono in forze, tutt'altro che disposti a lasciarsi sconfiggere dalla "guerra lampo" della propaganda mussoliniana. Qui toccò ad Amedeo, ribattezzato dai suoi uomini Cummundar-as-Sheitan il Comandante Diavolo, frenare gli inglesi già arrivati vicini a Cherù o Kerù in Eritrea (1941).  Il 19 Gennaio 1941 con la 4a e la 5a divisione Indiana, già a sua disposizione, Platt aveva iniziato  l'attacco alle posizioni italiane, inviando verso Cassala l'11a brigata. L'attacco ebbe inizio quando l'intera linea italiana (Carnimeo 8a, 16a, 2a, 5a, 44a 12a, 41a e 42a brigata coloniale) era stata arretrata senza un motivo apparente sulla linea Kerù, Akorà e Biscia. Gli inglesi furono molto sorpresi di non trovare nessun tipo di resistenza e avanzarono di altri 110 km in un solo giorno fino alle gole del Kerù. Finalmente dopo 5 giorni di avanzata inglese, gli italiani si fecero vivi; 4 Fiat CR42 (tutto cio' che la Regia Aeronautica può mandare in volo) mitragliarono la 10a brigata inglese mentre la 5a Divisione inglese, davanti a Kerù, si imbatté nella 41a brigata coloniale che venne presa alle spalle ma riuscì a ripiegare verso Agordat.

Pag. 21 del numero unico: La sera del 20 gennaio del 1941 il Tenente Guillet rientra al forte di Cherù dopo una lunga, estenuante ed infruttuosa ricerca del nemico. Lui e le sue Bande desiderano soltanto un pasto ed un po’ di riposo. Ma non ne hanno il tempo. Il comandante del forte, Generale Fongoli, gli chiede di ripartire entro poche ore ed affrontare gli inglesi della “Gazelle Force” che stavano per catturare migliaia di soldati italiani in manovra di arretramento verso Agordat. Bisognava trattenere il nemico almeno per un giorno, lungo la strada che dalla piana di Aicotà va verso Barentù. Il Tenente Guillet torna dai suoi uomini. Poche ore dopo, all’alba del 21 gennaio, sono schierati alle spalle dell’ignaro nemico. Carica con ottocento cavalieri, portando lo scompiglio fra i terrorizzati soldati angloindiani. Evita di essere accerchiato grazie alla carica del Tenente Togni. Poco dopo, Amedeo Guillet carica di nuovo scompaginando lo schieramento inglese. La sua è stata una vittoria perchè lo scopo dell’attacco è stato ottenuto. Le truppe italiane in ritirata raggiungono indisturbate la loro destinazione. Quella del Tenente Guillet era l’ultima carica della Cavalleria nella storia militare dell’Africa.

FAMIGLIA GUILLET

Around 1860, Cav. Giuseppe Guillet (1835-1914) left S.Pierre d' Albigny where he was born, and followed Vittorio Emanuele II, in the conquest of the Kingdom of the Two Sicilies. At Capua, a very important fort, he found the ideal atmosphere and married Maria Domenica Paggiarino (1848-1924), kin to a rich capuana family. Cav. Giuseppe Guillet had three sons, Alfredo (1872-1950) padre di Amedeo Guillet, Amedeo (lo Zio 1874-1939 -al 15 maggio 1916 Colonello Capo di S. M. al X C.d.A) and Ernesto (ufficiale di cavalleria 1876-1961). Of these three, Amedeo, became a senator of the Kingdom. The other one, Alfredo, was Col. of the CC.RR. and one of the heroes of the Podgora's Mountain. Amedeo Guillett still live in Ireland (1908). Amedeo Guillet muore il 16 giugno 2010.

 

Lo sfortunato Ten. Renato Togni invece cade alla testa di 30 graduati indigeni offertisi volontari falciato da una Bren.  M.O.V.M. alla memoria: motivo del conferimento
Cavaliere eroico, più volte decorato al valore, comandante di un’ala di un gruppo di bande impegnate in azione ritardatrice contro un avversario soverchiante, con audace perizia caricava il nemico infliggendogli perdite e provocando disordine e scompiglio. Accortosi che una formazione di carri armati avversari stava per aggirare il gruppo bande, ne avvertiva il comandante informandolo che, per dargli tempo di sventare la minaccia, avrebbe attaccato a qualunque costo il nemico. Manovrò con fredda intelligenza finché messosi alla testa di parte dei suoi cavalieri caricava l’avversario con la certezza di andare incontro alla morte e con la coscienza che il suo sacrificio avrebbe salvato il gruppo. Piombato sui carri avversari li aggrediva con bombe a mano. Colpito prima al petto, poi alla fronte da raffiche di mitragliatrici, trovava la forza di lanciare ancora una bomba e si abbatteva morto col proprio cavallo su di un carro nemico. Il nemico colpito da tanto fulgido eroismo rendeva alla salma gli onori militari. A.O.I., Amascjamoi Cherù, 21 gennaio 1941.

La ritirata della 41a brigata, da ordinata divenne una vera e propria rotta, tanto che il Generale Tognoli e il suo Stato Maggiore furono catturati. Giulio Gobbi Home page

Promosso Capitano combatte appiedato a Teclesan l'ultima battaglia prima della caduta dell'Asmara il 1° aprile 1941 poi si da alla macchia continuando la sua guerra privata contro gli inglesi. Neppure quando il Gruppo Bande cessò la sua guerra Amedeo considerò l'ipotesi di cedere le armi. I nemici però lo braccavano sempre più da vicino e Guillet fu costretto alla clandestinità, dopo aver lasciato per prudenza la divisa ed essersi trasformato in venditore d'acqua, con il nome arabo di Ahmed Abdullah al Redai. Sul suo capo pendeva anche una taglia di mille sterline oro. Quando non fu più possibile restare in Eritrea decise di rifugiarsi nello Yemen.  Laggiù, dopo un breve periodo di prigionia, l'Imam Yahia gli concesse asilo, lo impiegò come suo consigliere e come istruttore della Guardia Reale.

"Il 19 gennaio, le Divisioni Indiane IV e la V passate oltre il confine,a nord del Nilo Azzurro, incontrarono scarsa
resistenza, anche se a un certo punto vennero caricate da un Ufficiale italiano su un cavallo bianco, alla testa di una banda di cavalieri Amhara
lanciata alla disperata contro le loro mitragliatrici." (John Keegan, La II
Guerra Mondiale)
.

 

L'ultima beffa la giocò agli inglesi ritornando a Massaua e imbarcandosi su una nave della CRI fingendo di essere matto. Guillet torna quindi in Italia il 2 settembre 1943, pochi giorni prima dell'armistizio. Presto rientrò in azione nel Regno del Sud, con missioni speciali contro i tedeschi, che continuerà a combattere fino al termine della guerra. Sua la missione dopo la liberazione per recuperare la corona del negus portata da Mussolini al Nord e finita in mano ai partigiani. Sempre "per il Re e per la Patria" egli, sebbene giovane colonnello in carriera, si dimise dall'Esercito, fedele al giuramento che lo legava al Sovrano caduto dopo il referendum del 2 giugno 46. Più tardi decise di far fruttare le esperienze servendo pacificamente la Repubblica, come diplomatico in diversi Paesi arabi tra cui, in qualità di Ambasciatore, lo Yemen, la Giordania, il Marocco e l'India. E' decorato con 5 argenti, 4 croci di guerra, Cavaliere dell O.M.S, Gran Croce dell'Ordine Militare d'Italia. Decorazioni estere e diplomatiche: Croci spagnole -Cruz Blanca, Roja, por la Unidad Nacional, del Sufrimento. Croci estere diplomatiche - S. Gregorio Magno SCV, Gran Croce Alawita Marocco, G.U. Ordine del Nilo

     

per vedere la sua ultima intervista su Google digitare youtube guillet o http://en.wikipedia.org/wiki/Italian_guerrilla_war_in_Ethiopia

  "A Brindisi (Guillet), incontrò a una mensa alleata due degli ufficiali britannici che gli avevano dato la caccia in Eritrea. "Che fortuna non avervi incontrato allora!" dissero cavallerescamente alzando il bicchiere alla sua salute. "Che fortuna per voi, forse. Che disgrazia per me, di certo!" (non avervi incontrato e battuto) rispose con amarezza il Ten. Col. Guillet." (I. Montanelli, Gli incontri).

Le ultime azioni di guerriglia condotte dagli italiani contro le truppe di occupazione britanniche si svolsero nell’estate del '42 per mano di altri due personaggi fuori le righe: la dottoressa Rosa Dainelli e il capitano Servizio informazioni militari Francesco De Martini. De Martini, che si era già fatto notare nel '41 per alcune spericolate e brillanti azioni in Dancalia, venne fatto prigioniero (nel luglio '41) riuscendo però a fuggire e successivamente ad incendiare con mezzi di fortuna i depositi di munizioni di Daga (Massaua).

 

  Non ricevette la medaglia la dottoressa Rosa Dainelli che sempre nell'agosto del '42, dimostrando patriottismo, doti atletiche e coraggio fuori dal comune, penetrò di notte nel più sorvegliato deposito di munizioni inglese di Addis Abeba facendolo esplodere. Rosa Dainelli riuscì miracolosamente a farla franca e soprattutto a salvare la pelle arrecando al nemico un danno ben più grande di quanto ella avesse previsto.

Nel deposito, infatti, si trovavano 2 milioni di speciali cartucce Fiocchi preda bellica che il Comando inglese aveva già destinato per i nuovi mitragliatori Sten appena entrati in servizio ma ancora privi di adeguata scorta di cartucce. Il mancato utilizzo dei proiettili italiani ritardò l’impiego dello Sten per mesi. Verso la fine del 1942, quasi tutte le bande armate italiane iniziarono, come si è detto, a sciogliersi. 

 

Francesco De Martini sempre nello stesso ruolo (SIM) ma col grado di sottufficiale era stato protagonista della conquista "pacifica" dell'Aussa nella primavera del '36 da parte della banda Beilul che aveva marciato nel deserto per 350 Km a 62° di temperatura per prendere la capitale Sardò. Con la promozione a Ufficiale era diventato capo di una banda propria fino allo scoppio del conflitto che lo vedrà di nuovo protagonista

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Il capitano Francesco De Martini sopravvisse (come Guillet che era riparato su una piccola imbarcazione nello Yemen) alla guerra e venne decorato con la Medaglia d'Oro.

 

Stenmotivo del conferimento: Già affermatosi in gesta magnifiche per essenza di valore e temerario ardimento. Braccato dai nemico occupante, venuto a conoscenza dell’esistenza di un deposito di materiali, del valore di miliardi, di grande interesse ai fini operativi dell’avversario, nonostante la stretta vigilanza riusciva ad incendiarlo, per sua iniziativa e da solo, con gravissimo rischio ed estrema abilità, determinandone la totale distruzione. Subito dopo prendeva il mare su mezzo di scarsa efficienza e, lottando contro l’infido equipaggio e la furia degli elementi, raggiungeva la costa araba, da dove riusciva a ristabilire contatti, come da ordine ricevuto, con la Patria lontana. Incaricato di nuova missione, benché fisicamente debilitato e privo di qualsiasi aiuto, animato da ferma volontà e fede inesausta, si avventurava ancora una volta in mare aperto su fragile imbarcazione di fortuna per rientrare in Eritrea. Catturato da unità navali nemiche, che lo ricercavano, destava l’ammirazione dello stesso avversario per il suo eccezionale coraggio e la generosa noncuranza del pericolo. Fulgido esempio, luminosa affermazione e simbolo della eroica resistenza italiana in terra d’Africa. Massaua - Daga, i - 7/8/1941, Mar Rosso 16/7/ - 1/8/1942.