ITALO e MARIO GARIBOLDI |
Italo Gariboldi nasce a Lodi il 20 aprile 1879. Entrato in Accademia e nominato Sottotenente di fanteria a vent’anni, partecipò successivamente come Tenente alla campagna di Libia (1911-13) quindi nel 28° Reggimento Fanteria di stanza a Ravenna dove conosce la futura moglie Maria Fagnocchi. Prese parte poi quale Ufficiale di Stato Maggiore alla guerra 1915-18 nel corso della quale fu promosso per due volte al grado superiore per meriti di guerra e decorato di una medaglia d’argento dopo il ripiegamento dal Cadore. Nel 1918 ebbe comandi sul Grappa e fu nuovamente decorato con l'Ordine Militare. Al termine della Guerra fu capo di S.M. della 45 e 77a divisione e presidente della commissione di delimitazione dei confini Jugoslavi. Promosso generale di Brigata prima e divisione poi (1934) comandò l’Accademia di Modena e la scuola di applicazione di Parma. Allo scoppio del conflitto Etiopico prese il comando della divisione Sabauda. Ricoprì anche la carica di Governatore di Addis Abeba e quella di capo di S.M. dell’Africa Orientale. Ferito nell’attentato Graziani rientrò in patria per il comando della V Armata. Nel 1940 dopo la disfatta Graziani con il grado di Generale di Corpo d’Armata, ricoprì le cariche di Governatore della Libia e comandante superiore delle Forze Armate in Africa nel periodo marzo-luglio 1941. Entrato in urto con Rommel fu sostituito nel luglio 1941. Nel 1942 assunse il comando dell’Armir in Russia fino al suo ripiegamento. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 fu arrestato dai tedeschi, processato e condannato a 10 anni di prigione. Liberatosi prima della conclusione della guerra lasciò l’Esercito e si ritirò a vita privata. Morì a Roma il 9 febbraio 1970 e venne sepolto nella tomba di famiglia a Lodi.
Chief of Staff 45th Division
1919 Chief of Staff 77th Division
1926 Commanding Officer 26th Regiment
1931 Commanding Officer 5th Brigade
Commandant of Royal Infantry & Cavalry Academy
1935 Member Army Council
1935 - 1936General Officer Commanding 30th Division Sabauda, Ethiopia
1936 - 1937Chief of Staff to Viceroy Italian East Africa
1938 - 1939General Officer Commanding V Corps
1939 - 1941General Officer Commanding 5th Army, North Africa
1940 Deputy Commander in Chief North Africa
1941 General Officer Commanding 10th Army, North Africa
1941 Governor-General Libya & Commander in Chief North Africa
1941 - 1942In reserve
1942 - 1943General Officer Commanding 8th Army, Russia
1943 - 1944German Prisoner of War
1944 Condemned to death as traitor
1944 Liberated by the Allies dal sito
http://www.webalice.it/giulorma/gariboldi_mario.htm
Giusto Tolloy Con l’armata italiana in
Russia Mursia 1968 - "Il comandante dell'armata Gariboldi ricorda insieme
Kitchener, Pétain e Guglielmo II. Austero e taciturno, con lo sguardo altero ed
i baffi alla militare, del primo ha la vacuità silenziosa, del secondo la
debolezza, del terzo la vanità. Il vigoroso avventuriero Gambara era riuscito a
farlo togliere dal comando delle truppe in Libia quando sperava di poter avere
il sopravvento su tutti i generali concor¬renti, italiani e tedeschi, ed in
quell'occasione Rommel espresse il rincrescimento di veder partire un generale
che, salvando così bene le apparenze, sapeva tanto docilmente piegarsi ai suoi
voleri. Consta che la sua designazione a comandante dell 'armata in Russia sia
riuscita molto gradita a Hitler, ed è fondato il sospetto che Berlino stessa
l'abbia suggerita.
Dell'uomo diremo poco perché la sua attività si limita, assomigliando a quella
di un monarca costituzionale, a retorici ordini del giorno, discorsetti,
consegne di decorazioni e pranzi di rappresen¬tanza. Bada molto che ognuno porti
tutte le decorazioni che deve, limitandosi egli stesso a portare quelle di
maggior pregio. Anziché disgustarlo, la disavventura in Libia sembra avergli
consigliato una maggior acquiescenza al potere politico, cosa cui era rustico,
non per intelligenza o coscienza politica, ma per educazione ricevuta: prima di
partire per la Russia ha perciò reso omaggio al nostro giovane Min. degli
Esteri, Ciano"
Francesco Saverio Grazioli: Uomo duro, scontroso, che sapeva però il
fatto suo professionalmente e di forte carattere. Lo ebbi mio sottocapo di Stato
maggiore alla 4a Armata sul Grappa nella prima guerra mondiale, e lo apprezzai
come collaboratore coscienzioso ed intelligente. Mi pare però che, salito in
alti gradi, non abbia molto soddisfatto tanto in Africa Settentrionale quanto in
Russia. È stato, su entrambi questi teatri d'operazione, molto criticato. Niente
genialità, Uomo di secondo piano"
Anche il figlio Mario nato nel 1920 seguì la carriera militare guadagnandosi una medaglia d'argento in Russia.
Mario Gariboldi, incline come il padre alla vita militare, entra nel 1939 all’Accademia Militare di Modena completando il corso nel maggio 1941 con la nomina a Sottotenente ed in servizio di prima nomina al battaglione “Edolo” del 5° reggimento alpini, Divisione “Tridentina”. L’Italia dal giugno 1940 è già in guerra e con l’approntamento della Divisione per essere inviata sul fronte russo, gli viene assegnato l’incarico di ufficiale comandante di plotone addetto ai collegamenti con il comando reggimento, ed il 20 luglio 1942 dalla stazione di Rivoli Torinese parte con la tradotta. Dopo dieci giorni di viaggio, il 31 luglio arriva a Gorlowka nel bacino del Donez. Il primo dispiegamento è a Iagodny sul basso Don, poi da novembre tra Berogoy e Bassonka sul medio Don. Con le note vicende conseguenti il poderoso attacco dei russi che coinvolgono anche il Corpo d’Armata Alpino nel gennaio 1943, il giorno 17 inizia il tragico ripiegamento. Lui, figlio del Generale Italo Gariboldi Comandante dell’Armata Italiana, avrebbe potuto sottrarsi alle vicende ed ai rischi che lo attendevano, ma come poi testimoniato da chi gli era vicino, “…se l’avesse chiesto e certamente ottenuto, se ne sarebbe vergognato per tutta la vita. Senza esitare lo vidi infilarsi alcune bombe a mano negli stivali e partire alla testa del plotone per affrontare la ritirata…”. Affronta per dieci giorni lunghe marce e sanguinosi combattimenti ad Opyt, a Postojali e quello epico di Nikolajewka del 26 gennaio 1943 che rompe definitivamente il temuto accerchiamento ed apre la speranza di salvezza. Per il suo comportamento nel periodo settembre-dicembre 1942 come recita la motivazione “…noncurante dei gravi rischi sotto il fuoco nemico, spingendosi talvolta oltre le posizioni avanzate e sostenuto vittoriosamente scontri con pattuglioni nemici, riusciva in ogni contingenza ad assolvere il difficilissimo compito…” viene promosso al grado di Tenente per Merito di Guerra, quindi all’indomani della battaglia di Nikolajewka, insignito della medaglia d’argento al valor militare “sul campo” Rientra in servizio a Fortezza dove viene colto dall’armistizio dell’8 settembre 1943. Catturato dai tedeschi viene internato nei campi di prigionia in Polonia e in Germania. Liberato con la conclusione della guerra, riprende servizio nel novembre 1945 nel Reggimento Speciale del Gruppo di Combattimento “Legnano” costituito dai Btg. alpini “Piemonte” e “L’Aquila”. Con la promozione a capitano, dal 1946 al 1950 gli viene affidato il comando della 6ª compagnia mortai del 6° Rgt. alpini, quindi inviato ai corsi della Scuola di Guerra. Promosso Maggiore, dal 1952 al 1957 presta servizio nello Stato Maggiore Esercito-Addestramento e con la promozione a Tenente Colonnello, nel biennio 1957-1958 ha il comando del battaglione alpini “Gemona”. Concluso il periodo di comando viene nominato Capo di Stato Maggiore della Brigata Alpina “Orobica” quindi, con la promozione a Colonnello, gli viene affidato l’alto incarico di Addetto Militare a Bonn. Nel 1969 è richiamato in patria per assumere il comando del 5° Rgt. Alpini. Promosso Generale, nel biennio 1972-1973 è comandante della Brigata Alpina “Julia” quindi è chiamato a delicati incarichi nello SME. Con il grado di Generale di Divisione, dal 1976 al 1978 ha l’onore di essere nominato vice comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino. Promosso Generale di Corpo d’Armata, assume nel periodo 1978-1980, il comando delle Regione Militare Nord-Est e dal 1980 al 1983 gli viene nuovamente affidato un delicato e prestigioso incarico, quello di Sottocapo di Stato Maggiore al Comando europeo della Nato. Il 1° marzo 1983 lascia l’Esercito. Deceduto a Modena il 16 novembre 2004.