Gastone Gambara

Imola, 10 novembre 1890 – Roma, 1960

Gli scontri con Rommel alla operazione Crusader

 

Entra giovanissimo alla scuola sottufficiali poi con un concorso accede alla scuola militare di Modena (ott. 1911-genn. 1913) al termine del quale presta servizio di primo incarico al Battaglione Ceva del 3° Alpini. La guerra apre anche per lui possibilità insperate. Promosso capitano nel gennaio del 1916 viene ferito sul Monte Cengio. Trascorre un anno di convalescenza nelle retrovie (deposito 1° Alpini a Cuneo, poi al Comando Truppe Venezia) e rientra al fronte nell'aprile del ‘17 con il 6° Alpini per poi essere spostato al 1° Alpini in seguito alla promozione al grado superiore di maggiore. Nel 1918 comanda il 29° Reparto d'assalto alpino fiamme verdi. In 6 mesi (marzo-ottobre 1918) si guadagna tre medaglie d'argento al valore militare che lo portano a guerra finita a comandare l’Edolo (1919-1923) lasciato poi per seguire il corso di Stato Maggiore presso la Scuola di Guerra a Torino. Rientra nel 1925 al 6° Alpini e passa poco dopo al Comando Divisione Militare di Trento e successivamente nel Corpo di SM fino al 25 agosto 1927. L’Italia dopo il colpo di Stato di Zog* in Albania (1928 da Presidente della Repubblica si proclama Re) ha anche l’incarico di seguire l’organizzazione delle forze armate. Gambara ora tenente colonnello assume in Albania il compito di organizzare le forze armate locali.  

Al suo rientro passa al Ministero della guerra con incarichi speciali e, dall'agosto del 1935 al 19 gennaio 1937 prende parte alla guerra di Abissinia dove si guadagna la promozione a colonnello e l'onorificenza a Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia. Al suo rientro in Italia viene assegnato al Corpo d'Armata in Bologna che lascia poco dopo per partire volontario per la guerra di Spagna. Vi assume l'incarico di Capo di SM del CTV e la promozione al grado di generale di Brigata. Finita la guerra, dal luglio 1939 al giugno 1940, viene nominato Dirigente della Regia Ambasciata d'Italia a Madrid, con credenziali di Ambasciatore. Un’altra guerra e per lui le occasioni non continuano a mancare. Allo scoppio delle ostilità viene chiamato ed assumere il comando del XV Corpo d'Armata impegnato nel sud della Francia. In seguito all'attacco alla Grecia e alla disfatta a cui siamo andati incontro, il 5 febbraio 1941, parte per l'Albania assumendo l'incarico di comandante facente funzioni dell'VIII Corpo d'Armata e ottiene la promozione a generale di Corpo d'Armata. Dopo due mesi grazie all’intervento tedesco la guerra finisce e lui viene trasferito a Tripoli con l'incarico prima di capo di stato maggiore del Comando Superiore Forze Armate Africa Settentrionale e poi di comandante del Corpo d'Armata di Manovra (RECAM, divisioni Ariete e Trieste). L’intervento anche qui tedesco da mesi condiziona le nostre mosse. Gli scontri verbali tra tedeschi e italiani sono numerosi e Gambara è oggetto di pesanti critiche. Rommel ne aveva una pessima opinione, diceva di lui e di Bastico che erano delle «merde». Shits they are and shits they always have been.” (da - la pista della Volpe - di David Irving
Famosa la frase «Wo bleibt Gambara?» ("Dov'è Gambara") a rimarcare la sua assenza in un momento critico per le forze dell'Asse nella seconda battaglia di Sidi Rezegh (4-5 dicembre 1941 operazione Kompass). Il 6 marzo 1942 venne richiamato in Italia e messo a disposizione del Ministero della guerra. Nel settembre assume il comando dell'XI Corpo d'Armata di stanza nei Balcani dove rimane fino all'8 settembre 1943. L'XI Corpo si distinse nella lotta contro i partigiani Sloveni e Croati per i mezzi sanguinari di repressione tanto da farlo rientrare nel listone post bellico dei ricercati per crimini di guerra**. Il mattino del 5 settembre 1943 il generale Gastone Gambara, comandante dell’XI corpo dell’Armata (II armata Roatta), giunse in auto a Roma, convocato dallo S.M Generale per ricevere l’incarico a formare un corpo speciale di circa 10 / 12 divisioni prese dalla armata per precludere ai tedeschi l’occupazione di Trieste, Fiume e della Slovenia. Il generale apprese in viaggio, a Foligno, alle ore 23 ad un posto di blocco, della proclamazione dell’armistizio: chiese istruzioni circa la sua missione e gli fu detto di proseguire. I tedeschi intanto avevano riconosciuto a Ante Pavelic tutti i territori già sloveni e croati. Il giorno 11 Gambara, inopinatamente apriva le porte ai tedeschi senza combattere. Dopo l'armistizio dell'8 settembre aderisce alla Repubblica Sociale Italiana di cui ne diventa capo di SM.
  *Zog fu eletto ufficialmente alla carica di presidente della neonata repubblica albanese dall'Assemblea Costituente il 21/1/1925. Il principale alleato di Zog durante questo periodo era l'Italia, che prestò al suo governo fondi in cambio di un  coinvolgimento maggiore nella gestione della fiscalità albanese. Gli italiani costrinsero allora Zog a non rinnovare il primo Trattato di Tirana (1926), sebbene Zog mantenesse ancora ufficiali stranieri inglesi nella Gendarmeria come contrappeso agli italiani, i quali gli avevano fatto pressioni per allontanarli. Nel 1932 e '33 l'Albania non fu in grado di pagare gli interessi dei suoi debiti contratti con la Società per lo Sviluppo Economico dell'Albania: gli italiani usarono ciò come pretesto per ulteriori intromissioni. Essi chiesero che Tirana nominasse ora degli italiani a capo della Gendarmeria, si legasse all'Italia con una unione doganale e conferisse al Regno d'Italia il controllo dei monopoli albanesi dello zucchero, dei telegrafi e dell'elettricità. Infine, fu richiesto che il governo albanese disponesse l'insegnamento della lingua italiana in tutte le scuole albanesi, una richiesta che fu prontamente rigettata da Zog. Come sfida alle richieste italiane, ordinò che le spese nazionali fossero tagliate del 30%, allontanò tutti i consiglieri militari italiani e nazionalizzò le scuole cattoliche, gestite da italiani, nel nord del paese, per diminuire l'influenza sul popolo albanese. La dipendenza  dell'Albania dall'Italia continuò a crescere in un periodo in cui il dittatore italiano Mussolini stava estendendo la sua sfera di influenza nei Balcani e esercitava un controllo crescente sulle finanze e sull'esercito albanesi.

OPERAZIONE CRUSADER

GLI SCONTRI CON ROMMEL

NOV. - DICEMBRE 1941

  **Il 15 dicembre 1942 Emilio Grazioli,  Commissario per la Provincia di Lubiana, trasmise al Comando dell'XI Corpo d'Armata il rapporto di un medico in visita al campo di Arbe/Rab dove gli internati «presentavano nell'assoluta totalità i segni più gravi dell'inanizione da fame" e aggiungeva "... mi riferiscono che in questi giorni stanno ritornando degli internati dai campi di concentramento, specialmente da Rab. Il medico provinciale... ha costatato che tutti senza eccezioni, mostrano sintomi del più grave deperimento e di esaurimento, e cioè: dimagramento patologico, completa scomparsa del tessuto grasso nella cavità degli occhi, pressione bassa, grave atrofia muscolare, gambe gonfie con accumulo di acqua, peggioramento della vista (retinite), incapacità di trattenere il cibo, vomito, diarree o grave stipsi, disturbi funzionali, auto intossicazione con febbre».
   

Il commento autografo apposto da Gambara (QUI SOTTO)

Rommel era nato il 15 novembre del 1891 e giusto quell’anno compiva 50 anni. Il suo obiettivo primario era passarlo con la moglie a Roma dove lei scendeva per incontrarlo, poi avrebbe preso Tobruk come da tempo gli veniva ordinato. Bottcher si era schierato con 461 bocche da fuoco sul perimetro di Tobruk pronto all’azione: Il 19 ottobre quando organizzò la vacanza, Rommel informò la moglie che « tutto è tranquillo, Gli inglesi non hanno quasi reagito alle nostre recenti correzioni del fronte. O sono troppo deboli per farlo, oppure fanno finta ... In ogni caso, appuntamento all'Hotel Eden a Roma il 10 novembre!. TESTO ORIGINALE : Bastico had lapsed into a sullen silence. But not his chief of staff, General Gastone Gambara, who also commanded Italy’s independent motorized force, the Twentieth Corps. Rommel badly wanted his corps too, but Gambara put him firmly in his place. Rommel flared out in his next letter home: “I never did think much of these fine gentlemen. Shits they are and shits they always have been.” Censure of this ferocity was reserved by Rommel only for the Italian officer caste. He blamed the Italian army’s misfortunes solely on their officers and their poor weapons; their enlisted men he described frequently  for example, to Milch  as “Magnificent soldier material.” His interpreter Ernst Franz recalls how, after even an elite Bersaglieri position was overrun, their commander tearfully pleaded with Rommel: “Believe me, my men are not cowards.” And Rommel replied, “Who said anything about cowards? It’s your superiors in Rome who are to blame sending you into action with such miserable weapons.” (Some units in the Sollum line were equipped with artillery captured from the Austrians in the First World War: quite useless against modern armor.) Trad. Bastico si era chiuso in un astioso silenzio; non così il suo capo di Stato Maggiore, il generale Gastone Gambara, che comandava anche l'unità motorizzata italiana indipendente, il XX corpo d'armata di manovra (Ariete e Trieste). Rommel avrebbe voluto aggregarsi anche questa formazione, ma Gambara oppose un netto rifiuto e Rommel, nella sua successiva lettera a casa, espresse la sua indignazione: «Non ho mai avuto una buona opinione di questi distinti gentiluomini. Merde sono e merde resteranno ». Definizioni così drastiche erano riservate da Rommel unicamente alla casta degli ufficiali italiani, ai quaIi attribuiva, le scarse fortune delle forze armate dell'alleato e il loro deplorevole armamento. Quanto ai soldati semplici, li definiva assai spesso - ad esempio parlandone con Milch -, un «magnifico materiale umano ». Il suo interprete Ernst Franz ricorda che, dopo che una posizione di bersaglieri era stata travolta, il loro comandante aveva detto a Rommel: «Mi creda, i miei uomini non sono vigliacchi », e Rornmel aveva ribattuto: « E chi l'ha mai pensato? Sono i suoi superiori a Roma che vanno biasimati, i'capi che vi mandano al fuoco con armi così inadeguate ». Si noti che alcune unità italiane schierate sul fronte di Sollum erano equipaggiate con artiglierie catturate agli austriaci durante la prima guerra mondiale: pezzi del tutto inefficaci contro i moderni veicoli corazzati.
Ma da parte italiana e tedesca i messaggi preoccupati di un contemporaneo attacco inglese per il 20 novembre aumentavano e restavano inascoltati dal grande capo che si sentiva sicuro di se come sempre. L’8 novembre un convoglio di 40.000 tonn andò a fondo. Era un mese che non ne partivano e passerà un altro mese prima di spedirne un altro via mare. La massa di informazioni che affluiva comprendeva anche le foto di un aeroporto costruito a ridosso del fronte.
da La pista della Volpe di David Irving
… Alcune di quelle immagini furono mostrate a Rommel a Roma e Ravenstein lo vide gettarle stizzito a terra, esclamando: «Mi rifiuto anche solo di guardarle! ». Il 13 novembre, Rommel tornò da Cavallero (CSM) e ancora una volta perorò, in termini assai eloquenti, la causa del suo attacco contro Tobruk, nonostante le difficoltà di rifornimento. Due giorni dopo, in occasione del suo compleanno, Rommel fu ricevuto in udienza da Mussolini, il quale confermò che Tobruk doveva essere attaccata “appena possibile”; poi Rommel assistette alla proiezione privata di un nuovo film italiano, Oltre Bengasi; lo divertirono particolarmente le inquadrature di truppe italiane impegnate nell'assalto alla città. In realtà, a conquistarla erano state piccole unità di Rommel stesso. « Assai interessante e istruttivo» disse sardonicamente ai suoi ospiti. « Mi ero chiesto più volte come fossero andate le cose durante quella battaglia. » Nel frattempo, alla periferia di Tobruk le sue truppe d'assalto si erano schierate sulle posizioni di partenza. Il 17 novembre, la compagnia radiointercettatori informò il quartier generale che una divisione sudafricana era stata identificata in spostamento da Marsa Matruh verso ovest; inebriati dalla prospettiva di imminente vittoria, i componenti il quartier generale (tedesco) non prestarono attenzione al rapporto. Dove si trovava in quel momento Rommel? Era partito da Roma la mattina del 16 novembre, ma una tempesta aveva obbligato l'aereo a bordo del quale si trovava ad atterrare all 'aeroporto di Belgrado, dove Rommel trascorse la notte. Il giorno successivo, noie ai motori lo costrinsero a un altro pernottamento ad Atene, e fu solo il 18 che tornò in Libia. Qui, fu informato che commandos inglesi avevano assalito la precedente sede del suo comando a Beda Littoria. Pioveva a dirotto, gli aeroporti erano difficilmente praticabili e sembra che per questo motivo non si compissero voli di ricognizione. Rommel continuava a ritenere di avere ancora parecchi giorni a disposizione per preparare il grande attacco su Tobruk. In realtà, le cose stavano ben diversamente: unità britanniche, raccolte nella neocostituita VIII armata, quello stesso mattino forzarono, senza essere intercettate dai difensori, i reticolati di frontiera e penetrarono per molti chilometri in Libia prima che l'allarme scattasse. Oltre 100.000 uomini e più di 700 carri stavano per infliggere a Rommel una dura lezione.
In sua assenza, il quartier generale non aveva ritenuto opportuno informare i livelli gerarchici inferiori che si stava profilando un'offensiva nemica, ragion per cui quando, il 18, da parte britannica all'improvviso si instaurò il silenzio radio, nessuno se ne chiese il perché. Con il favore della sorpresa, le fanterie dell'VIII armata poterono così avvicinarsi alle difese di Sollum, mentre una potente forza corazzata aveva già aggirato le Iinee difensive del settore, avanzando sul pianoro desertico dapprima verso ovest, quindi in direzione nord-ovest. Qui, lungo la Trigh el Abd - la pista che correva parallelamente alla Trigh Capuzzo prima di unirsi a questa - la 21a Panzerdivision aveva in linea soltanto un sottile velo di veicoli corazzati, quelli del 3° e 33° battaglione da ricognizione, entrambi al comando del tenente-colonnello von Wechmar. Alle 17.30 del 18, questi informò il quartier generale dell'Afrika Korps che sette ore prima il 33° si era scontrato con unità nemiche intente a una « ricognizione in forze» e che poco prima, precisamente alle 17, il 3° era stato attaccato da «200 veicoli corazzati ». Neppure queste notizie furono prese sul serio; comunque, nel pomeriggio la 15a Panzerdivision informò la divisione di fanteria Afrika schierata al suo fianco che « è possibile che a sud gli inglesi rivelino intenzioni offensive ». In conseguenza di tutto questo, Ravenstein propose di inviare, quella notte, il suo Panzerregiment in direzione di Gabr Saleh per respingere la minaccia che andava profilandosi. Gabr Saleh non è che un puntino sulla mappa lungo la Trigh el Abd, una settantina di chilometri a sud di Gambut. Cruwell, il cornpassato, massiccio comandante dell'Afrika Korps, venne a trovarsi in un grave dilemma; ne discusse con il suo capo di Stato Maggiore Bayerlein: da un lato, gli fece notare, Romrnel aveva sempre liquidato la semplice idea di un'offensiva nemica definendo la « deI tutto assurda »; dall'altro, la ricognizione aerea aveva avvistalo 1650 veicoli nemici ammassati lungo la frontiera tra Sidi Omar e Forte Maddalena più a sud. Alle 19, Bayerlein prese personalmente l'iniziativa di informare i suoi comandanti divisionali, dicendo loro che «non possiamo escludere l'eventualità di un'operazione nemica intesa ad aggirarcl da sud».
 

«Logico ed opportuno che campo di concentramento non significhi campo d'ingrassamento. Individuo malato = individuo che sta tranquillo..... ».

La sua mancanza di reazioni nei primi giorni della battaglia aveva infatti sconcertato il nemico. Il comandante il XXX corpo britannico, M.Gen. Willoughby Norrie, decise allora di fare in parte di testa sua, spingendosi ben al di là di Gabr Saleh, e infatti attaccò Sidi Rezegh a sud di Tobruk: Romrnel, pensava, avrebbe dovuto per forza di cose difendere la località. Così facendo, Norrie apportò una fatale variante al piano di Cunningham; il 19 novembre inviò una brigata corazzata verso Sidi Rezegh, e due altre all'attacco delle località intermedie di Bir el Gobi e di Gabr Saleh. Ne conseguiva che, semplicemente non reagendo, Rommel aveva costretto il grosso delle forze corazzate nemiche a scindersi in tre gruppi divergenti. Non ci vuoI molto per riferire gli eventi delle prime 4 giornate della  Crusader. Rommel, sorpreso e infuriato dalla interferenza inglese nei suoi piani intesi alla conquista di Tobruk, in pratica lasciò ogni iniziativa a Cruwell, comandante dell'Afrika Korps; quanto a lui, per tre giorni continuò a elaborare le modalità dell'attacco a Tobruk, anche quando una brigata corazzata inglese si impadronì di Sidi Rezegh, posizione chiave su un pianoro alle sue spalle, a soli 16 chilometri da lui.
Il pomeriggio del 19, i tedeschi finalmente si riscossero. Il Panzerregiment del col. Stephan avanzò verso sud su Gabr Saleh e si scontrò con un'altra brigata corazzata distruggendo 23 carri (leggeri) Stuart e perdendone solo 2.


Questa prima mano della partita rivelò tutta una serie di elementi a favore di Rommel.

Di comune accordo, Cruwell e Bayerlein decisero anche di mettere in stato d'allarme la 15a Panzer e di inviare il Panzerregiment di Ravenstein a sud, in direzione di Gabr Saleh, come era stato già proposto. Prima però, precisamente alle 20, telefonarono a Rommel per ottenerne l'autorizzazione. Rommel si arrabbiò con Cruwell: «Non deve perdere i nervi» gridò. Aggiunse che Ravenstein non doveva far compiere la proposta puntata al suo Panzerregiment: «Non dobbiamo mostrare troppo presto le nostre carte al nemico ». Ordinò poi a Cruwell di recarsi da lui alle 12 del giorno dopo. Un inglese fatto prigioniero aveva confermato l’attacco e alle 9 di mattina il rapporto era sul tavolo di Rommel che lo “rifiutò”. Riprendiamo dalle parole di Irving… qui a fianco >>>>>

Dall'altura di Belhamed Rommel poteva osservare il campo d'aviazione di Sidi Rezegh perso e occupato dalle divisioni corazzate inglesi. L'artiglieria puntata su Tobruk girò i pezzi e questa, i panzer, la fanteria e gli anticarri non lasciarono integro nessun carro inglese. Una fetta dell'hamburger era intanto sparita. La sera del 22 Rommel si congratulò coi suoi anche se non era finita. Gli Inglesi si erano divisi e andavano uno ad uno "recuperati", Fu il momento della 22a e della 4a brigata corazzata inglese poi la "Domenica dei morti" il grande scontro. Rommel s'era peritato di dar ordini e consigli a Cruwell, che difficilmente li seguiva e al quale Rommel non osava controbattere. Per vari motivi di discendenza, formazione e cultura Cruwell superava Rommel. E Cruwell spente le radio partì all'attacco modificando il piano di Rommel. Sceso a sud recuperò l'Ariete poi insieme entrarono di forza nello schieramento avversario. Di forza perchè la fanteria non era stata appiedata "gli uomini non scenderanno dai camion finche non siano investiti dal fuoco della fanteria avversaria", ma prima di questa c'è l'artiglieria e gli stessi carri armati. Cruwell aveva distrutto la VII, i topi del deserto e la 1a sudafricana. Non era finita perchè i neozelandesi lungo la costa stavano arrivando e i carri tedeschi, insostituibili,erano dimezzati. Era la mattina del 24 quando in un Briefing Rommel disse che si sarebbe messo alla testa di una colonna per puntare ad est e tagliare i rifornimenti al nemico. Come abbiamo detto prima questa volta il tempo per raccogliere i rottami ancora efficienti non c'era stato.

 

In primo luogo, il Pzrregiment osò rimanere sul campo mentre gli inglesi si disponevano a cintura notturna. Ciò gli permise il recupero di tutto il materiale sia Inglese che tedesco recuperabile. Quando le cannonate arrivarono a 20 km dalla sua tenda Rommel si svegliò dal sogno !?.

ritorniamo alla parole di Irving    
« Sarò di ritorno questa sera! » aveva gridato tutto allegro, al momento di partire, agli uomini dello S.M del Panzergruppe che lo seguivano preoccupati con lo sguardo. E Rommel era sicuro di farcela, tant'è che non portò con sé neppure lo spazzolino da denti. Era con lui il suo capo di Stato Maggiore, Gause, e il comando del Panzergruppe era quindi stato affidato a Siegfried Westphal, il giovane ufficiale responsabile dell'ufficio operativo. Per molti giorni, questi avrebbe poi tentato con ogni mezzo di mettersi in contatto con Rommel per averne istruzioni; ma nessuno sapeva dove si trovava il comandante del Panzergruppe e a volte non lo sapeva neppure lo stesso Rommel. Westphal e io attendevamo e consideravamo la situazione con apprensione via via crescente ». E ne avevano i motivi: proprio adesso che Rommel se n'era andato, stava per iniziarsi lo sforzo decisivo degli inglesi per rompere l'assedio di Tobruk. Per Rommel la corsa alla frontiera fu una grande avventura. Andava e andava, sempre più rapido, senza guardare né a destra né a sinistra, puntando diritto al cuore del XXX corpo d'armata britannico. Come gitanti intenti a far colazione sull'erba che scappino assaliti da uno sciame di vespe inferocite, gli inglesi cominciarono a fuggire verso est e verso ovest quando l'Afrika Korps comparve inaspettatamente, caricando alla disperata. Nei pressi di Gabr Saleh, a metà strada dalla frontiera, carri, veicoli blindati, camion e cannoni furono colti alla sprovvista, e i Panzer tedeschi, piombati su di loro, ne fecero strage. Comandanti di brigata e caporali, conducenti di colore e dattilografi, addetti al cifraggio, meccanici e corrispondenti di guerra, tutti furono presi dal panico, indipendentemente dal grado. I velivoli britannici s'affrettarono a decollare e il cielo per qualche istante fu pieno di Hurricane e Tomahawk in fuga verso est. Lo stesso comandante dell'VIII armata, Cunningham, riuscì per un pelo a sottrarsi alla cattura salendo su un bombardiere e decollando in un bailamme di camion che correvano lungo la pista in terra battuta di Gabr Saleh,
Alle 16, Rommel e Ravenstein raggiunsero la frontiera a Bir Sheferzcn, a una quarantina di chilometri dal mare. Simile a un mostruoso bruco, l’intrico di fili spinati correva verso nord e sud a perdita d'occhio. Fino a quel momento il gioco d'azzardo era riuscito. Senza perdere tempo, Rommel inviò Ravenstein in direzione nord-est, su suolo egiziano, con l'ordine di attestarsi prima del tramonto a sud-est di Halfaya attraverso il quale si superava la scarpata del pianoro desertico. Ravenstein si sarebbe trovato esposto a un grave pericolo: non aveva che il camion a bordo del quale si trovava, non era scortato né da carri né da artiglieria perché i 200 veicoli della sua divisione erano ancora dispersi lungo la Trigh el Abd, impegnati nel tentativo di serrar sotto. Pure, Ravenstein obbedì bravamente. Un'ora dopo, alle 17, il Marnmut a bordo del quale si trovava Cruwell si fermò accanto al reticolato e Rommel gli annunciò tutto giulivo: « ho appena spedito Ravenstein ad Halfaya! » La notizia lasciò Criìwell di stucco. Il suo poderoso Afrika Korps, che il giorno prima aveva riportato una sonante vittoria, era adesso disperso lungo i cento chilometri di deserto da Gabr Saleh ad Halfaya. Rommel gli disse che l'Afrika Korps e il XX corpo d'armata italiano stavano per accerchiare e distruggere il nemico. In realtà non si era curato neppure di chiedere al comando della divisione italiana che teneva il settore, la Savona, dove esattamente si trovassero gli inglesi. Aveva supposto, erroneamente (come poi risultò), che fossero tutti al di qua della cintura fortificata di frontiera, e annunciò pertanto che le Panzerdivisionen obbligheranno il nemico ad arretrare verso i campi minati del nostro fronte di Sollum, obbligandolo in tal modo alla resa ». E Cruwell, obbediente, penetrò in Egitto.
Per un po', Rommel rimase accanto al reticolato, in attesa che il grosso serrasse sotto. Ma il 5° Panzerregiment del colonnello Stephan, che disponeva ormai soltanto di 30 carri funzionanti, era da qualche parte nel deserto, per il momento senza carburante e senza munizioni; l'Ariete era stata bloccata da una brigata sudafricana e non arrivò neppure la 15° panzer con i suoi 56 carri superstiti. A coronamento del tutto, Rommel aveva ordinato a un battaglione da ricognizione di occupare quella notte stessa Habata, l'unica altra via di scampo del nemico presuntamente sconfitto dal pianoro libico alla piana costiera egiziana. Il battaglione però comunicò di essere privo di carburante e di munizioni e non si mosse. Senza lasciarsi smontare da questi inconvenienti, Rommel si recò dopo il tramonto con Gause di là dal reticolato, in terra egiziana. Più tardi, così descrisse l'episodio il suo aiutante Alfred Berndt: «Lo sterzo della sua vettura si ruppe; La sua automobile di riserva era rimasta indietro e anche il motore stava per cedere. Fortuna volle che Cruwell passasse di la col Mammut. Stipati come sardine sulla strada di ritorno non riuscivano a trovare il varco per passare il reticolato qui intatto. >>>>>>segue
 

IL MAMMUT DI ROMMEL

segue >>>> Parcheggiarono lungo la strada e si misero a dormire mentre a fianco scorrevano le colonne inglesi. Il mammut (vedi 2 foto sopra) era di costruzione inglese non portava fregi tedeschi e solo per necessità stendevano per il riconoscimento dall’alto una bandiera tedesca. Questo come l’episodio della visita a un ospedale da campo inglese passò alla leggenda. Il mattino dopo in mezzo al nulla continuava a dare ordini a reparti che non c’erano più come se avesse preso un colpo di sole. Era il 26 novembre. Nessuno aveva più dato ordini agli italiani ... o si !!!?

Se il capo non è raggiungibile qualcuno deve pur tenere i contatti coi reparti e questo era il capo ufficio operazioni dello stato maggiore Siegfried Westphal: delle opinioni di Cruwell vi ho già detto ma non dissimili erano quelle degli altri sottoposti alla 15a e 21a div. corazzata. Riassumo le caotiche giornate successive quando la sanità mentale di Rommel venne messa in dubbio dal suo staff (e non solo).
Le pagine del diario di Rommel di quei giorni successivi al 25 risultano strappate e riscritte a posteriori. Westphal ordinava la ritirata e Rommel quando incontrava i reparti diceva che erano radiomessaggi contraffatti dagli inglesi . Finalmente lo trovarono dopo 2 giorni. Le sue forze erano perfino entrate nei campi disposti dagli inglesi coi rifornimenti e le officine e tutti segnalati già da metà novembre come lui aveva ignorato e così pieni di ogni ben di dio che i carri a secco come le pance li ignorarono. Cosa che non avrebbero sicuramente fatto gli italiani. C'erano anche prigionieri tedeschi che probabilmente sbraitarono e le cui grida furono sovrastate dal rumore dei cingoli. Ai tedeschi erano rimasti 40 carri (+ 20 di vecchio modello) agli inglesi ca 300. Con questi attaccò di nuovo gli inglesi che sul fare della notte fecero circolo da qualche parte come i pionieri del west. Convocò una riunione dello staff all'aeroporto di Gambut ma lui non c'era. Si avvicinava però un camion inglese a cui con circospezione i tedeschi non spararono (non c'erano i kamikaze allora). Ne scese Rommel sporco con acqua maleodorante e con qualche scatoletta di cibo. Rommel  continuava a dare ordini e Cruwell a fare di testa sua. I neozelandesi avevano a  nord  80 carri armati e la guarnigione di Tobruk altri 70 e li avevano alle spalle. Von Ravenstein comandante la 21a panzer era scomparso nel caos. Il 29 Rommel convocò tutti a vedere lo spettacolo che credeva di aver organizzato e che in parte seguiva comunque i suoi piani. Il 30 le cose erano come prima e l'obiettivo di Sidi Rezegh nodo strategico era ancora là. Il 1 dicembre gli scontri andavano avanti. Secondo i conti dei furieri la benzina doveva essere finita da tempo ma i tedeschi come gli italiani baravano sulle giacenze (gli italiani baravano prima facendo sparire "evaporare" le cisterne. Ai suoi mandava questo messaggio "... abbiamo distrutto 814 carri armati e blindati, abbattuto 127 velivoli... avanti dunque per sferrare l'ultimo colpo..." ma parlava con degli zombi che non stavano in piedi. A Bardia, Sollum e in altri posti di frontiera italiani e qualche tedesco stavano in attesa che qualcuno si ricordasse di loro, l'intera divisione Savona aspettava fiduciosa. La sera del 3 una mano amica scese sulle menti sconvolte di quella gente suggerendo l'evacuazione della Cirenaica (Italiana). L'assedio a Tobruk venne levato facendo meno rumore possibile e le divisioni corazzate o quello che restava continuarono a  muoversi come se un attacco fosse imminente. Roma aveva mandato il T.Col. Giuseppe Montezemolo a chiedere lumi, visto che Bastico e Gambara non sapevano nulla e la realtà dei fatti fu lampante. Montezemolo lo disse a Bastico e Bastico lo disse a Roma a Cavallero e Cavallero disse a Bastico di andare a riferire a Rommel che almeno a Bengasi bisognava fermarsi. Bastico chiese udienze e rimase fuori dalla porta 15 minuti ad aspettare. Rommel scaricò sui generali italiani l'intera colpa della sconfitta definendoli inefficienti e sostenendo che non avevano voluto collaborare con lui. Bastico lo interruppe stizzito e allora Rommel - con molto calore e modi zotici urlò che aveva cercato di strappare la vittoria per tre settimane di fila e che adesso aveva deciso di ritirare le proprie divisioni a Tripoli e quanto a lui (Bastico ? o Rommel ) di farsi internare nella neutrale Tunisia! TESTO ORIGINALE SOTTO. Così riporta Irving degli umori degli italiani: GAMBARA SI LAMENTO': QUANTI ROSPI AVEVANO DOVUTO INGOIARE AL SERVIZIO DI ROMMEL;tutto qui. Il Gen. Ravenstein è prigioniero non è morto. E' un nobile e non è abituato a una pesante prigionia, ama il lusso, oltretutto è un buongustaio e avverte subito la mancanza delle squisitezze di preda bellica che teneva di scorta nel cruscotto della sua Mercedes: i biscotti Aulsebrook, le sigarette sudafricane, le conserve Crosse & Blackwell, l'acquavite greca e il rhum. Gli inglesi lo trattano con i guanti e il comandante dei servizi d'informazione è così cavalleresco da invitarlo a prendere il tè con lui: ma intanto gli piazza microfoni spia nell'alloggio. (I generali di Rommel in prigionia si mostreranno molto loquaci. Cruwell e il suo successore al quartier generale dell' Afrika Korps - entrambi catturati nel 1942 - riferiranno delle V1e V2). Ludwig Crüwell (20 Marzo 1892 - 25 Settembre 1958), verrà catturato il 29 Maggio 1942 dopo un atterraggio forzato. Ma prima di passare sotto a una originale versione italiana degli scontri verbali italo tedeschi sentiamo ancora che Crüwell è contrario a ritirarsi visto che quello che hanno di fronte è il fantasma, o almeno credono che sia, di una armata in questo spalleggiati dagli Italiani che temono le reazioni in patria per la perdita della Cirenaica. Il 16 Cavallero fece visita al comando italiano e tutti vuotarono il sacco al che gli chiese "avete alternative da proporre ?". Silenzio "siamo tutti nella stessa barca . Non resta che far buon viso a cattivo gioco" replicò. Nessuno aveva però il coraggio di andare a  riferire al Duce che la ritirata sarebbe arrivata ad Agedabia come un anno prima. Quello che non si riusciva a trasportare veniva bruciato mentre i soldati avevano patito la fame e la sete nel deserto. Gli italiani erano nervosi e qualche fucilata ai tedeschi scappava. A quelli di Bardia qualcuna in più sarebbe partita. Ad Agedabia Rommel non aveva 88 (meno di una dozzina) e disse agli italiani di farne di finti. Quando tornò trovo tutti gli 88 funzionanti allo scoperto. Andò in bestia fino a quando qualcuno riferì che quelli erano i finti, quelli italiani fatti coi pali del telegrafo. Tutti i suoi sottoposti erano ammalati (epatite). Coi tedeschi si erano salvati quasi tutti gli italiani aggregati al Panzer Gruppe e sul suo tavolo giungevano felicitazioni per il nuovo anno e apprezzamenti anche da parte inglese. Ma come ?. Erano i dispacci di Mr Fellers alla ambasciata americana al Cairo decodificati dopo l'irruzione degli OO7 italiani alla ambasciata Usa di Roma prima che questi entrassero in guerra a seguito dell'attacco giapponese di Pearl Harbour e chiudessero i rapporti con gli italiani. Il codice nero era finito in nostre mani poi in quelle di Rommel e del suo servizio intercettazioni. Fino a quel momento le truppe al confine egiziano dipendevano dalla seguente catena di comando:   In June of 1941, both Allies and Axis, seized any offensive activities and strengthened their defensive positions. At the time, Erwin Rommel became very popular in Arab world and was regarded as a "liberator" from the British rule. In mid August of 1941, Afrika Korps (now designated Panzer Group Africa) was re-organized and in reality Erwin Rommel became the commander of all Axis (Africa Corps and five Italian divisions) troops in North Africa. At the same time, 5th Leichte (Panzer) Division was redesignated as 21st Panzer Division and additional 90th Light Division was transferred to Afrika Korps. Erwin Rommel constantly requested equipment and supplies but received small portions of what he asked for. In October, Rommel started planning for the new offensive and further reorganization and strengthening of defensive positions took place until November of 1941. In the night of November 17th, British Commando unit was sent to penetrate Rommel’s Headquarters and assassinate him but was unsuccessful since Rommel was not even there.On November 18th, British started their offensive codenamed "Crusader". British attacked at the Halfaya Pass to relieve the encircled city of Tobruk. After British attacks on November 22nd and 23rd were stopped, Rommel counterattacked and drove into the British rear, relieving Axis forces at the Halfaya Pass. At the same time, British reached the vicinity of Tobruk and on November 29th, broke through to Tobruk. By December 7th, Afrika Korps was forced to withdraw across Cyrenaica and on January 6th reached El Agheila in Libya (Tripolitania)

COMANDO SUPERIORE AFRICA - BASTICO

 

Il 16 gennaio 1942 per la seconda volta Bardia circondata cade in mani inglesi con tutta la sua guarnigione (div. Savona) cosi come l'Halfaya e Sollum lasciate al loro destino: in zona anche  il 2° articelere italiano e il 62° btg. carri leggeri Iero

                 GRUPPO CORAZZATO AFRIKA - ROMMEL                            C.d.A DI MANOVRA - GAMBARA  

DEUTSCHE AFRIKAKORPS

15a Div. Cor. Tedesca

21a Div. Cor. Tedesca

55a Div. Ftr. "Savona"       

Div."ZBV"o Afrika o 90° leichte

XXI CORPO D'ARMATA  

25a Div. Ftr. "Bologna"

17a Div. Ftr. "Pavia"       

27a Div. Ftr. "Brescia" 

60a Div. Ftr. "Sabratha" (resti) 

132a Div. Cor. "Ariete"

101 a Div. Mot. "Trieste"

Rgpt. Esplorante CAM

102^ Div. Mot. "Trento"

http://www.qattara.it/60-35 halfaya.html

 

ESTRATTI DAL SITO http://dopopiove.blogspot  ma distribuisce phishing attenzione

   
… invece dell'ordine di resistere ad oltranza, il camion della spesa viveri gli ha portato (il 28 agli italiani) quello di ritirarsi. Dentro il corridoio, ormai chiuso a nord, é rimasta l'ultima brigata della divisione neozelandese, sostenuta da un centinaio di carri inglesi. Rommel vuole imbottigliarli, chiudendo l'ultimo sbocco col Corpo d'Armata di Gambara: l'Ariete è già sul posto, la Trieste dovrà accorrere da Bu-Cremisa. Per l'Ottava Armata inglese sarebbe la catastrofe. All'alba del primo dicembre, il generale Piazzoni riceve ordine da Rommel di approntare subito la sua divisione (Trieste). Dovrà essere in marcia per le sette e trenta. Inoltre Rommel desidera incontrare Piazzoni alle sette, all'osservatorio di Bu-Cremisa. Ma Piazzoni non fa compiere alcun preparativo di partenza. Si presenta tuttavia all'appuntamento con Rommel, dove trova anche il generale Franceschini, comandante della Pavia. Neppure allora Piazzoni comunica ordini alla Trieste. Né Gambara, che sa del convegno, gli chiede che cosa sia stato deciso. Solo qualche ora dopo domanda indirettamente notizie della Trieste al capo di stato maggiore di un'altra unità: risulta che la Trieste debba muoversi? La risposta, necessariamente vaga, è: Pare di sì.
Sembra privo di ogni logica che Gambara cerchi da altri le informazioni che potrebbe avere direttamente, e che Piazzoni, a sua volta, non comunichi notizie al proprio superiore. È strano, insomma, che i due generali si ignorino. Ma il gioco è sottile: l'uno frappone indugi e impedimenti all'esecuzione degli ordini di Rommel, l'altro mostra di conoscerli vagamente, quasi per sentito dire. Intanto la Trieste prepara tranquillamente il primo rancio della giornata.
Non vedendo comparire la divisione, che dovrebbe essere in marcia da circa tre ore, Rommel piomba a Bu-Cremisa verso le undici. Lo vede il colonnello Ricciardi, comandante dell'artiglieria della Trieste, mentre dall'alto del suo automezzo inveisce contro Piazzoni per il ritardo nell'inizio del movimento della divisione. Anche Odorici, reduce da El Duda, assiste al cicchetto: L'Eccellenza Rommel si è messo a urlare arrabbiatissimo, ritto sulla sua auto.
Piazzoni, a questo punto, non può più tergiversare. Tuttavia non convoca i comandanti dipendenti, non li informa ancora circa i compiti che la divisione dovrebbe assolvere. Si affida al telefono. Appena Rommel si è allontanato fa chiamare dal suo capo di stato maggiore il 66° fanteria. La ricezione è disturbata e prende il microfono personalmente il comandante, il colonnello Fabozzi. Il 66° parta e segua il Trigh Capuzzo. Obiettivo Abiar en Nbeidàt. Il 9° bersaglieri si terrà arretrato sulla destra. È tutto. Con quattro ore e mezzo di ritardo, la Trieste si mette finalmente in marcia. Ma ormai la brigata neozelandese e i cento carri armati britannici sono usciti dal corridoio. Uno sbocco provvidenziale è rimasto aperto, a causa del ritardo con cui Piazzoni ha fatto partire la Trieste. Neppure nell'imminenza di una grande battaglia, Gambara si reca presso le divisioni del Corpo d'Armata che pure porta il suo nome. ....... Nella notte sul 5 dicembre, mentre divisioni corazzate tedesche puntano su Bir el Gobi, le divisioni del Corpo d'Armata Gambara restano ferme, quando non si allontanano addirittura dal campo di battaglia. L'accerchiamento progettato da Rommel non potrà realizzarsi. La mattina del 5 dicembre, alle undici, Gambara telegrafa a Piazzoni, che durante la notte ha raggiunto l'aeroporto di Sidi Rezegh: Spostati massima urgenza a contatto con Pavia zona Bu- Cremisa.
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  >>>> .Avverti appena giunto. Questa nuova tappa verso ovest aumenterà la distanza della Trieste dall'Ariete, sempre ferma a Gars el Arid. Una collaborazione tra le due divisioni è diventata impossibile. Dal momento in cui ha ricevuto il telegramma di Rommel a quello in cui spedisce l'ordine per Piazzoni, sembra che non sia trascorso nemmeno un secondo. Ma la Trieste non si muove: neanche questo telegramma è stato spedito. Anzi il generale Piazzoni ha ricevuto un ordine da Gambara, alle quattordici e trenta del 5 dicembre, molto diverso: rompere il contatto col nemico e ripiegare verso la zona di Bu-Cremisa. Niente appuntamento con le divisioni corazzate tedesche, nessun accenno alla battaglia ingaggiata già da mezz'ora, silenzio sui Giovani Fascisti. Solo un ordine di ripiegare evitando la lotta. L'Ariete è sempre ferma a Gars el Arid. II Corpo d'Armata Gambara ha disertato il campo di battaglia senza saperlo, per opera del suo comandante. Ma la Trieste e l'Ariete dovranno pur arrivare. Giovani Fascisti e Divisioni corazzate tedesche continuano a combattere e ad attendere fino all'imbrunire, inutilmente. La sera stessa, dice Gambara, alle diciotto e trenta ordino alla Trieste di raggiungere la pista El Adem-Bir el Gobi e di portarsi entro la notte a Bir el Gobi, dove già si trovano le divisioni corazzate tedesche Non parla dell'Ariete: ha già escluso dalla battaglia proprio quella divisione che dovrebbe formare la parte più consistente dell'ala sinistra. Non basta: cerca il modo di non fare intervenire nemmeno la Trieste. ….. al comando italiano non hanno fretta: nemmeno di aiutare i connazionali (a Bir el Gobi o a Bardia). Gambara, tranquillo, risponde a Rommel: farò partire la Trieste, dopo che si sarà riordinata. Dell'Ariete non parla più. E il riordinamento è solo un pretesto per prender tempo. La Trieste, nello spostarsi da Sidi Rezegh a Bu-Cremisa, non ha combattuto, non ha avuto morti né feriti, si è rifornita appena arrivata, i soldati riposano sugli automezzi o nelle vicinanze. Basterebbe suonare la sveglia. Ma, alle sollecitazioni di Rommel, Gambara ribadisce infastidito. Basterebbero a Gambara meno di cinque minuti per recarsi da El Adem a Quota 177 di Bu-Cremisa, dov'è Piazzoni. Oppure potrebbe chiamare a El Adem il comandante di divisione. Ma ancora una volta i due generali, come sei giorni avanti, il primo dicembre, si evitano. Dopo un'altra ora e mezzo, alle nove, Piazzoni comunica al CAM: in questo momento parte il 66° fanteria, meno un battaglione, con un'avanguardia di motociclisti. Il resto della divisione seguirà immediatamente !!! (ci sono da coprire 20 km). Ma nello stesso istante in cui ha fatto questa comunicazione, il generale ha radiotelegrafato al 66°: Novità N.N., ossia, in gergo militare, rimanete ai vostri posti. - E qui che nasce il ritornello Wo Bleibt Gambara Dov'è Gambara? e la manfrina va avanti tutta la giornata

La battuta è pesante come il punto di rottura raggiunto coi comandi militari italiani a cui sottostava solo il CAM. Naturalmente la Tunisia di Vichy non era neutrale ma collaborazionista poi un alto ufficiale del Reich una simile cosa non l'avrebbe fatta neanche da morto, piuttosto si faceva saltare le cervella.

   

 
Bastico was dumbfounded at the colonel’s grave report, and he reported in turn to his superior in Rome, General Cavallero. Cavallero reluctantly agreed to forfeit the stranglehold on Tobruk,but directed that Rommel must not throw away the wholeof Cyrenaica without good reason  and he must retain Benghazi as a supply port as long as possible. Bastico sent for Rommel late on December. Rommel had withdrawn his headquarters westward to a ravine near Gazala, some miles west of Tobruk, the interim line that he proposed to defend. He churlishly refused Bastico’s invitation, claiming he was too busy to get away. So Bastico drove over by car to see him. According to all the diaries it was a stormy meeting. The colorful Italian record leaves no doubt of that either. Rommel deliberately kept his esteemed Italian superior waiting for fifteen minutes, then called him into the trailer that he was using as his headquarters and, “very excitedly and in an uncontrolled and impetuous manner,” put the entire blame for his defeat on the Italian generals - they were inefficient and had not cooperated with him. Bastico angrily interrupted him, whereupon Rommel, “very heatedly, and acting like an overbearing and uncouth boor, yelled that he had struggled for victory for three weeks and had now decided to withdraw his divisions to Tripoli  and to have himself interned in [neutral] Tunisia!” ... aveva lottato per la vittoria per tre settimane e aveva deciso di ritirare le sue divisioni a Tripoli e di farsi internare nella neutrale Tunisia! "----Il testo originale in Inglese della Pista della Volpe in Pdf http://www.fpp.co.uk/books/Rommel/   
II generale Gambara sta piangendo come un bambino, riferisce meravigliato Taddei: da quali preoccupazioni è sconvolto il comandante del corpo d'armata? Gambara è disperato perché si rende conto di ciò che ha fatto, né può scusarsi col dire, come il primo dicembre, che non era a conoscenza del piano tedesco: stavolta Rommel glielo ha comunicato direttamente. Non può invocare il pretesto di aver voluto salvaguardare la priorità del comando italiano su quello alleato. Quando il piano tedesco gli era stato comunicato, prima della battaglia, poteva respingerlo, se gli sembrava inattuabile: non fingere di accettarlo per poi sabotarne l'esecuzione. Almeno per umanità, se non per dovere, avrebbe dovuto aiutare i connazionali in pericolo a Bir el Gobi. Insensibile a entrambi i sentimenti, Gambara si è reso strumento di rovina per l'esercito italiano e per il suo alleato in Africa Settentrionale. 24mila italiani e 14mila tedeschi morirono, furono feriti o dispersi nella battaglia della Marmarica. Lo scontro si fa sempre più aspro. Rommel perde il controllo di sé nel rievocare quello che è accaduto. Tre settimane di combattimenti e di continui successi avrebbero potuto concludersi in una decisiva vittoria: invece italiani e tedeschi sono costretti a ripiegare. E gli inglesi si accingono ancora una volta a marciare in Cirenaica. Abbandonerò le truppe italiane, condurrò le mie divisioni in Tunisia e mi farò internare dai francesi, grida Rommel. Westphal e Gause, il capo di stato maggiore del Panzergruppe Afrika, annuiscono. Bastico va ad appartarsi con gli ufficiali del suo seguito in un angolo del torpedone, aspettando che il tedesco si calmi, ma Rommel urla di nuovo: Vi abbandonerò al vostro destino! Andrò con le mie truppe in Tunisia a farmi internare! E mentre Bastico gli fa cenno con le mani di calmarsi, il generale tedesco, fuori di sé, urla per la terza volta, ancora più forte, la stessa minaccia. Si vede bene che è pronto a tradurla in atto. Bastico si avvicina di nuovo. Finalmente non muove più obiezioni: le disposizioni per il ripiegamento, quelle almeno, saranno osservate. Sono le due del pomeriggio quando gli ufficiali italiani scendono dal torpedone di Rommel per rientrare alle loro sedi, dopo aver firmato il verbale di questo eccezionale incontro. Bastico ritiene più opportuno nascondere il documento da cui risulta la disobbedienza agli ordini superiori e la defezione di Gambara di fronte al nemico: non manda perciò al Comando Supremo il verbale del suo incontro con Rommel. Mussolini non dovrà sapere ciò che è avvenuto, né per colpa di chi la battaglia della Marmarica è stata perduta.  

Certo che il caos regnò sovrano e se non fosse stato per il suo superiore Kesselring e la protezione di Hitler il suo posto sarebbe saltato. Generali saltavano per molto meno su un fronte considerato primario come la Russia ma l'africa non era la Russia era solo un capriccio del suo alleato Mussolini. Gambara in Febbraio se ne andrà e Bastico resterà col suo silenzio

MARABUTTO DISIDI REZEGH

     

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