ALBERTO FIGLIO DI HERMANN

FIGLIO DI ABRAMO   

Einstein com'era

14/03/1879 - 17/04/1955

 

           

Questa non è una biografia "ufficiale" perché non ne serve un'ennesima. Qui troverete solo alcuni aspetti dello scienziato e cose attinenti la sua personalità che sfoceranno in parte nella sua vita privata dietro le quinte. In calce ho aggiunto la famosa lettera che scrisse al Presidente Usa Roosevelt nell'agosto del '39 per metterlo in guardia dal rischio dell'atomica tedesca e da cui Roosevelt trasse la necessità della costituzione del progetto Manhattan (Einstein si pentirà delle implicazioni) 

Nato a Ulm (Baden-Württemberg) nella Germania meridionale, il 14 marzo 1879 era il primogenito di Hermann Einstein fu Abramo (ebreo) e Pauline Koch. Il padre, piccolo imprenditore elettrotecnico, lavorava su impianti di elettrificazione di piccoli centri urbani e relativi impianti di produzione di energia (al tempo le maggiori dighe erano in costruzione e servivano i grandi utilizzatori e le ferrovie). Nel 1881 la famiglia si trasferì a Monaco, dove Hermann era in società col fratello Jacob. Allo zio si deve un primo input tecnologico quando regalò al giovane Albert un manuale di Geometria. "La chiarezza e la certezza logica del suo contenuto mi fece un'impressione indescrivibile". Pur essendo ebrei non erano praticanti, tanto che Einstein andava alle scuole cristiane. Rudimenti di religione gli venivano impartiti fra le quattro mura di casa dalla madre. All’età di 6 anni iniziò a prendere lezioni di violino di cui divenne un discreto esecutore. Al giovane Einstein si attribuiscono già diverse doti, di solito esagerate, poiché a detta di qualcuno era un po' ritardato (cominciò a parlare a 3 anni). Lo distingueva però dagli altri la sua curiosità, la sua capacità di pensare e fare di conto, ma anche qui vedremo come, e una sfilza di 4 e 5 in pagella in tutte le materie umanistiche. Nei ricordi di Einstein, un altro "miracolo" che stimolò la sua naturale inclinazione per lo studio dei fenomeni naturali avvenne quando, a 5 anni, il padre Hermann gli mostrò una bussola da tasca. L'osservazione di un campo di forza misterioso, nascosto dietro l'aspetto tangibile delle cose, fece sul piccolo Albert un'impressione profonda e durevole.  Nel 1894, in uno dei tanti dissesti finanziari in cui incappava il genitore, si trasferirono a Milano poi a Pavia. A convincerlo a venire in Italia era stato l’Ing. Garrone che gli trovò casa a Milano in Via Bigli 21. Einstein proseguiva le scuole in Germania e solo alla fine dei semestri veniva a passare le vacanze coi genitori e la sorella Maria. Einstein detestava il Luitpold Gymnasium e faceva di tutto, anche produrre certificati medici, per allontanarsi. Molti anni dopo scrisse: «Rimasi sorpreso, una volta al di là delle Alpi, nel sentire gli italiani, intendo la gente comune, impiegare termini ed espressioni che denotavano un livello mentale e una ricchezza di contenuto culturale assai superiori a quelli del tedesco comune. Gli abitanti dell’Italia settentrionale sono il popolo più “incivilito” che io abbia mai conosciuto» (l'uso della parola incivilito al posto di civilizzato si deve probabilmente al suo 4 in Italiano, in pagella). Unico neo, diceva, la pulizia. Pochi mesi dopo si trasferirono a Pavia in una casa già abitata da Foscolo ora Via Foscolo. Qui, come in altri posti, per realizzare l’impianto produttivo di energia elettrica il padre non poteva che sfruttare il Naviglio (o canali artificiali), i più adatti per portata e continuità. Qui conobbe la famiglia Marangoni con villa a Casteggio sempre nel Pavese vicino a Voghera. Di tornare a studiare in Germania non se ne parlava. Erano troppi gli svaghi vendemmie e escursioni come quella che fece a Genova. Da Casteggio prese il tram fino a Voghera, poi attraversò Varzi, il Penice, Bobbio, Ottone, Torriglia, fino al mare: ci mise diversi giorni e ritornò in treno. L’estate del 1895/96 fu quindi un periodo felice per Albert e la sorella Maria detta Maja che ricorderà per anni nella corrispondenza con la figlia maggiore dei Marangoni. Probabilmente durante quell’estate spensierata Einstein scrisse il suo primo saggio scientifico, cinque pagine intitolate “Intorno allo stato delle ricerche sull’etere nei campi magnetici”, che spedì allo zio Cäsar, a Stoccarda. Era un lavoro notevole per un ragazzo di 16 anni e un primo segnale di quale fosse l’argomento che occupava la sua mente e che si sarebbe poi sviluppato nella teoria della relatività speciale. Come detto per l’attività del padre era più consona la provincia dove, agli albori della elettrificazione, ogni comune avviava l’illuminazione delle strade a cui seguiva lentamente quella delle case private. Questi spostamenti non permettevano però più ad Einstein di frequentare scuole in paesi di cui non conosceva (padroneggiava bene) la lingua e quindi divenne insegnante di se stesso proseguendo nei risultati negativi in quasi tutte le materie.
(Non sappiamo se erano i comuni o l’impresa ad essere inaffidabili. Di sicuro i comuni ordinavano 20 punti luce in strada e qualche allacciamento negli edifici pubblici, poi le singole famiglie convenivano in base ai costi se prendere o no l'utenza . Era una spesa da confrontare col costo dei lumi a petrolio perché ogni altra considerazione era superflua. L’impianto di generazione era solitamente un salto d’acqua, un ex mulino, che andava anche gestito (dinamo, linee aeree, contatori, lampade etc, ). Tutto ciò aveva però una sua potenza minima indispensabile ed un costo-mano d’opera progettuale ed esecutiva che, come direbbe Montezemolo, o lo ammortizzi in fretta o ti resta sul groppone. Altro sistema di produzione allora era il termotecnico.
Nuovo trasloco a Milano (per produrre dinamo) poi a Canneto sull’Oglio (1898) e Isola della Scala (1900) nel Veronese dove si avviava l’elettrificazione. Albert intanto prosegue gli studi in Svizzera, ospite della famiglia Winteler (la sorella Maja ne sposerà un figlio) e riesce con una certa fatica ad entrare* al Federal Institute di Zurigo (politecnico) dove incontra Grossmann e la futura moglie Milena Maric, due pozzi di intelligenza. Le spese scolastiche non sempre garantite dal padre lo spinsero a dare lezioni private di matematica e fisica.
*Il preside del Politecnico capì le straordinarie doti di questo giovane e gli consigliò di frequentare un corso preparatorio alla scuola cantonale di Aarau che lo avrebbe dispensato da un nuovo negativo esame di ammissione. Apro un’altra parentesi per spiegare come poteva avvenire l'incontro tra Einstein e un Preside che lo redarguiva per il rendimento. Se era un umanista, Einstein gli cominciava a parlare di equazioni, quanti, determinazione sperimentale del numero di Avogadro  mettendolo in grave soggezione e imbarazzo. Se era un preside di area scientifica dopo cinque minuti ad avere il mal di testa non era Einstein (e il pass per l’anno successivo era assicurato).

Dal ’96, dal suo soggiorno in Italia, Einstein era un apolide. La sua famiglia non aveva più legami con la Germania (rinuncia della cittadinanza). A 20 anni si era finalmente “laureato” e la Svizzera gli offrì una strada per la cittadinanza. Il servizio militare che lui, coi piedi piatti, naturalmente non fece ma che non rifiutava. Era il 1901 e il nuovo cittadino svizzero Einstein viveva ancora dando lezioni e supplenze mentre suo padre in Italia passava da un rovescio economico all’altro. L’anno dopo suo padre morì improvvisamente (10 ottobre) e venne sepolto al cimitero Monumentale di Milano, nel Civico Mausoleo Palanti, riservato ai “cittadini illustri” (ma questo anni dopo). Ora aveva veramente bisogno di un lavoro serio e con l’aiuto del padre di Grossmann ottenne un posto "Esperto tecnico di terza categoria". all’ufficio brevetti di Berna . Nel 1903 sposa Mileva Maric o Maritsch, sua compagna di corso, che lo segue nella sua letteratura scientifica come i "lavori sui fondamenti della meccanica statistica e l'elettrodinamica dei corpi in movimento". Mileva Maric era nata a Zagabria da una famiglia benestante. Era molto dotata per gli studi e dimostrò ben presto il suo interesse per la matematica e le scienze naturali. Suo padre la incoraggiò e le permise di studiare prima presso il Ginnasio di Zagabria poi in Svizzera, poiché all’epoca nell’Impero austro-ungarico le donne non potevano accedere alle scuole superiori. A 18 anni si recò da sola a Zurigo, dove ottenne la maturità. Nel 1896 iniziò lo studio della matematica e della fisica presso il Politecnico, dove incontrò Einstein. Inizialmente lui le prestò generosamente i suoi appunti di fisica e rimase sorpreso quando lei glieli restituì corretti. Egli stesso disse nel 1903: "Ho bisogno di mia moglie. Lei risolve tutti i miei problemi matematici."!!!. Dopo la separazione da Mileva, Einstein si fece sempre aiutare da esperti ed "esperte" di matematica. Secondo la Trbuhovic-Gjuric, i manoscritti originali che vennero poi pubblicati nel 1905 negli "Annali della Fisica" portavano la firma Einstein-Maric. Dopo la pubblicazione lo stesso Einstein avrebbe distrutto le copie. Si disse che all’atto della separazione Einstein desse il denaro del Nobel alla ex moglie ma recenti scoperte lo danno per ampiamente perso in investimenti sbagliati alla vigilia del crac economico americano. Mileva morirà nel 1948 all’età di 73 anni. Con lei ha avuto tre figli, la prima Lieserl, nel 1903, di cui si perdono le tracce (affido per contrarietà all'unione delle famiglie o morta di scarlattina come si disse ?). L’anno dopo nasce Hans, che avrà una lunga e felice carriera professionale negli Usa (muore nel 1973 a Berkeley) e Eduard anni dopo.
Nel 1905 per Einstein venne finalmente il dottorato con la tesi su "Una nuova determinazione delle dimensioni molecolari", dedicata all'amico Marcel Grossmann e gli articoli sulla prestigiosa rivista tedesca "Annalen der Physik". Oltre alla tesi Einstein completò il lavoro sull'effetto fotoelettrico
(che solo 16 anni dopo gli varranno il Nobel)in maggio l'articolo sul moto browniano, in giugno e settembre i due articoli che introducono la teoria della relatività speciale che lo posero all'attenzione di Max Planck. Nonostante la sua popolarità negli ambienti scientifici, e la sua libera docenza a Berna, continuava a lavorare (promosso in seconda categoria), all’ufficio brevetti. Nel 1910, finalmente, gli accademici svizzeri si resero conto di trovarsi di fronte ad un genio, e gli assegnarono la cattedra di professore, prima associato, poi ordinario all'Università di Zurigo. Il 28 luglio 1910 nacque Eduard portatore di un difficile destino (vedi avanti) e di lì a poco l’'Imperatore Francesco Giuseppe nominò Einstein professore ordinario presso l'Università Carlo Ferdinando di Praga, con effetto a partire dal 1° aprile 1911. Era ormai entrato nel giro delle grandi cattedre e non passava giorno che gli arrivasse una proposta. Nel novembre 1913 gli fu offerto anche d'insegnare Fisica nella prestigiosa Accademia prussiana delle Scienze di Berlino. La moglie però rifiutò di seguirlo in queste continue peregrinazioni, aggravate dal fatto che si cominciava a parlare di guerra e che i loro rapporti dopo l’ultimo figlio si erano fatti difficili. Ad Einstein a cui si attribuivano già avventure femminili non parve vero. La sua relazione con la cugina Elsa Löwenthal, divorziata con due figlie, Ilse e Margot, che presero il cognome Einstein, poteva uscire allo scoperto. Gli anni che vanno dal 1907 al 1921 (anno del Nobel) sono quelli che fanno la sua fama, intuizioni teoriche e scoperte in ogni branca della scienza che poi venivano sperimentate in laboratorio o sul campo. Nel 1919 la spedizione guidata da Eddington all'Isola Principe misurò la deviazione della luce in occasione di un'eclisse totale del Sole, confermando le predizioni contenute ne "I fondamenti della teoria generale della relatività" pubblicati nel 1916. I viaggi a Princeton e in California si intensificarono. Come lui stesso ammise e scrisse a un amico: "Cose realmente nuove si scoprono solo in gioventù, in seguito si diventa più esperti, più famosi e più sciocchi", passò i successivi anni a sfruttare il successo e a dare una impronta filosofica alle nuove scoperte. In quegli anni il fenomeno hitleriano antisemita si era rafforzato e Einstein con un visto turistico ne approfittò per stabilirsi definitivamente negli Usa. I suoi ritorni in Europa si fecero radi e mai più in Germania dove Hitler dal ’33 aveva preso il potere. Nel 1936 moriva anche Elsa e ad accudirlo sul piano materiale erano la figliastra Margot, la sorella Maja fuggita dall’Italia (Maja che si era stabilita in Toscana fu costretta a lasciare la piccola proprietà, regalatale dal fratello nei dintorni di Firenze, a causa delle leggi razziali: morirà nel 1951) e la segretaria amante Helen Dukas. Il 2 agosto del 39 prende carta e penna (lettera sotto) e scrive al Presidente americano Roosevelt indicando un pericolo specifico e le persone che crede utili, Fermi e Szilard, ad anticipare un progetto di arma atomica tedesca di cui gli sono giunte voci più che certe. Lui per la sua “assenza” nella pratica e per la inaffidabilità (sregolatezza (donne), immagine (girava per Princeton senza calze e con i capelli bianchi sempre più incolti)) non verrà associato al progetto anche se ne è formalmente a conoscenza. Il 2 ottobre 1940 Einstein, con la figliastra Margot e la segretaria Helen Dukas, giurerà a Trenton, nel New Jersey, davanti al giudice Phillip Forman per la cittadinanza americana, mantenendo comunque anche quella svizzera.

"Ad Albert Einstein, per i suoi servizi alla fisica
teorica e specialmente per la sua scoperta della legge
dell'effetto fotoelettrico"
* http://nobelprize.org/index.html

Quello che oggi viene chiamato effetto fotovoltaico è dovuto ai suoi studi del 1905 a cui la moderna tecnologia ha aggiunto solo i materiali speciali. L’applicazione della relazione dell’effetto fotoelettrico fornisce uno strumento molto semplice per comprendere i fenomeni di interazione tra la radiazione solare e i materiali semiconduttori con cui sono realizzate le celle fotovoltaiche nei pannelli solari. Grazie alla spiegazione dell’effetto fotoelettrico oggi abbiamo anche le fotocellule negli ascensori.

Verso la metà degli anni '20 Einstein contribuì allo sviluppo della meccanica statistica quantistica, per esempio con lavori che portarono alla scoperta della condensazione di Bose-Einstein, e adottò anche in alcuni casi una descrizione ondulatoria delle particelle, prevedendo per esse effetti di diffrazione analoghi a quelli delle onde luminose, in accordo con le ipotesi avanzate dal francese de Broglie. Per anni Einstein escogitò "esperimenti ideali" volti a dimostrare l'inconsistenza e le contraddizioni interne alla meccanica quantistica. Alla fine, dovette riconoscere che tali contraddizioni non sembrano esistere, ma continuò sempre a considerare i principi di complementarietà e di indeterminazione come punti deboli e inaccettabili della teoria. Negli ultimi anni di vita Einstein si impegnò nella soluzione di un problema scientifico che in nessun caso avrebbe potuto portare a termine perché a quel tempo erano troppo scarse le conoscenze di base. Si tratta della teoria della unificazione di tutte le forze della natura in una sola legge, un argomento che ancora oggi non ha trovato soluzione nonostante lo sforzo dei maggiori fisici teorici viventi.

La filosofia pacifista di Einstein
Allo scoppio della prima guerra mondiale Einstein avrebbe dichiarato di vergognarsi di appartenere a questa "putrida" razza umana. Alla fine della grande guerra aveva avviato un movimento pacifista, fatto proprio anche dalle conferenze di pace e dall’organo soprannazionale che ne era scaturito, la zoppicante “Lega delle Nazioni”. La lega aveva sistemato in Europa diverse zone critiche di frizione ma ne aveva peggiorate altrettante. Una era la patria degli ebrei che vide Einstein, pur non praticante, battersi in viaggi negli Stati Uniti per la raccolta fondi a favore di una università ebraica a Gerusalemme. La riduzione delle forze armate era comunque un principio generale che si applicò alla sola Germania che si rifece per vendetta sugli ebrei. Tra il 1923 e il 1927, notissimo ormai al grande pubblico di tutto il mondo, Einstein espose le proprie idee e convinzioni in difesa del pacifismo e della causa ebraica. In più di un'occasione le sue conferenze pubbliche in Germania furono turbate da disordini; le contestazioni, almeno in parte, erano motivate dal dilagante antisemitismo (gli ebrei venivano spesso identificati come comunisti). Einstein e SzilardNel 1924, in segno di solidarietà, si iscrisse alla comunità ebraica di Berlino lui che non era mai stato praticante. Nel 1931 scriverà: “Mi sono convinto che il mondo potrà essere progressivamente liberato dal flagello della guerra solo dagli uomini che hanno avuto il coraggio di sacrificarsi rifiutando il servizio militare”. Nel 1925 sottoscrisse con Gandhi e altre personalità un appello contro la coscrizione obbligatoria (ma Gandhi aveva altri obiettivi al momento che non coincidevano esattamente coi suoi. Gandhi infatti si sperticava in baci e abbracci anche con Mussolini e Hitler nemici del suo nemico).

Fra i tanti manifesti che firmò ve ne fu uno che chiedeva al popolo d'impegnarsi per sottrarre la questione del disarmo dalle mani dei politici e dei burocrati. Einstein che sognava l’integrazione, cominciò a comprendere cosa volesse dire essere ebreo fra il 1911 e il 1912 durante il suo soggiorno a Praga. “Quando mi sento definire tedesco di religione ebraica, diceva, mi ribello perché ciò che caratterizza un ebreo non è la religione ma l’appartenenza al popolo ebraico”. Nell'impero austro-ungarico il regolamento dei pubblici impieghi obbligava a dichiarare la religione praticata. Nonostante nell'ambiente universitario di Praga Einstein avesse già avvertito l'esistenza di una mentalità antisemita e nonostante molti gli consigliassero di approfittare di questa occasione per ribadire il proprio ateismo e l'abbandono dell'ebraismo, egli si dichiarò di religione mosaica, compiendo così una specifica presa di posizione. La notizia delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki nel 1945 lasciò Einstein incredulo e rattristato. L’unico suo commento fu un semplice “Ach weh!” (ahimé! in tedesco). Da quel momento e fino alla sua morte si adoperò con ogni mezzo, lettere, messaggi, articoli e interviste per convincere le autorità politiche e l’opinione pubblica affinché fossero messe al bando le armi di distruzione di massa. Molti altri scienziati che lavorarono al progetto Manhattan furono sopraffatti da un terribile senso di colpa e si rifiutarono in seguito di collaborare a ricerche di carattere militare. Franco Rasetti (uno dei ragazzi di via Panisperna morto di recente) scelse una via ancora più radicale: abbandonò la fisica e si dedicò alla geologia e alla botanica.
 

Fisica (Dal greco studio metodico della natura)

La fisica indaga con lo scopo di dare una spiegazione razionale ai fenomeni naturali. La fisica studia i costituenti fondamentali dell'universo, le forze che essi esercitano l'uno sull'altro e gli effetti prodotti dall'azione di queste forze. Alla fine dell’800 la fisica tradizionale poteva dirsi assestata: la maggior parte dei fenomeni trovava spiegazione nella meccanica (Newton), nella elettromagnetica (Maxwell), nella termodinamica o nella meccanica statistica. Solo problemi considerati marginali, quali la determinazione delle proprietà dell'etere e la spiegazione degli spettri di radiazione emessi dai corpi solidi, rimanevano irrisolti. La comprensione di questi pochi fenomeni scatenò tuttavia la rivoluzione che investì la fisica moderna  nata con  la teoria quantistica e la teoria della relatività. Era stato infatti nel 1916 che Einstein aveva strabiliato il mondo pubblicando “I fondamenti della teoria della relatività generale”, che modificavano i principi di Newton e le tradizionali concezioni cosmologiche. Poi era venuta la famosa formula Emc2, secondo la quale in pratica si affermava la stretta connessione esistente tra massa e energia. Ogni più piccola quantità di materia ha in sé un‘enorme quantità di energia. Così, la sparizione di un grammo di materia darebbe origine a trenta milioni di Kilowattore. Era il principio sul quale è fondata la teoria dell’energia atomica.

Da sinistra Margot, Einstein e Helen

Il 2 ottobre 1940 Einstein, con la figliastra Margot e la segretaria Helen Dukas, giurerà a Trenton, nel New Jersey, davanti al giudice Phillip Forman per la cittadinanza americana, mantenendo comunque anche quella svizzera.

 
ELETTRONICA: DEFINIZIONE
L’Elettronica è lo studio del moto degli elettroni al di fuori dei metalli. Secondo questa definizione, l'elettrotecnica e le applicazioni radio classiche non rientrano nel campo dell'elettronica. In quest’ottica la prima radio di Marconi viene considerata un’applicazione elettrotecnica ad un problema nuovo. Qualcosa cambia a partire dal 1904 per opera del britannico John Ambrose Flemming che inventò il primo dispositivo elettronico a due terminali, il diodo a vuoto cioè la prima valvola termoionica a cui seguì il triodo di De Forest. Questo diodo era una variante di tubo a vuoto costituita da un bulbo di vetro contenente gas rarefatto, da una placca metallica e da un filamento che, attraversato da una corrente, liberava elettroni. Applicando una differenza di potenziale in modo da avere la placca positiva ed il filamento negativo, si produceva un movimento degli elettroni emessi dal filamento verso il catodo, ossia un passaggio di corrente. Invertendo invece la polarità gli elettroni venivano bloccati. Il diodo, facendo passare la corrente solo in una direzione, si comportava quindi come una vera e propria valvola. I diodi svolsero un ruolo fondamentale per la rivelazione delle onde radio e per il raddrizzamento di correnti alternate. L'effetto dell'emissione termoionica di elettroni da parte di metalli portati all'incandescenza, era già stato scoperto in Inghilterra nel 1873 e fu quindi studiato attentamente dall'inglese Owen Richardson (1879-1959) che per questo ricevette nel 1928 il Premio Nobel.
 

LETTERA DI EINSTEIN A ROOSEVELT (traduzione incompleta)

Signor Presidente,
un recente lavoro di E. Fermi e L. Szilard, che mi è stato comunicato in manoscritto, mi porta a ritenere che l'elemento uranio possa diventare una nuova e importante sorgente di energia nell'immediato futuro.
Certi aspetti della situazione che è sorta sembrano richiedere un'attenta osservazione e, se necessario, una rapida azione da parte dell' Amministrazione. Io credo perciò che sia mio dovere portare alla sua attenzione i seguenti fatti e raccomandazioni. Nel corso dei 4 mesi trascorsi si è resa possibile dagli studi di Joliot in Francia, come di Fermi e Szilard qui, la possibilità di provocare una reazione a catena in una grande massa di Uranio che genererà una potenza. Così sembra quasi sicuro che questo possa accadere in un immediato futuro. Questo nuovo fenomeno porterebbe anche alla costruzione di bombe I... i. Una sola bomba di questo tipo, trasportata da una imbarcazione e fatta esplodere in un porto, potrebbe benissimo distruggere l’intero porto e una parte del territorio circostante. Può darsi tuttavia, che tali bombe si rivelino troppo pesanti per essere trasportate via aerea. (...) Mi risulta che effettivamente la Germania abbia bloccato la vendita di uranio da parte delle miniere cecoslovacche di cui si è impadronita I.,. I La decisione di agire così tempestivamente si può forse spiegare con la circostanza che il figlio di von Weizsacker, Sottosegretario di Stato tedesco, lavora al Kaiser- Wilhelm-Institute di Berlino, dove si compiono gli stessi studi sull‘uranio che si effettuano negli Stati Uniti (...)….  

(Einstein non partecipò per vari motivi al progetto Manhattan  http://www.lagazzettaweb.it/Pages/rub_cult/2005/sapere/r_sap_05-27.html  )
 

 

Einstein e il figlio schizofrenico
Eduard nato nel 1910 rimase a totale carico della madre Milena ed oggi scopriamo che forse neanche economicamente Einstein contribuì per il suo mantenimento con la fantomatica donazione dei soldi del Nobel mai avvenuta. Eduard subito sembra un bambino precoce, intelligentissimo, che ha ereditato il ‘genio’ paterno. Ma Eistein si sente profondamente a disagio perchè questo figlio è estremamente emotivo, emotività che Einstein per tutta la vita ha cercato di controllare, di trascendere (ma non è detto che ci sia riuscito), e di riportare sotto il dominio della ragione. Eduard passerà molti anni della sua vita rinchiuso in una clinica psichiatrica svizzera, senza che suo padre andasse mai a trovarlo. Con il passare degli anni il rapporto affettivo genitoriale (se così si può definire di un figlio mai visto), diventa sempre più difficile, tanto che i collaboratori fanno di tutto per coprirlo coi media in antitesi alla sua “santità laica e pacifista”. Ha già alle spalle una figlia di cui ignora il destino e un cattivo rapporto col primogenito: ne basta e avanza perchè Hitler lo possa definire mostro ebreo, qualora ne venga a conoscenza. Nel 1948 qualcuno gli suggerisce di farsi carico delle decisioni venute a mancare con la morte della moglie Milena. Non gli mancavano certo i mezzi per toglierlo di lì e avvicinarlo a sé, ma Einstein diceva ‘gli farà male vedermi’. Non può dire: “mi fa troppo male vederlo io, io ne vengo distrutto emotivamente, non reggo tutto quello che lui smuove dentro di me”.  Permette allora che la segretaria filtri le notizie sul figlio e gli faccia avere solo quelle che lui può reggere emotivamente !!!. Mentre Einstein regge il peso emotivo dell’etichetta di genio con grande, meravigliosa leggerezza, che accantona le apparenze mondane ma non la sua profonda (ego) centratura, resta il mistero di questa suo aspetto psicologico.
Gli ultimi anni
Nel dopoguerra cominciarono i guai sulla salute tanto da spingerlo a dire – voglio andarmene quando decido io in quanto è di cattivo gusto prolungare artificialmente la vita- Dal primo aneurisma si salvò e all’uscita dell’ospedale fece la boccaccia diventata famosa. Si affrettò anche a fare testamento lasciando a Otto Nathan e Helen Dukas i suoi beni e all'Università ebraica di Gerusalemme lettere e manoscritti. Einstein lasciava il suo violino al nipote Bernhard Caesar. Vedendolo così preoccupato per il destino del nuovo stato d'Israele gli giunsero "offerte di lavoro" come quella di farne il "Presidente" alla morte di Weizmann. Le promesse si fanno e le conseguenze si sperimentano: avrebbe detto Ben Gurion
”Cosa facciamo se accetta?” . La rinuncia spontanea fu quanto mai opportuna. Nel 1954 prese posizione in difesa di Robert J. Oppenheimer, ex-direttore del Progetto Manhattan e direttore dell'Istituto di Studi Avanzati di Princeton, messo sotto inchiesta dalla Commissione McCarthy per le sue presunte simpatie comuniste. Lo stesso fece con Bertrand Russel firmatario di un manifesto che invitava tutte le nazioni a rinunciare alle armi nucleari. Il 13 aprile 1955 l'aneurisma aortico si rompe; due giorni dopo Einstein entra in ospedale a Princeton. Il 17 aprile telefona a Helen Dukas chiedendole carta, penna e i fogli con i calcoli su cui stava lavorando a casa. Nella notte muore. Il corpo viene cremato a Trenton il 18 aprile; le ceneri vengono disperse al vento.

Dio non gioca a dadi
Dio è complicato, ma non è cattivo, cioè sarà sempre impossibile capirne la natura
Solo due cose sono infinite: l'Universo e la stupidità umana. Ma sul primo non sono poi così sicuro
Se oggi possiamo affermare, con qualche cautela, che la schiavitù è stata abolita lo dobbiamo alle conseguenze pratiche della scienza
La mente che si apre ad una nuova idea non ritorna mai alla dimensione precedente
È più facile disintegrare un atomo che un pregiudizio
Nel mezzo della difficoltà giace l'opportunità
La prima necessità dell'uomo è il superfluo
La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre
Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna
Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potrà porne uno
La differenza tra un genio e uno stupido è che il genio ha dei limiti
La Terra esiste da piu' di un miliardo di anni. Quanto alla sua fine, aspettate e vedrete
Per perdere la testa, bisogna averne una!

È meglio essere ottimisti ed avere torto piuttosto che pessimisti ed avere ragione.

Per saperne di più : http://www.matematicamente.it/arche/volume5art10.pdf
http://www.geocities.com/CapeCanaveral/lab/2155/radioattivita.html 
http://www.akisrx.com/htmdue/marie_sklodowska_curie.htm
http://www2.polito.it/didattica/polymath/htmlS/Studenti/Tesine/Ottobre'06/Indice.htm 

Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile. (attribuita a Woody Allen)

 

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