BANDA CORBARI

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IRIS VERSARI

 

achtung banditen !!!

Da Wikipedia
Walter Reder, nato a Jesenk ora Repubblica Ceca il 4 Febbraio 1915, muore a Vienna il 26 Aprile 1991. Maggiore delle SS detto «il monco» perché aveva lasciato l'avambraccio sinistro a Charkov, in Russia. Lascia la Cecoslovacchia , prima per l’Austria poi per la Germania (questo prima dei Putsch), dove diviene membro dell’Austrian Legion poi delle SS. Al comando del 16° Pzgrenadier «Reichsfuhrer», il «monco» iniziò il 12 agosto 1944 una marcia che lo porterà dalla Versilia alla Lunigiana e al Bolognese Marzabotto lasciando dietro di sé una scia insanguinata di tremila corpi straziati: uomini, donne, vecchi e bambini per ripagare con la stessa moneta gli attacchi partigiani.  A fine settembre il «monco» era ai piedi del monte Sole dove si trovava la brigata partigiana «Stella Rossa» guidata da Mario Musolesi "Lupo". Per tre giorni, a Marzabotto, Grizzana e Vado di Monzuno, Reder compì la più tremenda delle sue rappresaglie. In località Caviglia i nazisti irruppero nella chiesa dove don Ubaldo Marchioni aveva radunato i fedeli per recitare il rosario. Furono tutti sterminati a colpi di mitraglia e bombe a mano, poi andò avanti. A Marzabotto furono anche distrutti 800 appartamenti, una cartiera, un risificio, sette ponti, cinque scuole, undici cimiteri, nove chiese e cinque oratori e quello che non saltò in aria venne minato come le strade. Reder fu condannato all' ergastolo in Italia (rinchiuso nella fortezza di Gaeta ). Graziato nel Gennaio 1985 ebbe il permesso di tornare in Austria. dove …. when he returned to his native Austria after nearly 40 years in an Italian prison, he was met at the airport by the Defense Minister, Friedhelm Frischenschlager, who shook his hand and escorted him to officers' quarters. The cordial welcome of a convicted war criminal was condemned worldwide.


Walter Reder
SS-Sturmbannführer Walter Reder (February 4, 1915 - April 26, 1991) was a German Waffen-SS officer who served with the 3.SS-Panzer-Division Totenkopf and the 16.SS-Panzergrenadier - Division Reichsführer-SS. He was a Knight's Cross and German Cross in Gold winner. After the war he was convicted of war crimes in Italy. Walter Reder was born in Freiwaldau, Slesia, Austria-Hungary, in the today's Czech Republic. He joined the SS on February 9, 1933 as a former member of the Hitler Youth. He graduated 60th in his class from the SS-Führerschule Braunschweig in 1936 and went on to command various elements of the 3rd Waffen-SS Totenkopf Division during World War II. He lost his left arm during the Third Battle of Kharkov, in March 1943. In 1943, Reder became the commander of the SS-Panzer-Aufklärungsabteilung 16 of the 16.SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer-SS which committed war crimes in the Marzabotto area of Italy in September 1944.  Reder was extradited to Italy in May 1948 for war crimes. He was tried by an Italian military court in Bologna and sentenced to life imprisonment at Gaeta fortress prison, south of Naples, on October 1951 for ordering the destruction of town of Marzabotto and other villages near Bologna in Aug-Sept 1944 during anti-partisan sweeps and for ordering the execution of 2,700 Italian civilians in Tuscany and Emilia during the same period. Reder expressed profound repentance in a December 1984 letter to the citizens of Marzabotto. He was released from prison on January 24, 1985 and died in Vienna, Austria in 1991.

Un altro personaggio verrà poi processato per i fatti di Roma:Priebke http://www.anfim.it/processi/indexprocessi.htm 

Herbert Kappler

(23 settembre 1907 - 9 febbraio 1978), ufficiale delle SS, comandante dell'SD e della Gestapo a Roma. Nato a Stoccarda nel 1907, Kappler venne nominato comandante del Sicherheitsdienst SD a Roma nel 1939 in occasione di una visita di Hitler, cooperando attivamente con la polizia fascista durante gli anni di guerra.  Kappler assunse grande potere in seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, quando i tedeschi assunsero il controllo della capitale. Già il mese successivo, Kappler aveva pianificato la liberazione di Mussolini, e la deportazione di circa un migliaio di ebrei romani dopo aver estorto loro tutto l'oro che possedevano.

“Silvio” Sirio Corbari
Nato a Faenza il 10 gennaio 1923. impiccato a Castrocaro il 18 agosto 1944
Medaglia d’oro al Valor militare alla memoria.

Un piccolo gruppo, via via allargatosi con militari sbandati e ex prigionieri fuggiti dai campi di concentramento, si era costituito sulle montagne del Samoggia gia ad Ottobre del '43. Fra questi Corbari che resterà con la formazione fino al dissidio di fine anno. Uno dei primi colpi della banda ancora unita l'attacco alla caserma di Tredozio, avvenuto il 13 ottobre del 1943 per vendicare Antonio Fabbri fucilato alle Casermette il 25 settembre. Anche Corbari, con una decina di uomini, divenuti una trentina alla fine dell'anno, si rese autonomo dalla formazione iniziale. Per diversi giorni (dal 9 al 20 gennaio 1944) la banda si proclamò in Repubblica a Tredozio. In quei giorni Silvio tenne anche un discorso in piazza per spiegare le ragioni della lotta antifascista e delle azioni da lui compiute. Evidentemente fu convincente perché molti giovani tredoziesi lo seguirono. Purtroppo il gruppo di Corbari fu attaccato e distrutto dai tedeschi a Ca' Morelli di Tredozio. Nella notte del 20 gennaio una colonna, formata da soldati tedeschi e militi della Gnr, mosse contro Ca Morelli sorprendendo i partigiani che vi alloggiavano. Tre rimasero uccisi gli altri venti furono catturati. Inviati al carcere di Bologna, sette furono condannati a morte e nell’aprile 1944 fucilati a Verona. In dodici, fra loro Versari e Corbari, impegnati nella difesa di Tredozio si salvarono. (il padre e la madre di Iris Versari sua compagna inviati in campo di concentramento (il padre morirà in Germania)). All'eccidio sfuggirono Silvio Corbari, Iris Versari insieme a pochi altri che quella mattina non si trovavano a Ca’ Morelli. Appresa la notizia dell'attacco fuggirono a Otignana presso il parroco Don Giuliano Fabbri, poi proseguirono verso la Collina (podere dove si trovava la Villa del Commissario prefettizio loro amico) che forse non trovarono, perché chiamato a Tredozio. Ci vollero mesi per rimettere in piedi una formazione che non aveva ormai gran connotati politici. L'esiguità dei membri non impedì a Corbari e a Iris Versari di uccidere il console della milizia Gustavo Marabini, e ciò diede origine ad una vera e propria "caccia all'uomo" da parte dei fascisti. Il 22 maggio, il conte Francesco Zanetti Portolani Campi ricevette da Corbari la comunicazione che aveva intenzione di consegnarsi alle autorità repubblicane se gli fossero state concesse delle soddisfacenti condizioni di resa. Il conte prese gli accordi e si incontrarono con il Colonnello Gustavo Marabini, comandante della G.N.R di Forlì alle ore 15 del 23 nel podere Collina. All'appuntamento giunsero insieme e nell'orario stabilito il Conte ed il suo fattore, Francesco Agnoletti, Tullio Mussolini e Gustavo Marabini, i quali dovettero attendere per un'ora l'arrivo di Silvio Corbari, Iris Versari e Otello Sisi di Tredozio. Le trattative si protrassero per diverse ore e si conclusero con l'impegno da parte dei partigiani di consegnarsi dopo qualche giorno. Si allontanarono, ma poi tornarono indietro dichiarando di aver cambiato idea e di voler concludere subito la faccenda. I tre salirono così in macchina con Marabini ed il suo autista, lasciando gli altri a piedi con la promessa che sarebbero tornati a riprenderli. La macchina con il console ed i partigiani, che avrebbe dovuto fermarsi alla villa "I Raggi", proseguì e si fermò verso Predappio. Al suo interno sicuramente era scoppiata una lite o le cose non andavano come previsto. Uno dei tre partigiani seduto sul sedile posteriore, sparò a Marabini uccidendolo, mentre l'autista fu lasciato libero di andarsene. L'arco delle ipotesi di come si sono svolti i fatti è ampio. Dalla messinscena, alla Versari che sceglie la macchia. Le imprese della banda consistevano principalmente in colpi di mano il cui successo era affidato all'elemento sorpresa ed alla velocità con cui l'azione veniva portata a termine. Il 28 maggio 1944 Corbari da Tredozio calò a Modigliana. Il gruppo, composto da poche persone (forse 10 o 15) tra cui Iris Versari, disarmò i carabinieri perché i pochi militi fascisti erano fuggiti sul Monte Trebbio. Mentre Corbari era seduto al bar ed i compagni controllavano il paese, Iris con il mitra spianato entrò nella Cassa dei Risparmi e si fece consegnare 80.000 lire, che per quei tempi era una cifra cospicua. Poi il gruppo si allontanò senza colpo ferire. L'11 giugno tornarono e, siccome la banca era sbarrata, Iris (che evidentemente era l'esattrice della banda) si recò a casa del cassiere costringendolo ad uscire e ad aprire la banca per ritirare £ 10.150. Il gruppo si collegò con l’ORI (Organizzazione Resistenza Italiana) che gli permise di avere, nel mese di luglio '44, un lancio d’armi e materiali da parte degli Alleati sul Monte Lavane. Ci furono dei combattimenti per difendere questi lanci che impegnavano per ore i partigiani in vere e proprie battaglie: quello sul Lavane detto o quello fra Lago e Casale (nel territorio di Modigliana) in occasione del lancio degli alleati per tutte le formazioni della montagna. Una parte dei partigiani che dovevano partecipare alla divisione era però stato attaccato e il lancio venne rinviato. Il lancio era stato rinviato alla notte fra il 17 e il 18 luglio. Così Corbari e Casadei la sera del 15 (secondo alcuni del 14, altri del 16) ripartirono da S.Valentino e arrivarono sul Lavane la mattina del 17 (o del 16), dove si congiunsero con altri partigiani che erano quelli del GAP di Palì di Brisighella e quelli della Garibaldi. Il lancio doveva avvenire su un vasto falsopiano all'interno di una zona ben delineata e segnalata. Intorno alla mezzanotte un aereo da trasporto eseguì il lancio. La mattina del 18 una sentinella lanciò l'allarme alla formazione di Corbari, l’unica rimasta in zona, perché aveva visto una pattuglia nemica che avanzava lungo il fondovalle. I 53 della banda dovevano prepararsi ad affrontare il pericolo. Si divisero in quattro gruppi occupando diverse postazioni collocate in punti strategici al fine di contrastare meglio l'avanzata del nemico. Per molte ore (dalle 10 alle 17) i giovani della Corbari tennero a bada i nemici, anche se gli attaccanti avevano ricevuto l'aiuto dell'artiglieria. Ma alla fine furono costretti alla ritirata. Arrivati alla capanna piena di esplosivo, Casadei ebbe l'idea di trasformarla in una trappola per il nemico che avanzava. Dopo si parlò di decine di morti e 120 feriti. Il 18 agosto 1944, tradito da una spia, venne catturato a Ca' Cornio di Modigliana assieme a Iris Versari, Arturo Spazzoli e Adriano Casadei. I tedeschi e i fascisti diedero ampio risalto alla cattura di Corbari divenuto un simbolo della lotta partigiana, il Robin Hood del Faentino. Nessuno si era accorto dell’arrivo dei militi prima che facesse luce. Al contadino che apre la porta si para dinnanzi un ufficiale che salta nelle camere dove trova Iris e Silvio. Lei, già sofferente per ferita, è svelta e imbracciata un’arma lo fulmina. Quelli fuori si ritirano a una certa distanza e cominciano a far fuoco con armi automatiche e mortai. Per avere una speranza di salvezza bisogna lasciare subito la casa e tentare la fuga. Corbari è esitante, non vuole lasciare Iris in mano ai fascisti. Per dissipare l’indecisione di Silvio e fare in modo che si salvi, Iris si uccide. Mentre tentavano la fuga, Corbari precipitò nel greto di un torrente e rimase seriamente ferito. Casadei si fermò per tentare di soccorrerlo. Furono catturati entrambi e poi appesi, assieme ad altri partigiani, ai lampioni di piazza Saffi, a Forlì.

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria
CORBARI Sirio (Silvio)
Soldato partigiano combattente
motivazione: Comandante di un battaglione partigiano da lui stesso costituito, terrorizzava con attacchi improvvisi e di estrema audacia i presidi nazifascisti della Romagna, creando attorno a sé fama di leggendario eroe, inesorabile contro ogni prepotenza ed oppressione. Decine di colonne motorizzate nemiche furono da lui sbaragliate, caserme e reparti nazifascisti furono da lui disarmati e costretti alla resa, villaggi e paesi occupati e liberati. Ferito durante uno scontro contro forze preponderanti e catturato dal nemico, pagava col capestro il suo epico valore, concludendo la sua vita che fu simbolo di ogni ardimento e fiamma di amore per la Libertà e per la Patria. Cornio di Modigliana, 8 settembre 1943 - 18 agosto 1944.

 

IRIS VERSARI
Nata a Portico San Benedetto (Forlì) il 12 ottobre 1922, morta il 18 agosto 1944 a Cornia di San Valentino (Forlì)
Medaglia d’oro al Valor militare alla memoria.

Di famiglia contadina bella, minuta e bruna era stata mandata giovanissima a servizio. La ragazzina coi suoi occhi di un verde intenso fin da giovane aveva dovuto combattere le avanches padronali e non. Ritornata al podere si prestò alla vita dei campi fino al settembre del 1943, quando il suo filo Corbari entra nella resistenza. La ragazza diventa staffetta della banda di "Silvio" Corbari e nel gennaio del 1944 entra come combattente nella formazione. Iris prende parte a numerose azioni di guerriglia e si distingue per il suo coraggio. Diranno anche di lei Sembrava piccola e fragile, ma non appariva mai stanca e all’occorrenza mostrava una vigoria incredibile. Il tono della voce, il luccichio degli occhi stupendi, la tenerezza dello sguardo raggiante, rivelavano in profondità una tristezza contenuta ma capace di esprimere emozioni e sentimenti tesi allo spasimo, con un bel profilo e orecchie piccole dalle quali - unico segno di civetteria - brillavano gli orecchini a pendente. I capelli folti, neri e ondulati erano pettinati molto semplicemente. Aveva un sorriso dolcissimo che ispirava simpatia, infondeva calore e metteva subito in intimità.

“Giovane di modeste origini, poco più che ventenne, fedele alle tradizioni delle coraggiose genti di Romagna, non esitò a scegliere il suo posto di rischio e di sacrificio per opporsi alla tracotante oppressione dell'invasore, unendosi ad una combattiva formazione autonoma partigiana locale. Ardimentosa ed intrepida prese parte attiva a numerose azioni di guerriglia distinguendosi come trascinatrice e valida combattente. Durante l'ultimo combattimento, circondata con altri partigiani in una casa colonica isolata, ferita ed impossibilitata a muoversi, esortò ed indusse i compagni a rompere l'accerchiamento e, impegnando gli avversari con intenso e nutrito fuoco, agevolò la loro sortita. Dopo aver abbattuto l'ufficiale nemico che per primo entrò nella casa colonica, consapevole della sorte che l'attendeva cadendo viva nelle mani del crudele nemico, si diede la morte. Immolava così la sua giovane vita a quegli ideali che aveva nutrito nella sua breve ma gloriosa esistenza.". Terra di Romagna, 9 settembre 1943 - 18 agosto 1944.

Nicola Mascellaro Da la Gazzetta del Mezzogiorno Colpito dal cancro, nel 1976 Kappler viene trasferito nell'ospedale militare del 'Celio' a Roma e, dietro i ripetuti appelli della moglie Annelise e delle autorità tedesche, nel novembre dello stesso anno, il tribunale militare concede a Kappler la libertà provvisoria in considerazione della sua malattia ormai in fase terminale. La notizia produce una valanga di proteste e su pressione dell'opinione pubblica, il p.m. si appella e la prima decisione del tribunale è ribaltata, la richiesta di libertà viene respinta: Kappler deve restare al 'Celio' fino alla fine. Ma Annelise non si arrende. La notte del 15 agosto lega il suo Herbert ad una robusta corda e da una finestra del terzo piano dell'ospedale, lo cala in strada dove Kappler è atteso da un complice con un'autovettura. Il giorno successivo Kappler è in Germania dove muore il 9 febbraio del 1978.
Naturalmente, in Italia, succede il finimondo. Le varie associazioni di antifascisti e partigiani, i numerosi parenti delle vittime, scendono in piazza; protesta Israele e le comunità ebraiche di tutto il mondo; Andreotti cancella un già fissato incontro con il Cancelliere tedesco Helmut Schmidt; alti gradi dei Carabinieri vengono trasferiti; i militi che avrebbero dovuto sorvegliare Kappler vengono arrestati, denunciati e poi rilasciati; centinaia di deputati piombano a Roma. Missini, repubblicani, socialisti e comunisti dopo, chiedono le dimissioni del ministro della difesa Vito Lattanzio. La DC, ovviamente, fa quadrato: non se ne parla proprio. Lo stesso Ministro, durante una breve e contraddittoria relazione sul caso, a Montecitorio, afferma di non aver nessuna intenzione di dimettersi..ho detto quello che potevo dire... ho la coscienza a posto. Il 26 agosto, Andreotti, nel tentativo di ridimensionare le polemiche, informa il Parlamento che il 13 settembre sarà lui stesso a riferire e, dopo l'avvenuta relazione, il Presidente del Consiglio viene posto di fronte all'alternativa: o le dimissioni di Lattanzio o la crisi di Governo. Il 18 settembre, Vito Lattanzio, va al supermercato della DC e al costo di un ministero ne riceve due: lascia la Difesa e riceve i Trasporti e la Marina Mercantile. Il caso Kappler è chiuso.

CORBARI, IRIS, CASADEI e gli altri: Un racconto della resistenza
- Massimo Novelli  - Editore: Spoon River
Silvio Corbari, il partigiano romagnolo trucidato nel 1944. Di umori libertari, amato dai contadini e dalla povera gente, Silvio così come i suoi compagni caduti con lui - Iris Versari, Adriano Casadei, Arturo Spazzoli - portarono a termine imprese che riunivano coraggio nella lotta e spirito beffardo verso gli oppressori, nei giorni drammatici della Resistenza

 Una scheda del film n. 18 è visibile al link http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/indicecinema.htm

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Durante la notte del 15 ottobre 1943 1.259 ebrei vennero arrestati e tre giorni dopo inviati ad Auschwitz. Nominato comandante della Gestapo di Roma all'inizio del 1944, Kappler si rese responsabile del Massacro delle Fosse Ardeatine. Il 23 marzo 1944 alcuni partigiani italiani uccisero 33 soldati tedeschi presso via Rasella a Roma. Per un ordine diretto di Hitler dovevano essere uccisi 10 italiani per ogni tedesco morto. Kappler, insieme con Pietro Caruso, il comandante della polizia italiana, fu il responsabile della scelta delle vittime: gente arrestata sul posto, prigionieri politici ed ebrei vennero condotti da Erich Priebke e Karl Hass presso le Fosse Ardeatine e fucilati. Al termine del massacro l'entrata delle grotte venne fatta esplodere. Furono 335 gli italiani massacrati, di cui 78 ebrei. Al termine del conflitto, arrestato dalle truppe inglesi, venne trasferito alle autorità italiane nel 1947, e condannato al carcere a vita. Nell’estate del 1977, ricoverato all'ospedale di Roma, riuscì a fuggire dopo decreti e annullamenti di libertà provvisorie per le gravi condizioni di salute. Morì l'anno seguente nella sua casa di Soltau presso Lüneburg in Germania.

ANNO 1970 - Regia
Valentino Orsini
Cast
Giuliano Gemma
Tina Aumont
A.Piovanelli
Frank Wolff
Vittorio Duse
Alfredo Allegri
Piero Anchisi
Michael Berger
Emilio Bonucci
Alessandro Haber
Sceneggiatura
Renato Nicolai
Valentino Orsini

Adriano Casadei, nato nel 1922, era figlio del sellaio di Poviglio, che aggiustava i finimenti dei cavalli. I Casadei si trasferirono nella zona di Correggio, mentre Adriano andò a studiare presso l’istituto di chimica industriale di Forlì. Dopo l’8 settembre 1943 entrò nella Resistenza partigiana. Come vicedomandante della “Banda Corbari”, si distinse per coraggio e intelligenza in numerose battaglie sui monti dell’appennino.

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