JUNIO VALERIO BORGHESE

(1906 - 1974)

           

 Nasce a Roma il 6 giugno 1906. Di famiglia nobile, frequenta il liceo a Londra e l'Accademia navale a Livorno. Nel 1928 è guardiamarina specializzato in armi subacquee sul cacciatorpediniere"Trento" . Promosso Sottotenente di Vascello nel 1929, prende imbarco sul Fabrizi e nel 1933, nel grado di Tenente di Vascello, s'imbarca sui sommergibili Tricheco ed Iride. Con quest'ultimo partecipa a missioni operative durante il conflitto italo-etiopico e nella guerra di Spagna. Nel 1935 la Regia Marina Italiana crea un gruppo di assaltatori subacquei, per compensare la disparità di forze con gli Inglesi (il mediterraneo sembrava più mare “Loro”da Gibilterra a Malta e Alessandria che "nostrum"). Nacque così il siluro a lenta corsa per incursioni subacquee, meglio noto con il nomignolo di maiale, con la sua testa esplosiva sganciabile. Era in grado di trasportare due uomini e la testata, una volta sganciata veniva fissata alla chiglia della nave nemica. Con la fine della guerra d'Etiopia la ricerca venne interrotta per riprendere solo alla fine del 1939. Si ricostituiva così il reparto speciale - Ia Flottiglia MAS- che, il 15 marzo 1941, su proposta del C.F. Vittorio Moccagatta, assume la denominazione di Xa Flottiglia MAS. La prima azione bellica fu il tentativo di attacco al porto di Alessandria d'Egitto nell'agosto del 1940. Le operazioni però erano perseguitate dalla sfortuna. Andarono perduti sei mezzi d'assalto, oltre a due sommergibili e a un piroscafo utilizzati per l'avvicinamento in rada.

Così nelle parole di Angelo Martelli “Una sigaretta sotto il temporale” 1988  la preparazione dell’operazione per quanto svolto a Rodi e Lero. All’isola di Lero, nel Dodecaneso, la gente della strada non sapeva nulla di ciò che accadeva sui vari fronti di terra di cielo e di mare, all’infuori di ciò che veniva diramato con i bollettini di guerra e dalla propaganda ufficiale quasi sempre improntata all’esagerazione euforica, o a minimizzare, o tacere del tutto, il continuo affondamento dei nostri convogli diretti in Libia. Ricordo due frasi che ricorrevano di sovente: “un grave colpo inferto al nemico” e “il supremo comando ha deciso la ritirata strategica”.  1l fatto che fra aviazione e marina non corresse buon sangue non era una novità, ma nessuno a Lero avrebbe mai pensato che questo rapporto si sarebbe deteriorato al punto, come ha scritto Antonio Trizzino in Navi e Poltrone , da essere considerata una fra le cause dei tanti insuccessi della guerra sul mare.  Trizzino sostiene la sua tesi richiamandosi all’errore commesso nel 1798 dall’ammiraglio francese Bruejs, che comandava la flotta napoleonica.  “La  storia gli rimprovera di essere rimasto alla fonda nella baia di Abukir trascurando di organizzare qualunque forma di crociera foranea col compito di annunciare l’eventuale sopraggiungere del nemico. Nelson, infatti, sopraggiunse all’improvviso il 1°  agosto 1798 e distrusse la squadra navale. Identico addebito, continua il libro di Trizzino, si può muovere all’ammiraglio Campioni, predecessore di Jachino. Chiusosi con le sue forze nella baia di Taranto, trascurò le indispensabili misure di sicurezza e non organizzò alcuna forma di vigilanza fuori dalla baia per prevenire il probabile arrivo degli inglesi. Campioni (in seguito a ciò) fu trasferito e "promosso" sottocapo di Stato Maggiore della Marina poi  Governatore delle Isole Italiane dell’Egeo.  Possiamo concedere credito a queste gravi affermazioni del Trizzino?
Qualcuno ha recentemente definito Trizzino “pamphlettista”, cioè scrittore di opuscoli o libretti a carattere polemico. È assai difficile per noi, come per altri, dare un giudizio sereno e confortato dalla conoscenza diretta dei fatti e delle persone, a distanza di oltre quarant’anni. C’è chi sostiene che le cose in Italia sono andate sempre così, cioè come le descrive Trizzino, e che ancora oggi non sono molto cambiate rispetto ad allora. Forse la differenza sta nel fatto che non c’è più un “dio” solo da adorare; in democrazia ce ne sono tanti e per il resto non è cambiato molto. Tirate le somme, i danni più gravi e sensibili alle due flotte inglesi, quella di Gibilterra e quella di Alessandria d’Egitto,
li hanno portati gli aerei ed i sommergibili tedeschi; la nave da battaglia Barham è stata affondata il 25 novembre 1941 da un sommergibile tedesco davanti a Sollum, la Illustrious fu gravemente danneggiata e messa fuori uso dagli Stukas, la Ark Rojal fu affondata il 14 novembre 1941 poco fuori dalla baia di Gibilterra da un altro sommergibile tedesco, e la lista potrebbe continuare.
L’attacco dei valorosi mezzi d’assalto, i famosi “maiali”, alla base di Alessandria, del 19 dicembre 1941, portò all’affondamento della Valiant e della Queen Elizabeth. Il piano fu studiato e preparato a Rodi nel più assoluto segreto militare.  Racconta l’allora sergente maggiore Avio Parizzi dell’ ufficio aerofoto-cartografico dell’aviazione a Rodi, che con l’ufficio operativo dell‘aeronautica, fu trasferito a Monte Profeta, nel palazzo dell’Hotel “La Cerva”, sequestrato e sorvegliato 24 ore su 24; in quei locali pervenivano tutte le foto delle ricognizioni e le notizie riguardanti ogni movimento della flotta inglese. Dall’esame delle foto fu possibile ricostruire un disegno in scala del porto di Alessandria, indicare la posizione delle navi alla fonda nelle varie date, localizzare gli sbarramenti con reti antisommergibile e con mine.  Le foto più precise, racconta Parizzi, pervenivano dai ricognitori tedeschi; erano Junker 88 che potevano salire a 11 o 12 mila metri di quota mentre gli Spitfire non potevano superare i 9 mila. La direzione del reparto operativo era affidata al generale dell’aereonautica Umberto Cappa, anch’esso in “isolamento” a Monte Profeta, che ogni martedì, accompagnato dal Parizzi, andava a rapporto dal governatore Campioni (spedito qui dove pensavano non potesse far danni), per illustrargli la situazione, i piani e le condizioni della difesa aerea. Con legittimo orgoglio, Parizzi ricorda quegli episodi: avevo solo 23 anni e quando l’ammiraglio posava la mano sul tavolo per guardare le foto, non potevo fare a meno di emozionarmi alla vista della greca che non finiva più e delle quattro lasagne. Fra i tanti ricordi del cav. Parizzi vi è anche quello di una foto scattata sulla verticale di un aeroporto inglese: il governatore Campioni volle sapere dove fossero tutti quegli aerei: Sulla sabbia, eccellenza — rispose il giovane sergente maggiore — sono sagome di legno verniciate tanto da sembrare aerei, ma gli inglesi si sono dimenticati che alle 17 pomeridiane il sole produce ombra e questi aerei non ne fanno.  Ma torniamo alla marina nel Mediterraneo per annotare che, dopo le prime esperienze non felici il reparto venne riorganizzato e preparato a Lero, nella baia di Portolago e fuori in mare aperto. Si trattava di speciali mezzi pilotati da uomini coraggiosi che il sommergibile Sciré, reso ormai leggendario dal suo comandante, il principe Junio Valerio Borghese, portò a Lero, il 9 dicembre 1941.

Borghese, Capitano di Fregata e comandante di Flottiglia guida da bordo dello Sciré l’attacco ad Alessandria nella notte fra il 18 ed il 19 dicembre 1941 (verrà insignito della medaglia d'oro). ...6 Italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l'equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell'asse. (Winston CHURCHILL dopo che avevano violato la munitissima base navale inglese di Alessandria ed affondato le due corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth).

Il 3 dicembre lo SCIRE’, come previsto nell’ordine di operazione, mollò gli ormeggi a La Spezia simulando una normale uscita e portatosi al largo, imbarcò in tutta segretezza da un pontone tre “maiali” contraddistinti dai numeri “221 - 222 - 223”. Il giorno 9 lo SCIRE’ si ormeggiava a Porto Lago (Isola di Lero) per imbarcare gli operatori e attendere l’ordine di partenza. Il girono 11 gli operatori designati per l'azione giungono a Rodi a mezzo aereo e il giorno 12 sono a Lero (Lero non aveva pista). Il 13 dicembre il Comandante BORGHESE arrivò a bordo del piroscafo ASMARA, sul quale erano imbarcati gli operatori, per vagliare con questi le ultime foto e le più recenti informazioni pervenute. Il 14 dicembre BORGHESE riceveva gli ordini dal C.te FORZA di prendere il mare per dare inizio senza ulteriore indugio all’operazione. Il 17 lo SCIRE’ in navigazione riceve il seguente telegramma :” Accertata presenza in porto due navi da battaglia. Probabile portaerei. Attaccate”. Ricevuta la situazione, iniziò l'avvicinamento all'obiettivo, portandosi in vista della costa nel pomeriggio del 18. La sera del giorno 18, dopo 16 ore di navigazione occulta, sfuggendo alla attiva vigilanza nemica, alle ore 20 il sommergibile raggiunge il punto stabilito a circa due mg. a Nord del porto nuovo di Alessandria, si posa sul fondo e fa uscire gli operatori ed i mezzi d'assalto. Il C.te BORGHESIE assegnò agli operatori i seguenti obiettivi:
- Nave da battaglia (posto di ormeggio 57): Luigi Duran de LA PENNE - Capo 2^ - cl. Emilio BIANCHI;
- Nave da battaglia (posto di ormeggio n° 61): Cap. GN Antonio MARCEGLIA - Pa - Spartaco SCHERGAT;
- Portaerei o grossa petroliera: Cap. A.N. Vincenzo MARTELLOTTA - 2° Capo - Mario MARINO
segue a
http://www.calypsosub.it/component/search/scirè borghese.html?ordering=newest&searchphrase=all&limit=20

I mezzi e gli uomini erano i naturali eredi di quelli delle operazioni speciali della Grande Guerra. Alessandria, Gibilterra, Suda, Edda, La Valletta, Sebastianopoli, Haifa, El Daba, Algeri e Alessandretta, furono i porti attaccati dagli uomini della Xa che colpirono 28 navi per complessive 200.000 tonnellate. L'8 settembre 1943 Borghese offre ai suoi ufficiali la possibilità del congedo illimitato, ma lui sceglie di restare al suo posto. Nei 600 giorni di Salò opera, con la Xa che è diventata il suo esercito personale, alle dipendenze delle SS  distinguendosi nella repressione. Nominato sottosegretario della Marina della RSI, manifesta un'indipendenza che irrita i vertici del partito, subendo anche l'arresto per due settimane nel 1944. Al termine del conflitto, dopo lo scioglimento formale della X MAS il 26 aprile 1945 in piazzale Fiume a Milano, Borghese fu preso in consegna dalla polizia partigiana. Il 9 maggio fu contattato da un agente dei Servizi segreti italiani Carlo Resio e dall'agente dell'Oss James Angleton che lo informarono che l'ammiraglio Raffaele de Courten intendeva incontrarlo a Roma. In seguito, l'11 maggio, con l'aiuto dei servizi segreti americani, scortato da Resio e Angleton, fu trasferito a Roma, dove trascorse un breve periodo prima di essere ufficialmente arrestato dalle autorità americane il 19 maggio per essere trasferito nel carcere di Cinecittà. Secondo Renzo De Felice:"Gli americani erano interessati alla X Mas perché pensavano di utilizzare i suoi famosi maiali per la guerra contro i giapponesi. Gli inglesi fecero di più: una nave che, a operazioni belliche finite, trasportava dalla Iugoslavia armi per gli ebrei in Palestina, fu fatta saltare dai maiali della X".  Rilasciato in ottobre, venne nuovamente arrestato dalle autorità italiane e trasferito da un luogo di detenzione all'altro, in attesa dell'inizio del processo. Il 17 febbraio 1949, ritenuto colpevole di collaborazionismo con i tedeschi, venne condannato a dodici anni di detenzione, ma fu subito scarcerato grazie alla protezione accordatagli dai Servizi segreti americani, con i quali era già in contatto da diversi mesi prima della fine della guerra. Nel dopoguerra è attivo nelle file del MSI, di cui è nominato presidente onorario nel 1951; appoggia Almirante, ma poi rompe con il partito e si avvicina alla destra extraparlamentare.

Un'altra versione ....Borghese, come soldato, aveva estimatori anche tra gli americani. Prima della fine del conflitto, stabilì un contatto
con il servizio segreto statunitense (OSS), col quale s’impegnò a presidiare gli impianti portuali, utili per un eventuale sbarco, in modo da impedire ai tedeschi di farli saltare. Poi, le vicende belliche seguirono un altro corso e l’operazione non fu necessaria. Tuttavia gli americani non abbandonarono Borghese al suo destino. Quando questi si arrese al CLN, si precipitò a Milano l’agente dell’OSS Jim Angleton – con pieni poteri e scorta armata – e il prigioniero fu preso in consegna. La jeep statunitense passò tutti i blocchi partigiani e raggiunse Roma senza incidenti. Il principe fu affidato all’ammiraglio Raffaele de Courten, capo di Stato maggiore della marina badogliana schierata a fianco degli Alleati, con cui aveva continuato a combattere il troncone della Decima Mas rimasto nel Sud Italia e fedele al re. Riorganizzato dal comandante di vascello Ernesto Sforza, esso fu trasformato in una nuova unità denominata Mariassalto, ed ebbe tra le sue fila alcuni degli intrepidi subacquei che nel primo periodo bellico si erano battuti contro gli inglesi. Nel 1949 Borghese fu chiamato a rispondere dei crimini commessi dai nazifascisti. Degradato e condannato a nove anni per collaborazionismo, dopo tre fu scarcerato.
Enzo Caniatti LEGIONE SS ITALIANA Aliberti Editore

IL CIRCO ITALIA E I SUOI CLOWN

Dopo aver fondato nel settembre 1968 il Fronte nazionale, nel 1971 viene accusato di un tentativo di colpo di stato, avviato e poi sospeso nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 con una colonna corazzata !!! di guardie forestali di stanza a Roma !!!. (questo è sicuramente un paese che persa la guerra ha perso anche il senso del ridicolo). Nella recente ricostruzione del fatto da parte di Giovanni Minoli (8/12/2009), stimato giornalista RAI a carico del contribuente, dove si intenta un processo ad Andreotti, che naturalmente ne esce assolto (lo è già stato decine di volte in ben altre circostanze ma le sue coperture hanno sempre funzionato), la trasmissione raggiunge i vertici della comicità quando fa vedere i golpisti che entrano al ministero e prelevano le armi (poche per fare una rivoluzione, meno di quelle che furono distribuite il 9 settembre 1943 a Roma e sappiamo come andò a finire). Le armi custodite sono dei Mab o moschetti dell'ultima guerra che nel '69 (quindi l'anno prima) avevo anch'io in caserma accatastati in un angolo in attesa d'essere radiati e che ci servivano solo per le parate (Fori Imperiali 2 giugno 1969) non certo per difendere la frontiera orientale da un attacco comunista.

Borghese morirà in esilio a Cadice (Spagna) il 26 agosto 1974 senza poter spiegare il finale della "comica finale" da cui era stato assolto.

Ah! dimenticavo  l'ingresso al circo oggi è gratis
 

Altre decorazioni a riconoscimenti per merito di guerra:
· Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Mediterraneo occidentale, febbraio 1938); 
· Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia (Mediterraneo orientale, dicembre 1941); 
· Promozione al grado di Capitano di Fregata (1941). 

pag 227 e segg del libro di Borghese. La Marina italiana, aderendo all’invito alleato, distaccò in Mar Nero una Flottiglia di motoscafi Mas al comando del capitano di vascello Francesco Mimbelli e alcuni sommergibili tascabili CB, unità che svolsero egregiamente i compiti loro assegnati (un mas affondò un incrociatore russo, e i CB due sommergibili) e diede ordine alla X Flottiglia Mas di concorrere per quanto possibile al raggiungimento dello scopo desiderato. Decidemmo di dislocare in Mar Nero un gruppo di barchini siluranti ed esplosivi, col compito di effettuare un servizio continuo di vigilanza offensiva intorno al porto di Sebastopoli e sulle rotte obbligate di rifornimento.
Le particolarissime caratteristiche dei nostri mezzi, che per la messa a punto e l’impiego richiedevano personale e materiale speciali, nonché l’esperienza acquisita coi precedenti gruppi distaccati dalla Decima in destinazioni operative periferiche, ci suggerirono di motorizzare la spedizione. Si trattava di costituire un’autocolonna che, oltre ai mezzi navali, portasse il personale, il materiale e l’attrezzatura necessari per il loro funzionamento, assicurando al gruppo completa autonomia; e che potesse inoltre, per la sua mobilità, seguire gli spostamenti del fronte terrestre. Giunta l’autocolonna nel punto più avanzato a ridosso delle linee, e varati i mezzi d’assalto, questi, agendo dal mare, avrebbero contribuito a demolire i nuclei di resistenza rimasti sulla costa. Era, in sintesi, e in proporzioni minuscole, l’idea del gruppo da combattimento anfibio che ebbe poi vaste e decisive applicazioni nella guerra, specie da parte delle forze armate americane nel Pacifico. Il capo del Reparto di Superficie, Todaro, investito dell’incarico, si mise all’opera con la consueta energia e capacità e con l’abituale entusiasmo. Chiamò a coadiuvarlo, destinandolo al comando della colonna in formazione, il suo vecchio comandante in seconda di sommergibile, capitano di corvetta Aldo Lenzi. Ufficiale valoroso, sempre sereno e allegro, instancabile nel lavoro e nel servizio, così come amante delle cose belle e delle comodità nelle ore di riposo, natura ottimista e scanzonata, Lenzi accolse l’incarico, nuovissimo per lui e per i marinai in genere, con vivo fervore, ponendosi immediatamente all’opera. In aprile (1942) fu impartito l’ordine esecutivo:C.F. Francesco Mimbelli il 6 maggio (1942) il nuovo duca d’Aosta (Aimone 1900/1948), ammiraglio ispettore, poteva assistere all’imponente spettacolo della sfilata della «(auto) Colonna Moccagatta della X Flottiglia Mas » in perfetto assetto di guerra e pronta alla partenza.
Era così composta: 5 barchini siluranti MTSM e 5 barchini esplosivi MTM autocarrati; 1auto pulman comando, dotato anche di cuccette per tutti i piloti; 1 auto-radio, con funzione altresì di segreteria della colonna e magazzino piccoli pezzi di rispetto; 1auto 100 coloniale per il comandante; 1 motocicletta porta ordini; 3 trattori; 5 autocarri 666; 5 rimorchi speciali per il trasporto dei 5 MTSM; 2 rimorchi per siluri; 1 auto officina attrezzata per riparazione degli automezzi, dei barchini e dei siluri; 1 autobotte da 12.ooo litri. 3 rimorchi botte per trasporto liquidi; 1 biga a cassone; 1 camion gru per il sollevamento dei barchini. L’armamento della colonna era costituito, oltre che da quello individuale, da 2 mitragliere a.a. da 20 mm. rimorchiate su carrello. L’autocolonna era fornita di benzina, munizionamento, macchinari, pezzi di ricambio e viveri di riserva per un funzionamento completamente autonomo di vari mesi.  L’organico del personale era così composto: capitano di corvetta Lenzi, comandante e pilota; tenenti di vascello Romano e Massarini e sottotenenti di vascello Cugia e Peliti, piloti; 14 sottufficiali, di cui otto piloti (Pascolo, Zane, Grillo, Montanari, Ferrarini, Lavoratori, Barberi e Berti), e 29 fra sottocapi e comuni, con una forza totale di 48 uomini. La rapidità sorprendente nell‘approntamento dell‘autocolonna, malgrado le enormi difficoltà d’approvvigionamento dei materiali in seguito alle restrizioni di guerra, si dovè, oltre che alle capacità tecniche ed organizzative e alla volontà e attività di Todaro e dei Suoi collaboratori, anche al fattivo intervento dell‘Ispettorato generale mas: una telefonata dell’ammiraglio duca d ‘Aosta era molte volte risolutiva e permetteva di superare in un momento situazioni e difficoltà burocratiche che avrebbero normalmente richiesto mesi di tempo. Il 6 maggio la sola colonna Moccagatta, che raggiunge la Crimea per via ferrata, lascia La Spezia e, seguendo l’itinerario Verona-Vienna -Leopoli giunge il 15 alla vecchia frontiera russa. Poi, passando per Dnepropetrovsk, il 19 giunge a Simferopol, ultima tappa del viaggio in ferrovia. Qui, sbarcata dal treno, la colonna passa alla sua sede naturale: la strada. Il 21, forte di 40 automezzi, si porta a Yalta; (i) Amm. Giovanni Ciccolo.... detta flottiglia era articolata su due squadriglie MAS (diventate successivamente tre), una squadriglia di sei sommergibili tascabili tipo CB e una colonna autotrasportata di mezzi d’assalto, Colonna Moccagatta. (I Mas e i Cb vanno via Danubio da Vienna al Mar Nero)
Finalmente il 22 maggio arriva alla sua definitiva destinazione: Foros, graziosa cittadina sulla ridente costa meridionale della Crimea, non lontana da Balaclava e a sud di Sebastopoli. Qui la spedizione pone le sue tende sotto un bosco di noccioli. Per prima cosa si costruisce una decauville e uno scivolo in legno, per portare i mezzi alla costa e permetterne il varo. Il lavoro viene eseguito in breve tempo, grazie all’aiuto fattivo di una compagnia di pionieri tedeschi. Frequenti visite di aerei russi, che spezzonano e mitragliano quotidianamente. Entrano in funzione le nostre due mitragliere da 20, unica difesa a.a. della zona. Nascono piccole divergenze coi comandi tedeschi locali, ai quali Lenzi finisce per imporsi per il suo buon senso e il suo spirito di cameratismo congiunti ad un’irremovibile dignità e fierezza, doti che gli assicurano la stima ed il rispetto degli alleati. Il 29 arriva a Foros Todaro, sempre presente fra i suoi reparti operanti. Il 31 il gruppo, già visitato dalle più alte autorità locali italiane e germaniche (Mimbelli, che coi mas ha sede a Yalta; l’ammiraglio Fleisher, Comandante la Marina germanica nel Mar Nero), è ispezionato dal generale von Manstein, comandante di tutte le armate della Crimea. La situazione è la seguente: la Crimea è interamente occupata dai tedeschi, meno le due piazzeforti di Sebastopoli e Balaclava, assediate, la cui tenace resistenza è alimentata esclusivamente via mare. Il compito dei nostri mezzi consiste nell‘effettuare agguati davanti ai porti e sulle rotte di accesso per interrompere l’afflusso dei rifornimenti e, indeboliti così gli assediati, facilitare l’assalto finale delle truppe germaniche. Con la prima missione, compiuta da Todaro il 4 giugno, ha inizio una serie ininterrotta di azioni, che si susseguono ogni notte, purché lo stato del mare lo consenta. Seguirle tutte è impossibile e sarebbe monotono, non presentando molte di esse caratteri di particolare interesse: ma l’attività svolta dai 48 uomini della colonna Moccagatta durante quel periodo, con due o tre equipaggi in mare tutte le notti, in agguato davanti ai porti nemici, e l’ininterrotto lavoro diurno per riparare i mezzi dalle avarie prodotte dal mare o nei frequenti scontri col nemico, sotto il continuo mitragliamento e spezzonamento aereo, costituiscono un’attività silenziosa, fattiva e ammirevole per abnègazione che è titolo di grande merito per tutti coloro che vi hanno partecipato.

(i) Questa e le successive citazioni sono tratte dal diario della Colonna Moccagatta, redatto dal comandante Lenzi. http://www.regiamarina.net/others/blacksea/blacksea_I_it.htm Alberto RosselliMas scendono la Cisa

C.F. Francesco Mimbelli
Med. d'Argento al Valor Militare (Mediterraneo Orientale, gennaio 1941);
Med. d'Argento al Valor Militare (Mediterraneo orientale, novembre 1941)
Med. d'Argento al Valor Militare (Capo Spartivento calabro, agosto 1943)
Med. di Bronzo al Valor Militare (Mediterraneo, giugno 1940 - giugno 1941)
Med. di Bronzo al Valor Militare (Castelrosso, febbraio 1941)
Med. di Bronzo al Valor Militare (Mediterraneo, giugno 1941 - giugno 1942)
Med. di Bronzo al Valor Militare (Mediterrano Orientale, gennaio 1942)
Med. di Bronzo al Valor Militare (Mediterraneo, giugno 1942 - sett. 1943)
Croce di Guerra al V.M. (M.Egeo, ott. 1941) - 3 citazioni sul Bollettino di Guerra
Una citazione sul Foglio d'Ordini Marina Croce di Ferro tedesca di 2a Classe
Croce di Ferro tedesca di 1a Classe.
Il colpo di mano di Castelrosso (Kastelorizo o Megisti, da mega grande)
Dal libro di Angelo Martelli - Una sigaretta sotto il temporale - Con un colpo di mano due incrociatori inglesi provenienti da Suda sbarcarono alcuni commandos e, senza colpo ferire fecero prigionieri i 16 italiani (25/2). Golia aveva divorato la mosca, e non si attendeva certo un tentativo da parte Italiana di recupero dell'Isola. Cominciò invece l'aviazione della base di Rodi (su ordine del Generale Ettore Bastico Governatore Generale del Dodecaneso. I piani del comando di Rodi prevedevano un successivo attacco alle postazioni britanniche situate sul Monte Aulonia e sul Monte Vigla, dove era situato un antico Monastero stipato di soldati italiani catturati dall'incursione inglese ) prendendo di mira il castello e nei giorni seguenti le navi ormeggiate per una eventuale fuga Il 28 Febbraio 1941 le forze italiane si ripresero l’isola prospettando per le imprese dei commandos una radicale trasformazione dopo ripetuti fallimenti. Eroe della giornata e per il popolo il Capitano Francesco Mimbelli comandante del CT Lupo. ....  Mimbelli, una bella figura di ufficiale per il quale noi ragazzi sentivamo un senso di soggezione e di rispetto; era il simbolo del coraggio, fiero, sempre a testa alta .. il caccia Lupo si lanciò in mezzo a due grosse sagome nere e silurò; il Fiji (incrociatore inglese) fu colpito da due siluri e si inclinò paurosamente su un fianco; anche l'altro fu messo fuori combattimento. .. gli inglesi a terra si ritirarono all'interno dell'isola e con la luce del giorno vennero fatti tutti prigionieri...

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