ETTORE BASTICO

1876-1972

           

da la Voce del Collezionista rivista del  Centro Internazionale di Uniformologia (l'Uniforme) n.1 gennaio 1973 (Bastico ne era Presidente dal 1956 )

S.E. il Maresciallo d’Italia Ettore Bastico, nato a Bologna il 9 aprile 1876,  entrò come Allievo alla Accademia Militare di Modena il 14 ottobre 1894. Conseguita la nomina a Sottotenente fu assegnato al 3° Regg. Bersaglieri il 30/10/1896 distinguendosi subito per ottime doti. Il 21 dicembre 1899 fu promosso Tenente nello stesso Reggimento. Dopo aver frequentato la Scuola di Guerra ove risultò come sempre tra i primi, venne promosso Capitano a scelta il 3/9/1909 e destinato al 2° Regg. Bersaglieri. E' in Libia come osservatore dirigibilista poi dal 20 marzo 1913 nel Corpo di S.M. Vi percorre rapidamente i gradi con promozioni sempre a scelta fino a quello di Colonnello. Durante la I G.M. è ufficiale di SM presso varie divisioni di fanteria.
Comanda il 9° Bersaglieri nel 1923, poi da Generale di Brigata  (1928) la XIV Brigata di Fanteria « Como » e la I Divisione Celere « Eugenio di Savoia». Promosso Generale di Divisione il 29 maggio 1932 continuò fino al 17 settembre dello stesso anno nel comando della "Celere" e, dopo essere stato Comandante la Divisione Militare Territoriale di Bologna, assunse prima il Comando della I Divisione CC. NN. « 23 marzo » in A.O. (da lui creata per incarico del Duce) e poi il Comando del III Corpo d’Armata nello stesso teatro di guerra (In questa circostanza gli viene affibbiato il soprannome di "Bombastico). Conseguita la promozione a Generale di C.d.A. in data 10 febbraio 1936, assunse a fine anno il Comando del Il Corpo d’Armata ed il 14 ottobre 1937 il Comando del CTV in Spagna.  Con questo partecipa alle battaglie di Santander e delle Asturie
. Con il grado di Generale di C.A. Comandante Designato d’Armata comandò quindi la Il Armata e poi l’Armata del Po; promosso Generale d’Armata per merito di guerra in data 7 agosto 1940 e con anzianità 26 agosto 1937, fu poi Comandante delle Forze Armate dell’Isole Italiane dell’Egeo fino al 19 luglio 1941 (in sostituzione dello squalificato De Vecchi) . In veste di Governatore del Possedimento si dedicò soprattutto a rinforzare le difese delle isole, migliorare l’efficienza dei reparti e ristabilire le comunicazioni con la madrepatria. Fu quindi richiamato in Libia nel giugno del 1941 dove assunse il Comando
Superiore delle Forze Armate in Africa Settentrionale fino all'inizio del 43 quando, in seguito alla ritirata in Tunisia, ebbe dei diverbi con Rommel (ma ne ebbe in continuazione fin dall'inizio assieme al suo sottoposto Gambara (vedi scheda) che Rommel definiva con parole scurrili i loro meriti e le loro competenze). Fu promosso poi Maresciallo d’Italia per merito di guerra il 17 agosto 1942 (all'apice della fortuna africana per vantare il parigrado con Rommel).
In complesso, quindi, S.E. il Maresciallo Bastico aveva oltre 50 anni di servizio effettivo durante i quali tanto Egli ha operato in pace ed in guerra per la Patria; 10 sono le Campagne di Guerra da Lui compiute e cioè: la campagna di Libia (1911-12) come Capitano dei Bersaglieri ed anche quale Osservatore da Dirigibile, la I guerra mondiale (1915-18) nei gradi di Maggiore, Tenente Colonnello e Colonnello, la guerra in A.O. (1936-37) quale Generale di Divisione; la guerra di Spagna (1937-38) quale Comandante di C.A. ed infine la II guerra mondiale (1940-43) nei successivi gradi di Generale di Armata e di Maresciallo d’Italia. Muore a Roma il 1 dicembre 1972 all'ospedale del Celio.
Oltre che valorosissimo Comandante S.E. il Maresciallo Bastico era anche profondo studioso di Dottrine Militari nonché Autore di opere largamente conosciute ed apprezzate sia in Italia che all’Estero. Direttore dal 1927 al 1929 della « Rivista Militare Italiana », Egli aveva già pubblicato nel 1925 la Sua notissima opera in 3 volumi « L’evoluzione dell’arte della guerra » che nel 1929 ebbe una seconda edizione e che fu integralmente tradotta in Spagnolo e Romeno a cura degli Stati Maggiori degli Eserciti d’Argentina e Romania nonché parzialmente in tedesco e russo. Tra le altre opere ricordiamo l’interessantissimo volume « Il ferreo III Corpo in A.O. » che descrive in maniera veramente magistrale l’epiche vicende di quel glorioso Corpo di Armata che tanto meritò specie durante le battaglie dell’Endertà e del Tembien Il. Innumerevoli poi gli studi e gli articoli di carattere militare pubblicati su periodici e riviste sia in Italia che all’Estero.


Armistizio: Furono in molti in quel periodo a cercare un colloquio con il pontefice. Tra essi il generale Ettore Bastico, Maresciallo d'Italia, comandante in capo delle truppe italiane in Africa. Il 19 febbraio 1943 questi aveva inviato in Vaticano il suo segretario, il colonnello Bertone, ufficiale dei bersaglieri, con il compito di fissargli un'udienza (per il 22) con Pio XII. In tale occasione il colonnello ebbe un colloquio con il Maestro di Camera del Pontefice, monsignor Arborio Mella di S. Elia, in cui sostenne l'assoluta necessità per l'Italia di sganciarsi dalla Germania, di porre fine alla guerra e di assicurare l'ordine e la pace, magari con un comando militare. "Ho cercato di interessare il Santo Padre della attuale situazione d'Italia per la attuale guerra... ma il Papa si è tenuto tanto in alto, sorvolando sulla questione, e lasciandomi senza manifestarmi il suo altissimo parere". L'idea di Bastico era molto probabilmente quella di un colpo di stato militare con l'appoggio degli Alleati e l'istituzione di un comando militare (con a capo lo stesso generale); è quindi abbastanza intuitivo che su questioni così delicate il pontefice non potesse sbilanciarsi e dare il proprio appoggio. Bastico non fu l'unico militare di alto grado ad essere ricevuto dal papa; secondo il Registro delle Udienze, da febbraio ad aprile, Pio XII ne ricevette altri otto: il generale Visconti Prasca il 19 febbraio, il generale Squillace il 7 marzo, il generale Roncaglia l'8 marzo, il generale Magli il 15 marzo, l'ammiraglio Turr il 15 marzo, il maresciallo d'Italia Caviglia il 26 aprile, Cavallero il 29 aprile, il "duca del mare" Thaon de Revel il 27 aprile. Un altro ad essere ricevuto fu Kallay, presidente del consiglio dei ministri di Ungheria. Kallay riferì la conversazione a Mussolini e il duce rispose che tutto dipendeva dal suo prossimo incontro con Hitler, ma poi "si tormentò le mani, si raggomitolò più volte sul divano e aggiunse che non si sentiva fisicamente in grado di litigare col Führer" (era l’ulcera?)

Era il 10 settembre 1943. Bastico era "rinchiuso" dai tedeschi, sotto discreta sorveglianza, nella sua villa di Città della Pieve. Un capitano, Vittorio Luoni reduce di Russia gli si presenta alla villa ed esordisce con un - Ciao Ziosottovoce -missione speciale dello S.M.E. - (da historia n 177). Il Maresciallo sta al gioco senza tradire la benché minima perplessità e guida l’ufficiale in casa dove ha luogo, più o meno, il seguente colloquio:
« Sono il capitano Vittorio Luoni. Ho "occupato" ieri mattina la stazione di Chiusi per ordini superiori e stamane ho avuto l'incarico di portarla a Roma, dove è vivamente atteso al Ministero della Guerra ».
« Bene. Non vedo però come possa lasciare la villa che è strettamente vigilata dai tedeschi, dai quali ho avuto l’ordine di non muovermi per nessun motivo »
« Se Vostra Eccellenza accetta, propongo di ritornare questa sera alle 21 portando al seguito una tuta blu da motociclista. V.E. può uscire scavalcando il muro di recinzione da qualche parte, indossare la tuta e poi salire sulla mia motocicletta come fosse il meccanico del mezzo... ».

« D’accordo. Il muro è facilmente superabile sul lato destro all’altezza di quel grosso cespuglione — ed il Maresciallo d’Italia indicò il luogo attraverso lo spiraglio di una finestra, — faremo senz’altro come Lei ha proposto. Arrivederci a questa sera ».
Il capitano venne quindi accompagnato dal generale fino al cancello della villa e, dopo un familiare abbraccio, si allontanò a tutto gas per riferire quanto sopra al suo comandante di battaglione. Giunto in stazione, l’ufficiale notò che due tedeschi, spingendola a mano, stavano sottraendo una motocicletta civile prelevata dal deposito merci. La cosa gli diede molto fastidio per cui intervenne subito e, per far lasciare più facilmente il motociclo, asserì che esso era di sua proprietà. Detto questo lo mise in moto, fece un disinvolto e veloce giro nel cortile ed i nazisti, sebbene non troppo convinti, se ne andarono « mollando l’osso », che venne riportato nel deposito.
Che vi fossero dei tedeschi nell’interno della stazione non deve meravigliare nessuno. Infatti,  benché lo scalo fosse sempre occupato dagli italiani, ogni tanto, nella recinzione ferroviaria entravano dei tedeschi che poco dopo, con aria pacifica e senza molestare nessuno, uscivano passando dal cancello attraverso il quale erano entrati. Non essendovi specifici ordini contrari e dato che i nazisti non causavano molestia nè tendevano a rioccupare il luogo con la forza, il reparto italiano, pur stando all’erta per evitare sorprese, li lasciava fare.
La sera dello stesso giorno, indossando una tuta blu da meccanico e portandone una di riserva, il particolare moto ciclista ritornò a Città della Pieve, costeggiò furtivamente il muro ed attese l’arrivo dell’eccezionale passeggero, che apparve puntualissimo. Da buon bersagliere superò agilmente il muricciolo, indossò la tuta, balzò sul seggiolino posteriore del motomezzo e ... via a tutto gas verso Chiusi dove giunse poco dopo.
Tutto era stato minuziosamente calcolato per cui in stazione il Maresciallo d’Italia dovette sostare solo pochi minuti prima di salire sul convoglio in sosta che lo avrebbe portato a Roma. Prima di ripartire ringraziò il comandante di battaglione ed il capitano per la riconquistata libertà ed affidò al secondo due pistole personali, di cui una con le guance dì madreperla, chiedendo di recapitargliele poi nella capitale. Ordine che venne eseguito. Il reparto, rimasto isolato, senza direttive e senza più viveri, incominciò a poco a poco a sfaldarsi. I convogli in transito che si susseguivano numerosi, erano ora gremiti in gran parte di civili i cui abiti di taglia non adatta mostravano chiaramente trattarsi di militari camuffati per sfuggire ai tedeschi. Da quel treni provenivano voci tragiche e quanto mai allarmanti su ciò che avveniva a Roma e dintorni. Gli ufficiali, sempre in uniforme, con i pochi fedeli rimasti loro accanto e completamente disorientati ritornarono allora a Montepulciano dove il giorno dopo, 13 settembre, i tedeschi effettuarono un rastrellamento. Alla periferia dell’abitato, un graduato avvicinò bruscamente il noto capitano, gli puntò contro la pistola mitragliatrice e guardandolo ferocemente, gli disse: « Tu... Maresciallo Bastico ». Con un violento pugno, sorprendendo il tedesco, Luoni si eclissò alla macchia. Bastico ritenuto compromesso col passato regime fascista fu comunque epurato. Da allora non ebbe più alcun ruolo attivo e si dedicò dopo la guerra agli studi di storia militare.

LE ESEQUIE (da il Quadrante del 1/1/1973)

Le Forze Armate hanno tributato solenni onoranze funebri alla Salma del Maresciallo d’Italia Ettore Bastico deceduto il 1° dicembre all’Ospedale Militare Principe di Roma, all’età di 96 anni. Il feretro, trasportato su affusto di cannone e avvolto nella bandiera tricolore, ha ricevuto sulla piazza Celimontana, all’uscita dalla Cappella dell’Ospedale, gli onori militari di un Reggimento di formazione con la Bandiera del l° Reggimento Bersaglieri Corazzato e la Banda dell’Esercito. La fila delle numerosissime corone era aperta da quella del Presidente della Repubblica Leone portata da due Corazzieri; seguivano quelle del Presidente del Consiglio, del Vice Presidente del Consiglio e Ministro della Difesa, quella delle Forze Armate e tutte le altre inviate, come ultimo e devoto omaggio alla memoria del vecchio Soldato scomparso, da tutte le Associazioni d’Arma e combattentistiche. Il Reggimento di formazione ha preceduto il lungo corteo funebre nel tragitto da Piazza Celimontana a Via della Navicella dove esso s’è sciolto. Un ufficiale del l° Bersaglieri recava il cuscino con le decorazioni al Valor Militare e onorificenze che il Maresciallo Bastico, già combattente con il grado di Sottotenente dei Bersaglieri nella guerra italo-turca del 1911 si era guadagnato su tutti i fronti di guerra. 

Il cuscino era ornato da 9 ricompense al V.M. e 2 promozioni per M.G. era stato insignito, infatti, della Commenda, del Grande Ufficialato ed infine della Gran Croce dell’Ordine Militare di Savoia (ora d’Italia), decorato della Medaglia Militare Spagnola con Diamanti, di Medaglia d’Argento al V.M., di Medaglia di Bronzo e di Croce di Guerra al V.M., di ben 7 Croci al Merito Militare, della Croce di Guerra Francese con Stella Vermeil. Delle splendide motivazioni ricordiamo le seguenti: Grande Ufficiale dell’O.M. di Savoia (ora d’Italia) - Motu Proprio Sovrano, Spagna 15 aprile-10 ottobre 1937: « Animatore e trascinatore di alto valore. Con perizia ed energia dava, in brevissimo tempo, dinamico impulso al Corpo Truppe Volontarie in Spagna. Nella battaglia di Santander (14-26 agosto 1937), da lui preparata e manovrata, conquistò alle armi Legionarie fulgida vittoria ».
Cavaliere di Gran Croce dell’O.M. di Savoia (ora d’Italia), 17 febbraio 1942: « Comandante Superiore delle Forze Armate dell’Africa Settentrionale Italiana dava opera infaticabile ed illuminata dapprima al p0- tenziamento delle forze, poi alla salda resistenza ed alla sagace manovra che aveva per esito l’indebolimento dell’avversario ».

Promozione a Maresciallo d’Italia per M.G.: « Per l’opera di Comando svolta quale Comandante Superiore delle Forze Armate in Africa Settentrionale ed, in particolare, durante le vittoriose operazioni in Cirenaica ed in Territorio Egiziano » (10 dicembre 1940-10 agosto 1942). 

Il feretro è stato trasportato nei viali dell’Ospedale fino alla piazza Celimontana per essere collocato sull’affusto di cannone da sei Sottufficiali del 1° Bersaglieri. Non appena sistemato sull’affusto, il Capo di Stato Maggiore della Difesa e i tre Capi di Stato Maggiore dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica si sono portati ai quattro lati per sostenere i cordoni per tutto il tragitto del corteo. Il Presidente della Repubblica era rappresentato dal suo Consigliere Militare, Gen. C. d’A. Scotto Lavina. Erano altresì presenti il Segretario Generale della Difesa, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, il Comandante Generale della Guardia di Finanza, il Comandante della Regione Militare Centrale, il Comandante della 2a Regione Aerea, e i più alti gradi delle tre FF.AA. presenti a Roma.
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