"OPERATION SUNRISE"
e le ultime lettere dal moribondo
Roosevelt
BY 1945 THE RULERS of Nazi Germany had belatedly begun to understand
that the military collapse of the Third Reich was inevitable. Diplomacy
came to be seen as the only means of saving the situation. Wehrmacht
generals (Guderian), leaders of the SS (Kaltenbrunner and Wolff in
Italy), leading officials of the Ministry of Foreign Affairs (Weizsàcker
and Hesse) insisted on more active diplomatic soundings. Even the
top-level leaders of the Reich—Hitler, Goering, Himmler and Goebbels—agreed
that diplomatic action was necessary (Herbstnebel plan). But among the
Nazi leaders there was confusion over how to find salvation from the
impending catastrophe. Hitler and his closest associates in the Nazi
Party believed a military clash between the Soviet Union and the Western
Powers to be inevitable. They rejected the idea of any sort of
capitulation, hoping that at the moment of the collision between the
Powers of the anti-Hitler coalition the Nazi state would be able to play
the part of the "Third Rejoicer" and leave the war not only not weakened,
but even strengthened. The first meeting between Dulles and Wolff took
place in Zurich, on March 8. Dulles gave the SS general rather a warm
reception, trying to create an informal, friendly atmosphere,
entertaining his guest, and joking. Dulles obviously liked the Nazi
envoy. Dulles made a favorable impression on Wolff, as he admitted later.
That first meeting gave a start to a years-long friendly relationship.
"Operation Sunrise" - La
resa tedesca in Italia |
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Mussolini e Wolff
Theodor Emil Saevecke
o Saewecke nato ad Amburgo il 23.3.1911, figlio di militare frequenta il
liceo a Lubecca quando è già iscritto alle organizzazioni giovanile del
partito di Hitler, Schilljugend dell'Organizzazione Rossbach e le
Sturmabteilungen (SA). La carriera “militare” di Theo parte, e non
poteva essere altrimenti per uno di Amburgo e Lubecca, sul mare come
«cadetto della marina mercantile». Resta imbarcato fino al 1934 toccando
i quattro angoli del mondo. Abbandona l’acqua per una presunta malattia
allo stomaco (sintomatica degli imbarcati e degli sbarchi) ed entra in
Polizia a Lubecca come aspirante commissario. Nel frattempo, nel 1937,
frequenta la scuola ufficiali della Sicherheitspolizei (la polizia di
sicurezza SIPO) e «dopo un solido collaudo» viene assegnato alla
Direzione della polizia criminale di Berlino (Kriminalpolizei Leitstelle)
dove diventa capo del reparto incendi e catastrofi, occupandosi anche
della sezione omicidi. Allo scoppio della guerra, nel settembre 1939
viene immediatamente inviato a Poznan in Polonia mantenendo i gradi e
gli incarichi nelle SA. (Capitano). Il suo arruolamento nelle SS si fa
risalire al corso fatto in Italia nella Polizia dell’Africa Italiana
(PAI) dai tedeschi ritenuta la miglior scuola per il teatro africano.
Raggiunge l’armata di Rommel in Africa all’inizio del 1942 con incarichi
di polizia che vengono espletati principalmente a partire dallo
sconfinamento in Tunisia (Dic. 42) nella caccia agli Ebrei per lavori
campali di difesa. In Libia a sovranità italiana non poteva
permetterselo. Il suo è un «Einsatzkommando della polizia di sicurezza e
dello SD Afrika» alle dipendenze di Walter Rauff (ex ufficiale di
marina espulso per violenza carnale) che seguirà dopo la caduta
della Tunisia (maggio 43) prima in Corsica poi in Italia dopo l’8/9
(25/9). Saevecke viene inviato in agosto a Livorno (sotto mentite
spoglie) per poi guadagnarsi un posto di maggior prestigio: all’indomani
dell’8 settembre 1943 è a Milano come comandante la polizia e il
servizio di sicurezza della piazza. Comandante supremo in Italia per la
polizia l'Obergruppenführer (generale di corpo d'armata) è Karl Wolff
delfino di Himmler. Una certa divisione fra SS e polizia continuava ad
esserci avendo due strutture separate e al vertice di questa c’era il
generale Wilhelm Harster cacciatore di ebrei. Lo SD (sicherdienst) era
in sostanza «la centrale informativa più completa della quale disponesse
l'apparato tedesco in Italia» e chi, come Rauff, doveva rispondere del
proprio operato a superiori come Harster e |
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L’operazione Montanelli vista in altra sezione (freetime libri pag 16 ultime rivelazioni di Renata Broggini) aveva
come obiettivo d'infiltrare, si spie fra i rifugiati in Ticino, ma anche venire in
contatto con i servizi segreti americani (Allen Dulles OSS) per due scopi:
controspionaggio e/o abboccamenti in vista del collasso del fronte
italiano che
nell'autunno del 1944 si preannunciava imminente. La linea Gotica e il freddo
inverno si preannunciavano invece come il più fedele alleato dei tedeschi e i
partigiani erano stati scoraggiati da Clark, in novembre, dall'intraprendere offensive
che non potevano essere appoggiate. Le
stragi da loro (nazisti) perpetrate alle spalle della linea Gotica (es. Marzabotto) non
influivano su eventuali trattative di armistizio poiché in queste
situazioni si chiede sempre un salvacondotto valido per tutti,
torturatori e non. Poi nel nostro caso forse gli ordini a trattare
venivano da molto in alto forse dalla stessa Berlino e forse dallo
stesso baffino come vedremo più sotto. Fin dalla seconda metà del 1944 quindi i vertici
del reich (ma non ci sono prove definitive), utilizzando con estrema cautela e
diffidenza prima la mediazione del Vaticano e poi di personaggi del
mondo industriale, avviarono una serie di abboccamenti con i servizi
alleati per sondare le possibilità di negoziare la resa sul fronte
italiano ma non solo. La chiave di tutto per il nostro fronte si presentò in Gennaio ( forse saranno
state le armate russe che liberata Auschwitz il 27 entrano nei confini storici della Germania
il 2 febbraio
http://forum.chatta.it/politica/7154954/armata-rossa-1945-1953.aspx
o gli imminenti accordi di Yalta) quando con un colpo di c…. viene catturato “Maurizio” Ferruccio Parri, la
più alta personalità politica della Resistenza. Con
«Maurizio» il poliziotto Saewecke (protagonista della vicenda
Montanelli) si comporterà con una diplomatica correttezza
a cui fa da contraltare il rigore nel proseguimento della
repressione: il capitano non sembra proprio essere cambiato. Saevecke
ligio al principio sopra espresso affida a Luca
Osteria (il doppiogiochista dell'Ovra) l'incarico d'interrogare Parri,
ma l'ex provocatore
ha in questo momento saltato definitivamente il fosso e per quasi un mese non
soltanto concerterà con Parri le risposte, passando poi a Saevecke
relazioni dal contenuto inconsistente e fuorviante, ma mostrerà al
prigioniero importanti documenti riservati di fonte germanica, finché il
3 febbraio 1945 «Maurizio» viene trasferito al comando centrale di
Harster a Verona. Ai tedeschi in Italia ora serve una via nostrana per trattare,
dopo il fallimento del
Piano Herbstnebel (nebbia autunnale uscito dalla cancelleria del
Reich vedi sotto) con finalità similari.L’operazione Montanelli vista in altra sezione (freetime libri pag 16 ultime rivelazioni di Renata Broggini) aveva
come obiettivo d'infiltrare, si spie fra i rifugiati in Ticino, ma anche venire in
contatto con i servizi segreti americani (Allen Dulles OSS) per due scopi:
controspionaggio e/o abboccamenti in vista del collasso del fronte
italiano che
nell'autunno del 1944 si preannunciava imminente. La linea Gotica e il freddo
inverno si preannunciavano invece come il più fedele alleato dei tedeschi e i
partigiani erano stati scoraggiati da Clark, in novembre, dall'intraprendere offensive
che non potevano essere appoggiate. Le
stragi da loro (nazisti) perpetrate alle spalle della linea Gotica (es. Marzabotto) non
influivano su eventuali trattative di armistizio poiché in queste
situazioni si chiede sempre un salvacondotto valido per tutti,
torturatori e non. Poi nel nostro caso forse gli ordini a trattare
venivano da molto in alto forse dalla stessa Berlino e forse dallo
stesso baffino come vedremo più sotto. Fin dalla seconda metà del 1944 quindi i vertici
del reich (ma non ci sono prove definitive), utilizzando con estrema cautela e
diffidenza prima la mediazione del Vaticano e poi di personaggi del
mondo industriale, avviarono una serie di abboccamenti con i servizi
alleati per sondare le possibilità di negoziare la resa sul fronte
italiano ma non solo. La chiave di tutto per il nostro fronte si presentò in Gennaio ( forse saranno
state le armate russe che liberata Auschwitz il 27 entrano nei confini storici della Germania
il 2 febbraio
http://forum.chatta.it/politica/7154954/armata-rossa-1945-1953.aspx
o gli imminenti accordi di Yalta) quando con un colpo di c…. viene catturato “Maurizio” Ferruccio Parri, la
più alta personalità politica della Resistenza*. Con
«Maurizio» il poliziotto Saewecke (protagonista della vicenda
Montanelli) si comporterà con una diplomatica correttezza
a cui fa da contraltare il rigore nel proseguimento della
repressione: il capitano non sembra proprio essere cambiato. Saevecke
ligio al principio sopra espresso affida a Luca
Osteria (il doppiogiochista dell'Ovra) l'incarico d'interrogare Parri,
ma l'ex provocatore
ha in questo momento saltato definitivamente il fosso e per quasi un mese non
soltanto concerterà con Parri le risposte, passando poi a Saevecke
relazioni dal contenuto inconsistente e fuorviante, ma mostrerà al
prigioniero importanti documenti riservati di fonte germanica, finché il
3 febbraio 1945 «Maurizio» viene trasferito al comando centrale di
Harster a Verona. Ai tedeschi in Italia ora serve una via nostrana per trattare,
dopo il fallimento del
Piano Herbstnebel (nebbia autunnale uscito dalla cancelleria del
Reich vedi sotto) con finalità similari.
« A Parri è sempre
bastato avere la coscienza tranquilla. Per questo non volle mai
rinunciare alle sue idee. » (Enzo Biagi, Era ieri) Ferruccio Parri
(Maurizio) venne casualmente fatto prigioniero dai nazi-fascisti il
2/1/45. Non riconosciuto subito (fu un agente di polizia a riconoscerlo
nei locali dell'Hotel Regina, sede del comando milanese delle SS) fu
oggetto di un tentativo di liberazione quasi immediato da parte di
Edgardo Sogno che al fallimento gli si aprironole porte del lager di
Bolzano. Quando un mese dopo iniziarono le trattative segrete di Wolff
con gli americani (Alle Dulles in Svizzera (Operazione Sunrise in altra
sezione) per sganciare la guerra tedesca in Italia gli americani
chiesero la sua liberazione. Parri e Usmiani, altro messo in lista, i
primi giorni di marzo del 1945 furono liberati e condotti oltreconfine.
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Kaltenbrunner, l'uomo che dal
giugno 1942 aveva sostituito Heydrich alla testa dell'Ufficio centrale
per la sicurezza del Reich, non poteva permettersi di avere per diretto
collaboratore, a capo di un comando importante e delicato come Milano,
un ufficiale che non offrisse la più assoluta garanzia di efficienza e
fedeltà ideologica. Da Theo dipendevano anche Bergamo, Pavia e Novara
(che diventerà il santuario della guerra partigiana (Ossola). L’Hotel
Regina era la sua sede e sede anche del comando superiore per Rauff.
Saevecke era il contrario di Rauff: poliziotto di razza e di
professione, era di notevole intelligenza. Il suo striminzito ufficio V
(n° persone) polizia criminale dell'AK Mailand farebbe
pensare ad un suo non diretto
coinvolgimento nelle operazioni di rastrellamento ma documenti hanno
portato alla luce un organico di almeno 150 persone. In base a direttive
emanate dal generale Harster (nov.’43), la polizia criminale (e di
sicurezza) tedesca si era riservata la più ampia libertà d'iniziativa
nei confronti di quella italiana, arrogandosi l'esclusivo diritto di
procedere indiscriminatamente non solo contro cittadini tedeschi
residenti in Italia ma anche contro italiani, mentre quella italiana,
cui era interdetta ogni misura contro cittadini tedeschi, non poteva
nemmeno operare in assoluta esclusività contro quelli italiani.
Principi, questi, applicati nei confronti della polizia di Stato e di
tutti i vari uffici di quelle politiche e speciali messe in campo da
Guardia nazionale repubblicana, Brigate nere, Legione Muti e tutte le
altre innumerevoli formazioni fasciste che si definivano polizia
interna. In una situazione come questa c’erano quindi agenti che pur in
servizio per la Rsi svolgevano il doppio compito con i tedeschi, coperti
o non. Se a San Vittore alcuni bracci erano direttamente controllati da
loro, i tedeschi (interrogatori e indagini), gli altri non lo erano solo
per la benevola concessione di Theo. I detenuti erano comunque tutti
loro ostaggi e da lì vengono prelevati i quindici martiri di piazzale
Loreto nelle prime ore del 10 agosto 1944. ...UN SALTO AL DOPOGUERRA
..... Il 28 aprile Daddario
(OSS) fa la spola tra l’albergo Regina e il comando generale del Corpo
volontari della libertà (cvl), e il 29 aprile, i carri armati
americani entrano in città e il 30, sotto la loro protezione, Saevecke
abbandona la sede dopo diciannove mesi e diciassette
giorni di occupazione spietata. Verso la fine degli anni quaranta Saevecke fu reclutato dalla CIA e gli fu attribuito il nome in codice "Cabanio".
Il suo file comprese le ammissioni di colpevolezza spariscono. Saevecke
fu poi introdotto nei ranghi della polizia della Germania occidentale e
vi fece carriera indisturbato, giungendo a ricoprire il grado di
vicedirettore dei servizi di sicurezza del Ministero degli Interni. La
notte del 27 ottobre 1962 organizzò ed eseguì una irruzione illegale ed
intimidatoria ai danni delle redazioni del settimanale Der Spiegel a
Bonn e ad Amburgo. Ne seguì invece una violenta campagna stampa contro
Saevecke che condusse alla formulazione di accuse circa la sua
partecipazione alla consumazione di guerra in Tunisia e in Italia.
Allarmate, le autorità tedesche chiesero alle omologhe italiane notizie
sull'attività di Saevecke durante la guerra. Dalle indagini condotte dal
giudice milanese Guido Salvini, in qualità di consulente della
commissione parlamentare, è emerso che nel 1963, a seguito della
richiesta tedesca - la Procura Generale Militare |
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A Verona vi rimane fino al 7 marzo quando, per diretto
intervento di Wolff viene prelevato e accompagnato in Svizzera insieme
al maggiore degli alpini Antonio Usmiani: gli americani ne hanno preteso
la liberazione come pregiudiziale prova di buona fede per la
continuazione delle trattative avviate con prudenza e in una girandola
di personaggi come si può desumere dal carteggio desecretato della CIA
al link e ai passi che publico. Ad Harster Wolff dà a intendere che si
tratta d'uno scambio di prigionieri, un regalo per il compleanno di
Hitler: Parri in cambio del colonnello Wünsche, ex aiutante di campo del
Führer. Il gioco è rischioso anche per Wolff: Himmler ha proibito
qualsiasi contatto con gli angloamericani e lo stesso Harster, che sul
finire del 1944 ha avuto degli abboccamenti con il presidente della Snia
Franco Marinotti nell'eventualità di un passaggio pacifico di potere
agli alleati, da tempo ne spia le mosse e adesso segnala a Himmler la
strana liberazione di Parri. Se non è d'accordo Himmler, non lo è
neanche Hitler o forse no !?.
Se a Est premevano i Russi a Ovest lo facevano gli alleati ma da Berlino
erano ancora molto lontani e in caso di vittoria a prendersi la Germania
sarebbero stati i russi (Berlino è in Pomerania a 80 km dall'Oder).
Sul fronte Italiano, si era lontani da Berlino e neanche con un
miracolo ci si poteva arrivare ma un armistizio separato poteva liberare
tanti soldati da tamponare i russi all’Oder che Zhukov il 3 febbraio
aveva attraversato in più
punti (e forse come diceva Patton ad andare anche oltre: poi si frenava
Tito che altrimenti sarebbe sconfinato in Padania e in Austria che
considerava sue (Friuli, Graz e Klagenfurt). Nonostante la superiorità aerea
alleata la
possibilità che in qualche maniera almeno mezzo milioni di combattenti
validi (più i fedelissimi italiani)si asseragliasse su “la
ridotta alpina” spaventava gli alleati. Il bacino industriale del nord
in una simile situazione sarebbe stato raso al suolo con un inestimabile
danno per il dopoguerra e condizioni politiche impossibili. Gli
industriali “emigrati” in svizzera premevano su Allen Dulles (OSS) per
trovare una soluzione. I tedeschi smantellavano tutto il materiale
ferroviario non utilizzabile di fatto riportando il paese all’era
preindustriale. Quello che non era stato distrutto dai bombardamenti
alleati, porti, ponti etc lo avrebbero fatto i tedeschi.
Bloccare i piani per la fortezza alpina è così importante da
giustificare qualsiasi mancanza di scrupoli ?. Si se si mettono in conto
i morti (come in Giappone dove, atomica esclusa, si prevedevano ancora un
milione di morti: inutile spreco per una guerra che era formalmente
vinta). Si sviluppa una girandola di colloqui imbastiti in Svizzera, fra
Zurigo, Berna, Lugano e Ascona fra esponenti delle SS e rappresentanti
alleati che coinvolge oltre al paese ospitante, capi di stato e premier,
ministri degli esteri e diplomatici, capi di stato maggiore e
marescialli inglesi e tedeschi, industriali e prelati, ufficiali delle
SS e agenti segreti, affaristi e delatori. Non è possibile controllare
per ciascuno le vere volontà, se sono li solo per sabotare o per altro.
Una trattativa coi tedeschi poi non può prescindere dai sovietici,
sospettosi da sempre degli alleati, e questi si che ci andrebbero per farla fallire. Più che
di guerra sul tavolo ci sono i destini politici dei paesi belligeranti,
le economie e il commercio mondiale, per ultima la volontà popolare.
Agisce per conto degli Usa la sezione OSS di Dulles che come dice
Aga
Rossi: “ Gli uomini che si insediarono nei più importanti uffici
amministrativi dell’ente erano, come Donovan e i suoi amici David Bruce
e Allen Dulles, avvocati di grandi corporation, dirigenti del mondo
degli affari e banchieri. Conservatori e tutti d’un pezzo, spesso
repubblicani provenienti dalle più ricche famiglie del paese, erano
uomini la cui presenza nei circoli ufficiali di Washington era
rassicurante e che d’altra parte non erano sentiti come una minaccia
dall’alto comando militare. E si servivano di una squadra di agenti la
più variegata possibile scelta con scarso riguardo alla posizione
sociale o alle convinzioni ideologiche che passavano in secondo ordine".
Uno di questi uomini, giovane e idealista, era
Peter Tompkins che scrive: “Mi ero arruolato come volontario nell’OSS per una ragione
semplice e del tutto politica: era necessario sconfiggere il
nazifascismo, che, come democratici americani, aborrivamo per la sua
ideologia. Il nostro intento era di aiutare a ristabilire in Italia e in
Europa sistemi di governo democratici. Il Re e Badoglio con i loro
dipendenti del SIM, volevano al contrario mantenere una forma di governo
simile a quello che avevano favorito e lasciato fiorire per vent’anni:
lo stato fascista. In questo furono sostenuti da Churchill con
l’apparente motivazione di un utile anticomunismo”. |
e il Gabinetto del Min.
della Difesa si scambiarono il fascicolo per lungo tempo senza mai
trasmetterlo a Bonn ed archiviandolo il 20 maggio 1963. In tal modo Saevecke proseguì indisturbato o quasi la sua carriera nella polizia
tedesca sino alla pensione. (Notizie storiche tratte dal libro di Luigi Borgomaneri "Hitler a
Milano" liberamente scaricabile da Internet )
Si contrapponevano ai tedeschi sulla linea gotica che si spingeva fino
in Liguria due armate, quella americana del generale Truscott, la 5ª che
schierava il 4° Corpo ( 92ª Div Ft., 1ª brasiliana, la 10ª Usa da
montagna e la 1ª corazzata), ed il 2° Corpo (88ª, 91ª e 34ª Div. Ft, la
6ª corazzata sudafricana, il gruppo "Legnano" del CIL). L'85ª ed il
Gruppo "Mantova" fungevano da riserva operativa. L'8ª Armata britannica
del generale McCreery aveva in linea il 13° Corpo (10ª Div. Ft. indiana
ed il Gruppo di combattimento "Folgore"), il 10° Corpo (brigata ebraica
ed il Gruppo di combattimento "Friuli"), il 2° Corpo polacco rinforzato
da due brigate corazzate, il 5° Corpo ( 2ª Div. Ft. neozelandese, l'8ª
Div. Ft indiana, la 56ª e 78ª fanteria, la 2ª Divisione e la 9ª e 21ª
Brigata corazzata, il Gruppo di combattimento "Cremona"). La 6ª
corazzata era di riserva. |
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Peter Tompkins
recrimina anche che l’OSS, preferì utilizzare da quel momento nazisti e
fascisti per attuare la politica anticomunista americana. Secondo
Tompkins “questa divenne la politica di Allen Dulles a Wiesbaden e di
James Angleton a Roma: salvare e riorganizzare nazifascisti per una
guerra segreta contro l’Unione Sovietica, contro i suoi paesi satelliti
e contro i partiti comunisti interni”. Pro e contro. Nell’immediato un
disastro lasciare andare avanti la guerra che si concluderà comunque
entro l’8 maggio e un altro disastro in futuro contro una potenza decisa
a far saltare anche fuori dagli accordi di Yalta gli equilibri mondiali. E Churchill aveva il
suo di servizio segreto il SOE col quale monitora i movimenti partigiani
comunisti italiani. E così nasce anche la “missione Mallaby”, dal nome di un
giovane capitano del SOE, Richard Mallaby (HS 6/874
1945 2nd mission during the final surrender of Axis forces in Italy) che il generale
Alexander vuole si avvicini al cardinale di Milano Schuster, per essere
poi messo in contatto con il comandante militare della RSI, Graziani. Scopo: organizzare le forze
dell’esercito repubblicano come baluardo per impedire qualsiasi
tentativo dei comunisti di prendere il potere nel Nord a guerra finita.
Secondo Tompkins, Alexander “offriva di inviargli truppe aerotrasportate
per coprire le zone dove le forze della RSI non avessero potuto
mantenere l’ordine”. Dunque non basta il nemico “nazifascista”, già si
profila all’orizzonte il “pericolo comunista”. E per cominciare o finire gli
ufficiali sovietici di collegamento con gli alleati che non vengono
messi al corrente delle trattative fino all’ultimo momento. Gli accordi
di Yalta
fra gli Alleati erano che non ci sarebbero state trattative separate e
rese parziali locali. Gli accordi segreti naturalmente passavano sopra
le teste di Mussolini e dei suoi ministri, di fatto venduti. Come fu comprato per la sua liberazione dal
Gran Sasso, facendo scappare il Re ora veniva venduto lui e le sue
divisioni che con tante altre naziste considerate inferiori, come quelle
di nazionalità slave sarebbero rimaste al di qua del Po' a
sacrificarsi. La fuga in Svizzera di Mussolini e la fucilazione a Dongo vanno
infatti visti in questa ottica. |
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da jewishvirtuallibrary
Near the end of the war
Walter Rauff, then
an SS and police official in northern Italy, tried to gain credit for
the surrender of German forces in Italy but ended up only surrendering
himself. After escaping from an American internment camp in Italy, Rauff
hid in a number of Italian convents, apparently under the protection of
Bishop Alois Hudal. In 1948 he was recruited by Syrian intelligence and
went to Damascus (only to fall out of favor after a coup there a year
later). According to one report, he tortured Jews in Syria. He and his
family then settled in Ecuador, later shifting to Chile, where he may
have served in Chilean intelligence. officials could not determine
Rauff's exact position. The C.I.A. report adds: “In any case, the
government of General Augusto Pinochet resisted all calls for his
extradition to stand trial in West Germany.” Rauff was arrested in 1962
after Germany requested his extradition, but was freed by Chile’s
Supreme Court five months later. In 1972, Chilean President Salvador
Allende, at the request of the Nazi hunter Simon Wiesenthal, asked the
Chilean Supreme Court to extradite Rauff to Germany. This application
was again denied. After settling in Chile, Rauff worked as a manager of
a king crab cannery in Punta Arenas, the southernmost city in South
America. After his release by the Chilean Supreme Court, Rauff
disappeared. He was discovered by the documentary filmmaker William
Bemister in Los Pozos, Santiago, Chile in 1979, and interviewed on film.
This interview was included in the Emmy-winning film “The Hunter and the
Hunted” and shown on the PBS Network in the United States on October 21,
1981. Rauff died in 1984. |
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Piano Herbstnebel
(nebbia autunnale i sacrificabili
http://www.soldatinionline.it/Articoli/Eserciti-Uniformi/Ancora-sulla-RSI.html
).
La manovra che fu segretamente ordinata da Hitler nell’autunno del 1944
ai suoi fedeli era separare gli anglo-americani dai sovietici per poi
rivolgersi contro di loro. FANTASIE da pazzo. L’offensiva di pace non
ebbe successo ma ciò interessò il controspionaggio svizzero (scopo: evitare le
distruzioni ed un paese di pezzenti alle porte). Il barone Luigi Parrilli
(partenopeo, introdotto in molti ambienti europei e negli USA, con
conoscenze in diversi settori d'attività che andavano dalla finanza ali'
industria, dall'economia ai rapporti commerciali, alle rappresentanze
industriali), utilizzando accortamente la conoscenza fatta nel nord
Italia di un ufficiale delle SS, lo Sturmfuhrer Guido Zimmer del S.D.
Mailand (Reparto VI - Controspionaggio), che conosceva il piano tedesco
della terra bruciata, riuscì ad avere un incontro con Dolmann; malgrado fossero
andate a vuoto due prime prove di
abboccamento quest’ultimo pensò che valeva la pena
di fare un terzo tentativo per rimettere in strada il piano
Herbstnebel. Il magg. Weibel, uno dei capi del
controspionaggio dell’esercito svizzero, promise al barone Luigi Parrilli
d’interessarsi presso l’Ambasciata degli Stati Uniti. Dopo un incontro
con il magg. Weibel e con il cap. B. Mayr von Baldegg, il capo dell’OSS
per l’Europa, sig. Allen Dulles, si dichiarò disposto a ricevere Parrilli
e Husmann, l’incontro ebbe luogo il 23 febbraio 1945 a Lucerna. Il 3
marzo 1945 entrava in Svizzera dall’Italia il col. Eugen Dollman e il
ten. Zimmer; incontravano al ristorante Bianchi (ex Biagi) a Lugano
Parrilli, Husmann e il ten. Rothpletz poi il delegato americano Paul C.
Blum che rappresentava Dulles. Ferruccio Parri e il magg. Usmiani
arrestati in Italia dai tedeschi vengono liberati e condotti in Svizzera
l’8/3 a domanda del delegato americano Blum e ciò come prova di buona
volontà da parte tedesca.WOLFF IL NEGOZIATORE
Karl Friedrich Otto Wolff (1900 – 1984)
aveva raggiunto
il grado di SS-Obergruppenführer e Generale delle Waffen-SS. Era venuto
in Italia nel febbraio del 1943 come Comandante supremo delle SS e della
Polizia. Al termine della guerra, venne condannato a 4 anni di prigione,
ma in realtà vi trascorse una sola settimana. Nel 1962 venne però
nuovamente processato per aver preso parte alle deportazioni di ebrei e
condannato a 15 anni di prigione; fu rilasciato dopo sei anni per motivi
di salute. Franco Morini: “Per quanto riguarda
il gen. Wolff non vi è nulla di nuovo quando si pensi che già due mesi
prima della fine della guerra aveva offerto alla resistenza emiliana
(parmense) la testa di Mussolini e dei fascisti al posto della sua e dei
suoi camerati. L’esponente della resistenza parmense e poi sindaco di
Parma, Primo Savani, prese contatto con i vertici del Clnai.
Naturalmente fini sotto processo partigiano e del partito. Ancora oggi
gli atti concernenti il processo politico subito dal Savani nel 1945,
rimangono tassativamente occultati. |
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Mondadori -"Operation
Sunrise" di E. Aga-Rossi e Bradley F. Smith Pubblicato negli Stati Uniti
nel 1979, tradotto in italiano nel 1980, il libro, da tempo fuori
commercio, appare ora in una nuova edizione aggiornata, con
l’inserimento della documentazione archivistica dell’OSS, resa
disponibile negli ultimi anni
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Al primo incontro di Ascona (19/3) gli inglesi furono presenti con
uno dei due inviati del maresciallo Alexander, il generale Terence
Sydney Airey, capo dei servizi informativi britannici presso il quartier
generale di Caserta. Coerente con l’atteggiamento britannico, Airey si
mostrò molto più diffidente del suo collega americano Lemnitzer nei
confronti di Wolff, ma non si oppose al proseguimento della trattativa.
Non era presente invece il delegato Russo: ma Stalin e Molotov forse
tramite la
talpa Philby o lo stesso consigliere di Roosevelt, Harry Hopkins
(Per quanto
riguarda i miei informatori - diceva Stalin -vi posso assicurare che
essi sono persone oneste e modeste che svolgono il loro compito
coscienziosamente...), erano
al corrente di tutto e subdoravano che Wolff cercasse di ottenere: il
rientro in patria di ottocentomila !! soldati per contrastare
l’avanzata dell’Armata Rossa. (ma loro avevano messo in campo milioni di
persone). Il delegato, generale sovietico Aleksei Kislenko assiste in
silenzio alle due successive sedute. La presenza del generale fu poi
letteralmente cancellata dai sovietici che cercarono così di accreditare
la tesi dell’Operazione Sunrise come un “tradimento” perpetrato dagli
alleati occidentali nei loro confronti. Vedi sopra i messaggi scambiati
con Roosevelt.
La trattativa si sviluppa su una serie di incontri e di
contatti fra negoziatori e plenipotenziari molto complessa,
attraversante alcuni momenti particolari legati ai personaggi e alle
condizioni ormai proibitive in essere da metà aprile su tutti i fronti.
Dulles stesso che trattava doveva districarsi nel labirinto dei centri
decisionali alleati poiché la partita si giocava a Caserta al comando
supremo alleato militare in Italia che doveva dare l’ok finale in tutta
sicurezza e tranquillità. Prendere cantonate non è segno di capacità
militari prestigiose e comunque il principio era la resa incondizionata
già stabilita a Casablanca nel febbraio 1943. La volontà angloamericana
di non alimentare lo scontro con l’alleato sovietico con accordi
sottobanco e la rapida avanzata sul suolo italiano, in parte
ridimensionarono il valore politico e militare delle trattative con i
tedeschi che all’atto pratico restarono tali. I tedeschi si arresero per
sfinimento morale e materiale (la firma viene apposta a Caserta il 29
aprile e la cessazione del fuoco a valere dal 2/5) quando la maggior
parte del nord era già stata liberata da partigiani e anglo-americani.
Hitler muore il 30/4 mentre Mussolini era già morto dal 28. I tedeschi
pragmatici che trattavano indipendentemente dal corpo di appartenenza si
dice appartenessero alla classe militare e politica teutonica, che
ragionava unicamente in termini di economia bellica ed in Germania con
il peggioramento delle sorti della guerra tendeva a divenire filo
occidentale. Al tempo era impersonata qui da noi da Kesserling,
dall’ambasciatore Rahn, ecc. e in Germania da Himmler. |
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General von Senger surrenders to General Clark at Fifteenth Army
Headquarters. (National Archives) |
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Even as Fifth and
Eighth Army units spread across northern Italy, secret negotiations to
end the fighting between the Germans and Allies had begun to produce
results. Underway since February, through the efforts of Italian and
Swiss middlemen, they had been conducted primarily by Allen Dulles, the
U.S. Office of Strategic Services agent in Bern, Switzerland, and Lt.
Gen. Karl Wolff, the senior SS officer in Italy. Wolff, and later
General von Vietinghoff, hoped to gain either the cooperation or the
acquiescence of the western Allies for a continuation of Germany's war
against the Soviet Union using Axis forces then engaged in Italy.
Although neither Dulles nor Allied military leaders shared or even
seriously considered Wolff's goals, they were interested in any
possibility of ending the fighting in Italy without further bloodshed. A
series of formal secret negotiations thus opened between the western
Allies and Wolff's representatives in March and April. With the
overwhelming success of Allied offensives everywhere robbing the Axis
negotiators of any remaining bargaining power, German emissaries arrived
at the 15th Army Group headquarters in Caserta, Italy, on 28 April to
arrange a cease-fire and the unconditional surrender of the remaining
Axis forces south of the Alps. They signed the appropriate documents at
14.00 hours the next day and agreed to a cease-fire along the entire
Italian front at 12.00 hours on 2 May 1945. The devastating impact of the
Allied offensive in April, however, had so shattered Axis communications
and unit cohesion that the 15th Army
Group agreed
to withhold announcement of the cease-fire for three days, until late on
2 May, to provide enemy commanders the opportunity to notify their
scattered units. In the meantime, the fighting continued. That evening
(2 May) the 15th Army Group headquarters transmitted the cease-fire
orders throughout northern Italy, and the remaining Axis forces laid
down their arms within the next forty-eight hours. On the afternoon of 3
May 1945, Generals Truscott and McCreery attended a ceremony at 15th
Army Group headquarters in Caserta, where Lt. Gen. Fridolin von Senger
und Etterlin, Vietinghoff's representative, formally surrendered the
remaining Axis forces in Italy to General Clark, which ended World War
II in the Mediterranean. |
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Messaggio di
Roosevelt a Stalin (ricevuto a Mosca il 25/3/45
«L‘ambasciatore degli S.U. a Mosca Averell Harrimnan mi ha
trasmesso una lettera da lui ricevuta dal ministro degli Esteri sovietico,
Vyacheslav Molotov, riguardante un‘indagine che sta compiendo il Gen.
Harold Alexander circa l’eventuale possibilità di ottenere la resa di una
parte o di tutta l’Armata tedesca in Italia. Nella lettera Molotov chiede
che l’indagine, che si svolgerebbe in Svizzera, venga sospesa
immediatamente perché non vi partecipano ufficiali sovietici. Sono sicuro
che i fatti vi sono stati presentati in modo inesatto a causa di un
malinteso…... Il mio governo, come certamente comprenderete deve prestare
il massimo aiuto ai comandanti alleati quando questi ritengono che vi sia
la possibilità di costringere alla resa le truppe nemiche nella loro
zona... come militare capirete che è necessario agire senza indugi...
Sarebbe la stessa cosa se fosse chiesto un armistizio a un vostro generale
a Konigsberg o a Danzica. Nella resa sul campo delle forze
nemiche non si può ravvisare alcuna violazione del principio da noi
concordato sulla resa incondizionata e neppure alcun elemento
politico... Sono certo che voi adoprereste la stessa condotta e agireste
alla stessa maniera qualora si verificasse una situazione simile sul
fronte sovietico».
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Seguiremo dal primo memorandum (appunti) dei
documenti segreti lo svolgersi degli incontri o almeno alcuni passaggi
significativi precisando che si tratta di fonte del'OSS ancorché
perfetta e attendibile. Un appunto per il presidente è datato 9/2/45 e
informa che Von Neurath, Console a Lugano, Kesselring, Rahn,ambasciatore
presso Mussolini, e Wolff hanno discusso non si sa dove e neanche di che
cosa, ma 15 giorni dopo un ufficiale del comando di Kesselring entra in
Svizzera per scambiare marchi contro franchi e gli si scioglie la lingua
perché parla di disponibilità dei comandi Wermacht a trattare. Subito
dopo giunge notizia che anche sul fronte occidentale Westphal e
Blaskowitz la pensano alla stessa maniera. L'appunto successivo è quello
dell'8 marzo che abbiamo visto. Non c'è fra le due iniziative alcun
apparente collegamento se non i personaggi Rahn e Kesselring. Per
rendere più credibile una capitolazione si pensa sia utile che ....
Obergruppenfuehrer and General der Waffen SS
Karl Wolft has shown willingness to attempt to develop a program to take
the German forces In North ltaly out of the conflict. He considers
sìmple mi1itary surrender dlfficult and prefers that capitulation be
preceded by a statement by German leaders in North ltaly informing the
German people that the struggle is hopeless and will merely cause
needless bloodshed and destruction. Field Marshal Albert Kesselring has
not yet been won over, and bis adherence is essential. Wolff is
proceeding Immediately to try to sell the program to Kesselring, and
will maintain contact with the OSS representative in Bern. Wolff states
that Rudolph Rahn, German Ambassador to Mussol1ni's regime in North
Italy, is in accord with the program. |
Risposta di Stalin a Roosevelt (ricevuta a
Washington il 29/3/45) «Ho esaminato la vostra lettera e ho concluso che il
governo sovietico non poteva dare altra risposta dopo che i suoi
rappresentanti erano stati esclusi dalle trattative di Berna, trattative
volte a discutere la resa tedesca e l’apertura del fronte del Nord Italia
alle truppe anglo-americane ….Vi dirò, per vostra norma, che i tedeschi
hanno già sfruttato questi negoziati, trasferendo tre Divisioni
dall’Italia del Nord al fronte sovietico. Questa situazione è fonte di
irritazione per il Comando sovietico e dà adito alla sfiducia.
Temo che il
paragone con una possibile resa germanica a Konigsberg o a Danzica non si
adatti al caso presente. Le truppe tedesche a Danzica o Kònigsberg sono
accerchiate. Se si arrendono lo fanno per evitare di essere sterminate...
Le truppe tedesche in Italia si trovano in una situazione completamente
differente. Non sono accerchiate e non temono di essere sterminate. Se,
ciononostante i tedeschi cercano di trattare la resa in Italia e di aprire
il fronte alle truppe alleate, significa che devono avere qualche scopo
più importante riguardante il destino della Germania».
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Altri personaggi si aggiungono ai colloqui e
Wolff precisa 4 punti essenziali che si accentrano in pratica attorno a
Kesselring non ancora dichiaratosi ma anche protezione e eventuale
liberazioni di ebrei internati a Bolzano e di prigionieri di guerra
Alleati rinchiusi a Mantova. Una richiesta che fa Parri è di avere Sogno
Franci (ma pensiamo ad un errore) Edgardo vicino. Pensiamo sia
lui poiché lui tentò di liberarlo a Milano armi in mano all'Hotel
Regina. Gli incontri sempre più affollati hanno bisogno di luoghi adatti
e di un canale di trasporto per gli alleati del comando di Caserta che
passa via aerea sul Tirreno via Francia Meridionale aeroporto di
Annemasse e per gli altri facilità di uscire ed entrare dal
confine Franco Svizzero. Il 13 marzo viene data notizia del richiamo in
patria di Kesselring. Le alternative sono molte: si è scoperta la
tresca, si è scoperta la tresca e si può andare avanti, si blocca tutto
perchè Kesselring viene ucciso. Di peggio Harster ha informato
Kaltenbrunner e questi ordina di sospendere tutto ....In
November 1944 Alexander Constantin von Neurath, the German consul at
Lugano, declared that he was acting as intermediary for Harster, who had
been given a special assìgnment by Himmler to contact the Allies. It
appeared significant at that time that such a mìssìon should have been
given to Harster rather than to his superìor in the SS hierarchy, Karl
Wolff. At the end of February 1945, an Austrian industrialist in n
contact with Austrian Ss leaders, asserted that Kaltenbrunner had asked
him to make contact with the Allies in Switzerland. According to this
source, Kaltenbrunner claimed that he and Himmler were extremely anxious
to end the war and were contemplating the liquidation of ardent Nazi
"war mongers. |
MEMORANDUM FOR THE PRESIDENT:
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OFFICIAL USE ONLY
- DOCUMENTI SEGRETI CIA |
MEMORANDUM PER IL PRESIDENTE: breve traduzione |
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questa. . . è una sintesi delle dichiarazioni rilasciate da Wolff ai
rappresentanti OSS e ai rappresentanti del maresciallo Alexander in un
luogo vicino a Locarno (Ascona), il 19 marzo. I rappresentanti del Maresciallo Alexander non hanno
fornito nome o rango.......... I rappresentanti OSS non hanno l'ambire di prevedere se
il piano di Wolff può essere realizzato, ma
riferiscono che Wolff è apparso determinato e che coloro che
hanno avuto stretti contatti con Wolff negli ultimi 10 giorni sono inclini a credere che egli è sincero
quando si augura una resa tedesca immediata. Wolff ha
sottolineato in particolare che sarebbe un crimine contro il popolo
tedesco, se il "piano della fortezza alpina (estesa dall'Italia all'Austria e
alle Alpi bavaresi) fosse realizzata, in quanto non farebbe che
provocare ulteriori incalcolabili distruzioni inutili e morti.
Queste notizie sono state trasmesse dai rappresentanti in Svizzera del
maresciallo Alexander via radio direttamente al quartier generale AFHQ
di Caserta.
Wolff ha dichiarato che il suo preciso dovere, per il suo paese, è
procedere con i suoi piani di resa. L'assenza del maresciallo Kesselring, però lo
costringe a cambiare il suo corso dell'azione ... .. Wolff ha detto che il
suo prossimo passo ora dipende dal tempo a disposizione per
l'azione. Se calcolasse di avere praticamente pochissimo tempo, sarebbe costretto a fare da solo. Se avesse meno di una
settimana, andrebbe a trattare direttamente con Generaloberst Heinrich von
Vietinghoff, che torna in ltalia per assumere il comando di Kesselring.
Se avesse sette o più giorni, Wolff ha detto che sarebbe andato subito
da Kesselring, che più che mai aveva chiara la
situazione in Italia e sul fronte occidentale. Kesselring, riporta Wolff, è stato assegnato al comando
del maresciallo von Rundstedt in
Occidente, e non era nemmeno stato autorizzato dalla sede centrale di
Hitler a tornare in Italia per fare i bagagli.
Così Wolff non era stato in grado di vederlo già 10 giorni fa. Vietinghoff,
che fungeva da vice comandante in Italia per Kesselring mentre
quest'ultimo si stava riprendendo dalle ferite, era andato in Germania
...Dopo un breve incontro con Hltler gli fu ordinato di tornare in Italia per
assumere il comando. Wolff ha detto che se fosse stato costretto ad
agire da solo aveva solo le seguenti forze eterogenee a sua
disposizione: egli comanda circa 15.000 tedeschi, 20.000
soldati sovietici, la maggior parte cosacchi del Don, del Kuban e
turcomanni, 10.000 serbi, 10.000 sloveni, 5.000 cechi, una legione
indiana; e 100.000 italiani. Come Bevollmaechtigter General der
Deutschen Wehrmacht (plenipotenziario per la Wehrmacht tedesca), un
posto che aveva dal 20 luglio (l'attentato a Hitler) può contare su
altri 10.000 tedeschi, e 55.000 nei servizi e supporti tattici tutti a nord
del fiume Po. Wolff ha ammesso con franchezza che le forze non-tedesche
sotto il suo comando non sono molto affidabili. Da solo sarebbe
probabilmente preso tra le armate tedesche a nord e a sud (linea Gotica).
Un approccio diretto con von Vietinghoff potrebbe sortire effetti
positivi, ha detto Wolff che von Vietinghoff è un soldato apolitico, che
non agirebbe senza il sostegno degli altri nella Wehrmacht. Wolff ha dichiarato
che i suoi rapporti con von Vietinghoff sono buoni, ma ha anche detto che non aveva preparato il terreno con
von Vietinghoff come aveva fatto con Kesselring. Quindi Wolff ha proposto
di incontrare subito Kesselring al quartier generale ma in auto, non
potendo volare la per ragioni tecniche, e cercare di convincere Kesselring e Westphal a unirsi a lui in
un'azione comune. Se hanno deciso di farlo, Wolff ha detto di sentirsi
sicuro che von Vietinghoff potrebbe cooperare. Se gli riesce
ha detto che spera di portare con sé in una settimana qualificati
rappresentanti militari di entrambi (di Kesselring e von Vietinghoff ) per discutere i dettagli di una resa militare. Wolff
ha dichiarato che si è reso conto che la situazione è in rapido sviluppo
e gli ha lasciato poco tempo per agire. Ha aggiunto che il comando
tedesco si aspetta una offensiva alleata entro la fine del mese
(ad una persona ha detto che l'attacco era atteso entro il 25 marzo). Wolff
è tornato in Italia la sera del 19 marzo. |
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the following information . . . is a summary of statements made by Wolff
to OSS representatives and representatives of Field Marshal Alexander at
a place near Locarno (Ascona) on 19 March. Marshal Alexander's
representatives gave no name or rank but represented themselves to Wolff
as advisors of the OSS representative. The OSS representative makes no
attempt to predict whether Wolff's plan can be realized, but reports
that Wolff, himself, appeared determined and that those who have had
close contact with Wolff since he made his first approach ten days ago
are inclined to believe that he is sincere in his expressed desire to
effect an immediate German surrender. Wolff has stressed particularly
that it would be a crime against the German people if the "reduit plan"
(fortezza alpina estesa all’Austria e alle alpi Bavaresi) were realized,
since it would merely cause untold further useless destruction and
slaughter. This information has been transmitted by the representatives
in Switzerland of Field Marshal Alexander by direct radio to AFHQ
(Caserta). Wolff stated that as a clear duty to his country he had been
prepared to proceed with his plans to effect the surrender of the German
Armies in ltaly. The absence of Marshal Kesselring, however compelled
him to change his course of action…..Wolff said that his next step now
depends upon the time at his disposal for action. If he had virtually no
time at all, he would be forced to see what he could do alone. If he had
less than a week, he would deal directly with Generaloberst Heinrich von
Vietinghoff, who was returning to ltaly to take over Kesselring's
command and probably reached his Italian headquarters on 19 March. lf he
had seven days or more, Wolff said he would go at once to Kesselring,
whom he more than ever considered the key to the situation both in Italy
and on the Western Front. Kesselring, Wolff reported, has been assigned
to Marshal von Rundstedt's command in the West, and had not even been
allowed by Hitler's headquarters to return to Italy to pack up his
effects. Thus Wolff had not been able to see Kesselring since Wolff's
first meeting with the OSS representative ten days ago. Vietinghoff, who
acted as deputy commander in Italy for Kesselring while the latter was
recovering from his injuries, had gone to Germany on leave in
mid-January, and subsequently bad held a brief command in Kurland on the
Eastern Front. After a brief conference at Hltler's headquarters he was
ordered to return to Italy to assume command. Wolff said that if he were
compelled to act alone he had only the following heterogeneous forces,
equipped only with light arms and a few old tanks, at his disposal. In
his capacity as Higher SS and Police leader, a post which he has held
since 1943, he commands some 15,000 Germans; 20,000 Soviet troops,
mostly Don and Kuban cossacks and Turkomans; 10,000 Serbs; 10,000
Slovenes; 5,000 Czechs; an Indian legion; and 100,000 Italians. As
Bevollmaechtigter General der Deutschen Wehrmacht (plenipotentiary for
the German Wehrmacht), a post which he had held since the 20 July
putsch, he is in direct command of 10,000 Germans, and has under his
tactical command some 55,000 German servlces of supply and similar
troops, all north of the Po River. Wolff admitted frankly that the
non-German forces under his command are not very dependable, and that
were he to take action alone, wlthout prior coordinatlon with the OKW,
he would probably be caught between German armies to the north and south
of his forces. Asked whether a direct approach to von Vietinghoff might
meet with success, Wolff said that von Vietinghoff is a nonpolitical
soldier who would not take political action without support from others
in the Wehrmacht. Wolff declared his relations with von Vietinghoff to
be excellent, but said he had not prepared the ground with von
Vietinghoff as he had wlth Kesselring. Hence, Wolff proposed that he
proceed at once by car to Kesselring's headquarters, since he could not
fly there for technical reasons, and seek to persuade Kesselring and
Generalleutnant Siegfried Westphal to join him in common action. If they
agreed to do so, Wolff said he felt sure that von Vietinghoff would
cooperate. If he were successful, Wolff said that he hoped to bring back
with him within a week qualifìed military representatives of both
Kesselring's and von Vietinghoff's headquarter to discuss the details of
a military surrender. Wolff declared that he realized that the rapidly
developing military situation left him little time for action. He added
that German Headquarters in ltaly expected an Allied offensive there
before the end ot the month (to one person he said the attack was
expected by 25 March. Wolff crossed back into ltaly on the evening of 19
March.
MEMORANDUM FOR THE PRESIDENT:
. . . No further word had been received from Wolff by th night of 26
March .... Wolff's aide, Zimmern, however, reports that both Rudolph
Rahn and Generalleutnant Polizei Wilhelm Harster . . . have been
recalled to Germany for conferences at Hitler's headquarters. Harster
probably has some knowledge of Wolff's activlties. . .. The OSS
representative comments that it is becoming increasingly apparent that
Hitler intends to use the bulk of the German forces in Italy for the
defense of the German "redoubt."
MEMORANDUM PER IL PRESIDENTE: BREVE TRADUZIONE
. . . non abbiamo avuto altri contatti da Wolff ..l'aiutante di Wolff, Zimmern
(Guido Zimmer), tuttavia, segnala che sia
Rudolph Rahn e che il Generalleutnant Polizei Wilhelm Harster. . . sono stati
richiamati in Germania per conferire con Hitler. Harster
probabilmente ha una certa conoscenza della attività di Wolff. . .. I
commenti dei rappresentanti OSS hanno detto che è sempre più evidente che Hitler intende
utilizzare il grosso delle forze tedesche in Italia per la difesa del
"ridotto alpino". |
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Era cominciata cosi, con
l'arrabbiatura di Stalin, il tentativo di abboccamento non si sa quanto
ufficiale (autorizzato da Berlino?, per dividere l'occidente dalla
Russia?) dei tedeschi.
Il 25 aprile, la grande notizia:
sfaldamento generale delle annate tedesche e l’insurrezione a Milano,
Torino, Genova, in tutte le città, in attesa dell’arrivo delle truppe
alleato. Riprende il movimento tre giorni dopo, in corsa affannosa verso
le rive del Po, gli argini sconvolti per ritardare l’inseguimento degli
alleati, tutti i ponti fatti saltare dagli alleati per impedire la
ritirata dei tedeschi. Il Gruppo “Legnano”
prosegue instancabile e il 29 aprile, un raggruppamento tattico composto
dal IX reparto d’assalto, dal Battaglione Bersaglieri “Goito” (del
reggimento di fanteria speciale), dal 1 battaglione del 68° fanteria,
della compagnia “E” del 751° battaglione carri armati americano, agli
ordini del Comandante del 68° reggimento fanteria, venne lanciato su
Brescia, dove sembrava si delineasse una situazione minacciosa per il
rifluire di formazione tedesche di “S.S.” dal nord e dal sud. La sera il
raggruppamento raggiunse Brescia, ma vi trovò una situazione
sostanzialmente tranquilla. Anche Bergamo, il 30, veniva occupata dai
Bersaglieri del “Goito” e dagli alpini de “L’Aquila’. Pure il 30 aprile,
uno scaglione del IX reparto d’assalto, mentre giungeva in transito a
Peschiera, veniva inviato da un ufficiale americano a intervenire contro
una ottantina di tedeschi sistemati a difesa del Monte Canale, circa 500
m. ad est di Ponti sul Mincio. Gli arditi dopo un violento corpo a corpo
da una postazione all’altra, riuscivano ad avere ragione dell’avversario. Nello stesso giorno 30, su invito del IV Corpo americano,
dal quale il Gruppo “Legnano” dipendeva, un plotone di Bersaglieri del
“Goito” si recava a Milano per partecipare alla cerimonia ufficiale
dell’entrata in città delle truppe alleato. Più che un inseguimento, era
ormai un irradiarsi di piccole e grosse colonne motorizzate sfreccianti
nella pianura padana in direzioni molteplici. 11 1° maggio una
compagnia alpini del battaglione “L’Aquila”, con una sezione cannoni del III 11° rgt.a. muove verso la confluenza del Ticino col Po a sud-est di
Pavia, in rinforzo del 91° squadrone cavalleria americano impegnato contro
un forte nucleo tedesco, che opponeva ancora resistenza. Gli alpini, superate
insieme col reparto americano, le resistenze dell’avversario proseguivano verso ovest sull’itinerario Pavia
- Alessandria- Asti - Torino, dove entravano nel tardo pomeriggio del 2
maggio. Un’altra compagnia
alpini (la 108’) del battaglione “L’Aquila”, su automezzi tedeschi
catturati, raggiunge il 2 maggio, Edolo ed occupava il Passo del Tonale,
rastrellando e disarmando numerosi nuclei nemici in val Camonica. A
Sarnico, un reparto Bersaglieri del battaglione “Goito” in esplorazione
catturava formazioni sanitarie nemiche, che non avevano voluto arrendersi
a partigiani locali, Nello stesso giorno l’ultimo combattimento fu
sostenuto da una compagnia del I battaglione del 68° reggimento fanteria.
Mentre la compagnia procedeva in val Sabbia, venne, ad una settantina di
chilometri a nord-est di Brescia, fatta segno a raffiche di mitragliatrici
da parte di elementi tedeschi disposti sui contrafforti occidentali di
Monte Nozzolo; una compagnia del I btg. 68° fanteria interviene ed i fanti
catturano 13 prigionieri. Questo di val Sabbia fu l’ultimo combattimento;
lo stesso giorno 2 maggio le truppe germaniche in Italia capitolavano. Nel
breve ciclo operativo di circa 40 giorni, il Gruppo di combattimento
“Legnano”, pur non avendo avuto occasione di sostenere combattimenti di
importanza decisiva, diede nondimeno il suo contributo di sangue alla
guerra di liberazione, come le sue unità l’avevano dato in altri cicli
col-I Raggruppamento motorizzato e col Corpo Italiano di Liberazione.
http://www.inilossum.com/home2guerra.html galleria immagini di guerra |
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Messaggio di Roosevett a Stalin (ricevuto a Mosca il
1°aprile):
«Nello scambio di messaggi avvenuto circa le possibili
future trattative con i tedeschi mi sembra che la questione sia circondata
da un‘atmosfera di spiacevole apprensione e sfiducia. Non si sono iniziate
trattative.. .e se vi saranno avranno luogo a Caserta alla presenza dei
vostri rappresentanti ...l’incontro di Berna è stato fatto al solo scopo
di stabilire contatti e non per intavolare trattative di qualsiasi
specie... Riguardo alla mancanza di operazioni offensive alleate in
Italia, ciò non deriva assolutamente dalla speranza di una resa dei
tedeschi. In realtà la stasi è dovuta soprattutto al trasferimento di
forze alleate.. .da questo fronte alla Francia. Si sta preparando
un’offensiva sul fronte italiano per il 10aprile... Ritengo che le vostre
informazioni sui movimenti di truppe tedesche in Italia siano erronee. Le
nostre fonti migliori ci permettono di stabilire che tre Divisioni
tedesche hanno lasciato l’Italia dai primi dell’anno.(come affermavano i
russi).. perciò è evidente
che si tratta di trasferimenti avvenuti prima dei contatti di Berna».
Risposta di Stalin a Roosevelt (ricevuta a
Washington il 3 aprile):
«... Avete perfettamente ragione nel dichiarare che la
questione è circondata da un‘atmosfera di spiacevole sfiducia. Voi
affermate che finora non vi sono state trattative di sorta. A quanto pare
non siete bene informato, invece secondo informazioni sovietiche le
trattative ci sono state e si sono concluse con un accordo... il
comandante tedesco sul fronte occidentale, maresciallo Albert Kesselring,
aprirà, alle truppe anglo-americane e lascerà che avanzino verso oriente
in cambio della promessa che gli alleati occidentali rendano più lievi le
condizioni di armistizio per i tedeschi. Comprendo che truppe
angloamericane ricavino un certo vantaggio da queste trattative separate a
Berna, ma perché tenerlo nascosto ai russi. Ed è così che attualmente i
tedeschi hanno praticamente cessato il fuoco sul fronte occidentale,
mentre continuano la guerra contro la Russia».
Messaggio di Roosevelt a Stalin (ricevuto a Mosca il
5 aprile):
«Ho ricevuto con stupore il vostro messaggio con
l’affermazione che gli angloamericani hanno promesso in cambio di una resa
sul fronte occidentale di rendere più lievi ai tedeschi le condizioni del
trattato di pace. Nei miei precedenti messaggi vi ho comunicato:
I) nessuna trattativa si è svolta a Berna: 2) i colloqui non avevano alcun
carattere politico; 3) in caso di resa tedesca in Italia non vi sarebbe
alcuna violazione del principio di Casablanca, 4) la presenza di ufficiali
sovietici sarebbe gradita in qualsiasi incontro organizzato per discutere
la resa. Se questo era lo scopo di Wolff (creare zizzania fra i due) il
vostro messaggio dimostra che egli ha ottenuto qualche successo. Vorrei
infine dire che sarebbe una delle più grandi tragedie della storia se al
momento della vittoria, ormai a nostra portata, tali sospetti e tale
mancanza di fiducia pregiudicassero l’intera opera. Francamente non posso
fare a meno di provare un amaro rancore verso i vostri informatori».
Risposta di Stalin a Roosevelt (ricevuta a
Washington il 7 aprile):
«Nel mio messaggio del 3 aprile non si parla di lealtà o
fiducia. Non ho mai dubitato della vostra lealtà o fiducia, come di quella
del signor Churchilll. Voglio dire che nel corso della nostra
corrispondenza si è manifestata una diversità di vedute su quello che è e
non è permesso fare da un alleato nei confronti di un altro alleato. È
difficile ammettere che la mancata resistenza tedesca all’ovest sia dovuta
solo al fatto che essi sono stati sconfitti, mentre combattono
disperatamente contro i russi per un‘oscura stazione chiamata Zemlenice,
in Cecoslovacchia, di cui hanno bisogno come un morto ha bisogno di un
impiastro, e invece si arrendono senza opporre resistenza in città
importanti nel cuore della Germania come Osnabrùck, Mannheim e Kassel.
Ammetterete che tale comportamento da parte dei tedeschi è più che strano
e incomprensibile. Per quanto riguarda i miei informatori, vi posso
assicurare che essi sono persone oneste e modeste che svolgono il loro
compito coscienziosamente. Essi hanno dato prova della loro capacità in
più di un‘occasione».
Messaggio di
Roosevelt a Stalin (a Mosca il 13 aprile, quando il presidente era morto
da 24 ore):
«Vi ringrazio per la vostra sincera esposizione del punto
di vista sovietico sull’incidente di Berna che, come appare oggi, si è
dissolto. In ogni caso non vi deve essere sfiducia reciproca, e piccoli
malintesi di questo genere non dovranno più sorgere in futuro». |
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