LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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"OPERATION SUNRISE"

e le ultime lettere dal moribondo Roosevelt

BY 1945 THE RULERS of Nazi Germany had belatedly begun to understand that the military collapse of the Third Reich was inevitable. Diplomacy came to be seen as the only means of saving the situation. Wehrmacht generals (Guderian), leaders of the SS (Kaltenbrunner and Wolff in Italy), leading officials of the Ministry of Foreign Affairs (Weizsàcker and Hesse) insisted on more active diplomatic soundings. Even the top-level leaders of the Reich—Hitler, Goering, Himmler and Goebbels—agreed that diplomatic action was necessary (Herbstnebel plan). But among the Nazi leaders there was confusion over how to find salvation from the impending catastrophe. Hitler and his closest associates in the Nazi Party believed a military clash between the Soviet Union and the Western Powers to be inevitable. They rejected the idea of any sort of capitulation, hoping that at the moment of the collision between the Powers of the anti-Hitler coalition the Nazi state would be able to play the part of the "Third Rejoicer" and leave the war not only not weakened, but even strengthened. The first meeting between Dulles and Wolff took place in Zurich, on March 8. Dulles gave the SS general rather a warm reception, trying to create an informal, friendly atmosphere, entertaining his guest, and joking. Dulles obviously liked the Nazi envoy. Dulles made a favorable impression on Wolff, as he admitted later. That first meeting gave a start to a years-long friendly relationship.

"Operation Sunrise" - La resa tedesca in Italia

     

Mussolini e Wolff

Mussolini e Wolff

Theodor Emil Saevecke o Saewecke nato ad Amburgo il 23.3.1911, figlio di militare frequenta il liceo a Lubecca quando è già iscritto alle organizzazioni giovanile del partito di Hitler, Schilljugend dell'Organizzazione Rossbach e le Sturmabteilungen (SA). La carriera “militare” di Theo parte, e non poteva essere altrimenti per uno di Amburgo e Lubecca, sul mare come «cadetto della marina mercantile». Resta imbarcato fino al 1934 toccando i quattro angoli del mondo. Abbandona l’acqua per una presunta malattia allo stomaco (sintomatica degli imbarcati e degli sbarchi) ed entra in Polizia a Lubecca come aspirante commissario. Nel frattempo, nel 1937, frequenta la scuola ufficiali della Sicherheitspolizei (la polizia di sicurezza SIPO) e «dopo un solido collaudo» viene assegnato alla Direzione della polizia criminale di Berlino (Kriminalpolizei Leitstelle) dove diventa capo del reparto incendi e catastrofi, occupandosi anche della sezione omicidi. Allo scoppio della guerra, nel settembre 1939 viene immediatamente inviato a Poznan in Polonia mantenendo i gradi e gli incarichi nelle SA. (Capitano). Il suo arruolamento nelle SS si fa risalire al corso fatto in Italia nella Polizia dell’Africa Italiana (PAI) dai tedeschi ritenuta la miglior scuola per il teatro africano. Raggiunge l’armata di Rommel in Africa all’inizio del 1942 con incarichi di polizia che vengono espletati principalmente a partire dallo sconfinamento in Tunisia (Dic. 42) nella caccia agli Ebrei per lavori campali di difesa. In Libia a sovranità italiana non poteva permetterselo. Il suo è un «Einsatzkommando della polizia di sicurezza e dello SD Afrika» alle dipendenze di Walter Rauff (ex ufficiale di marina espulso per violenza carnale) che seguirà dopo la caduta della Tunisia (maggio 43) prima in Corsica poi in Italia dopo l’8/9 (25/9). Saevecke viene inviato in agosto a Livorno (sotto mentite spoglie) per poi guadagnarsi un posto di maggior prestigio: all’indomani dell’8 settembre 1943 è a Milano come comandante la polizia e il servizio di sicurezza della piazza. Comandante supremo in Italia per la polizia l'Obergruppenführer (generale di corpo d'armata) è Karl Wolff delfino di Himmler. Una certa divisione fra SS e polizia continuava ad esserci avendo due strutture separate e al vertice di questa c’era il generale Wilhelm Harster cacciatore di ebrei. Lo SD (sicherdienst) era in sostanza «la centrale informativa più completa della quale disponesse l'apparato tedesco in Italia» e chi, come Rauff,  doveva rispondere del proprio operato a superiori come Harster e

 

L’operazione Montanelli vista in altra sezione (freetime libri pag 16 ultime rivelazioni di Renata Broggini) aveva come obiettivo d'infiltrare, si spie fra i rifugiati in Ticino, ma anche venire in contatto con i servizi segreti americani (Allen Dulles OSS) per due scopi: controspionaggio e/o abboccamenti in vista del collasso del fronte italiano che nell'autunno del 1944 si preannunciava imminente. La linea Gotica e il freddo inverno si preannunciavano invece come il più fedele alleato dei tedeschi e i partigiani erano stati scoraggiati da Clark, in novembre, dall'intraprendere offensive che non potevano essere appoggiate. Le stragi da loro (nazisti) perpetrate alle spalle della linea Gotica (es. Marzabotto) non influivano su eventuali trattative di armistizio poiché in queste situazioni si chiede sempre un salvacondotto valido per tutti, torturatori e non. Poi nel nostro caso forse gli ordini a trattare venivano da molto in alto forse dalla stessa Berlino e forse dallo stesso baffino come vedremo più sotto. Fin dalla seconda metà del 1944 quindi i vertici del reich (ma non ci sono prove definitive), utilizzando con estrema cautela e diffidenza prima la mediazione del Vaticano e poi di personaggi del mondo industriale, avviarono una serie di abboccamenti con i servizi alleati per sondare le possibilità di negoziare la resa sul fronte italiano ma non solo. La chiave di tutto per il nostro fronte si presentò in Gennaio ( forse saranno state le armate russe che liberata Auschwitz il 27 entrano nei confini storici della Germania il 2 febbraio http://forum.chatta.it/politica/7154954/armata-rossa-1945-1953.aspx  o gli imminenti accordi di Yalta) quando con un colpo di c…. viene catturato “Maurizio” Ferruccio Parri, la più alta personalità politica della Resistenza. Con «Maurizio» il poliziotto Saewecke (protagonista della vicenda Montanelli) si comporterà con una diplomatica correttezza a cui fa da contraltare il rigore nel proseguimento della repressione: il capitano non sembra proprio essere cambiato. Saevecke ligio al principio sopra espresso affida a Luca Osteria (il doppiogiochista dell'Ovra) l'incarico d'interrogare Parri, ma l'ex provocatore ha in questo momento saltato definitivamente il fosso e per quasi un mese non soltanto concerterà con Parri le risposte, passando poi a Saevecke relazioni dal contenuto inconsistente e fuorviante, ma mostrerà al prigioniero importanti documenti riservati di fonte germanica, finché il 3 febbraio 1945 «Maurizio» viene trasferito al comando centrale di Harster a Verona. Ai tedeschi in Italia ora serve una via nostrana per trattare, dopo il fallimento del Piano  Herbstnebel (nebbia autunnale uscito dalla cancelleria del Reich vedi sotto) con finalità similari.L’operazione Montanelli vista in altra sezione (freetime libri pag 16 ultime rivelazioni di Renata Broggini) aveva come obiettivo d'infiltrare, si spie fra i rifugiati in Ticino, ma anche venire in contatto con i servizi segreti americani (Allen Dulles OSS) per due scopi: controspionaggio e/o abboccamenti in vista del collasso del fronte italiano che nell'autunno del 1944 si preannunciava imminente. La linea Gotica e il freddo inverno si preannunciavano invece come il più fedele alleato dei tedeschi e i partigiani erano stati scoraggiati da Clark, in novembre, dall'intraprendere offensive che non potevano essere appoggiate. Le stragi da loro (nazisti) perpetrate alle spalle della linea Gotica (es. Marzabotto) non influivano su eventuali trattative di armistizio poiché in queste situazioni si chiede sempre un salvacondotto valido per tutti, torturatori e non. Poi nel nostro caso forse gli ordini a trattare venivano da molto in alto forse dalla stessa Berlino e forse dallo stesso baffino come vedremo più sotto. Fin dalla seconda metà del 1944 quindi i vertici del reich (ma non ci sono prove definitive), utilizzando con estrema cautela e diffidenza prima la mediazione del Vaticano e poi di personaggi del mondo industriale, avviarono una serie di abboccamenti con i servizi alleati per sondare le possibilità di negoziare la resa sul fronte italiano ma non solo. La chiave di tutto per il nostro fronte si presentò in Gennaio ( forse saranno state le armate russe che liberata Auschwitz il 27 entrano nei confini storici della Germania il 2 febbraio http://forum.chatta.it/politica/7154954/armata-rossa-1945-1953.aspx  o gli imminenti accordi di Yalta) quando con un colpo di c…. viene catturato “Maurizio” Ferruccio Parri, la più alta personalità politica della Resistenza*. Con «Maurizio» il poliziotto Saewecke (protagonista della vicenda Montanelli) si comporterà con una diplomatica correttezza a cui fa da contraltare il rigore nel proseguimento della repressione: il capitano non sembra proprio essere cambiato. Saevecke ligio al principio sopra espresso affida a Luca Osteria (il doppiogiochista dell'Ovra) l'incarico d'interrogare Parri, ma l'ex provocatore ha in questo momento saltato definitivamente il fosso e per quasi un mese non soltanto concerterà con Parri le risposte, passando poi a Saevecke relazioni dal contenuto inconsistente e fuorviante, ma mostrerà al prigioniero importanti documenti riservati di fonte germanica, finché il 3 febbraio 1945 «Maurizio» viene trasferito al comando centrale di Harster a Verona. Ai tedeschi in Italia ora serve una via nostrana per trattare, dopo il fallimento del Piano  Herbstnebel (nebbia autunnale uscito dalla cancelleria del Reich vedi sotto) con finalità similari.

« A Parri è sempre bastato avere la coscienza tranquilla. Per questo non volle mai rinunciare alle sue idee. » (Enzo Biagi, Era ieri) Ferruccio Parri (Maurizio) venne casualmente fatto prigioniero dai nazi-fascisti il 2/1/45. Non riconosciuto subito (fu un agente di polizia a riconoscerlo nei locali dell'Hotel Regina, sede del comando milanese delle SS) fu oggetto di un tentativo di liberazione quasi immediato da parte di Edgardo Sogno che al fallimento gli si aprironole porte del lager di Bolzano. Quando un mese dopo iniziarono le trattative segrete di Wolff con gli americani (Alle Dulles in Svizzera (Operazione Sunrise in altra sezione) per sganciare la guerra tedesca in Italia gli americani chiesero la sua liberazione. Parri e Usmiani, altro messo in lista, i primi giorni di marzo del 1945 furono liberati e condotti oltreconfine.

 Kaltenbrunner, l'uomo che dal giugno 1942 aveva sostituito Heydrich alla testa dell'Ufficio centrale per la sicurezza del Reich, non poteva permettersi di avere per diretto collaboratore, a capo di un comando importante e delicato come Milano, un ufficiale che non offrisse la più assoluta garanzia di efficienza e fedeltà ideologica. Da Theo dipendevano anche Bergamo, Pavia e Novara (che diventerà il santuario della guerra partigiana (Ossola). L’Hotel Regina era la sua sede e sede anche del comando superiore per Rauff. Saevecke era il contrario di Rauff: poliziotto di razza e di professione, era di notevole intelligenza. Il suo striminzito ufficio V (n° persone) polizia criminale dell'AK Mailand farebbe pensare ad un suo non diretto coinvolgimento nelle operazioni di rastrellamento ma documenti hanno portato alla luce un organico di almeno 150 persone. In base a direttive emanate dal generale Harster (nov.’43), la polizia criminale (e di sicurezza) tedesca si era riservata la più ampia libertà d'iniziativa nei confronti di quella italiana, arrogandosi l'esclusivo diritto di procedere indiscriminatamente non solo contro cittadini tedeschi residenti in Italia ma anche contro italiani, mentre quella italiana, cui era interdetta ogni misura contro cittadini tedeschi, non poteva nemmeno operare in assoluta esclusività contro quelli italiani. Principi, questi, applicati nei confronti della polizia di Stato e di tutti i vari uffici di quelle politiche e speciali messe in campo da Guardia nazionale repubblicana, Brigate nere, Legione Muti e tutte le altre innumerevoli formazioni fasciste che si definivano polizia interna. In una situazione come questa c’erano quindi agenti che pur in servizio per la Rsi svolgevano il doppio compito con i tedeschi, coperti o non. Se a San Vittore alcuni bracci erano direttamente controllati da loro, i tedeschi (interrogatori e indagini), gli altri non lo erano solo per la benevola concessione di Theo. I detenuti erano comunque tutti loro ostaggi e da lì vengono prelevati i quindici martiri di piazzale Loreto nelle prime ore del 10 agosto 1944. ...UN SALTO AL DOPOGUERRA ..... Il 28 aprile Daddario (OSS) fa la spola tra l’albergo Regina e il comando generale del Corpo volontari della libertà (cvl), e il 29 aprile, i carri armati americani entrano in città e il 30, sotto la loro protezione, Saevecke abbandona la sede dopo diciannove mesi e diciassette giorni di occupazione spietata. Verso la fine degli anni quaranta Saevecke fu reclutato dalla CIA e gli fu attribuito il nome in codice "Cabanio". Il suo file comprese le ammissioni di colpevolezza spariscono. Saevecke fu poi introdotto nei ranghi della polizia della Germania occidentale e vi fece carriera indisturbato, giungendo a ricoprire il grado di vicedirettore dei servizi di sicurezza del Ministero degli Interni. La notte del 27 ottobre 1962 organizzò ed eseguì una irruzione illegale ed intimidatoria ai danni delle redazioni del settimanale Der Spiegel a Bonn e ad Amburgo. Ne seguì invece una violenta campagna stampa contro Saevecke che condusse alla formulazione di accuse circa la sua partecipazione alla consumazione di guerra in Tunisia e in Italia. Allarmate, le autorità tedesche chiesero alle omologhe italiane notizie sull'attività di Saevecke durante la guerra. Dalle indagini condotte dal giudice milanese Guido Salvini, in qualità di consulente della commissione parlamentare, è emerso che nel 1963, a seguito della richiesta tedesca - la Procura Generale Militare

  A Verona vi rimane fino al 7 marzo quando, per diretto intervento di Wolff viene prelevato e accompagnato in Svizzera insieme al maggiore degli alpini Antonio Usmiani: gli americani ne hanno preteso la liberazione come pregiudiziale prova di buona fede per la continuazione delle trattative avviate con prudenza e in una girandola di personaggi come si può desumere dal carteggio desecretato della CIA al link e ai passi che publico. Ad Harster Wolff dà a intendere che si tratta d'uno scambio di prigionieri, un regalo per il compleanno di Hitler: Parri in cambio del colonnello Wünsche, ex aiutante di campo del Führer. Il gioco è rischioso anche per Wolff: Himmler ha proibito qualsiasi contatto con gli angloamericani e lo stesso Harster, che sul finire del 1944 ha avuto degli abboccamenti con il presidente della Snia Franco Marinotti nell'eventualità di un passaggio pacifico di potere agli alleati, da tempo ne spia le mosse e adesso segnala a Himmler la strana liberazione di Parri. Se non è d'accordo Himmler, non lo è neanche Hitler o forse no !?. Se a Est premevano i Russi a Ovest lo facevano gli alleati ma da Berlino erano ancora molto lontani e in caso di vittoria a prendersi la Germania sarebbero stati i russi (Berlino è in Pomerania a 80 km dall'Oder). Sul fronte Italiano, si era lontani da Berlino e neanche con un miracolo ci si poteva arrivare ma un armistizio separato poteva liberare tanti soldati da tamponare i russi all’Oder che Zhukov il 3 febbraio aveva attraversato in più punti (e forse come diceva Patton ad andare anche oltre: poi si frenava Tito che altrimenti sarebbe sconfinato in Padania e in Austria che considerava sue (Friuli, Graz e Klagenfurt). Nonostante la superiorità aerea alleata la possibilità che in qualche maniera almeno mezzo milioni di combattenti validi (più i fedelissimi italiani)si asseragliasse su “la ridotta alpina” spaventava gli alleati. Il bacino industriale del nord in una simile situazione sarebbe stato raso al suolo con un inestimabile danno per il dopoguerra e condizioni politiche impossibili. Gli industriali “emigrati” in svizzera premevano su Allen Dulles (OSS) per trovare una soluzione. I tedeschi smantellavano tutto il materiale ferroviario non utilizzabile di fatto riportando il paese all’era preindustriale. Quello che non era stato distrutto dai bombardamenti alleati, porti, ponti etc lo avrebbero fatto i tedeschi. Bloccare i piani per la fortezza alpina è così importante da giustificare qualsiasi mancanza di scrupoli ?. Si se si mettono in conto i morti (come in Giappone dove, atomica esclusa, si prevedevano ancora un milione di morti: inutile spreco per una guerra che era formalmente vinta). Si sviluppa una girandola di colloqui imbastiti in Svizzera, fra Zurigo, Berna, Lugano e Ascona fra esponenti delle SS e rappresentanti alleati che coinvolge oltre al paese ospitante, capi di stato e premier, ministri degli esteri e diplomatici, capi di stato maggiore e marescialli inglesi e tedeschi, industriali e prelati, ufficiali delle SS e agenti segreti, affaristi e delatori. Non è possibile controllare per ciascuno le vere volontà, se sono li solo per sabotare o per altro. Una trattativa coi tedeschi poi non può prescindere dai sovietici, sospettosi da sempre degli alleati, e questi si che ci andrebbero per farla fallire. Più che di guerra sul tavolo ci sono i destini politici dei paesi belligeranti, le economie e il commercio mondiale, per ultima la volontà popolare. Agisce per conto degli Usa la sezione OSS di Dulles che come dice Aga Rossi: “ Gli uomini che si insediarono nei più importanti uffici amministrativi dell’ente erano, come Donovan e i suoi amici David Bruce e Allen Dulles, avvocati di grandi corporation, dirigenti del mondo degli affari e banchieri. Conservatori e tutti d’un pezzo, spesso repubblicani provenienti dalle più ricche famiglie del paese, erano uomini la cui presenza nei circoli ufficiali di Washington era rassicurante e che d’altra parte non erano sentiti come una minaccia dall’alto comando militare. E si servivano di una squadra di agenti la più variegata possibile scelta con scarso riguardo alla posizione sociale o alle convinzioni ideologiche che passavano in secondo ordine". Uno di questi uomini, giovane e idealista, era Peter Tompkins che scrive: “Mi ero arruolato come volontario nell’OSS per una ragione semplice e del tutto politica: era necessario sconfiggere il nazifascismo, che, come democratici americani, aborrivamo per la sua ideologia. Il nostro intento era di aiutare a ristabilire in Italia e in Europa sistemi di governo democratici. Il Re e Badoglio con i loro dipendenti del SIM, volevano al contrario mantenere una forma di governo simile a quello che avevano favorito e lasciato fiorire per vent’anni: lo stato fascista. In questo furono sostenuti da Churchill con l’apparente motivazione di un utile anticomunismo”.

e il Gabinetto del Min. della Difesa si scambiarono il fascicolo per lungo tempo senza mai trasmetterlo a Bonn ed archiviandolo il 20 maggio 1963. In tal modo Saevecke proseguì indisturbato o quasi la sua carriera nella polizia tedesca sino alla pensione.  (Notizie  storiche tratte dal libro di Luigi Borgomaneri "Hitler a Milano" liberamente scaricabile da Internet )

Si contrapponevano ai tedeschi sulla linea gotica che si spingeva fino in Liguria due armate, quella americana del generale Truscott, la 5ª che schierava il 4° Corpo ( 92ª Div Ft., 1ª brasiliana, la 10ª Usa da montagna e la 1ª corazzata), ed il 2° Corpo (88ª, 91ª e 34ª Div. Ft, la 6ª corazzata sudafricana, il gruppo "Legnano" del CIL). L'85ª ed il Gruppo "Mantova" fungevano da riserva operativa. L'8ª Armata britannica del generale McCreery aveva in linea il 13° Corpo (10ª Div. Ft. indiana ed il Gruppo di combattimento "Folgore"), il 10° Corpo (brigata ebraica ed il Gruppo di combattimento "Friuli"), il 2° Corpo polacco rinforzato da due brigate corazzate, il 5° Corpo ( 2ª Div. Ft. neozelandese, l'8ª Div. Ft indiana, la 56ª e 78ª fanteria, la 2ª Divisione e la 9ª e 21ª Brigata corazzata, il Gruppo di combattimento "Cremona"). La 6ª corazzata era di riserva.

  Peter Tompkins recrimina anche che l’OSS, preferì utilizzare da quel momento nazisti e fascisti per attuare la politica anticomunista americana. Secondo Tompkins “questa divenne la politica di Allen Dulles a Wiesbaden e di James Angleton a Roma: salvare e riorganizzare nazifascisti per una guerra segreta contro l’Unione Sovietica, contro i suoi paesi satelliti e contro i partiti comunisti interni”. Pro e contro. Nell’immediato un disastro lasciare andare avanti la guerra che si concluderà comunque entro l’8 maggio e un altro disastro in futuro contro una potenza decisa a far saltare anche fuori dagli accordi di Yalta gli equilibri mondiali.  E Churchill aveva il suo di servizio segreto il SOE col quale monitora i movimenti partigiani comunisti italiani. E così nasce anche la “missione Mallaby”, dal nome di un giovane capitano del SOE, Richard Mallaby (HS 6/874 1945 2nd mission during the final surrender of Axis forces in Italy) che il generale Alexander vuole si avvicini al cardinale di Milano Schuster, per essere poi messo in contatto con il comandante militare della RSI, Graziani. Scopo: organizzare le forze dell’esercito repubblicano come baluardo per impedire qualsiasi tentativo dei comunisti di prendere il potere nel Nord a guerra finita. Secondo Tompkins, Alexander “offriva di inviargli truppe aerotrasportate per coprire le zone dove le forze della RSI non avessero potuto mantenere l’ordine”. Dunque non basta il nemico “nazifascista”, già si profila all’orizzonte il “pericolo comunista”. E per cominciare o finire gli ufficiali sovietici di collegamento con gli alleati che non vengono messi al corrente delle trattative fino all’ultimo momento. Gli accordi di Yalta fra gli Alleati erano che non ci sarebbero state trattative separate e rese parziali locali. Gli accordi segreti naturalmente passavano sopra le teste di Mussolini e dei suoi ministri, di fatto venduti. Come fu comprato per la sua liberazione dal Gran Sasso, facendo scappare il Re ora veniva venduto lui e le sue divisioni che con tante altre naziste considerate inferiori, come quelle di nazionalità slave sarebbero rimaste al di qua del Po' a sacrificarsi. La fuga in Svizzera di Mussolini e la fucilazione a Dongo vanno infatti visti in questa ottica.
     

da jewishvirtuallibrary

Near the end of the war Walter Rauff, then an SS and police official in northern Italy, tried to gain credit for the surrender of German forces in Italy but ended up only surrendering himself. After escaping from an American internment camp in Italy, Rauff hid in a number of Italian convents, apparently under the protection of Bishop Alois Hudal. In 1948 he was recruited by Syrian intelligence and went to Damascus (only to fall out of favor after a coup there a year later). According to one report, he tortured Jews in Syria. He and his family then settled in Ecuador, later shifting to Chile, where he may have served in Chilean intelligence. officials could not determine Rauff's exact position. The C.I.A. report adds: “In any case, the government of General Augusto Pinochet resisted all calls for his extradition to stand trial in West Germany.” Rauff was arrested in 1962 after Germany requested his extradition, but was freed by Chile’s Supreme Court five months later. In 1972, Chilean President Salvador Allende, at the request of the Nazi hunter Simon Wiesenthal, asked the Chilean Supreme Court to extradite Rauff to Germany. This application was again denied. After settling in Chile, Rauff worked as a manager of a king crab cannery in Punta Arenas, the southernmost city in South America. After his release by the Chilean Supreme Court, Rauff disappeared. He was discovered by the documentary filmmaker William Bemister in Los Pozos, Santiago, Chile in 1979, and interviewed on film. This interview was included in the Emmy-winning film “The Hunter and the Hunted” and shown on the PBS Network in the United States on October 21, 1981. Rauff died in 1984.

  Piano Herbstnebel (nebbia autunnale i sacrificabili http://www.soldatinionline.it/Articoli/Eserciti-Uniformi/Ancora-sulla-RSI.html  ).
La manovra che fu segretamente ordinata da Hitler nell’autunno del 1944 ai suoi fedeli era separare gli anglo-americani dai sovietici per poi rivolgersi contro di loro. FANTASIE da pazzo. L’offensiva di pace non ebbe successo ma ciò interessò il controspionaggio svizzero (scopo: evitare le distruzioni ed un paese di pezzenti alle porte). Il barone Luigi Parrilli (partenopeo, introdotto in molti ambienti europei e negli USA, con conoscenze in diversi settori d'attività che andavano dalla finanza ali' industria, dall'economia ai rapporti commerciali, alle rappresentanze industriali), utilizzando accortamente la conoscenza fatta nel nord Italia di un ufficiale delle SS, lo Sturmfuhrer Guido Zimmer del S.D. Mailand (Reparto VI - Controspionaggio), che conosceva il piano tedesco della terra bruciata, riuscì ad avere un incontro con Dolmann; malgrado fossero andate a vuoto due prime prove di abboccamento quest’ultimo pensò che valeva la pena di fare un terzo tentativo per rimettere in strada il piano Herbstnebel. Il magg. Weibel, uno dei capi del controspionaggio dell’esercito svizzero, promise al barone Luigi Parrilli d’interessarsi presso l’Ambasciata degli Stati Uniti. Dopo un incontro con il magg. Weibel e con il cap. B. Mayr von Baldegg, il capo dell’OSS per l’Europa, sig. Allen Dulles, si dichiarò disposto a ricevere Parrilli e Husmann, l’incontro ebbe luogo il 23 febbraio 1945 a Lucerna. Il 3 marzo 1945 entrava in Svizzera dall’Italia il col. Eugen Dollman e il ten. Zimmer; incontravano al ristorante Bianchi (ex Biagi) a Lugano Parrilli, Husmann e il ten. Rothpletz poi il delegato americano Paul C. Blum che rappresentava Dulles. Ferruccio Parri e il magg. Usmiani arrestati in Italia dai tedeschi vengono liberati e condotti in Svizzera l’8/3 a domanda del delegato americano Blum e ciò come prova di buona volontà da parte tedesca.

WOLFF IL NEGOZIATORE

Karl Friedrich Otto Wolff (1900 – 1984) aveva raggiunto il grado di SS-Obergruppenführer e Generale delle Waffen-SS. Era venuto in Italia nel febbraio del 1943 come Comandante supremo delle SS e della Polizia. Al termine della guerra, venne condannato a 4 anni di prigione, ma in realtà vi trascorse una sola settimana. Nel 1962 venne però nuovamente processato per aver preso parte alle deportazioni di ebrei e condannato a 15 anni di prigione; fu rilasciato dopo sei anni per motivi di salute. Franco Morini: “Per quanto riguarda il gen. Wolff non vi è nulla di nuovo quando si pensi che già due mesi prima della fine della guerra aveva offerto alla resistenza emiliana (parmense) la testa di Mussolini e dei fascisti al posto della sua e dei suoi camerati. L’esponente della resistenza parmense e poi sindaco di Parma, Primo Savani, prese contatto con i vertici del Clnai. Naturalmente fini sotto processo partigiano e del partito. Ancora oggi gli atti concernenti il processo politico subito dal Savani nel 1945, rimangono tassativamente occultati.

     

Mondadori -"Operation Sunrise" di E. Aga-Rossi e Bradley F. Smith Pubblicato negli Stati Uniti nel 1979, tradotto in italiano nel 1980, il libro, da tempo fuori commercio, appare ora in una nuova edizione aggiornata, con l’inserimento della documentazione archivistica dell’OSS, resa disponibile negli ultimi anni

  Al primo incontro di Ascona (19/3) gli inglesi furono presenti con uno dei due inviati del maresciallo Alexander, il generale Terence Sydney Airey, capo dei servizi informativi britannici presso il quartier generale di Caserta. Coerente con l’atteggiamento britannico, Airey si mostrò molto più diffidente del suo collega americano Lemnitzer nei confronti di Wolff, ma non si oppose al proseguimento della trattativa. Non era presente invece il delegato Russo: ma Stalin e Molotov forse tramite la talpa Philby o lo stesso consigliere di Roosevelt, Harry Hopkins (Per quanto riguarda i miei informatori - diceva Stalin -vi posso assicurare che essi sono persone oneste e modeste che svolgono il loro compito coscienziosamente...), erano al corrente di tutto e subdoravano che Wolff cercasse di ottenere: il rientro in patria di ottocentomila !! soldati per contrastare l’avanzata dell’Armata Rossa. (ma loro avevano messo in campo milioni di persone). Il delegato, generale sovietico Aleksei Kislenko assiste in silenzio alle due successive sedute. La presenza del generale fu poi letteralmente cancellata dai sovietici che cercarono così di accreditare la tesi dell’Operazione Sunrise come un “tradimento” perpetrato dagli alleati occidentali nei loro confronti. Vedi sopra i messaggi scambiati con Roosevelt.

La trattativa si sviluppa su una serie di incontri e di contatti fra negoziatori e plenipotenziari molto complessa, attraversante alcuni momenti particolari legati ai personaggi e alle condizioni ormai proibitive in essere da metà aprile su tutti i fronti.
Dulles stesso che trattava doveva districarsi nel labirinto dei centri decisionali alleati poiché la partita si giocava a Caserta al comando supremo alleato militare in Italia che doveva dare l’ok finale in tutta sicurezza e tranquillità. Prendere cantonate non è segno di capacità militari prestigiose e comunque il principio era la resa incondizionata già stabilita a Casablanca nel febbraio 1943. La volontà angloamericana di non alimentare lo scontro con l’alleato sovietico con accordi sottobanco e la rapida avanzata sul suolo italiano, in parte ridimensionarono il valore politico e militare delle trattative con i tedeschi che all’atto pratico restarono tali. I tedeschi si arresero per sfinimento morale e materiale (la firma viene apposta a Caserta il 29 aprile e la cessazione del fuoco a valere dal 2/5) quando la maggior parte del nord era già stata liberata da partigiani e anglo-americani. Hitler muore il 30/4 mentre Mussolini era già morto dal 28. I tedeschi pragmatici che trattavano indipendentemente dal corpo di appartenenza si dice appartenessero alla classe militare e politica teutonica, che ragionava unicamente in termini di economia bellica ed in Germania con il peggioramento delle sorti della guerra tendeva a divenire filo occidentale. Al tempo era impersonata qui da noi da Kesserling, dall’ambasciatore Rahn, ecc. e in Germania da Himmler.

     

General von Senger surrenders to General Clark at Fifteenth Army Headquarters. (National Archives)

 

Even as Fifth and Eighth Army units spread across northern Italy, secret negotiations to end the fighting between the Germans and Allies had begun to produce results. Underway since February, through the efforts of Italian and Swiss middlemen, they had been conducted primarily by Allen Dulles, the U.S. Office of Strategic Services agent in Bern, Switzerland, and Lt. Gen. Karl Wolff, the senior SS officer in Italy. Wolff, and later General von Vietinghoff, hoped to gain either the cooperation or the acquiescence of the western Allies for a continuation of Germany's war against the Soviet Union using Axis forces then engaged in Italy. Although neither Dulles nor Allied military leaders shared or even seriously considered Wolff's goals, they were interested in any possibility of ending the fighting in Italy without further bloodshed. A series of formal secret negotiations thus opened between the western Allies and Wolff's representatives in March and April. With the overwhelming success of Allied offensives everywhere robbing the Axis negotiators of any remaining bargaining power, German emissaries arrived at the 15th Army Group headquarters in Caserta, Italy, on 28 April to arrange a cease-fire and the unconditional surrender of the remaining Axis forces south of the Alps. They signed the appropriate documents at 14.00 hours the next day and agreed to a cease-fire along the entire Italian front at 12.00 hours on 2 May 1945. The devastating impact of the Allied offensive in April, however, had so shattered Axis communications and unit cohesion that the 15th Army Group agreed to withhold announcement of the cease-fire for three days, until late on 2 May, to provide enemy commanders the opportunity to notify their scattered units. In the meantime, the fighting continued. That evening (2 May) the 15th Army Group headquarters transmitted the cease-fire orders throughout northern Italy, and the remaining Axis forces laid down their arms within the next forty-eight hours. On the afternoon of 3 May 1945, Generals Truscott and McCreery attended a ceremony at 15th Army Group headquarters in Caserta, where Lt. Gen. Fridolin von Senger und Etterlin, Vietinghoff's representative, formally surrendered the remaining Axis forces in Italy to General Clark, which ended World War II in the Mediterranean.

 

   
Messaggio di Roosevelt a Stalin (ricevuto a Mosca il 25/3/45
«L‘ambasciatore degli S.U. a Mosca Averell Harrimnan mi ha trasmesso una lettera da lui ricevuta dal ministro degli Esteri sovietico, Vyacheslav Molotov, riguardante un‘indagine che sta compiendo il Gen. Harold Alexander circa l’eventuale possibilità di ottenere la resa di una parte o di tutta l’Armata tedesca in Italia. Nella lettera Molotov chiede che l’indagine, che si svolgerebbe in Svizzera, venga sospesa immediatamente perché non vi partecipano ufficiali sovietici. Sono sicuro che i fatti vi sono stati presentati in modo inesatto a causa di un malinteso…... Il mio governo, come certamente comprenderete deve prestare il massimo aiuto ai comandanti alleati quando questi ritengono che vi sia la possibilità di costringere alla resa le truppe nemiche nella loro zona... come militare capirete che è necessario agire senza indugi... Sarebbe la stessa cosa se fosse chiesto un armistizio a un vostro generale a Konigsberg o a Danzica. Nella resa sul campo delle forze nemiche non si può ravvisare alcuna violazione del principio da noi concordato sulla resa incondizionata e neppure alcun elemento politico... Sono certo che voi adoprereste la stessa condotta e agireste alla stessa maniera qualora si verificasse una situazione simile sul fronte sovietico».
  Seguiremo dal primo memorandum (appunti) dei documenti segreti lo svolgersi degli incontri o almeno alcuni passaggi significativi precisando che si tratta di fonte del'OSS ancorché perfetta e attendibile. Un appunto per il presidente è datato 9/2/45 e informa che Von Neurath, Console a Lugano, Kesselring, Rahn,ambasciatore presso Mussolini, e Wolff hanno discusso non si sa dove e neanche di che cosa, ma 15 giorni dopo un ufficiale del comando di Kesselring entra in Svizzera per scambiare marchi contro franchi e gli si scioglie la lingua perché parla di disponibilità dei comandi Wermacht a trattare. Subito dopo giunge notizia che anche sul fronte occidentale Westphal e Blaskowitz la pensano alla stessa maniera. L'appunto successivo è quello dell'8 marzo che abbiamo visto. Non c'è fra le due iniziative alcun apparente collegamento se non i personaggi Rahn e Kesselring. Per rendere più credibile una capitolazione si pensa sia utile che .... Obergruppenfuehrer and General der Waffen SS Karl Wolft has shown willingness to attempt to develop a program to take the German forces In North ltaly out of the conflict. He considers sìmple mi1itary surrender dlfficult and prefers that capitulation be preceded by a statement by German leaders in North ltaly informing the German people that the struggle is hopeless and will merely cause needless bloodshed and destruction. Field Marshal Albert Kesselring has not yet been won over, and bis adherence is essential. Wolff is proceeding Immediately to try to sell the program to Kesselring, and will maintain contact with the OSS representative in Bern. Wolff states that Rudolph Rahn, German Ambassador to Mussol1ni's regime in North Italy, is in accord with the program.
Risposta di Stalin a Roosevelt (ricevuta a Washington il 29/3/45) «Ho esaminato la vostra lettera e ho concluso che il governo sovietico non poteva dare altra risposta dopo che i suoi rappresentanti erano stati esclusi dalle trattative di Berna, trattative volte a discutere la resa tedesca e l’apertura del fronte del Nord Italia alle truppe anglo-americane ….Vi dirò, per vostra norma, che i tedeschi hanno già sfruttato questi negoziati, trasferendo tre Divisioni dall’Italia del Nord al fronte sovietico. Questa situazione è fonte di irritazione per il Comando sovietico e dà adito alla sfiducia. Temo che il paragone con una possibile resa germanica a Konigsberg o a Danzica non si adatti al caso presente. Le truppe tedesche a Danzica o Kònigsberg sono accerchiate. Se si arrendono lo fanno per evitare di essere sterminate... Le truppe tedesche in Italia si trovano in una situazione completamente differente. Non sono accerchiate e non temono di essere sterminate. Se, ciononostante i tedeschi cercano di trattare la resa in Italia e di aprire il fronte alle truppe alleate, significa che devono avere qualche scopo più importante riguardante il destino della Germania».  

Altri personaggi si aggiungono ai colloqui e Wolff precisa 4 punti essenziali che si accentrano in pratica attorno a Kesselring non ancora dichiaratosi ma anche protezione e eventuale liberazioni di ebrei internati a Bolzano e di prigionieri di guerra Alleati rinchiusi a Mantova. Una richiesta che fa Parri è di avere Sogno Franci (ma pensiamo ad un errore) Edgardo vicino. Pensiamo sia lui poiché lui tentò di liberarlo a Milano armi in mano all'Hotel Regina. Gli incontri sempre più affollati hanno bisogno di luoghi adatti e di un canale di trasporto per gli alleati del comando di Caserta che passa via aerea sul Tirreno via Francia Meridionale aeroporto di Annemasse e per  gli altri facilità di uscire ed entrare dal confine Franco Svizzero. Il 13 marzo viene data notizia del richiamo in patria di Kesselring. Le alternative sono molte: si è scoperta la tresca, si è scoperta la tresca e si può andare avanti, si blocca tutto perchè Kesselring viene ucciso. Di peggio Harster ha informato Kaltenbrunner e questi ordina di sospendere tutto ....In November 1944 Alexander Constantin von Neurath, the German consul at Lugano, declared that he was acting as intermediary for Harster, who had been given a special assìgnment by Himmler to contact the Allies. It appeared significant at that time that such a mìssìon should have been given to Harster rather than to his superìor in the SS hierarchy, Karl Wolff. At the end of February 1945, an Austrian industrialist in n contact with Austrian Ss leaders, asserted that Kaltenbrunner had asked him to make contact with the Allies in Switzerland. According to this source, Kaltenbrunner claimed that he and Himmler were extremely anxious to end the war and were contemplating the liquidation of ardent Nazi "war mongers.

MEMORANDUM FOR THE PRESIDENT:

 

OFFICIAL USE ONLY - DOCUMENTI SEGRETI CIA

MEMORANDUM PER IL PRESIDENTE: breve traduzione

   

questa. . . è una sintesi delle dichiarazioni rilasciate da Wolff ai rappresentanti OSS e ai rappresentanti del maresciallo Alexander in un luogo vicino a Locarno (Ascona), il 19 marzo. I rappresentanti del Maresciallo Alexander non hanno fornito nome o rango.......... I rappresentanti OSS non hanno l'ambire di prevedere se il piano di Wolff può essere realizzato, ma riferiscono che Wolff è apparso determinato e che coloro che hanno avuto stretti contatti con Wolff negli ultimi 10 giorni sono inclini a credere che egli è sincero quando si augura una resa tedesca immediata. Wolff ha sottolineato in particolare che sarebbe un crimine contro il popolo tedesco, se il "piano della fortezza alpina (estesa dall'Italia all'Austria e alle Alpi bavaresi) fosse realizzata, in quanto non farebbe che provocare ulteriori incalcolabili distruzioni inutili e morti. Queste notizie sono state trasmesse dai rappresentanti in Svizzera del maresciallo Alexander via radio direttamente al quartier generale AFHQ  di Caserta.
Wolff ha dichiarato che il suo preciso dovere, per il suo paese, è procedere con i suoi piani di resa. L'assenza del maresciallo Kesselring, però lo costringe a cambiare il suo corso dell'azione ... .. Wolff ha detto che il suo prossimo passo ora dipende dal tempo a disposizione per l'azione. Se calcolasse di avere praticamente pochissimo tempo, sarebbe costretto a fare da solo. Se avesse meno di una settimana, andrebbe a trattare direttamente con Generaloberst Heinrich von Vietinghoff, che torna in ltalia per assumere il comando di Kesselring. Se avesse sette o più giorni, Wolff ha detto che sarebbe andato subito da Kesselring, che più che mai aveva chiara la situazione in Italia e sul fronte occidentale. Kesselring, riporta Wolff, è stato assegnato al comando del maresciallo von Rundstedt in Occidente, e non era nemmeno stato autorizzato dalla sede centrale di Hitler a tornare in Italia per fare i bagagli. Così Wolff non era stato in grado di vederlo già 10 giorni fa. Vietinghoff, che fungeva da vice comandante in Italia per Kesselring mentre quest'ultimo si stava riprendendo dalle ferite, era andato in Germania ...Dopo un breve incontro con Hltler gli fu ordinato di tornare in Italia per assumere il comando. Wolff ha detto che se fosse stato costretto ad agire da solo aveva solo le seguenti forze eterogenee a sua disposizione: egli comanda circa 15.000 tedeschi, 20.000 soldati sovietici, la maggior parte cosacchi del Don, del Kuban e turcomanni, 10.000 serbi, 10.000 sloveni, 5.000 cechi, una legione indiana; e 100.000 italiani. Come Bevollmaechtigter General der Deutschen Wehrmacht (plenipotenziario per la Wehrmacht tedesca), un posto che aveva dal 20 luglio (l'attentato a Hitler) può contare su altri  10.000 tedeschi, e 55.000 nei servizi e supporti tattici tutti a nord del fiume Po. Wolff ha ammesso con franchezza che le forze non-tedesche sotto il suo comando non sono molto affidabili. Da solo sarebbe probabilmente preso tra le armate tedesche a nord e a sud (linea Gotica). Un approccio diretto con von Vietinghoff potrebbe sortire effetti positivi, ha detto Wolff che von Vietinghoff è un soldato apolitico, che non agirebbe senza il sostegno degli altri nella Wehrmacht. Wolff ha dichiarato che i suoi rapporti con von Vietinghoff sono buoni, ma ha anche detto che non aveva preparato il terreno con von Vietinghoff come aveva fatto con Kesselring. Quindi Wolff ha proposto di incontrare subito Kesselring al quartier generale ma in auto, non potendo volare la per ragioni tecniche, e cercare di convincere Kesselring e Westphal a unirsi a lui in un'azione comune. Se hanno deciso di farlo, Wolff ha detto di sentirsi sicuro che von Vietinghoff potrebbe cooperare. Se gli riesce ha detto che spera di portare con sé in una settimana qualificati rappresentanti militari di entrambi (di Kesselring e von Vietinghoff ) per discutere i dettagli di una resa militare. Wolff ha dichiarato che si è reso conto che la situazione è in rapido sviluppo e gli ha lasciato poco tempo per agire. Ha aggiunto che il comando tedesco si aspetta una offensiva alleata entro la fine del mese (ad una persona ha detto che l'attacco era atteso entro il 25 marzo). Wolff è tornato in Italia la sera del 19 marzo.

 

the following information . . . is a summary of statements made by Wolff to OSS representatives and representatives of Field Marshal Alexander at a place near Locarno (Ascona) on 19 March. Marshal Alexander's representatives gave no name or rank but represented themselves to Wolff as advisors of the OSS representative. The OSS representative makes no attempt to predict whether Wolff's plan can be realized, but reports that Wolff, himself, appeared determined and that those who have had close contact with Wolff since he made his first approach ten days ago are inclined to believe that he is sincere in his expressed desire to effect an immediate German surrender. Wolff has stressed particularly that it would be a crime against the German people if the "reduit plan" (fortezza alpina estesa all’Austria e alle alpi Bavaresi) were realized, since it would merely cause untold further useless destruction and slaughter. This information has been transmitted by the representatives in Switzerland of Field Marshal Alexander by direct radio to AFHQ (Caserta). Wolff stated that as a clear duty to his country he had been prepared to proceed with his plans to effect the surrender of the German Armies in ltaly. The absence of Marshal Kesselring, however compelled him to change his course of action…..Wolff said that his next step now depends upon the time at his disposal for action. If he had virtually no time at all, he would be forced to see what he could do alone. If he had less than a week, he would deal directly with Generaloberst Heinrich von Vietinghoff, who was returning to ltaly to take over Kesselring's command and probably reached his Italian headquarters on 19 March. lf he had seven days or more, Wolff said he would go at once to Kesselring, whom he more than ever considered the key to the situation both in Italy and on the Western Front. Kesselring, Wolff reported, has been assigned to Marshal von Rundstedt's command in the West, and had not even been allowed by Hitler's headquarters to return to Italy to pack up his effects. Thus Wolff had not been able to see Kesselring since Wolff's first meeting with the OSS representative ten days ago. Vietinghoff, who acted as deputy commander in Italy for Kesselring while the latter was recovering from his injuries, had gone to Germany on leave in mid-January, and subsequently bad held a brief command in Kurland on the Eastern Front. After a brief conference at Hltler's headquarters he was ordered to return to Italy to assume command. Wolff said that if he were compelled to act alone he had only the following heterogeneous forces, equipped only with light arms and a few old tanks, at his disposal. In his capacity as Higher SS and Police leader, a post which he has held since 1943, he commands some 15,000 Germans; 20,000 Soviet troops, mostly Don and Kuban cossacks and Turkomans; 10,000 Serbs; 10,000 Slovenes; 5,000 Czechs; an Indian legion; and 100,000 Italians. As Bevollmaechtigter General der Deutschen Wehrmacht (plenipotentiary for the German Wehrmacht), a post which he had held since the 20 July putsch, he is in direct command of 10,000 Germans, and has under his tactical command some 55,000 German servlces of supply and similar troops, all north of the Po River. Wolff admitted frankly that the non-German forces under his command are not very dependable, and that were he to take action alone, wlthout prior coordinatlon with the OKW, he would probably be caught between German armies to the north and south of his forces. Asked whether a direct approach to von Vietinghoff might meet with success, Wolff said that von Vietinghoff is a nonpolitical soldier who would not take political action without support from others in the Wehrmacht. Wolff declared his relations with von Vietinghoff to be excellent, but said he had not prepared the ground with von Vietinghoff as he had wlth Kesselring. Hence, Wolff proposed that he proceed at once by car to Kesselring's headquarters, since he could not fly there for technical reasons, and seek to persuade Kesselring and Generalleutnant Siegfried Westphal to join him in common action. If they agreed to do so, Wolff said he felt sure that von Vietinghoff would cooperate. If he were successful, Wolff said that he hoped to bring back with him within a week qualifìed military representatives of both Kesselring's and von Vietinghoff's headquarter to discuss the details of a military surrender. Wolff declared that he realized that the rapidly developing military situation left him little time for action. He added that German Headquarters in ltaly expected an Allied offensive there before the end ot the month (to one person he said the attack was expected by 25 March. Wolff crossed back into ltaly on the evening of 19 March.

MEMORANDUM FOR THE PRESIDENT:
. . . No further word had been received from Wolff by th night of 26 March .... Wolff's aide, Zimmern, however, reports that both Rudolph Rahn and Generalleutnant Polizei Wilhelm Harster . . . have been recalled to Germany for conferences at Hitler's headquarters. Harster probably has some knowledge of Wolff's activlties. . .. The OSS representative comments that it is becoming increasingly apparent that Hitler intends to use the bulk of the German forces in Italy for the defense of the German "redoubt."                         

MEMORANDUM PER IL PRESIDENTE: BREVE TRADUZIONE
. . .
non abbiamo avuto altri contatti da Wolff ..l'aiutante di Wolff, Zimmern (Guido Zimmer), tuttavia, segnala che sia Rudolph Rahn e che il Generalleutnant Polizei Wilhelm Harster. . . sono stati richiamati in Germania per conferire con Hitler. Harster probabilmente ha una certa conoscenza della attività di Wolff. . .. I commenti dei rappresentanti OSS hanno detto che è sempre più evidente che Hitler intende utilizzare il grosso delle forze tedesche in Italia per la difesa del "ridotto alpino".

 
 
     

 

   
     
     
     
     

Era cominciata cosi, con l'arrabbiatura di Stalin, il tentativo di abboccamento non si sa quanto ufficiale (autorizzato da Berlino?, per dividere l'occidente dalla Russia?) dei tedeschi.

Il 25 aprile, la grande notizia: sfaldamento generale delle annate tedesche e l’insurrezione a Milano, Torino, Genova, in tutte le città, in attesa dell’arrivo delle truppe alleato. Riprende il movimento tre giorni dopo, in corsa affannosa verso le rive del Po, gli argini sconvolti per ritardare l’inseguimento degli alleati, tutti i ponti fatti saltare dagli alleati per impedire la ritirata dei tedeschi. Il Gruppo “Legnano” prosegue instancabile e il 29 aprile, un raggruppamento tattico composto dal IX reparto d’assalto, dal Battaglione Bersaglieri “Goito” (del reggimento di fanteria speciale), dal 1 battaglione del 68° fanteria, della compagnia “E” del 751° battaglione carri armati americano, agli ordini del Comandante del 68° reggimento fanteria, venne lanciato su Brescia, dove sembrava si delineasse una situazione minacciosa per il rifluire di formazione tedesche di “S.S.” dal nord e dal sud. La sera il raggruppamento raggiunse Brescia, ma vi trovò una situazione sostanzialmente tranquilla. Anche Bergamo, il 30, veniva occupata dai Bersaglieri del “Goito” e dagli alpini de “L’Aquila’. Pure il 30 aprile, uno scaglione del IX reparto d’assalto, mentre giungeva in transito a Peschiera, veniva inviato da un ufficiale americano a intervenire contro una ottantina di tedeschi sistemati a difesa del Monte Canale, circa 500 m. ad est di Ponti sul Mincio. Gli arditi dopo un violento corpo a corpo da una postazione all’altra, riuscivano ad avere ragione dell’avversario. Nello stesso giorno 30, su invito del IV Corpo americano, dal quale il Gruppo “Legnano” dipendeva, un plotone di Bersaglieri del “Goito” si recava a Milano per partecipare alla cerimonia ufficiale dell’entrata in città delle truppe alleato. Più che un inseguimento, era ormai un irradiarsi di piccole e grosse colonne motorizzate sfreccianti nella pianura padana in direzioni molteplici. 11 1° maggio una compagnia alpini del battaglione “L’Aquila”, con una sezione cannoni del III 11° rgt.a. muove verso la confluenza del Ticino col Po a sud-est di Pavia, in rinforzo del 91° squadrone cavalleria americano impegnato contro un forte nucleo tedesco, che opponeva ancora resistenza. Gli alpini, superate insieme col reparto americano, le resistenze dell’avversario proseguivano verso ovest sull’itinerario Pavia - Alessandria- Asti - Torino, dove entravano nel tardo pomeriggio del 2 maggio. Un’altra compagnia alpini (la 108’) del battaglione “L’Aquila”, su automezzi tedeschi catturati, raggiunge il 2 maggio, Edolo ed occupava il Passo del Tonale, rastrellando e disarmando numerosi nuclei nemici in val Camonica. A Sarnico, un reparto Bersaglieri del battaglione “Goito” in esplorazione catturava formazioni sanitarie nemiche, che non avevano voluto arrendersi a partigiani locali, Nello stesso giorno l’ultimo combattimento fu sostenuto da una compagnia del I battaglione del 68° reggimento fanteria. Mentre la compagnia procedeva in val Sabbia, venne, ad una settantina di chilometri a nord-est di Brescia, fatta segno a raffiche di mitragliatrici da parte di elementi tedeschi disposti sui contrafforti occidentali di Monte Nozzolo; una compagnia del I btg. 68° fanteria interviene ed i fanti catturano 13 prigionieri. Questo di val Sabbia fu l’ultimo combattimento; lo stesso giorno 2 maggio le truppe germaniche in Italia capitolavano. Nel breve ciclo operativo di circa 40 giorni, il Gruppo di combattimento “Legnano”, pur non avendo avuto occasione di sostenere combattimenti di importanza decisiva, diede nondimeno il suo contributo di sangue alla guerra di liberazione, come le sue unità l’avevano dato in altri cicli col-I Raggruppamento motorizzato e col Corpo Italiano di Liberazione.  

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  Messaggio di Roosevett a Stalin (ricevuto a Mosca il 1°aprile):
«Nello scambio di messaggi avvenuto circa le possibili future trattative con i tedeschi mi sembra che la questione sia circondata da un‘atmosfera di spiacevole apprensione e sfiducia. Non si sono iniziate trattative.. .e se vi saranno avranno luogo a Caserta alla presenza dei vostri rappresentanti ...l’incontro di Berna è stato fatto al solo scopo di stabilire contatti e non per intavolare trattative di qualsiasi specie... Riguardo alla mancanza di operazioni offensive alleate in Italia, ciò non deriva assolutamente dalla speranza di una resa dei tedeschi. In realtà la stasi è dovuta soprattutto al trasferimento di forze alleate.. .da questo fronte alla Francia. Si sta preparando un’offensiva sul fronte italiano per il 10aprile... Ritengo che le vostre informazioni sui movimenti di truppe tedesche in Italia siano erronee. Le nostre fonti migliori ci permettono di stabilire che tre Divisioni tedesche hanno lasciato l’Italia dai primi dell’anno.(come affermavano i russi).. perciò è evidente che si tratta di trasferimenti avvenuti prima dei contatti di Berna».
Risposta di Stalin a Roosevelt (ricevuta a Washington il 3 aprile):
«... Avete perfettamente ragione nel dichiarare che la questione è circondata da un‘atmosfera di spiacevole sfiducia. Voi affermate che finora non vi sono state trattative di sorta. A quanto pare non siete bene informato, invece secondo informazioni sovietiche le trattative ci sono state e si sono concluse con un accordo... il comandante tedesco sul fronte occidentale, maresciallo Albert Kesselring, aprirà, alle truppe anglo-americane e lascerà che avanzino verso oriente in cambio della promessa che gli alleati occidentali rendano più lievi le condizioni di armistizio per i tedeschi. Comprendo che truppe angloamericane ricavino un certo vantaggio da queste trattative separate a Berna, ma perché tenerlo nascosto ai russi. Ed è così che attualmente i tedeschi hanno praticamente cessato il fuoco sul fronte occidentale, mentre continuano la guerra contro la Russia».

Messaggio di Roosevelt a Stalin (ricevuto a Mosca il 5 aprile):
«Ho ricevuto con stupore il vostro messaggio con l’affermazione che gli angloamericani hanno promesso in cambio di una resa sul fronte occidentale di rendere più lievi ai tedeschi le condizioni del trattato di pace. Nei miei precedenti messaggi vi ho comunicato:
I) nessuna trattativa si è svolta a Berna: 2) i colloqui non avevano alcun carattere politico; 3) in caso di resa tedesca in Italia non vi sarebbe alcuna violazione del principio di Casablanca, 4) la presenza di ufficiali sovietici sarebbe gradita in qualsiasi incontro organizzato per discutere la resa. Se questo era lo scopo di Wolff (creare zizzania fra i due) il vostro messaggio dimostra che egli ha ottenuto qualche successo. Vorrei infine dire che sarebbe una delle più grandi tragedie della storia se al momento della vittoria, ormai a nostra portata, tali sospetti e tale mancanza di fiducia pregiudicassero l’intera opera. Francamente non posso fare a meno di provare un amaro rancore verso i vostri informatori».
Risposta di Stalin a Roosevelt (ricevuta a Washington il 7 aprile):
«Nel mio messaggio del 3 aprile non si parla di lealtà o fiducia. Non ho mai dubitato della vostra lealtà o fiducia, come di quella del signor Churchilll. Voglio dire che nel corso della nostra corrispondenza si è manifestata una diversità di vedute su quello che è e non è permesso fare da un alleato nei confronti di un altro alleato. È difficile ammettere che la mancata resistenza tedesca all’ovest sia dovuta solo al fatto che essi sono stati sconfitti, mentre combattono disperatamente contro i russi per un‘oscura stazione chiamata Zemlenice, in Cecoslovacchia, di cui hanno bisogno come un morto ha bisogno di un impiastro, e invece si arrendono senza opporre resistenza in città importanti nel cuore della Germania come Osnabrùck, Mannheim e Kassel. Ammetterete che tale comportamento da parte dei tedeschi è più che strano e incomprensibile. Per quanto riguarda i miei informatori, vi posso assicurare che essi sono persone oneste e modeste che svolgono il loro compito coscienziosamente. Essi hanno dato prova della loro capacità in più di un‘occasione».
Messaggio di Roosevelt a Stalin (a Mosca il 13 aprile, quando il presidente era morto da 24 ore):
«Vi ringrazio per la vostra sincera esposizione del punto di vista sovietico sull’incidente di Berna che, come appare oggi, si è dissolto. In ogni caso non vi deve essere sfiducia reciproca, e piccoli malintesi di questo genere non dovranno più sorgere in futuro».