JEEP FORD GPW.
Caratteristiche tecniche 2.199 cc - 54 hp - classe
250 kg. La sigla ormai nota come jeep che sta per
GP (foneticamente J P)
General
Purpose, usi generali, nasce con la specifica di un mezzo per il traino di
piccole batterie (37mm), mezzo di comando o rimorchio . La Bantam è la
prima a costruire un prototipo, poi non approvato. Anche la Ford produsse
prototipi e l'originale su licenza Willys Overland Motors Inc. come è
meglio conosciuta la Jeep Willys da chi vinse la commessa. All'epoca
costava sui 1.000 $ e ne vennero prodotti 640.000 pezzi. Decine furono le
varianti e gli usi introdotti su questo mezzo.
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Se ai primi soldati ad entrare in linea non
fu possibile distribuire molto materiale alleato, anche di quello
nazionale si dovette fare parco uso poiché gli alleati usavano i pochi
magazzini trovati per prelevare vestiario, scarpe e munizionamento a
favore dei partigiani di Tito (lo paracadutavano) e degli italiani delle
brigate partigiane in Jugoslavia. L’entrata in linea al nord di soldati repubblichini nella stessa divisa grigioverde, rese
però necessario
dotare (uniformare) le divise dell’esercito del sud con quelle alleate
almeno con quelle inglesi di cui i nostri reparti facevano parte. Anche
per questo compaiono, nei diari dei primi mesi della guerra di liberazione,
le lamentele dei soldati senza rifornimenti e senza cambi. Ma la vita del soldato non era solo quella, andava dagli
alloggiamenti, alle licenze, al soldo, al vitto, ai trasporti e non ultimo
alla riconoscenza. Se diciamo che in tutti questi aspetti fummo di
braccine corte
compiamo un grande atto di ottimismo e
siamo ancora molto lontani dalla realtà.
Dalla primavera del 44 però ben poco distingueva ormai il combattente dal tommy
inglese: la divisa era costituita dal praticissimo ed ottimo battle dress
(mod. 37) con la usuale tascona sulla coscia sinistra, con scarponi neri e
ghette in canapa. Anche la buffetteria era quella dell'esercito inglese,
così come gli zaini, gli elmetti (la classica padella - Mk II steel
helmett a cui i bersaglieri applicarono il piumetto) e gli attrezzi da
zappatore. Chi ne aveva la possibilità (i paracadutisti in testa, ma anche
i bersaglieri) conservò il M.A.B. 38 A (ritenuto migliore dei mitra
alleati distribuiti), e gli ufficiali le loro Beretta 34 cal. 9 corto. Gli
alpini conservarono il loro copricapo come i bersaglieri il fez, etc... I
gradi erano quelli italiani ed erano tornati sulle spalline per gli
ufficiali. Oltre alle mostrine italiane di corpo sul braccio sinistro
compariva una bandierina (celluloide o metallo verniciato) tricolore italiana con il
simbolo del gruppo sul campo centrale bianco dall'autunno del '44. I paracadutisti
sopra il normale battle dress indossavano un giaccone senza maniche
(frequente l'uso di quelli in pelle marrone tipicamente inglese) ma anche altre tenute copiate
dai tedeschi e il casco da lancio era quello inglese Mk. 1-1942 o Mk.
2-1943, anche se alcuni portavano l'elmetto da motociclista Mk.1-1942. |
Per quanto riguarda gli automezzi che furono forniti ai soldati
italiani c’è chi ha fatto una lista che potrà essere anche incompleta,
ma significativa di quella mobilità che il nostro ex nemico aveva e che
in Italia, in quanto tale orograficamente, non si poteva dispiegare al
100%. I mezzi corazzati, le artiglierie, ma non solo, ne erano un
piccolo esempio. I Gruppi di Combattimento furono equipaggiati quasi
interamente con materiale di provenienza alleata e più specificatamente
inglese. I mezzi inglesi erano considerati sussidiari, perché con quelli
non avrebbero mai vinto la guerra contro i tedeschi, pur potendo
disporne anche in grandi quantità prodotte dal Commonwealth che avevano dietro le spalle. La qualità e la forza
o potenza era
in genere inferiore a quella tedesca |
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CMP Canadian
Military Pattern CHEVROLET C15: autocarro leggero (15 cwt di portata
750 kg) a trazione
integrale di produzione canadese. Motore a 6 cilindri 85 hp, lunghezza m
4,34 - telonato.
FIAT SPA TM 40. Trattore medio a 4 ruote
motrici e sterzanti. Motore Diesel a 6 cilindri 108 hp Lunghezza m 4,6. Nel dopoguerra
venne costruita la versione più lunga TM48 con lo spazio retrostante
per le munizioni del 76/55 |
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MORRIS C 8 FAT (Field
Artillery Tractor): Risulta essere stato assegnato
ai gruppi di artiglieria per il traino di tutti i pezzi in dotazione.
Esiste anche in versione ad una portiera per lato e tetto parzialmente
coperto in tela. Un esemplare della versione mk
III con carrozzeria tradizionale è tuttora esposta al Museo della
Motorizzazione Militare in Roma alla Cecchignola.
UNIVERSAL (BREN) CARRIER: famoso tuttofare dell'esercito inglese, fu
distribuito ai reparti di fanteria, dei gruppi come trasporto (truppe e
materiali) e veicolo esplorante (nel dopoguerra fu utilizzato come
trattore, ma non solo, per il cannone contro carro da 6 lbs) ma anche
porta squadra mortaio. 88° Rgt. Friuli - 1944 |
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CANNONE contro carro da 6 lbs., in Italia noto come cannone c.c. da 57/50
In dotazione alle compagnie c.c. dei battaglioni di fanteria, data la
scarsa presenza, da parte tedesca, di mezzi corazzati nei combattimenti
che coinvolsero i gruppi, i cannoni da 6 libbre furono sostanzialmente
usati come armi d’accompagnamento della fanteria (canna lunga). |
CANNONE contraereo Bofors da 40/50
ancora oggi (in versione aggiornata ed
allungata a 70 calibri) in uso presso le principali marine mondiali come
pezzo antiaereo ed antimissile |
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CANNONE contro carro da 17 lbs., in Italia noto come cannone c.c. da
76/55.
Il più potente cannone controcarro alleato (armava anche Shermann Firefly), fu dato in dotazione
al gruppo contro carri (tre batterie di sei pezzi) del reggimento di
artiglieria. E’ stato il primo pezzo di artiglieria ad utilizzare proiettili perforanti
a scartamento di involucro (APDS), per questo era in grado di competere
con armi di maggior calibro (88/55 tedesco, 90/50 americano, 90/53
italiano). Venne
mantenuto in servizio anche nel dopoguerra.
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OBICE da 25 lbs., in Italia noto come obice campale da 88/27.
In dotazione a 4 gruppi del reggimento artiglieria, nella
versione più aggiornata con freno di bocca a due luci. Ebbe lunga vita (non solo nell’E.I.) nel dopoguerra; negli anni 50 alcuni
esemplari in dotazione all’artiglieria italiana furono sottoposti al
rialesaggio della canna: questa fu portata al calibro 105 mm., risultando
lunga circa 22 calibri.
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