Così sulla Nazione di Firenze del 17
novembre 1943, "Il contegno di molti italiani è, infatti,
patologico; questo estraniarsi dai lutti, dai tormenti, dai disastri
della patria rappresenta una sorta di anestesia che è propria di certe
forme mentali...Giovanotti coi capelli lunghi, le maniere effemminate,
la sigaretta in bocca, il bicchiere dell’aperitivo sul tavolino,
discutono animatamente: credereste che discutessero della guerra, della
situazione italiana, dei gravi compiti che spettano alle nuove forze
nate nel paese? Vi avvicinate e vi accorgete con stupore che stanno
parlando di vestiti, scarpe, di borsa nera, di tabacchi, della maniera
di eludere le disposizioni annonarie, qualche volta perfino di donne. Ma
di guerra, ohibò! La guerra non esiste, non ha importanza."
E
ancora, sullo stesso quotidiano, a fine gennaio 1944: "Vediamo ai
caffè ancora troppa gente che ozia e chiacchiera a vanvera per ammazzare
il tempo, vediamo in giro troppi elegantoni,
troppi zazù ostentatamente originali, cappelli a larghe falde, guantoni,
sciarpona di lana (!), giacca a martingala, pantaloni a quadrettoni e
canino... tutto un insieme che sa di americanismo rientrato e pacchiano,
eleganza !!! chiassosa e senza scopo, molto rustica e molto pretenziosa, ma,
probabilmente, molto costosa... ci sembra che questi signori manchino di
contegno, che è la virtù dei raffinati...".
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VITE ASSEDIATE AL
NORD
VITA PARTIGIANA
Brano tratto
da
Istituto storico della resistenza di Alessandria -
Risorse e Documenti 25 aprile
http://www.isral.it/web/web/index.htm
Nel primo
periodo ribellistico, per i gruppi stanziati in montagna c'è il problema
quotidiano della sopravvivenza: si campa alla giornata in un ambiente
povero di risorse, nutrendosi di castagne e di quanto viene offerto dai
contadini della zona, senza il cui appoggio i primi "ribelli" non
potrebbero resistere. Ma con l'ingrossarsi delle bande, non bastano i
piccoli rifornimenti, né si può pesare oltre misura sulla già magra
economia contadina: bisogna reperire approvvigionamenti consistenti,
organizzare magazzini di viveri e quindi predisporre un'intendenza che
provveda alle vettovaglie, allo stoccaggio e alla distribuzione
razionale dei viveri. Per racimolare il necessario si compiono azioni
nei confronti degli ammassi (silos di grano) e dei raduni fascisti di
bestiame; si assaltano magazzini militari, convogli alimentari ; si
requisiscono grossi proprietari terrieri e industriali della zona.
Provvedere al nutrimento per un gran numero di uomini è una sorta di
combattimento quotidiano che impegna a fondo gli addetti agli
approvvigionamenti. Nei magazzini dell'intendenza viene sistemato ciò
che serve per il fabbisogno immediato, dalla montagna scendono ogni
giorno col mulo gli incaricati a prelevare le razioni stabilite. Bisogna
fornire la farina al fornaio che ogni mattina consegna i quantitativi
richiesti di pane; per provvedere la carne si deve imparare a macellare,
e squartare un vitello non è facile per chi non ha spennato mai neanche
un pollo. Depositi di viveri vengono sistemati presso i contadini, che
escogitano i più diversi espedienti per nascondere le riserve dei
partigiani: fosse scavate nel terreno e ricoperte di fascine contengono
scatolame e salumi, mucchi di grosse pietre nelle aie nascondono forme
di formaggio. (DIENA 1970: 44-45)
Quando sulle basi partigiane si abbattono i rastrellamenti, tutto ciò
che si è faticosamente costruito va in fumo e, specie se si è nella
stagione invernale, ciò significa fare la fame, o nutrirsi in modo
precario con qualunque cosa di commestibile capiti a portata di mano.
Gli esempi che si possono fare sono molti e le conseguenze di tipo
gastro-intestinale prevedibili, ma sempre sopportate con spiritosa
pazienza:
L'altro giorno ho interrotto il diario a cagione dell'arrivo di una
corvée dal gran Rosier portatrice di viveri (pane e latte); dopo quasi
due giorni che non si mangiava che sola polenta senza sale mi si può
anche permettere di interrompere il diario per un avvenimento di così
grande importanza.
(dal diario di Pedro Ferreira, alla data 4.6.1944, in
CADORNA 1948: 371)
Per il prelievo di bestiame o di derrate, ai contadini si offrono
acconti in denaro o si rilasciano buoni di requisizione che, dopo le
prime perplessità, vengono preferiti al denaro del traballante governo
fascista.
Per gli approvvigionamenti Sergio è ormai un'autorità, riconosciuto
anche dalla popolazione della pianura che vede in lui l'incaricato degli
ammassi partigiani. Il suo modo di fare è semplicissimo: va, con i suoi
uomini nella cascina, dove è del grano per l'ammasso, e dice che ha
bisogno del grano e per chi. Il più delle volte la gente della cascina
lo accoglie benevolmente, altre volte la gente dice che non dà il grano,
ma che Sergio può prelevarlo; allora egli si trattiene a chiacchierare
con la gente sorvegliandola in questo modo, mentre i suoi uomini
caricano. Poi paga quasi il doppio dell'ammasso. I prezzi che questo fa
sono una vera truffa pel contadino che deve cedere il grano a due lire
il chilo, mentre paga il fieno a quattro. Lascia una dichiarazione
(PARTIGIANA) d'aver "prelevato" il grano e se ne va. Per il bestiame il
metodo è uguale: se una cascina deve consegnare tre bestie, sempre
pagando più dell'ammasso, Sergio ne porta via due lasciando la
"dichiarazione di furto partigiano" di tre e lasciando così la terza a
disposizione del contadino che la vende a suo profitto, rifacendosi del
prezzo basso dell'ammasso.
(dal diario di Jacopo LOMBARDINI, cappellano
valdese di una formazione GL in Val Pellice: 161).
Il rito del rancio in comune sancisce i valori dell'egualitarismo cui si
impronta la vita di banda. La scarsità di viveri impone, nei reparti,
una ferrea disciplina alimentare: chi viene colto a rubare viveri o
vino, non sfugge alla punizione del palo (una specie di gogna
disciplinare).
Ci siamo accorti che questo qua sapeva dove erano le mele
e ogni tanto andava a prendere qualche mela. Eh! La prima volta ci abbiam dato un'ora di palo mi sembra... Poi l'abbiamo pescato un'altra
volta e ci abbiamo dato 5 o 6 ore di palo. Ogni tanto lo tiravamo giù e
lo rimettevamo di nuovo.
(Testimonianza di Gino Tasso Tigre, classe
1924, comandante brig. Oreste, in BORIOLI-BOTTA 1990: 32) (ndr La
disciplina partigiana era per certi versi molto più rigida di quella
militare e poteva comportare anche la pena di morte) |
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Vita quotidiana a Firenze nella R.S.I.
http://www.italia-rsi.org/vitacivile/firenzersidapieraccini.htm#vitaquotidiana
Brani
tratti da VITA QUOTIDIANA DURANTE I MESI DELLA REPUBBLICA SOCIALE
ITALIANA dal libro di Monica Pieraccini "FIRENZE E LA REPUBBLICA SOCIALE
ITALIANA (1943-1944)". Edizioni Medicea, Firenze, 2003
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….. Anche il mondo della
pittura dimostrava vitalità. Nelle numerose gallerie cittadine si
esponevano i quadri di artisti dell’800, come Fattori, Signorini,
Silvestro Lega, Gordigiani, e di contemporanei, quali Pietro Annigoni,
Ottone Rosai, De Chirico, Primo Conti, Lorenzo Viani, Ardengo Soffici,
Alberto Savinio, Carlo Carrà, Umberto Boccioni, scultore e teorico della
compenetrazione dei piani, con dei nomi, quindi, da far invidia alla
Firenze di oggi, che si trova in una situazione di pace ormai da più di
mezzo secolo. Dal punto di vista culturale, la città, poteva permettersi
di vivere di rendita, ma, con i limiti comunque dettati dalla
particolare ed "eccezionale" situazione. I vari istituti culturali
funzionavano. C’erano l’ Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento,
l’Accademia fiorentina di Scienze Morali "La Colombaria", il Gabinetto
Vieusseux, prestigiose biblioteche come la Riccardiana, la Nazionale e
la Marucelliana, l’Istituto nazionale di Cultura Fascista e l’Istituto
Germanico di Storia dell’Arte, diretto dal professore Kriegbaum (dopo la
sua morte, avvenuta nel corso del primo bombardamento alleato su Firenze
del 25 settembre ’43, gli successe Ludwig Heinrich Heydenreich). Nel
novembre ’43 si trasferì a Firenze presso Palazzo Serristori la
prestigiosa Accademia d’Italia, diretta da Gentile e poi da Giotto
Dainelli, in dicembre fu riorganizzata l’Accademia della Crusca e nello
stesso mese fu inaugurata la nuova sede dell’Associazione
italo-germanica a Palazzo Antinori. Dal 29 marzo al 19 maggio ’44 fu
organizzato dal circolo "Lyceum", sotto il patrocinio del Comune e con
l’apporvazione dal cardinale Elia Dalla Costa, un ciclo di conferenze
sui Santi italiani, al quale parteciparono, oltre alla presidentessa
Jolanda Blasi, Guido Manacorda, Mario Casella, Adolfo Oxilia, Paolo
Lamanna e Luigi Maria Personè. |
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Nei libri di storia non
si parla della vita quotidiana durante i mesi della Repubblica Sociale……
si passa dalla caduta di Mussolini alla fine della guerra….. se si pensa
all’Italia del Centro-Nord, dove la vita andò avanti, ben poco si
paralizzò, e le amministrazioni cittadine, finchè non passò il fronte,
riuscirono a garantire tutti i servizi essenziali alla popolazione. Non
solo, ma nonostante la guerra, nonostante il momento terribile e di
"emergenza", gran parte degli italiani ebbe la possibilità di riempire
le giornate assistendo a manifestazioni sportive e culturali di vario
genere. Scuole e università erano aperte, i cinema e i ristoranti erano
numerosi e in piena attività, i trasporti funzionavano e gli uffici
pubblici mettevano in condizione i cittadini di districarsi tra le mille
pratiche burocratiche, i negozi vendevano merce e, soprattutto, per chi
aveva soldi, sul mercato nero era possibile trovare di tutto….. …Un
altro mito da sfatare è che la popolazione, dopo l’8 settembre, abbia
fatto la corsa ad arruolarsi nelle formazioni partigiane. Niente di più
falso. Con la caduta di Mussolini, ma soprattutto con l’8 settembre, gli
italiani furono sicuramente presi da un senso di angoscia, di paura e di
smarrimento. ……. La tendenza della maggioranza della popolazione, da
quel momento e, in modo accentuato, sino alla "liberazione" dell’Italia,
fu quella di sparire o comunque di non compromettersi con nessuna delle
parti in lotta. Schierarsi significava fare una scelta, e non molti, in
questa fase di totale incertezza, erano disposti a sacrificarsi, tanto
più che le difficoltà economiche imponevano ai più di restare ai loro
posti per guadagnarsi lo stipendio necessario al mantenimento della
famiglia. Per di più, schierarsi apertamente a fianco della R.S.I in un
momento in cui la vittoria, se non impossibile, sembrava comunque
lontanissima, era sicuramente un atto eroico. Scappare sui monti e
aderire al movimento antifascista era più facile, innanzitutto sotto
l’aspetto psicologico, in quanto si era fiduciosi e ottimisti sugli
obiettivi da raggiungere, ma comportava comunque anch’esso dei
sacrifici, determinati dalla necessità di vivere nascosti sui monti,
rischiando la pelle ogni giorno, in condizioni igieniche difficili e
senza cibo. Così, la maggioranza degli italiani attese. Attese la fine
della guerra, e con essa tutte quelle difficoltà materiali che rendevano
più precaria la vita di tutti i giorni. La stessa sensazione emerge
leggendo i vari rapporti che i federali inviavano a Salò, e anche nei
quotidiani e nelle riviste dell’epoca l’indole tendenzialmente apatica
degli italiani era sottolineata e criticata……. La popolazione era ormai
stanca, risentiva dell’aumentato costo della vita e non vedeva l’ora di
tornare alla normalità, in tutto e per tutto. Quel che occorre ribadire,
però, è che in effetti, specie nei primi mesi di Repubblica Sociale,
tutti rimasero al loro posto a lavorare e ciò permise alle autorità di
fornire ai cittadini quei servizi necessari alle attività quotidiane
della città.
Sia il 25 luglio che l’8 settembre del ’43 la popolazione e le autorità
fasciste, che pur detenevano armi e potere, non ebbero grandi reazioni.
Il giorno della caduta di Mussolini in città (Firenze fu più fortunata
di altre, in quanto la presenza di campagne nel circondario permise alla
popolazione di procurarsi il cibo anche nei momenti più difficili del
passaggio del fronte) si ebbero solo una cinquantina di feriti e qualche
manifestazione di esultanza. Maggiore angoscia e senso di smarrimento
caratterizzarono l’8 settembre e la mattina del 12, quando i tedeschi
entrarono in città occupandone i punti nevralgici. I fiorentini si
chiusero in casa, ma, poche ore dopo, i negozi, che avevano abbassato le
serrande, ripresero la loro attività. Nonostante il coprifuoco e gli
allarmi aerei, la vita cittadina, almeno nei primi mesi di Repubblica
Sociale, non fu interrotta così tante volte. Gli allarmi erano ancora
rari (nell’agosto del 43 ne suonarono solo nove !!) e le stesse autorità
credevano poco alla possibilità di un bombardamento su una città d’arte
amata in tutto il mondo. Durante il primo bombardamento su Firenze, Il
25 settembre ’43, si contarono infatti, 218 morti e 150 feriti….La
situazione economica e alimentare peggiorò a partire dal marzo ’44 (mese
durante il quale ci furono 31 allarmi e 2 bombardamenti). Firenze, come
abbiamo già accennato, fu comunque una città che sotto questo aspetto fu
fortunata. Nelle campagne vicine, infatti, i fiorentini poterono trovare
frutta, verdura, pollame anche nei momenti più difficili. Non solo, ma
chi aveva soldi da spendere poteva comprare di tutto al mercato nero:
dalle calze al burro (180 lire il chilo), dall’acqua allo zucchero alla
carne, che nei mesi appena antecedenti il passaggio del fronte in città,
si poteva acquistare a 160 lire il chilo.(ndr: la situazione migliorò
anche perché tutti i conferimenti che servivano a foraggiare armate su
armate sui territori stranieri e italiani si erano interrotti. C’erano
si i tedeschi ma in certa misura c’erano già stati). Più difficoltà si
ebbero sin dall’inizio per prodotti come pesce, latte, olio (nel giugno
1944 un fiasco di due litri e mezzo arrivò a costare anche 1100 lire!
(Ndr: In una regione produttrice di olio equivaleva a uno stipendio
mensile). I dolci, che ancora venivano confezionati, avevano prezzi
molto alti. |
In effetti, anche tra gli
intellettuali schierati, serpeggiava sicuramente un senso di smarrimento
e di angoscia. Primo Conti, nel suo "La gola del merlo" sottolinea la
sensazione di imminente tragedia, che provava in una "stagione piena di
incubi e sospetti". Allo stesso modo Ardengo Soffici spiegò con queste
parole il motivo che lo portò a fare una scelta difficile, restando a
fianco della Repubblica Sociale Italiana: "Vedi, la donna che c’innamorò
quando era adolescente, ora è vecchia, brutta e ammalata. Scappare da
lei sarebbe un’ignobile viltà: bisogna stare vicini al suo letto e
sopportarla, anche maleodorante". Mussolini aveva definito se stesso
"uomo per ¾ defunto". Barna Occhini, genero di Papini e direttore di
"Italia e Civiltà” scrisse in una lettera indirizzata al Duce "...
avete
lasciato che il mercato nero diventasse una piovra gigantesca; avete
lasciato che restassero al vostro fianco, come intimi collaboratori,
uomini che il Paese disprezzava e odiava... ora il primo responsabile di
quanto è avvenuto, tradimento compreso, siete Voi, perchè in regime di
dittatura è il dittatore responsabile di tutto, e come a lui risale ogni
merito, così su di lui ricade ogni demerito..."
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Per la popolazione, comunque, districarsi tra
le numerosissime norme, che regolavano il tesseramento e che
coinvolgevano produttori, rivenditori e consumatori, non era facile. Non
tutti i negozi potevano vendere le razioni, che per altro venivano
distribuite in determinati giorni. I produttori agricoli erano restii a
consegnare tutto il quantitativo designato dalla Sepral (Sezione
Provinciale dell’Alimentazione) agli ammassi e non erano pochi coloro
che macinavano e macellavano clandestinamente (vendendo poi a mercato
nero). Nell’ottobre ’43 fu introdotto il razionamento del sale, che
veniva distribuito in misura di 100 grammi per persona alla settimana
(nell’aprile ’44 la razione fu ridotta di 1/3). Il mese successivo
furono tesserati anche i tabacchi. La razione individuale fu fissata
inizialmente a 40 sigarette a testa alla settimana. Con il passare dei
mesi, l’aumento dei prezzi e il peggioramento generale della situazione
economica portò a un aumento delle infrazioni annonarie e anche se
sequestri e punizioni furono in effetti numerosi, era sicuramente
impossibile riportare la situazione sotto controllo. Nell’aprile ’44 la
Sepral aumentò le razioni di pasta e di pane. La pasta passò da due (se
ne mangiava il triplo) a tre chili a testa il mese, il pane salì a 250
grammi, anche se era poco lievitato e quindi pesava di più. In luglio, a
un mese dall’inizio della "battaglia di Firenze" le difficoltà dal punto
di vista economico erano ormai insuperabili. La carne, insufficiente
alla distribuzione, tornò sul mercato libero, con un prezzo che variava
dalle 80 alle 150 lire il chilo (l’equivalente ad oggi di 150 euro). I
prodotti più abbondanti erano ancora frutta e verdura, mentre la razione
di pane scese a 100 grammi.
I primi giorni di marzo (44) gli operai delle principali fabbriche
cittadine (Pignone, Cipriani Baccani, Manifattura Tabacchi, Galileo)
incrociarono le braccia, rendendo tangibile il malcontento che
serpeggiava tra loro a causa dell’aumento del costo della vita, al quale
non era corrisposto un aumento dei salari. …
La vita quotidiana
dell’epoca era però caratterizzata anche da altri aspetti. Abbiamo detto
che in gran parte delle città italiane del nord i vari servizi pubblici
funzionavano, i giovani andavano a scuola e all’università, e si poteva
anche dedicare il poco tempo libero assistendo a gare sportive, o a
mostre d’arte, o ancora gustandosi i film al cinema o le opere a teatro.
Come ogni anno, anche nel ’44, in piena guerra civile, fu organizzato il
Maggio Musicale, giunto alla nona edizione, che fu inaugurato l’8 aprile
con un programma che prevedeva, tra l’altro, l’esecuzione di opere
famose e di sicuro successo, come la "Lucia di Lammermoor", il "Flauto
Magico", il "Falstaff", "Un ballo in maschera" e la "Agnese Bernauer" di
Hebbel (quest’ultima ebbe protagonisti del calibro di Vittorio Gassmann,
Ernesto Calindri, Memo Benassi e Ernesto Sabbatini). Artisti quali
Antonio Abussi, Gino Bechi, Fedora Barbieri, Onelia Fineschi, Gustavo
Gallo, Tito Schipa e Andrea Morosini si alternarono sul palco del
Comunale sino al bombardamento di maggio, che determinò la chiusura del
teatro. In generale, quindi, nonostante la situazione particolare, la
città ebbe il suo fiorire letterario (Giovanni Spadolini, Giovanni
Gentile, Ardengo Soffici, Eugenio Garin, Giotto Dainelli, Niccolò
Tommaseo) e artistico, anche se spesso le autorità fasciste lamentarono
anche agli intellettuali la tendenza a fuggire dalla realtà per
rifugiarsi in un mondo tutto loro. Dopo i bombardamenti dell’11 e 23
marzo, la situazione subì un peggioramento, in quanto i numerosi
sinistrati, che avevano perso la casa sotto le bombe e che non
conoscevano nessuno che li potesse ospitare, furono sistemati dal Comune
proprio nelle scuole. Così, con i locali pieni, le lezioni non potevano
essere tenute e tra il 15 e il 22 aprile chiusero tutte le scuole, anche
se a maggio furono comunque fissati gli esami. La sostanziale
tranquillità che caratterizzò la vita quotidiana durante i mesi della
Repubblica Sociale Italiana fu confermata anche da un dato sorprendente,
ovvero il numero degli ebrei fiorentini deportati. In effetti, la
comunità ebraica del capoluogo toscano era numerosa, contava 2500
persone, ma solo 248 furono portate via e di esse 235 non fecero più
ritorno a casa………… Finché il fronte non passò da Firenze, i principali
servizi pubblici, quindi, funzionarono: treni, corriere, tram. Quando il
carburante iniziò a scarseggiare i servizi delle corriere che andavano
fuori Firenze furono ridotte, così come aumentò il costo dell’energia
elettrica.
I bombardamenti sulla città causarono inoltre sospensioni,
seppur temporanee, dell’erogazione di gas, acqua e luce, oltre che a
interruzioni delle linee tranviarie (in particolare il 25 settembre ’43,
quando rimasero uccisi sotto le bombe 14 tranvieri). A partire dal ’44,
e con sempre maggiore intensità, si fecero sentire anche gli atti di
sabotaggio e le azioni di disturbo da parte delle bande di partigiani,
che andavano a colpire i tratti ferroviari e le linee telefoniche
"volanti", che erano utilizzate dai tedeschi per mettere in
comunicazione tra loro i diversi comandi. Dall’inizio del ’44 si
verificò una diminuzione nella circolazione di auto private, a causa
della mancanza di carburante e alla conseguente introduzione di divieti
e limitazioni. Il 10 giugno fu sospesa del tutto l’erogazione del gas e
a fine mese si verificò una forte carenza di acqua, tanto che le
condizioni igieniche peggiorarono in modo consistente. Il 23 luglio
smisero di funzionare i telefoni, ma, ad ogni modo, se si escludono i
giorni dell’emergenza vera e propria, il personale ferroviario, i
vigili, i postelegrafonici, gli agenti di pubblica sicurezza e gli
addetti alle organizzazioni di soccorso rimasero diligentemente al loro
posto per tutto il periodo della RSI. |
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Ecco alcuni termini molto diffusi del periodo di guerra
Sfollati e profughi
– Allontanamento di civili da centri popolosi o dalle città, in
particolare dopo le prime incursioni aeree. Le famiglie più abbienti (ma
anche chi non deve rimanere in città per motivi di lavoro, come le donne
e i bambini), cercano di mettersi al sicuro in campagna, pagandosi vitto
e alloggio. Ci sono casi di sfollamento forzato: come quelli che
riguardano gli abitanti di edifici distrutti o danneggiati dai
bombardamenti, che vengono sistemati in locali requisiti dalle autorità
(scuole caserme etc), fuori città e spesso in situazioni di fortuna.
Razionamento
– Assegnazione a ciascun
cittadino di una razione minima fissa di generi alimentari o di uso
quotidiano (vedi sapone). Vengono fissate le caratteristiche
merceologiche dei singoli prodotti (per esempio, si stabilisce la
miscela di diverse farine utilizzabili per la panificazione: pane da
tessera). Si ricorre anche alla raccolta dei prodotti e alla loro
redistribuzione, secondo le necessità locali, determinate dal numero dei
cittadini residenti in ogni Comune, suddivisi a loro volta in categorie,
con assegnazioni diversificate (in peso) secondo le varie esigenze:
bambini, malati, lavoratori dell’industria, ecc. |
Le
spese complessive della Repubblica Sociale ammonteranno a 359,6 miliardi
di lire
- 170,6 miliardi di spese ordinarie e
straordinarie
· - 189 miliardi per i contributi pagati al Reich.
Le entrate ammontarono a 380,5 miliardi:
· - 50,4 miliardi di entrate ordinarie
· - 47 miliardi di depositi e conti correnti presso enti e istituzioni
pubbliche
· - 74,3 miliardi di buoni del tesoro
· - 183 miliardi per anticipazioni della Banca d'Italia
· - 25,2 miliardi per anticipazioni da altri istituti di crediti
(Se si escludono le prime due le altre sono
tutte giochini contabili da cerino acceso che a “qualcuno” è poi
rimasto in mano. Probabilmente si tratta degli stessi
economisti che gestiranno l'altra Repubblica) |
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Mercato nero
– Mercato illegale e clandestino di beni sottoposti a razionamento,
detto anche Borsa nera. La scarsità di approvvigionamento e il calmiere
imposto dalle autorità sui generi di prima necessità ne provocano la
scomparsa dal mercato ufficiale. Il mercato nero, che si estende poi a
tutti i settori merceologici (anche se quello alimentare resta il più
attivo), viene ‘ufficialmente’ perseguito dalle autorità, che
stabiliscono forti sanzioni e punizioni esemplari, compresa la pena di
morte. In realtà non venne mai contrastato (e nessuno venne mai
fucilato) con convinzione perché il primo cliente era sempre il gerarca
locale.
Coprifuoco e oscuramento
– Coprifuoco - Proibizione della circolazione in determinate ore del
giorno, sua regolamentazione per i vari tipi di mezzi. Era stato imposto
un orario di chiusura anticipata anche ai locali pubblici e di
divertimento, come caffè, ritrovi, cinema e teatri. Oscuramento –
Eliminazione o diminuzione nelle ore serali e notturne delle sorgenti
luminose per proteggere la città dagli attacchi aerei nemici. -
Rifugio
– Locale predisposto dalle autorità (ma ne esistevano anche di privati,
scantinati), dove i cittadini sorpresi da un allarme aereo potevano
trovare qualche riparo. Si scavano anche trincee in luoghi aperti (come
le piazze) protetti da sacchi di sabbia. L’avviso di bombardamento
veniva fatto con una sirena d’allarme collocata su edifici pubblici e
azionata nell’imminenza di incursioni aeree. Il continuo susseguirsi di
questi allarmi in ogni ora del giorno, anche inutili per il passaggio di
un semplice ricognitore, faceva di fatto saltare il sistema nervoso
della gente.
Ammassi, tessera e borsanera.
http://www.valsesiascuole.it/crosior/1_vercellese/900_2_guerra.htm
….. Il 1940
terminava con espressioni di incitamento agli agricoltori per un loro
impegno totale al fine di garantire l'autosufficienza alimentare del
paese in guerra. Con il 1941 il clima cambiò. Il 1° ottobre venne il
tesseramento del pane e della farina di granoturco, con una razione
rispettivamente di 200 e 300 grammi. Si ripeteva, con alcune lievi
modifiche, la situazione vissuta già nella prima guerra mondiale, quando
le necessità di alimenti di materie prime naturali avevano portato ad un
regime di ammassi e di prezzi che garantiva gli agricoltori. Del resto,
se da un lato si premeva per un aumento della produzione nei campi e
nelle stalle, dall'altro non si potevano non applicare forme di
incentivi che spingessero gli agricoltori verso gli obiettivi indicati.
Si accusavano gli agricoltori di godere di condizioni di favore, nel
senso che a loro sarebbero stati riconosciuti tutti i costi di
produzione ed un certo profitto, con interventi governativi che li
sovvenzionavano facendosi carico dell'eventuale differenza necessaria
per tenere sotto controllo i prezzi finali. Forse furono proprio i
commercianti, gestori del razionamento, che si trovarono a lamentarsi
maggiormente del trattamento loro riservato, con il mantenimento di
prezzi calmierati e scarsi margine di ricarico per remunerare i loro
costi. I consumatori finali, soprattutto delle città, si lamentavano
anch'essi dei prezzi e vedevano con invidia la maggiore disponibilità
di generi alimentari nelle campagne, derivante dalle quote riservate.
Non vi è dubbio che nel contesto generale siano state messe in essere
anche forme di evasione. Un preciso indice lo si ritrova nella revisione
delle leggi che sanzionavano i comportamenti illeciti, che si ebbe nel
febbraio del 1942, dopo la legge generale dell'8 luglio 1941. Il sistema
degli ammassi e del razionamento, senza dimenticare i rifornimenti per i
militari, poteva offrire occasioni di trasgressioni in diverse fasi
della vera e propria filiera che, partendo dalla terra, portava i
prodotti finali al mercato dei consumatori. Al momento degli ammassi era
possibile giocare sulle quote esenti per i consumi familiari dei
produttori, i responsabili della custodia e della distribuzione delle
merci ammassate potevano manovrare i movimenti dei prodotti, usufruendo
di scorte variabili e buoni di assegnamento contraffatti, le tessere
annonarie erano suscettibili di falsificazioni e di distribuzioni non
corrette. In sostanza, era possibile, come in effetti avvenne in misura
notevole negli ultimi anni di guerra, costruire un mercato parallelo a
quello ufficiale, definito popolarmente come borsanera, che usufruiva
dei prodotti sottratti al regime dei controlli.
Dagli appunti
del Ministro Mezzasoma
"Mussolini chiede se il contributo
italiano per le riparazioni dovute dall'Italia alla Germania sarà
rilevante ? le condizioni territoriali saranno mitigate? si fisserà la
cifra alla fine della guerra, dopo la vittoria dell'Asse !!!? Hitler
acconsente, alla condizione che l'accettazione di far parte del Grande
Reich europeo sia formale. Il Duce chiede libertà d'azione nella vita
interna italiana e Hitler acconsente, fissando solo la salvaguardia per
Farinacci". "Intanto le spese per il mantenimento delle forze tedesche
nella penisola saranno a carico dell'Italia"…Mentre la Repubblica
Sociale prendeva vita (organi, ministri, leggi etc) i tedeschi erano
partiti con un Bando (Comando di Udine) che dava il via libera alla
circolazione di biglietti del tesoro del Reich, già utilizzati in altri
paesi ed espressi in marchi. Si aggiungevano alla valuta ufficiale: la
gente si adeguasse perché il cambio (il conto) era facile e
indiscutibile. Dal 2 ottobre 1943 i Biglietti erano arrivati a Milano.
L’aumento della massa circolante non sarebbe costata nulla a Hitler e
una inflazione sfrenata (oltre quella ipotizzabile) alla Repubblica
Sociale. Le precedenti esperienze negative, fatte a spese dei greci,
fecero negoziare da parte delle autorità monetarie della R:S:I il ritiro
della "valuta" tedesca entro al fine del mese contro il corrispettivo di
un grosso finanziamento per il mantenimento delle truppe tedesche in
Italia. Intanto continuavano a circolare le vecchie lire.
http://www.italia-rsi.org/zzz/historica/historican16del2006.pdf
|
HOME R.S.I.
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