LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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La Medaglia d'Oro

Giuseppe Riccardi

1918/1944

Nelle scuole a Jesi il suo monumento

Motivazione Medaglia d’oro al valor militare alla memoria:(Promosso Sottotenente di cpl. con anzianità 18 luglio 1944)

  Nasce a Gorno (Bg) ed emigra in Francia a Nancy con la famiglia dove vi compie gli studi medi. Avviato ad un successivo lavoro di impiegato, allo scoppio della Guerra, ma chi dice anche dopo, ritorna dal paese (Francia)che aveva ormai deposto le armi contro i tedeschi per arruolarsi nei Bersaglieri (8°). Il suo titolo di studio, se riconosciuto in Italia gli avrebbe consentito di frequentare un corso Ufficiali. Tenta col corso di Pola, poi con quello di Marostica dove viene finalmente ammesso al LI Auc. Si trova a Bari come allievo ufficiale, quando sopravviene l’armistizio. I compagni lo ricordano a Trani sempre fra i primi ad esporsi al pericolo. Come se si sentisse un predestinato scrive il 6 dicembre, alla vigilia dell’attacco di Montelungo, una lettera di addio alla madre da S.Agata dei Goti
 

Carissima Mamma,
quando queste mie ultime righe ti giungeranno, io sarò andato a raggiungere Papà. Questa sera sono stanco. Non mi allungo a parlare di interessi. Altro non ho se non qualche centinaio di lire in tasca: per i miei indumenti militari, poca roba mia, se possono i miei compagni te li faranno avere. Per gli interessi ho finito e parliamo un pò di noi. Carissima Mamma, mai come in questi momenti ti ho sentito così vicino a me come pure al mio caro Papà ed ai miei cari Nonni.
Le Zie mi aiutano con le loro Preghiere e non credo di avere dei nemici. Ove sono passato io sono, ringraziando Voi miei cari e parlo anche a Papà, sempre stato stimato, se non altro per la mia onestà e lealtà.
Possa il mio sacrificio servire a qualche cosa per la salvezza dei nostri piccoli e per la grandezza della nostra cara Italia che ho tanto amato. Oggi è avvilita ma un giorno verrà, e di questo ne sono certo, in cui ritroverà il suo posto al sole e non saremo più schiavi. Non piangermi Mamma perché non piango nemmeno io. Tutto ho donato e ciò che mi dispiace e di non aver fatto abbastanza: non è colpa mia e ciò mi consola….. Ti voglio tanto bene. tuo Peppino

     

 Figlio di italiani all’estero, accorreva ad arruolarsi in un battaglione bersaglieri per la difesa della Patria. Pur essendo addetto al vettovagliamento sollecitava di partecipare al combattimento, dando ripetute prove di valore. In una giornata si offriva con entusiasmo in quattro differenti rischiose imprese, finché cadeva colpito a morte mentre allo scoperto in piedi, dirigeva il tiro di una mitragliatrice su alcuni obiettivi che aveva individuati e personalmente riconosciuti…. Monte Granale di Jesi 17 luglio 1944

Dal Diario di Sanzio Bombardini (motociclista al LI Auc) edito da A&G editore in Imola:

All'ora del rancio il sergente Riccardi onnipresente, faceva la distribuzione buca per buca, buttandoci le relative scatolette. Cominciò con il S.ten. Steppia che nessuno aveva più visto. S'era letteralmente sepolto in un buco a picco, dove lui piccolissimo scompariva del tutto e si vedeva solo l'elmetto quando era in piedi. Non ne usciva nemmeno per i bisogni: la faceva nella vanghetta e poi la scaraventava fuori !!: diceva: "In Russia ho visto più d'uno morire per andare al cesso". "Tenente il rancio" e prima che quello rispondesse gli scaraventò due grosse scatolette che colpirono l'elmetto la in fondo alla buca abisso. Il sergente Riccardi sempre spavaldo e coraggioso ci canzonava per i nostri fortini/buca ma in particolare si riferiva a quello del Tenente. "Carogne, volete forse vivere in eterno ?" Non ha mai avuto paura ed era sempre contento, ma qualcuno lo giudicava incosciente.

  Esce  vivo nello scontro che segue, nonostante il pericolo a cui si espone e le perdite e, all’atto della riorganizzazione, chiede di essere incluso nella nuova formazione del XXIX battaglione del 4° Reggimento. I bersaglieri affiancano i Polacchi nella risalita dal versante adriatico. Occupano Macerata, Tolentino poi il 9 luglio 1944 il Musone, il fiume poco sotto il Conero, mentre i paracadutisti della Nembo avanzano verso Filottrano conquistata lo stesso giorno.

Così Giovanni Recchi dal sito dal Volturno a Cassino - Ci schierano a est di Storaco per l’attacco alle posizioni tedesche poste sul Musone, che attraversiamo dopo aspra lotta in corrispondenza di Castel Rosino, costituendo una solida testa di ponte sulla sinistra del fiume, sotto un violento tiro di repressione. Santa Maria Nuova, importantissimo nodo stradale e sbocco sull’Esino, viene attaccata il 18 luglio e nella sera, bersaglieri, alpini e fanti entrano nella cittadina conquistata. Il 4° reggimento bersaglieri scende invece verso l’Esino e punta su Jesi, incontrando accanita resistenza sul Monte Granale da parte di nuclei di ritardatari e dei semoventi che sparano a zero. Dopo nove ore di dura battaglia Monte Granale è conquistato e i tedeschi si ritirano oltre Jesi, che viene occupata dagli alpini del battaglione Piemonte-


Così scrive il capitano Moiso del combattimento di Monte Granale:  -..sul primo costone che da Santa Maria Nuova scende verso il Monte Granale, la settima compagnia viene duramente impegnata, con gravi perdite, tanto che sul fianco destro viene inserita la quinta compagnia che raggiunge di slancio la cima del monte ..... ogni covone di grano, ogni albero, nasconde una tana e da ogni parte i bersaglieri sono presi sotto il fuoco incrociato di armi automatiche e di quello tambureggiante e preciso delle artiglierie nemiche .... la quinta compagnia continua l’attacco frontale, mentre il resto del battaglione aggira le pendici orientali di Monte Granale per arrivare alle spalle del nemico in corrispondenza del ponte di Jesi. I tedeschi sparano a zero coi semoventi dalla periferia di Jesi. Non potendo resistere sul fondovalle, le compagnie ripiegano sulle pendici nord-orientali del Granale, prolungando sulla destra l’occupazione della cima, conquistata dalla quinta compagnia dopo nove ore di combattimento ....... Avanti a tutti, l’indimenticabile sergente Giuseppe Riccardi, rientrato dalla Francia e volontario di guerra. Si affollano alla mente i ricordi di episodi innumerevoli di prodigi di valore, di slancio e di generosità di Riccardi quando, sul Montelungo, si doveva intervenire per frenare i suoi ardimenti e costringerlo a mettersi al riparo, lui, che non permetteva ai suoi ragazzi di esporsi; quando in quelle fredde notti di dicembre, sotto il nevischio, passava a rincuorare le vedette con un sorso del suo cognac e una parola di comprensione e di affetto; quando usciva da solo dalle nostre linee per vedere ... che cosa facevano quelli ... Quando a Monte Granale di Jesi, dopo una giornata di combattimenti, mentre in piedi, come sempre, a pochi metri dai tedeschi, quasi in atto di sfida, indicava ai mitraglieri avanzati l’obiettivo da battere, veniva falciato da una raffica immolando così la sua vita, interamente consacrata alla Patria....