Esercito Italiano Guerra di Liberazione
il
C.I.L e i
Gruppi di Combattimento 1944/1945
C.I.L
(fonte Esercito Difesa) marzo
'44 - 25/9/'44) |
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Prima di aprire il
racconto sulle vicende del CIL (dopo quelle del
Raggruppamento motorizzato e del suo impiego a a Montelungo (43)) facciamo un passo indietro per ricostruire,
per quanto possibile la genesi dei vari reparti (escluso i minori) che erano
entrati a far parte del Raggruppamento Motorizzato prima, poi del Cil
(che qui vediamo) e infine
dei Gruppi di combattimento. L'8 settembre 1943 aveva colto il paese in
una grossa crisi militare, in pratica non esistevano più forze operative
all'altezza del nostro alleato e men che meno del nemico/amico. Dall'Africa,
dalla Russia non era praticamente rientrato nessuno e quei pochi erano
inidonei al servizio, perché malati, feriti o peggio. Da altri fronti europei e balcanici, come abbiamo
visto, le difficoltà di collegamento ed altre vicende impedirono alla
maggior parte di rientrare. Saranno i dispersi del '43, gente che a
volte non si riuscirà più a ricostruire la fine. Il meglio di noi, quasi un milione e
mezzo di
persone, con gli ultimi dello sbarco in Sicilia, stava nei campi di Prigionia di Russia, Inghilterra, Africa,
Usa, India, Australia, Nuova Zelanda per citare solo i principali. I catturati
in Sicilia resteranno in gran parte in Italia, nel bacino del
mediterraneo, ma anche al seguito delle truppe alleate nello sbarco in
Normandia, come "personale di
servizio" degli alleati. Degli altri più del 5% non tornerà più a casa. Il "tutti a casa" aveva
poi fatto il resto. Le uniche regioni d'Italia che potevano contare su
piccole forze, ancora discretamente addestrate (ma con armamento inadeguato
e prive di mezzi) erano la
Sardegna, la Corsica, e l'area della Puglia, Lucania, Campania e Calabria
(in parte perché gli americani sono già sulla terra ferma da alcuni
giorni) |
I Brigata-4°
Rgt. Bersaglieri XXIX e
XXXIII btg. |
3°Rgt. Alpini Btg. Piemonte e |
Montegranero (ex costiero in
Corsica) |
185° Rep. paracadutisti ex XI
btg. Nembo |
e IV Gruppo artiglieria
someggiato |
II Brigata 68° Rgt. Legnano |
IX Reparto d'assalto (ex arditi del X reggimento), |
Rgt.Marina "San Marco"
(btg."Bafile"e"Grado") |
squadrone volontari "Guide", V Gruppo art. someggiato |
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DIVISIONE
NEMBO |
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I reparti "superstiti" uno per uno. |
183° e
184° rgt. paracadutisti, 184° artiglieria, e 184° genio guastatori.
Le vicende
della Nembo dislocata in parte in Sardegna e in parte in
Calabria richiederebbero una maggior analisi. Ci limitiamo a dire che,
costituito in maniera affrettata il primo reggimento (185° gli altri
saranno il 184° e il 183°) il resto venne dislocato in
Sardegna con funzioni antisbarco, mentre il 185° restò sul continente e
precisamente in Calabria dove l’armistizio lo colse impegnato contro gli alleati
in Aspromonte. In Sardegna la "Nembo" rimase in larga parte fedele al Re, tranne il XII
Battaglione ed elementi del X (che seguirono la 90.e Panzer). In
Calabria parte del III Btg. si unì alle forze tedesche in ritirata
costituendo in seguito l'ossatura dei reparti paracadutisti della RSI
mentre il restante andò a costituirne un reparto alleato meglio
conosciuto come Folgore Recce Squadron
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/43/reccesquadron.htm del Cap. Gay
(qui
2 capitoli). L’XI, che non si unì ai tedeschi,
andò a costituire il 185º Reparto Autonomo Paracadutisti (visto
con la prima brigata del Cil:al termine del ciclo di operazioni andrà a
costituire il 3° btg del Rgto Nembo ) |
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DIVISIONE LEGNANO
Questa unità costituirà per l'intero ciclo
operativo dal 1943 al 1945 l'ossatura del Regio Esercito impegnato nella
guerra di liberazione. La costituiscono diversi reparti minori ma il
nucleo centrale risiede nei due reggimenti di Fanteria 67 e 68°, nel 58°
Rgt Artiglieria, nel battaglione mortai e in minori reparti di guardie
costiere già organiche quando nel novembre 1942 all'atto della invasione
della Francia la Divisione viene schierata fra Cannes e St. Tropez. Qui
i rinforzi costieri erano costituiti dal 162° Rgt. Costiero, 4° Rgt.
Art., 99° Rgt. di frontiera GAF e dalla 104a Cp. Bersaglieri. Nel mese
di luglio 1943 la Legnano inizia le operazioni di rientro in Italia.
All'8 settembre era in fase di trasferimento verso la Puglia, frazionata
in più unità delle quali solo alcune riescono a raggiungere al completo
la zona liberata tra Francavilla e Brindisi, mentre diversi reparti
erano ancora dislocati a Bologna e in altre zone di transito.
Nell'organico del 67° in un primo tempo viene inserito il I battaglione
del 93° Messina messosi in salvo dalla Jugoslavia nei concitati giorni
dell'armistizio.
.
DIVISIONE MANTOVA
Nei primi giorni di
gennaio del '43 la divisione viene trasferita in Calabria, alle
dipendenze del XXXI C.A. quale massa di manovra, con sede del comando a
Nicastro. L'8 settembre era schierata per far fronte agli alleati in
risalita da Reggio Calabria. Le concitate fasi dell'armistizio ne
salvano in gran parte i reparti e in special modo il suo reggimento di
artiglieria 11° che entra nel I raggr. Motorizzato. La divisione entrerà
ricomposta un anno dopo nei Gruppi di Combattimento. |
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Gli altri reparti
visti nel I raggr. motorizzato, nel gennaio 1944, non sono sciolti, ma in riarmo
ed in addestramento secondo i canoni alleati. Vengono congedati gli
inabili e passati ai servizi quelli che hanno diversi anni di guerra
sulle spalle. Da questi quadri in settembre nasceranno i Gruppi di
Combattimento che vedremo nel prossimo capitolo con i rispettivi reparti
di origine. Molti, in sordina, se ne andranno proprio senza essere
autorizzati |
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DIVISIONE PICENO |
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Nel mese di giugno 1942, la Divisione Piceno è
dislocata in Puglia a difesa della Penisola Salentina
(la sua denominazione è d'occupazione ed è priva di qualsiasi armamento
pesante). Le sue unità sono
schierate lungo la fascia di copertura costiera, compresa tra
Brindisi-Otranto-Santa Maria di Leuca-Gallipoli-Leporano. A partire
dalla fine di settembre, invia in Africa Settentrionale il 336° Rgt.
Fanteria creato a suo tempo per sostituire il 236° dislocato in Sardegna.
Sempre nella stessa zona, continua nel compito di difesa costiera fino
all'8 settembre quando il rovesciamento del fronte lo vede in linea per
coprire gli sbarchi alleati di Taranto dai pochi tedeschi in loco. |
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da
http://www.bellica.it/elite5.html
gli Arditi comparvero il 20 Marzo 1944 presso Monte Castelnuovo, sulle
Mainarde a fianco di Cassino. Tutti volontari, di cui molti decorati al
valore venivano da quel I Battaglione "Arditi" formato nella primavera del
1942 e rifatto, in seguito alla decimazione subita nella Guerra d'Africa.
Alla data dell'8 Settembre 1943 una parte degli Arditi si trovava in
Sardegna ed era comandata dal Ten. Col. G. Boschetti. Il 9 febbraio 1944
il gruppo, per volere dell'allora Capo di Stato Maggiore il Generale
Messe, assumeva la nuova denominazione di IX° Reparto d'Assalto, il suo
vecchio reparto nella grande guerra). |
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Il primo reparto ad entrare in azione col CIL nel marzo 1943 è
il Btg. Piemonte (Alpino) creato coi soldati in partenza ed in arrivo al
porto di Bari l'8 settembre 1943.
http://www.corvino.eu/costituzione_btg_piemonte.html . Il compito,
si potrebbe dire, è l'impossibile. Prendere Monte Marrone (m. 1806) e
tenerlo, cosa non riuscita agli americani. E il 31 marzo la cima venne
presa e tenuta. Il 10 aprile, la notte di
Pasqua, agguerriti e decisi a buttare nel vuoto gli alpini in bilico
sugli strapiombi ritornarono i tedeschi. Il fuoco di sbarramento delle
artiglierie impedì ai rincalzi tedeschi di raggiungere i reparti
avanzanti, mentre gli alpini esploratori, rioccupata la vetta che domina
la sottostante trincea italiana già conquistata in parte dai tedeschi,
li snidarono e li misero in fuga. Un mese dopo il Cil muove lungo la
direttrice M. Marrone-Picinisco azione questa che tende ad aggirare la
difesa di Montecassino, prima dei Francesi. La via di Roma era aperta ma
gli alleati non vedevano di buon occhio che i reparti italiani
entrassero a Roma prima di loro e quindi li dirottarono sul versante
adriatico dal quale non sarebbero più stati spostati. A questa data gli
organici posti sopra erano al completo e raggiunsero i 25.000 uomini
assumendo la divisione in Brigate. Come supporto artiglieria del C.d.A
entrò anche il già rodato 11° artiglieria. L'8 giugno da Guardiagrele (Ch)
l'unità mosse verso nord dovendo superare le linee trasversali dei fiumi
che si gettano a mare e che costituivano con fortini scavati i punti di
appoggio della difesa tedesca: i famigerati Pat a cui si doveva un alto
tributo di sangue. |
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Gen. L. Poli Le forze armate nella guerra di
liberazione 1943/45 Roma 1944-…Lo sfondamento della linea invernale
l' 8 giugno portò alla conquista di Canosa Sannita, Guardiagrele e
Orsogna. Mentre dopo questa operazione la II Brigata rimase a presidio
del settore, i bersaglieri e gli alpini della I Brigata proseguirono
l'avanzata ed occuparono Bucchianico. I paracadutisti uscendo dal
settore del C. I. L. , raggiungevano Chieti sul mare ed alcune località
sulla costa. Così, dopo lunghi mesi di guerra di posizione, iniziava un
periodo di azione intensa con i complessi problemi logistici della
guerra di movimento, per la quale il C.I.L. non era attrezzato. Nei
giorni 11, 13 e 15 giugno elementi della I Brigata raggiunsero
rispettivamente Sulmona, L'Aquila e Teramo. Dura poi fu la resistenza
tedesca sul Chienti, ma, serrati sotto i reparti che nella rapida
avanzata si erano scaglionati per decine di chilometri, a fine giugno
furono occupate Tolentino e Macerata ed il Chienti fu superato in
direzione di Cingoli. La zona di Filottrano costituiva per il difensore
tedesco la posizione più forte, ma la sua conquista era indispensabile
per la presa di Ancona. |
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1-9 LUGLIO 1944 LA
PRESA DI ANCONA LA BATTAGLIA DI FILOTTRANO fu un'altra tappa importante della guerra
di liberazione italiana, e vide unità del II Corpo Polacco e il Gruppo
di Combattimento "Nembo'" contrapposti alla 71. e 278.
infanterie - division tedesche facenti parte della 10. Armee, con il paese
di Filottrano punto di cerniera tra le due divisioni tedesche ed ordine
di "tenere Ancona quanto più a lungo possibile, senza farsi colpire.
fino al 7 luglio, il paese e le zone circostanti vennero aspramente
contese dalle due parti con aspri contrattacchi di fanteria e forze
corazzate, ma persi Castelfidardo ed Osimo i tedeschi dovettero
ritirarsi dalla zona lasciando Filottrano in mano agli italiani, che
entrarono in città col XIV battaglione paracadutisti; le perdite
italiane furono di 56 morti e 231 feriti, con 59 dispersi.
Ed ecco come la descrisse il Generale Umberto Utili nel suo libro "
RAGAZZI, IN PIEDI....." |
Il Generale Leese comandante dell' 8^ Armata scrisse al
comandante il C.I.L.: " Sono contento di apprendere dal Generale Anders le buone notizie
riguardanti il comportamento delle vostre truppe durante i recenti
combattimenti e mi congratulo con voi e con loro per l'avanzata. Ho
avuto molto piacere di apprendere come i vostri uomini hanno saputo
agire brillantemente nel corso del duro combattimento che ha portato
alla conquista di Filottrano. Personalmente io ritengo che sia un grande
avvenimento il fatto che assieme con l'8^ Armata vi sia un contingente
italiano: le azioni di questo contingente potranno diventare un grande
contributo per il prestigio d'Italia “
Appena occupata
Filottrano il IX Reparto d'Assalto , sostenuto dal fuoco della 6a btr
del II Gruppo dell'11°, conquista Cingoli, i tedeschi abbandonano la
città nella notte del 13. A metà di Luglio i polacchi conquistano Ancona
ed il C.I.L. riprese il suo movimento lungo la direttrice più interna
rispetto a quella costiera. Il Corpo Italiano di Liberazione giunse al
fiume Metauro (
ai margini meridionali della linea gotica) stremato, dopo aver
abbandonato lunga la strada la maggior parte dei logori mezzi . Venne
quindi deciso di costituire con i Reparti del C.I.L., integrato di nuove
forze provenienti dalla Sardegna, sei Divisioni che avrebbero dovuto
assumere la denominazione di " Gruppi di Combattimento". |
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"(...) Alle ore 20 del giorno 6 - Luglio - i primi elementi del XV
Battaglione avevano raggiunto quota 189, a sud-est di Filottrano. La
reazione incontrata chiarì immediatamente che la consistenza della
difesa avversaria era ben diversa da quanto previsto. Si imponeva di
portare in linea altri reparti della " Nembo ", ed effettuare un
adeguato schieramento di artiglieria . E occorreva trasformare il
concetto operativo: era risultato troppo difficile attaccare da sud
lungo lo sperone dell'Imbrecciata. Il 183° Fanteria Nembo, con il XV
battaglione in primo scaglione e il XVI Battaglione in secondo
scaglione, avrebbe attaccato da est, a cavallo della rotabile
Villanova-Filottrano. Il XII Battaglione avrebbe svolto azione
sussidiaria da sud lungo la direttrice Macerata- Filottrano. Il CLXXXIV
Battaglione guastatori e il XIV Battaglione - autotrasportato - nella
giornata del 7- avrebbero costituito riserva divisionale. In complesso
cinque battaglioni; due erano giunti affrettatamente nelle ultime ore,
due avevano subito perdite sensibili nei giorni precedenti. In appoggio
sarebbero stati schierati i due Gruppi di artiglieria del 184° "Nembo",
tre Gruppi dell' 11°, il Gruppo da 149: un complesso di quindici
batterie. L'artiglieria polacca avrebbe concorso con tre gruppi pesanti
e con due reggimenti da campagna.
Era previsto l'intervento di alcuni carri armati pesanti - "Sherman"-
della divisione polacca "Kresowa". Tra le ore 6 e le ore 7 del giorno 8
l'artiglieria effettuò il tiro di preparazione. Poi, i paracadutisti
attaccarono da est. Per tre ore gli uomini rimasero sotto il fuoco
avanzando faticosamente. Alle 11 avevano raggiunto i margini orientali
dell'abitato. Il combattimento si trasformava in lotta di casa in casa
per snidare nuclei nemici. Verso le 15 i tedeschi contrattaccarono
appoggiati da semoventi. Il battaglione avanzato fluttuò lievemente; la
45^ Compagnia rimaneva caposaldo nel fabbricato dell'ospedale. Più tardi
- erano quasi le 19 - due compagnie di paracadutisti impetuosamente
tornarono con l'appoggio di "Sherman" polacchi. Ripresero il contatto
con la 45^ Compagnia. A tarda sera, quando - quasi ormai nella oscurità
- mezzi blindati nemici nuovamente vennero innanzi, non si ritenne
opportuno mantenere gli obiettivi raggiunti. I paracadutisti lasciarono
l'abitato. Al mattino sarebbero ritornati. Ma nella notte i tedeschi
abbandonarono il paese dirigendosi verso ovest sotto la protezione di
intenso fuoco di artiglieria. All'alba del giorno 9 le pattuglie della
"Nembo" si spinsero tra le case: trovarono debole resistenza di qualche
arma automatica ritardataria. Su Filottrano saliva il tricolore. Le
perdite della "Nembo" furono gravi: oltre trecento. Tra gli ufficiali si
ebbero cinque morti e numerosi feriti. I paracadutisti avevano dovuto
avanzare sotto il tiro concentrato delle artiglierie e dei mortai su
contrafforti scoperti ove ogni movimento veniva seguito. Un pezzo
controcarro saltò su mina nell'immediata prossimità del paese. Due "Sherman"
polacchi furono messi fuori combattimento: l'uno per tiro di arma
controcarro, l'altro a causa di una mina. Assai elevate anche le perdite
avversarie : circa il 50% degli elementi presenti, tra caduti e feriti.
Oltre cinquanta i prigionieri catturati. |
Ogni
Gruppo doveva avere la seguente costituzione organica: Comando - due
Reggimenti di fanteria, ciascuno su tre battaglioni - una
compagnia mortai ed una compagnia cannoni 57/50 (inglesi) - un
Reggimento d'artiglieria su 4 gruppi da 25 pollici; un gr.
cannoni controcarri da 7 libbre; un gr. cannoni contraerei da 40 mm.; un
battaglione misto genio - sanità e due ospedali da campo – trasporti con
officina. |
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Il 31 luglio 1944 la Commissione alleata di controllo AAC
(gen. Browning) autorizzò l’approntamento di 6 unità operative in deroga
a quanto finora stabilito che limitava la presenza italiana a 341.170
uomini per la grandissima parte in unità ausiliarie di controllo e
polizia del territorio oltre che di servizio ai porti e sulle strade. La
Nembo era passata in deroga al limite di 14.000 uomini già raggiunto con
le due brigate del Cil. 130 mila uomini sono alle dirette dipendenze
degli Alleati come manovalanza (addetti ai trasporti, servizi,
portuali, riattamento ponti e linee ferroviarie etc...). Dieci divisioni,
infine, sono addette alla sicurezza interna e
alle linee di comunicazione (per un totale di 110 mila effettivi) così dislocate: due a nord della linea Napoli-Foggia, tre a nord
della linea Pisa-Rimini (subito dietro la "linea gotica"), due in
Sicilia e tre in Sardegna in funzione antisbarco. I nuovi
Gruppi di
Combattimento saranno le ex divisioni Cremona, Friuli, Mantova,
Piceno e le divisioni Folgore e Legnano, nate dallo sdoppiamento del
C.I.L. Se si vuole giungere in tempo alla offensiva invernale che a
tutti pare (sperano sia) la fine della guerra anzitempo bisogna fare
presto. Il Piceno venne però subito declassato a centro
addestramento complementi. Anche il Mantova, non ritenuto ancora pronto
per il fronte svolgerà compiti di retrovia come riserva. Ricordiamo che, oltre ad essere rivestiti con materiale
inglese, gli italiani venivano riarmati e dotati di armi pesanti e
trasporti tipicamente anglosassoni (spesso di qualità
inferiore alla ex nostra) |
Div. Cremona
(44a di
Ft.)
( 21° e 22° Regg. Fant;
35° (o 7°) Regg. Art; 88a (o 90a) Leg. CC.NN.). Presente in Sardegna dal
marzo 1941 al novembre 1942 dove compie esercitazioni di sbarco -
imbarco e concorre alla difesa costiera. Alla data dell'8
settembre prende parte alla liberazione della Corsica inserita nel VII
C.d.A. del Gen Magli
Divisione Friuli
Rimane in Yugoslavia dal 41 fino al 5 maggio 42. Nel novembre del 42
inizia il trasferimento in Corsica che si conclude il 20. Si schiera a
Nord. Alla data dell'8 settembre 43 sostiene per giorni combattimenti
contro i tedeschi a Teghime, Bastia, Casamozza come sopra per la Cremona. Ai primi di novembre
del 43, la
G.U. viene trasferita in Sardegna con compiti di presidio, sicurezza e
vigilanza. |
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LA
SITUAZIONE IN CORSICA
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/43/corsica1943.htm
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http://xoomer.virgilio.it/ramius/Militaria/regio_esercito_1943.html
Regio Esercito all'8 settembre 1943 |
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Come detto in apertura le due regioni che avevano uno
schieramento difensivo che rimase quasi intatto erano la Sardegna e la
Corsica. Concentrate in queste isole, per motivi diversi, molti reparti
anche frazionati per il timore di sbarchi alleati. I tedeschi, ma forse
più gli italiani temevano che l'isola diventasse una portaerei terrestre
per l'attacco al nord Italia (fabbriche) e al Sud della Germania e della
Francia. Come fanno solitamente i tedeschi alla data dell'8 settembre
non si fecero imbottigliare su un'isola mandando automaticamente alla
distruzione alcune delle loro truppe migliori. Già avevano lasciato
nell'Egeo e in Africa soldati sufficienti a parare, ai primi di
settembre del '43, l'offensiva russa a Est. Dalla Sardegna quindi i
tedeschi si defilarono in fretta portandosi dietro i fedeli del regime
verso la Corsica dove tentarono una minima difesa seguita da una
precipitosa fuga. La Corsica in mano ai Francesi collaborazionisti di
Vichy venne invasa nel novembre del 1943 con truppe comunque prese dalla
Sardegna. La reazione tedesca e italiana era nata dalla mancata
collaborazione di Vichy a fronteggiare gli sbarchi americani in Marocco
e Algeria. La Corsica (ma anche la Sardegna) con la loro orografia si
prestavano alla lotta partigiana dei maquis che in Corsica era già
sviluppata. |
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COMANDO FF.AA. SARDEGNA
(Gen. Antonio Basso, Bortigali) |
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A fronte delle accresciute forze a
disposizione il Comando FF.AA. della Sardegna in data 15 luglio 1943
eleva il Settore Nord a Comando XXX C.d.A, mentre al Comando XIII C.d.A
resta il territorio dell’ex Settore Sud. |
Divisione Calabria
Dislocata in
Sardegna già dal 1940, nella zona tra Sassari, Porto Torres, Alghero,
Santa Teresa di Gallura si dispone a difesa delle coste nord-occidentali
della Sardegna per poi passare all'intero settore nord. Il 9 settembre
1943 si schiera a difesa di Sassari da eventuali attacchi tedeschi. Dal
12 al 14 settembre esercita pressione sulle truppe tedesche nella zona
di Martis e successivamente a Trinità d'Agultu, per accelerarne
l'evacuazione (verso la Corsica). Nel prosieguo del conflitto trova
impiego come Divisione di
Sicurezza Interna (S.I.) su due Brigate (4 rgt)
Divisione Sabauda
In Sardegna,
tra Cagliari e Iglesias con sede del comando a Cagliari già dal 1940. Il
10 settembre 1943 si schiera al centro dell'isola a sbarramento della
linea Villacidro-Samassi-Selegas-Suelli, per la difesa di Cagliari da
attacchi tedeschi provenienti da nord. Il 10 novembre 1943 inizia il
trasferimento in Sicilia e si disloca nella zona Enna-Caltanissetta. Il
suo compito S.I. |
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XXX
C.d.A
(Gen. Giangiacomo Castagna, Sassari) |
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204^ Div. Costiera (Gen. Manlio Mora,
Porto Torres) Difesa costiera da Punta Li Francesi esclusa a Torre Foghe
ex
IV Brigata Costiera (Gen. Del Pante,
Arzachena)
19° Reggimento Fanteria Costiero (Dorgali)
da Capo Coda Cavallo escluso a Torre Murtas esclusa
31^ Divisione Fanteria "Calabria"
(Gen. Giovanni Casula, Sassari) 59° e 60° fanteria e il 40° Reggimento
Artiglieria da Campagna, 177a Legione CC.NN
(vedi sotto). difesa
costiera delle coste nord – occidentali della Sardegna.
Raggruppamento Motocorazzato "Scalabrino"
(Gen. Scalabrino, Oschini) (quattro battaglioni carri, due battaglioni
motomitraglieri, tre gruppi artiglieria ed un battaglione fanteria)
XIII
C.d.A
(Gen. Gustavo Reisoli Matthieu, Nuranimis)
XXXIII Brigata Costiera (Gen. De
Benedettis, Arborea)
Brigata da Fortezza Tedesca "Sardinien"
(Oristano)
205^ Div. Costiera (Gen. Giovanni
Manildo, Carbonia) Difesa costiera da Torre Foghe inclusa a Capo Pula
escluso.
203^ Div. Costiera (Gen. Adolfo Sardi,
San Vito) ex XIII cost.cagliaritana e sud – orientale (da Capo Monte
Santu a Capo Pula).
1 reggimento fanteria Tedesco (2
battaglioni)
30^ Divisione Fanteria "Sabauda"
(Gen. Giovanni Battista Zenati, Iglesias) (45° e 46° Regg. Fant; 16°
Regg. Art; successivamente 176a Leg. CC.NN.)
(vedi sotto).
Riserva d'Armata
47^ Div. Fanteria "Bari" (Gen.
Ismaele Di Nisio, Macomer) (139° e 140° regg. Fant; 47° Art., 152a Leg.
CC.NN.).
184^ Divisione Paracadutisti motorizzata
"Nembo" (Gen. Ercole Ronco, Sisini)
90^ Divisione Granatieri Corazzati
Tedesca (ex 90^ Leggera, Gen. Carl Lungerhausen, Sanluri)
2 raggruppamenti artiglieria di cda
17^ Legione Difesa Controaerea
Territoriale (DI.C.A.T.)
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Divisione Bari
Fra le
ultime arrivate nel 1943 assume il controllo del settore costiero di
Oristano e ivi rimane fino all'8 settembre quando opera, come altre
unità, per la fuga tedesca. Il 21 settembre 1944 il Comando Divisione
Bari si scioglie e gli elementi che lo compongono danno vita, il 14
ottobre successivo, al Comando Divisione per
S.I. Aosta.
Sotto la stessa data le unità dipendenti dalla divisione, il 139°, 140°
e 340° Rgt. Fanteria e il 47° Rgt. Artiglieria cambiano compiti e
dipendenze e assumono la denominazione di 3°, 4°, 5° e 6° Reggimento
Guardie. |
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dettagli legioni CCNN
176a LEGIONE CC.NN.
D’ASSALTO
CLXXV Battaglione, Seniore
Adolfo Serra, Iglesias.
CLXXVI Battaglione, Seniore
Angelo Piga, Cagliari.
176a Comp. Mitraglieri, Capo
Manipolo Diego Gallietta.
Inquadrata nella Divisione
“Sabauda” e dislocata fra Serramanna, Samassi, Senorbì e Villasor.
177a LEGIONE CC.NN.
D’ASSALTO.
CLXXVII Battaglione, Seniore
Carlo Alquati, Sassari.
CLXXVIII Battaglione, Primo
Seniore Emanuele Aymerich, Nuoro.
177a Compagnia mitraglieri,
Centurione Ignazio Marceca.
Inquadrata nella Div. “Calabria” e dislocata fra Thiesi,
Sassari e Porto Torres
GRANATIERI-ALPINI-BERSAGLIERI |
Divisione Aosta
La Divisione risulta dislocata in Sicilia, nella zona sud occidentale
con compiti di difesa della costa e degli aeroporti nella zona
occidentale dell'isola. Dal mese di luglio del 1943 partecipa alla
difesa dell'isola. Inizialmente schierata nella zona occidentale
dell'isola, dopo lo sbarco alleato presso Siracusa la Divisione è
trasferita nella zona centrale della Sicilia e insieme alla Divisione "Assietta"
contribuisce a rallentare l'avanzata delle forze alleate che puntano su
Messina. Le gravi perdite subite, vedono la riorganizzazione della G.U.
a Trento, ma è poi disciolta a seguito dei fatti che determinarono
l'armistizio dell'8 settembre. Si ricostituirà a fine '44 come
Divisione S.I.
per la Sicilia cooptando i resti della divisione Bari con la
formazione della III e IV brigata S.I
Divisione
Messina
Negli anni che vanno dal 1942 al 1943 dopo l'armistizio con la Grecia
la Div. Messina rimane in Montenegro con compiti di presidio. L'8
settembre 1943 il 93º, dislocato in Jugoslavia, rifiuta di consegnare le
armi ai tedeschi e ai croati di Tito. Combattendo riesce a raggiungere
l'isola di Curzola ove si imbarca assieme ad altri reparti del VI Corpo
d'armata e raggiunge fra il 17 e il 18 settembre le coste italiane. Il
reparto concorre con i suoi uomini alla formazione del I Raggr.
Motorizzato poi del "Piceno".
Divisione Napoli
La Div. Napoli è dislocata nel 1943 nella zona orientale dell'isola
in previsione dello sbarco alleato in Sicilia. La costa orientale verrà
assegnata agli inglesi il 10 luglio come zona di sbarco e Siracusa viene
ben presto presa. Si combatte ferocemente su queste direzioni, Noto,
Lentini, Floridia fino a che, attaccate sul fianco sinistro ripiegano,
sempre combattendo. Il 13 gli alleati sbarcano a nord di Augusta e
chiudono la divisione in una morsa annientandola quasi completamente.
Dal 16 al 24 di luglio i resti combattono portandosi verso lo stretto da
cui saranno traghettati in agosto in Calabria. Si stabiliranno a Scilla
(Reggio Calabria). Viene considerata sciolta il 14 agosto per eventi
bellici ma probabilmente ne sopravvive un comando reggimentale (76°) che
darà vita al reparto aggregato alla Div. Mantova |
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GRANATIERI
L'8 settembre la Divisione, che è alle dipendenze del C.d'A.
Motocorazzato, ha le proprie unità schierate nella zona a sud di Roma, a
protezione delle vie d'accesso alla Capitale. La reazione agli attacchi
portati dalle forze tedesche si sviluppa particolarmente a cavallo della
via Ostiense ed ha termine la sera del 10 dopo gli scontri di Porta S.
Paolo, data sotto la quale la Divisione viene considerata sciolta (vedi
un più ampio resoconto a Corpi e Armi GRANATIERI). L'8 settembre
1943 coglie una formazione granatieri in Sardegna alle prese con una
divisione corazzata tedesca.
da LE UNITA' GRANATIERI ITALIANE NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE 1943-45 di
Andrea Santangelo
Inserito nel "Raggruppamento Sud", si componeva di tre battaglioni
granatieri ed un plotone comando e presidiava la zona di Zonza, nei
paraggi della quale era situato anche il comando tattico dell'unica
unità tedesca in Corsica, la brigata motocorazzata delle SS "Reichsführer".
Subito dopo l'annuncio dell'armistizio il Raggruppamento mise subito in
allarme le sue unità, ponendosi sulla difensiva. Si limitarono a
controllare da lontano i movimenti tedeschi (che nel frattempo stavano
facendo affluire dalla Sardegna truppe e mezzi della 90° divisione Pzgr),
sistemare le difese e prendere contatti con i locali capi della
resistenza corsa. Il giorno 10, però, nella zona di Levie, presidiata da
una compagnia del II Btg, vi furono cruenti scontri tra i partigiani
corsi e le colonne tedesche in transito. I granatieri stessi furono
coinvolti nei confusi combattimenti, lamentando alla fine della giornata
due morti e tredici feriti. Il primo scontro ufficiale tra granatieri ed
SS si ebbe nella prima mattinata del 13 settembre. Una colonna
motorizzata tedesca tentò di forzare il posto di blocco dei granatieri
posto all'entrata di Zonza, ma la decisa reazione degli uomini del I
battaglione la respinse; contemporaneamente un plotone mandato in
esplorazione verso le linee germaniche, dopo un breve, ma violento
scontro a fuoco, catturava 16 SS. Il giorno dopo, il colonnello Troisi
guidava personalmente il II battaglione, rinforzato da un plotone di
carri L 35 e appoggiato dalle artiglierie e mortai del "Raggruppamento
Sud", all'attacco del Comando Logistico della "Reichsführer SS" a Quenza.
L'operazione ebbe esito brillante, con la cattura di 250 prigionieri ed
ingenti quantitativi di materiale. Il contrattacco tedesco non si fece
attendere, il mattino del 15 dalla strada di Levie sbucarono un
centinaio di SS con 4 carri armati. Dalle posizioni dominanti la strada,
la 6° compagnia del II battaglione, grazie a mine ed interruzioni
stradali, li fermò per diverse ore, permettendo alla 5° compagnia di
venirle in soccorso. Il combattimento andò avanti per tutto il giorno e
gli ultimi colpi furono sparati la mattina del giorno successivo.
Infine, i tedeschi si ritirarono lamentando diverse perdite. Il 18
giunse in zona operazioni, da Ajaccio dove era aggregato alla 226°
divisione costiera, il III battaglione granatieri. Proprio quest'ultima
unità il 21 settembre guidò la puntata del "Raggruppamento Sud" verso
Portovecchio, che veniva occupata il giorno stesso, consentendo la
cattura di alcune decine di tedeschi ed il recupero di preziosi
materiali.
Il 15
maggio 44 la Divisione Granatieri è nuovamente in vita, in Sardegna per trasformazione del
Raggruppamento Granatieri da sbarco. E' costituita da 1° e 2° Reggimento
Granatieri, dal 32° e 132° Reggimento Fanteria Carrista, dal 553° e 548°
Reggimento Artiglieria (quest'ultimo sostituito il successivo 14 luglio
dal 507° Reggimento, formato per trasformazione del 7° Reggimento di
C.A.). Nella prima decade di agosto 2 battaglioni granatieri sono
inviati sul continente e passano alle dipendenze della Divisione
"Friuli". Con il personale della divisione, sciolta in data 31 agosto
dello stesso mese, vengono formati il 1° e 2° Rgto Guardie mentre
personale qualificato è ceduto alla "Cremona". Ai granatieri
del "Friuli" fu comunque concesso di continuare a portare al collo gli
alamari, segni distintivi della specialità.
ALPINI -
Cosa ci facessero gli alpini al sud
sembrerebbe una domanda complessa vista la loro peculiarità. In effetti
si trattava di Territoriali (o costieri) dislocati per la maggior parte
nelle isole (coste alte rocciose) perché si riteneva potessero far
guardia migliore contro commandos e paracadutisti incursori alleati. L’8
settembre 1943 colse quindi quelli di Sardegna e Corsica in buone
condizioni anche se bisogna ricordare che i Battaglioni alpini costieri
(riuniti, poi, in Reggimenti) erano formati con personale delle classi
più anziane dei battaglioni complementi. Oltre che in Corsica se ne
trovavano molti in Costa Azzurra a cui non fu difficile nelle Alpi
Marittime costituire nuclei di resistenza. Dipendeva dal 175º Reggimento
alpini T.M il 22º Battaglione "Monte Granero" (già XXII btg complementi
del 3º Rgt) che viene inquadrato nel C.I.L.. L’altro battaglione che
prenderà il nome Piemonte veniva costituito con i reparti in attesa
d’imbarco a Bari e pochi giorni dopo l’8 settembre con quelli che
fortunosamente riuscivano a passare l’adriatico. Ne facevano
naturalmente parte molti Piemontesi, da questo il nuovo nome e Molisani
Abruzzesi non ancora liberati. Gli abruzzesi nel prosieguo della guerra
formeranno il Battaglione Abruzzi variato poi in “L’aquila” da Novembre
del 1944.
http://www.corvino.eu/costituzione_btg_piemonte.html
BERSAGLIERI - Di bersaglieri nei depositi della
Caserme del sud e di Roma ce ne erano diversi ma non costituivano
unitarietà. Sappiamo che a Roma nei giorni di settembre del 43 si battè
l'aliquota del 18° in trasferimento per Roma ma solo in parte arrivata.
Dopo come detto tutti a casa o alla macchia. In Corsica sia per la
qualità del comando che per la volontà dei reparti si mantenne la
decisione di combattere i tedeschi e gli eventuali italiani che gli si
fossero uniti. Uno dei reparti (maggiore) della Corsica era il XXXIII
Btg dell'11 reggimento il cui comando restava in Jugoslavia con gli
altri battaglioni. Un altro battaglione che stava in Jugoslavia ma che
ebbe modo di salvarsi con altri era il XXIX del 4° rgt. di stanza in
Croazia alla data dell'Armistizio.Il XXIX Btg del 4° fu colto dagli
avvenimenti a Prgomet ove era di stanza lungo un tratto della ferrovia
Knin porto Spalato. Il reparto attraverso dolorose peripezie raggiungeva
Spalato nonostante che i tedeschi avessero ingaggiato una caccia aperta
per terra e per cielo per intercettarlo. La neutralità dei partigiani di
Tito gli tenne aperta la porta di Spalato e permise al reparto di
trovare imbarcazioni di fortuna per passare al di quà dell'adriatico,
pur in assenza di notizie certe che davano sgombro il Sud. Il 22
settembre, stremato ma armato, il battaglione sbarcava a Bari liberata
alcuni giorni prima. Entrambi i battaglioni, per le prove appena
superate (e per le condizioni fisiche e sanitarie), non vennero
impiegati ma assegnati al Raggruppamento Motorizzato dopo Montelungo e
dopo averli rivestiti e riarmati. Solo un piccolo gruppo di uomini
idonei entrarono a far parte del I rappruppamento motorizzato e saranno
presenti a Montelungo in dicembre. Già a partire da Gennaio '44 il
battaglione svolgeva compiti di retrovia e il 31 sostituiva i Francesi a
Castelnuovo al Volturno.
DIPENDEVANO
DALLA 7a ARMATA (Gen. Mario Arisio, Potenza)
IL XIX CORPO D'ARMATA (Gen.
Riccardo Pentimalli, Curti)
XXXII Brigata Costiera (in costituzione, Gen. Carlo Fantoni, Villa
Literno)
222^ Divisione Costiera (Gen. Vincenzo Ferrante Gonzaga, Buccoli)
Comando Difesa Porto di Napoli (Gen. Ettore Marino, Castel Sant'Elmo)
117° e 151° Reggimento Fanteria Costiero
14° Raggruppamento Artiglieria Guardia alla Frontiera (17 batterie)
9a Divisione Fanteria "Pasubio" (Gen. Carlo Biglino, Grazzanise)
Comando Difesa Territoriale di Napoli (Gen. Ettore Deltetto, Napoli)
XXXI CORPO D'ARMATA (Gen.
Camillo Mercalli, Soveria Mannelli)
227^ Divisione Costiera (Gen. Luigi Chatrian, Castrovillari)
212^ Divisione Costiera (Gen. Ugo Medori, Catanzaro)
211^ Divisione Costiera (Gen. Felice Gonnella, Cittanova)
185°
Reggimento Paracadutisti/184^ Divisione Paracadutisti "Nembo"
motorizzata
214° Divisione Costiera (Gen. Carlo Lama, Santa Severina)
104^ Divisione
Fanteria autotrasportabile "Mantova" (Gen. Guido Bologna, Tiriolo)
113° Reggimento Fanteria Divisionale
114° Reggimento Fanteria Divisionale
IX CORPO D'ARMATA (Gen.
Roberto Lerici, Putignano)
XXXI Brigata Costiera (Gen. Mario Carasi, Massafra)
210^ Divisione Costiera (Gen. Prospero Colonna, Montironi)
XIV Gruppo Squadroni appiedato/Reggimento "Cavalleggeri Guide"
152^ Divisione Fanteria "Piceno" (Gen. Emilio Coronati,
Francavilla Fontana)
336° Reggimento Fanteria
235° Reggimento Fanteria
209^ Divisione Costiera (Gen. Luigi Amato, Noicattaro)
58^ Divisione
Fanteria "Legnano" (Gen. Vincenzo Dapino ad interim, Brindisi)
67° Reggimento Fanteria Divisionale
68° Reggimento Fanteria Divisionale (in trasferimento) |
Tra gennaio e la fine di febbraio del 1945 i Gruppi di Combattimento
Cremona, Friuli e Folgore si schierano nel settore dell’8a Armata
Inglese, lungo la cimasa Costiera Adriatica e a cavallo della via
Emilia, mentre la Divisione Legnano si inserisce nella 5a Armata
Americana, occupando i contrafforti appenninici tra il torrente Zena ed
il torrente Quaderna e la Divisione Mantova, in seconda schiera, nella
zona di contatto fra le due Armate; dal mare verso Ovest |
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GRUPPI DI COMBATTIMENTO |
Gruppo di combattimento "Cremona" |
Il Cremona era formato dal 21 e 22 rgt. ft
e dal 7° artiglieria oltre che armi da accompagnamento e da genio e
reparti logistici e faceva parte del 1° Corpo d'Armata Canadese |
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Si costituì ad Altavilla Irpina,
agli ordini del Generale Clemente Primieri, con i reggimenti 21º e 22º
fanteria e 7º artiglieria. 9.500 uomini. L'unità venne inserita nell'VIII°
Corpo d'Armata britannico. Agli inizi del 1945 il Gruppo entrò in linea
sul tratto compreso tra la ferrovia Ravenna-Alfonsine e il mare
sostenendo la reazione offensiva tedesca più facile qui in piano. Il 2
marzo ebbe luogo la prima operazione del Cremona, mirante a recidere un
pericoloso saliente tedesco in corrispondenza di Torre Primaro. I
combattimenti furono durissimi e si protrassero fino al pomeriggio del
giorno seguente. Le perdite furono di 13 morti e 98 feriti. Nello
slancio caddero Fusignano ed Alfonsine (12 aprile). Con la caduta della
linea sul Santerno la via delle valli ferraresi era parte: in
progressione, Portomaggiore, Codigoro, Adria, Cavarzere, Chioggia,
Mestre e Venezia. Il 2 maggio il tricolore sventolava in Piazza San
Marco Le perdite subite nell'intera campagna, durata quattro mesi,
ammontarono a 178 morti, 605 feriti e 80 dispersi. Il Cremona fu uno dei
reparti che inquadrò più partigiani usciti dai ranghi delle brigate alla
macchia una volta che il fronte li aveva superati. Ex soldati o semplici
civili ritornavano in un esercito nel quale speravano di veder qualche
cambiamento: ma non era scontato. Chi era transitato a volte senza
accorgersene dalla alleanza coi tedeschi a quella con gli alleati non
faceva poi molto caso alle "formalità" del comando. Sarà per quanto
detto sopra che Americani ma ancor di più Inglesi vedevano di malocchio
questi soldati e si trovano spesso frasi denigratorie sulle frequenti
evasioni dai ranghi. |
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Uno dei primi
problemi che sollevarono i volontari, fu che per ben combattere era
necessaria una vasta democratizzazione dell'esercito. E questa fu, in
prima linea non meno che nelle retrovie, una delle parole d'ordine che
circolavano nel "Cremona". La maggior parte degli ufficiali finì così,
loro malgrado, per accettare la collaborazione di un vero e proprio
"comando ombra", che era quello rappresentato dagli ex capi partigiani
sparsi nei vari reparti (generalmente si trattava di semplici fanti), il
cui ascendente tra tutti i soldati, e non solo tra i loro ex compagni di
formazione, divenne subito superiore a quello di qualsiasi comandante di
reparto. Del resto il generale, Primieri fu tra i primi ad adeguarsi
alla situazione, mettendosi personalmente in rapporto con i portavoce
dei volontari, convocandoli al suo Comando separatamente o in gruppo,
scambiando con essi "lettere aperte" sul giornale interno del "Cremona"
e discutendo con quei soldati, al di sopra di ogni schema formale, i
problemi riguardanti più da vicino la truppa. I volontari vennero a
rappresentare all'interno del Gruppo una massa superiore al 50%. Che
fossero antimonarchici in un esercito del Re era logico come è attestato
dalla minacciosa contestazione a cui dettero vita i "cremonini" in
occasione della visita ai reparti compiuta -in veste di luogotenente del
Regno del Sud- da Umberto di Savoia, proprio a Piove di Sacco e a
Codevigo il 16 maggio '45; Appena la parata iniziò, al suono della
Marcia Reale, la subissarono con fischi e pernacchie, poi con l'"Abbasso
la casa Savoja", una canzone rivoluzionaria repubblicana. Con il " Cremona "
operò la locale Brigata partigiana Gordini ".
E'
evidente, e non ci sarebbe bisogno di rimarcarlo, che i reparti che non
subirono, o subirono marginalmente, le vicende dell'8 settembre avevano
anche Ufficiali "di carriera" cresciuti si alla deferenza di Casa
Savoia, ma "assoggettati" per anni all'espansionismo fascista fin dalla
guerra d'Etiopia. |
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Il Museo della
Ass.
Nazionale Reduci della Friuli
http://www.combattentiliberazione.it/Home/tabid/36/Default.aspx
Il Friuli era formato dal 87 e 88 rgt. ft e
dal 35° artiglieria oltre che armi da accompagnamento e da genio e
reparti logistici. I due reggimenti "ospitavano" come terzo battaglione
i granatieri della Corsica visti sopra |
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Gruppo di combattimento "Friuli"
Alla fine di novembre 44, il Gruppo di Combattimento "Friuli" era
concentrato nella zona del Chianti, fra la provincia di Arezzo e la
provincia di Siena, fra Cavriglia, Radda, Castellina e Castelnuovo
Berardenga. Proprio dal Valdarno giunse un cospicuo contingente di
volontari, già partigiani nelle numerose formazioni partigiane della
zona. Il 24 gennaio 1945 venne l' ordine di movimento verso il fronte.
Dalla zona del Chianti il Gruppo di Combattimento attraversò l'Appennino
nevoso nel cuore dell'inverno, discese sulle rive dell'Adriatico, si
indirizzò lungo l'asse delle comunicazioni dell'VIII Armata verso
Rimini, Bertinoro, Forlì alle spalle della linea Gotica. Il X Corpo
d'Armata il giorno 29 marzo assegnava al Gruppo "Friuli" il compito di
costituire una testa di ponte oltre il torrente Senio, nel settore
compreso fra Riolo e Cuffiano. Tale testa di ponte doveva essere
mantenuta per almeno 24 ore, per consentire il deflusso di altre grandi
unità alleate oltre la linea del Senio. Durante la notte sull'11 il
nemico arretrava lasciando la linea del Senio. Il Comando del Gruppo impartì immediatamente l'ordine di movimento per impedire
al nemico di sganciarsi. Alle 3,15 dell' 11 aprile fu occupata Guarè;
qualche ora dopo Riolo dei Bagni. Nel corso della rapida avanzata verso
il fondovalle vengono liberate Castel Bolognese e Imola. Superato il
Santerno avanzò verso ovest e dopo aspri combattimenti attorno all'Idice,
alle ore 8,00 del 21 aprile entrò in Bologna, tra il tripudio della
popolazione della città felsinea. Le perdite per questa operazione
furono notevoli: 84 morti, 159 feriti, 15 dispersi. Le perdite subite
nel corso dell'intera campagna furono ingenti: 242 morti, 657 feriti e
61 dispersi. |
Il Folgore era formato dal
Rgt. Nembo (183,
184 e 185 Btg), dal Rgt. S. Marco (Btg. Grado, Bafile,
Caorle di nuova formazione)
e
dal 184° artiglieria oltre che armi da accompagnamento e da genio e
reparti logistici. Faceva parte del XIII corpo britannico |
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Gruppo di combattimento "Folgore"
“In alto i
cuori o paracadutisti del Nembo e guardate il sole con sguardi d’aquila
perché voi non temete confronti e quanti sul suolo patrio tremano per un
domani incerto abbiano fede in Voi. ...”
A un centinaio di chilometri di distanza scendono dagli Appennini sulla
sinistra del Sillaro (fiume) reparti appiedati della Nembo. A destra del
fiume ci sono i marò del S. Marco. Nella primavera del 1945 sulla Gotica
era schierato il Gruppo di Combattimento "Folgore", che insieme ai
Gruppi "Friuli", "Legnano"e "Cremona", formavano il nuovo Corpo della
Liberazione, alle dipendenze dell'VIII Armata Britannica. Il Gruppo
Folgore era composto dal 184° Rgt. Par. "Nembo", dal Rgt. "San Marco"
della Marina, dal Rgt. di Artiglieria "Folgore", dal Btg. Genio, e da
reparti minori. Sulla strada di Bologna poco sopra Castel S. Pietro
Terme nel territorio di Grizzano (Cà Grizzano) c’è appunto un gruppo di
case che sembra una fortezza. La posizione rivestiva estrema importanza
perché doveva ritardare al massimo l'avanzata dell'VIII Armata, e l'
Alto Comando tedesco vi aveva posto a difesa il fior fiore della
Wehrmacht: i paracadutisti della I Divisione, i "diavoli verdi". Già la
sera del 18 le pattuglie debbono constatare che il caposaldo è
letteralmente affogato in un campo di 50.000 mine in terracotta
assolutamente irrilevabili. La lotta va avanti per tutta la giornata
fino al corpo a corpo finale. Al crepuscolo, il caposaldo di case
Grizzano, ultimo ostacolo per la liberazione di Bologna, era stato
eliminato. Al T.Col. Giuseppe Izzo comandante del II battaglione la
medaglia d’oro. La lapide murata sulla facciata della casa colonica di
Cà Grizzano, con incisi i nomi dei 33 paracadutisti che qui si sono
sacrificati e degli altri 19 caduti nel lancio sul Po, ricorda il sangue
versato dalla "Nembo" per accelerare la liberazione di Bologna. Nei due
cicli operativi, rispettivamente negli anni 1944 e 1945, la "Nembo" ha
avuto complessivamente 596 caduti e 1001 feriti. |
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Da un articolo di ANDREA ROSSI - Italiani contro italiani
sulla Vena del Gesso.
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A sud di Imola una cresta divide i due eserciti: si
tratta della Vena del Gesso, costone roccioso che scorre fra Tossignano
e Riolo Terme; a sud di questa linea sul Santerno si trovano i gruppi
“Folgore” e “Friuli” e dall’altra parte la 278a divisione di fanteria
tedesca, incorporata nel 1° corpo d’armata paracadutisti veterano di
Montecassino. Con loro un reparto italiano (Salò), il 1° battaglione
d’assalto “Forlì”, comandato dal capitano Pier Vittorio Riccardi e
composto da giovanissimi fascisti toscani e romagnoli. I gruppi di
combattimento italiani del regio esercito sono agli ordini del XIII e
del X cda. Il "Folgore", schierato sulle alture di fronte alle vena del
Gesso è composto dal 185° paracadutisti "Nembo”, dal Reggimento "San
Marco", composto da fanti di marina, sempre su tre battaglioni, e dal
184° artiglieria. I parà ed i marò italiani sono al comando del generale
Giorgio Morigi ed hanno alla sinistra la 10a indiana, mentre sulla
destra ci sono gli altri italiani del gruppo "Friuli", i quali tengono
le posizioni sul Senio. Dall’inverno scontri di pattuglia caratterizzano
i due fronti. Nei pressi di Tossignano sono numerosi gli scontri fra il
"Nembo" e gli uomini di Hoppe, che dominano le alture sul paese, ormai
disabitato; poche centinaia di metri più a valle c'è Borgo Tossignano,
che gli inglesi della 6a divisione non hanno voluto occupare, in quanto
ritenuto una "trappola per topi". A presidiarlo ci vanno allora i
partigiani imolesi della 36a brigata "Bianconcini", che durante
l'inverno hanno passato le linee e sono stati incorporati nel "Nembo"
(sono in divisa), assumendo il nome di "1a compagnia partigiani". Il
contatto fra italiani è quindi ineludibile anche se visivamente (a
bocche chiuse) non si distingue il Folgorino vestito all’inglese
dall’Italiano vestito alla tedesca. Per lo scontro a campo aperto è
comunque solo questione di giorni. A metà marzo, una squadra del "Forlì"
compie una incursione in una casa colonica e trova prove del passaggio
di italiani. Si chiede lo spostamento ad Hoppe, comandante della 278a
che lo concede, questione di giorni il reparto verrà ridislocato più a
ovest, oltre il Santerno. Non si fa in tempo: il 15 marzo un plotone di
fascisti al comando del sergente Mario Galantini esce per individuare le
postazioni dei mortai; gli arditi si assestano durante la notte
nuovamente nella Cascina Pradella, che è al margine estremo delle linee
tedesche. All’alba del 16 arriva una compagnia di fanti di marina del
battaglione "Bafile" del “San Marco” ( “Folgore”). Gli italiani del
Forli che dovevano essere rilevati sentono parlare italiano e credono
che siano i loro. I marò, ormai a vista, rispondono "Folgore!",
iniziando immediatamente a fare fuoco e uccidendo la malcapitata
sentinella che aveva chiesto la parola d’ordine. Lo scontro è violento e
si protrae per qualche ora, inutilmente per i folgorini. Nei giorni
successivi avviene un altro scontro fra connazionali alle pendici di
monte Battagliola, presso le trincee del "Bafile". Ne approfitta la
propaganda che da entrambe le parti istiga alla diserzione. Alla fine di
marzo viene inserito di fronte alla Vena del Gesso il battaglione
inglese "Lovats Scouts". E’ così scongiurato un nuovo contatto fra
italiani. Bologna sarà raggiunta il 21 aprile e il Panaro verso Modena
viene superato il 22 aprile presso Finale Emilia. I reparti alleati si
sono divisi per inseguire i tedeschi in fuga verso il Po dove il 23 a
Benedetto Po vengono intercettati dagli americani della 10a divisione da
montagna. |
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Se per il Folgore era la naturale
evoluzione dell'antico reparto di El Alamein (è strano che almeno
l'alleato inglese non abbia opposto dubbi sulla rinascita di questa
formazione peraltro da loro "rispettata") per il Rgt. San
Marco, erede delle tradizioni della Fanteria di Marina il discorso si fa
più complesso da
http://www.dalvolturnoacassino.it/asp/doc.asp?id=252
- I CINQUANTA GIORNI DEL REGGIMENTO SAN MARCO SUL FRONTE DI CASSINO - |
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Le fonti militari (vedi Marina) spesso sono imprecise o
scarse e quindi di poca utilità per determinare lo stato dei fatti alla
vigilia dell'8 settembre. Altrettanto dicasi per altre fonti ritenute
per lo più esperte. In mancanza di questo faccio quindi un quadro
ridotto, e mi scuso se imperfetto, delle vicende ultime dei Fanti di
Marina del S. Marco (equivalente dei marines almeno operativamente)
reggimento uscito dalla grande guerra con 584 ricompense al v.m.
individuali, da una croce di Cavaliere dell'OMS e da una Medaglia
d'Argento al alla Bandiera oltre a 42 promozioni per meriti di guerra e
alla fine l'oro per Andrea Bafile. La disponibilità dei reparti in capo
al comando marina ne ha escluso, in molti testi storici, la presenza sui
campi di battaglia sia per marginalità che per dispersione. Un
battaglione del S. Marco, è noto, era in Cina a Tien Tsin da molti anni
e subì l'armistizio sia per quelli schierati col re che con il nord
Repubblichino. Unità minori si trovano poi nei porti Francesi di Tolone
e Bordeaux |
L'8 aprile 1944, Sabato
Santo, i marinai del San Marco stavano per arrivare al fronte di
Cassino. Venivano da tre giorni in treno, dalla Puglia ...Inizialmente
poterono essere formati solo due dei previsti tre battaglioni, il "Bafile"
e il "Grado". Dei due il "Bafile" fu il primo ad essere pronto, nel mese
di marzo 1944, e avviato in prima linea. Inizialmente esso fu destinato
ad essere annesso al Primo Raggruppamento Motorizzato italiano, ma
all'ultimo momento ne venne invece decisa l'assegnazione al XIII° Corpo
d'Armata Inglese, sul fronte di Cassino nell'alta valle del Rapido. La
posizione del Battaglione Bafile del Reggimento San Marco nell'ordine di
battaglia può essere compresa dalla relazione dell'11a Brigata di
Fanteria Canadese (Canadian Army Headquarters, 1953): “[il San Marco] fu
unito al [Reggimento canadese] Westminster e le due unità assieme
vennero designate “Corbould Force” (omonimo dei Kampfgruppe tedeschi o
dei combat command usa) dal nome dell'ufficiale comandante i
Westminsters” . Terminato il compito, le unità tornavano ai
reparti di provenienza (nel caso del San Marco, dopo la battaglia di
Cassino esso sarebbe tornato al Primo Raggruppamento Motorizzato, nel
frattempo diventato Corpo Italiano di Liberazione). |
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da Wikipedia Il 7 marzo 1942 il Btg. (Bafile) fu
trasferito a Bengasi, per assumere la sorveglianza del porto e la difesa
esterna della piazzaforte. L'11 maggio, su richiesta dello stesso
Rommel, il San Marco fu trasferito prima nel Golfo di Bomba, alle
dipendenze dell'Afrika Korps e poi al X Corpo d'armata, si sposto per
difendere la pista di Tmimi su cui transitavano i rifornimenti per le
colonne avanzanti. Nella notte del 15 giugno i capisaldi tenuti dagli
uomini del San Marco furono attaccati da forze corazzate e motorizzate
inglesi, che tentavano di rompere l'accerchiamento. L'attacco fu
respinto e furono catturati due Bren Carrier in perfetta efficienza.
Quando ormai era prossima la caduta di Tobruch, in mano ancora inglese,
il Battaglione fu fatto convergere verso la piazzaforte dove entrò alla
testa delle truppe occupanti.La caduta di Tobruch
poneva fine alla partecipazione delle successive azioni in Egitto ed il
San Marco assumeva il servizio di sicurezza portuale e la difesa
costiera col nuovo nome di Tobruch quando in settembre sventò una
incursione di Kommandos. I resti seguirono le sorti della resa
dell'armata italiana in Tunisia nel maggio del 1943 (anche se una fonte
asserisce essere rimpatriati quelli del Tobruch per sostituzione). Con
l’entrata in guerra dell’Italia, il S.Marco si era ristrutturato in
Reggimento, su due Battaglioni: Grado e Bafile a cui si aggiunsero
Bafile (nuovo), Tobruk (il vecchio Bafile), Caorle, Compagnia Milmart,
poi altre unita NP. Non venne mai usato in vere e proprie operazioni
anfibie mai realizzate dagli italiani, salvo il progetto C3 malta (mai
comunque attuato per indecisione tedesca). Dopo l’armistizio dell’8
settembre 1943, la linea generale della cobelligeranza volle che fossero
presenti nei ranghi dell'esercito di liberazione tutti i corpi e le armi
italiane e quindi agli inizi del 1944 a Taranto si ricostituì il
Reggimento San Marco coi battaglioni Grado e Bafile.
Manzari (1994): “Gli arditi vestivano
la tuta mimetica; gli altri indossavano divise di tela kaki, con
maglione e cappotto grigioverde, scarponi e gambaletti da sbarco di tela
olona; basco nero con ancorette metalliche al posto del leone;
mancavano, per impossibilità di reperimento, le manopole con i leoni sui
risvolti del camisaccio” |
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http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/45/medaglierecil.htm
il medagliere della liberazione |
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LEGNANO
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