LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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 ENFIDAVILLE

TUNISIA 1943 - ULTIMA BATTAGLIA D'AFRICA

LE BATTAGLIE DI APRILE E MAGGIO 1943

 

 RELAZIONE SULLA BATTAGLIA DEGLI CHOTTS (5-6 APRILE 1943) COMANDO 1a ARMATA GEN. MESSE http://www.icsm.it/articoli/documenti/index.html?centrale=chotts  

Mannerini a sinistra

3 APRILE - Opponendo sempre una strenua e ordinata resistenza, le forze italo-tedesche cominciano ad arretrare verso nord sulla cosiddetta linea di Enfidaville. All’Akarit qualcuno resiste ancora.

 

 

 

 

  6 APRILE - Comincia alle ore 23, con il fuoco di 450 cannoni e 500 mezzi corazzati l’attacco di Montgomery, mentre la 15a tedesca ne ha soltanto 16. La battaglia dura un giorno solo, ed è "la battaglia più violenta e selvaggia dopo El Alamein" (scriverà Montgomery). Nella relazione Ufficiale presentata nel febbraio 1948, il Maresciallo Alexander, riferendosi alla battaglia dell’Akarit, scrive: “La battaglia dell’Uadi Akarit durò solo un giorno, ma il combattimento fu descritto dal Gen. Montgomery come il più duro e il più selvaggio d’ogni altro dopo El Alamein. Attacchi e contrattacchi si scontrarono sulle colline e tanto i tedeschi quanto gli italiani dimostrarono una grande determinazione animata da un intatto morale”. Dopo aver imposto al nemico un arresto di 24 ore, Messe ordinò di ripiegare sulle posizioni d’Enfidaville. A contatto del nemico furono lasciate delle retroguardie motorizzate, mentre lo sfilamento del grosso era garantito da bersaglieri schierati fra Sfax e Sousse. Si trattava dei “Bersaglieri” di Sozzani e di Follini. Intanto scompare a El Guettar la divisione Centauro sopraffatta dagli americani. Le due armate alleate ora si toccano dopo aver superato quell’angolo impraticabile degli chottS. Dal mare, il fronte dell’Asse è così imbastito: 90° Div. tedesca (estrema sinistra), Divisioni “GGFF” (ancora abbastanza efficiente), “Trieste” (ridotta a due terzi), “Pistoia” (ridotta ad un terzo), 164° Div. tedesca, “Spezia” (quasi inesistente), elementi del D.A.K.. Con scarsi avanzi, il 5° Reggimento si ricostituisce su due Btgg.: XXII° e XXIV°, passando a far parte, con i suoi 500 uomini, della riserva d’Armata. Ugualmente ridotto l’8° a quota 141, su capisaldi improvvisati coi Btgg., LVII° e l’XI° (Cap. Ronzoni)

Scrisse il generale Messe al riguardo di

Takrouna

"Sul Takrouna la lotta è veramente epica; i centri di fuoco sulle falde dell'altura continuano a fulminare i reparti nemici che vengono letteralmente decimati; anche i nostri elementi sono assoggettati al fuoco concentrico nemico e al tiro di cecchinaggio da parte di elementi annidatisi nelle case sulla vetta del cucuzzolo, vero torrione quasi inaccessibile. Contro questi partono all'attacco le compagnie del battaglione di formazione Folgore. Per tutto il pomeriggio fino a sera e nella notte è una vera caccia di casa in casa, di sasso in sasso; le perdite sono micidiali per entrambi i contendenti". Da Radio Londra, gli inglesi tentarono di giustificare il loro insuccesso, giungendo ad affermare: "sul Takrouna l'Italia ha fatto affluire i suoi migliori soldati". Un grande riconoscimento al valore dei nostri soldati. Nel primo pomeriggio il capitano Politi del 66° inviò al comando della Trieste il seguente messaggio via radio: "situazione criticissima, disperata. Abbiamo sparato le ultime cartucce. Le perdite sono ingenti. Il nemico ha occupato quasi totalmente le nostre posizioni. Moltissima la fanteria nemica che aumenta sempre. In basso moltissimi carri armati. Situazione disperata. Fare presto fare presto Politi". Poi fu il silenzio.

Conquistato il villaggio i nostri oramai ancora più decimati resistettero fino al pomeriggio del 21 Aprile 1943 ( Natale di Roma ) ma alla fine dovettero arrendersi alle soverchie forze anglo-neozelandesi per assoluta mancanza di rifornimenti e molti nostri feriti , alla faccia della Convenzione di Ginevra sui Prigionieri di Guerra, vennero ancora una volta trucidati dalle baionette dei Maori come in cirenaica nel 1942. Nessun processo verrà mai aperto per crimini di guerra.

  12-19 APRILE - Solo Enfidaville separa l’8a armata da Tunisi. Si sta avvicinando l’ora dell’offensiva finale. Alle 21.30 del 19 aprile, un tremendo tambureggiamento annuncia un nuovo attacco. Il I° Btg. del 66° Rgt. fanteria (Cap. Politi), rinforzato da 2 Compagnie di “Folgorini”, un reparto di granatieri e una ventina di tedeschi, resiste superbamente per due giorni a una Divisione neozelandese sull’impervio pilastro di Takrouna, facendo fallire il piano di sfondamento di Montgomery che è rimandato solo di qualche giorno. 

Il 22 APRILE -La 1a armata inglese (al comando del gen. sir Kenneth Arthur Anderson) lancia una serie di attacchi sulle alture a sud- ovest di Tunisi: il V corpo britannico punta verso Longstop Hill e Peter’s Corner (che dominano la valle del fiume Medjerda) nell’intento di avanzare su Tunisi passando attraverso la località di Massicault; il Il corpo statunitense del gen. Bradley attacca in direzione di Mateur (tenendo in particolare conto la “Quota 609” da cui si domina la cosiddetta “Trappola per topi", una valle attraverso la quale si può arrivare facilmente alla pianura), mentre al sud il IX corpo britannico avanza verso la pianura di Goubellat. Alle prime luci del 
25 aprile
, la 2° Compagnia “GGFF”, animata dall’ardore del Col. Follini (Alla fine della guerra sul petto del Vice-Comandante della Div. “Bersaglieri d’Africa”, Gen. Giuseppe Follini – Eroe di Passo Buole nel 1916 – sono l’Ordine militare di Savoia, sette medaglie d’argento, tre medaglie di bronzo e alcune croci di guerra, a parte le numerose ferite, due promozioni per merito di guerra e la Croce di ferro germanica.), attacca le opposte posizioni arrecando sensibili perdite fra le file degli inglesi. Ma poi ritornano più numerosi e più aggressivi che mai. Confusi con i loro morti i bersaglieri, rimangono sulla quota 141 sin oltre la fine della battaglia, tanto da strappare parole di ammirazione al Comandante di Corpo d’Armata inglese che, dopo la resa, ebbe a domandare se quegli uomini non fossero dei “diavoli”. Ma se in un nembo di gloria scompare l’8° Bersaglieri – il Reggimento delle due medaglie d’oro – anche il nemico ha i suoi dolori: 4° Div. Indiana e 2° Neozelandese “fuori uso”. Nella notte sul 

In Libia i Paracadutisti superstiti formarono il 285° Battaglione FOLGORE (composto da 5 Compagnie : la 107° del Cap. CAROLI , la 108° Autonoma del Ten. GIAMPAOLO , la 109° del Ten. ARTUSI , la 110° del Ten. RAFFAELLI alle quali si aggiunse successivamente la 111° del Ten. BOSCO CORRADINI ) al Comando del Cap. Alpino Paracadutista LOMBARDINI. Il nuovo reparto venne inquadrato nel 66° Rgt. Fanteria della Divisione TRIESTE. Giunti nella parte meridionale della Tunisia dovettero sostenere una serie di aspri combattimenti a MEDENINE , GABES , ma soprattutto a EL MARETH e UADI AKARIT . Questi aspri scontri spesso all’arma bianca , per mancanza di munizioni, decimarono il 285° ed a TAKROUNA arrivarono solo i superstiti ( circa 180 uomini ) che costituirono 2 Compagnie. Il 20.Aprile 1943 il Comandante della Divisione Trieste Gen. La FERLA affidò a queste 2 Compagnie l’arduo compito di conquistare questo villaggio situato su un tremendo picco roccioso che si erge in mezzo alla piana di Enfidaville.
Il villaggio era occupato da truppe Neozelandesi e Maori ben armate ed i nostri dovettero avvicinarsi dalla pianura esposti ai tiri dall’alto ad al fuoco d’artiglieria alle loro spalle , cantando spavaldamente “ All’armi Arditi dell’Aria ”. La Compagnia GIAMPAOLO affrontò il lato orientale della rocca , mentre quella di ORCIUOLO la parte opposta. Fu necessario issarsi con delle corde rudimentali lungo le pareti verticali sotto il costante fuoco nemico ( qui si distinsero i pochi Alpini Paracadutisti presenti  <<<<< nei due reparti ) e snidare il nemico con bombe a mano ed all’arma bianca.

  10° REGGIMENTO  BERSAGLIERIIl primo Reggimento di Bersaglieri a schierarsi in Tunisia fu il 10°, arrivato a Novembre del 42 dopo lo sbarco degli americani. Era composto dai Btgg. XVI°, XXXIV e LXIII°, 2 Compagnie moto (10 e 10a bis) e armi di accompagnamento e controcarro. Non essendovi un comando Italiano il reggimento fu messo a disposizione della 5a armata Tedesca di Von Arnim. La sua prima brillante azione risale al 2 dicembre 1942, quando reparti del XVI° catturano un folto gruppo di paracadutisti inglesi e americani del Col. Raff. Disarticolato e assegnato a più unità venne di nuovo impegnato duramente a Kef-Zilia a sud-est di Capo Serrat all’alba del 26 febbraio 1943. Su questa posizione cadde il Ten. Francesco La Fata, più volte colpito e decorato di Medaglia d’oro al V.M.. I bersaglieri si ritrovarono con i fianchi e le spalle scoperte su posizioni che i tedeschi di Barentin avevano abbandonato. Loro la chiamavano lotta elastica per non chiamarla ritirata. A titolo di difesa poi i tedeschi in ritirata avevano minato e posto trappole su tutti i sentieri. Ferito il Comandante del XXXIV° Btg., che aveva il compito più grave, il Comandante del Reggimento (Ten. Col. Latini), facendo perno sulle posizioni di Kef el Rai raggiunte dal XXXV° Btg., riprendeva l’attacco il 27, riuscendo a spazzare il Kef-Zilia e a mantenerne il possesso nonostante i reiterati contrattacchi del nemico, costretto a un disordinato arretramento. Su questa posizione cadde il Ten. Francesco La Fata, più volte colpito da baionetta e decorato di Medaglia d’oro al V.M.. A titolo di riconoscimento il Generale Manteuffel volle personalmente consegnare la Croce di Ferro Germanica al Comandante del Reggimento. Il “Decimo”, dopo aver contrastato tenacemente l’avanzata nemica, poté tuttavia raggiungere, attraverso la boscaglia a nord della valle Sedjenane, la nuova linea di difesa. Qui, i superstiti, riuniti in un solo Battaglione, continuarono a battersi con la Divisione “Manteuffel”, finché non furono raggiunti dai bersaglieri del 5° Rgt., provenienti dalla 1° Armata italiana, e dai marinai del Btg. “Grado”, già impegnato nel settore della Divisione “Superga”. Ala fine di aprile gli uomini sono ridotti a 800 ma non è ancora finita.
Bollettino di guerra N. 1062 del 22/4/1943 "Nella tenacissima difesa di un elemento avanzato della nostra linea si è particolarmente distinto il I° battaglione del 66° Reggimento fanteria Trieste che, al comando del capitano Mario Politi da Sulmona, ha inflitto ingenti perdite alle unità neozelandesi attaccanti".   A difendere Tunisi sono rimasti ormai in pochi, sono volati via i generali tedeschi Shnarrenberg, Von Arnim, Bayerlein, gli altri, qualcuno dice, sono al bar a sorseggiare l’ultimo tè aspettando gli americani. Chi ha trovato qualcosa che galleggi si allontana dalla riva. Un trasporto di 3 piroscafi, non avvertito, arriva in porto l’8 maggio. Le navi dell'Asse colano a picco senza poter scaricare nulla. La lotta durerà però ancora tre giorni. — come ricorda il Maresciallo Messe — gli elementi italiani inseriti in quell'Armata (5° tedesca), costituiti dal Reggimento San Marco" e dai resti del 5° e 10° Rgtt. Bersaglieri, decidevano di proseguire la lotta dopo la resa dei tedeschi e continuarono a combattere fino ad esaurimento delle munizioni".

LA FINE

Così quando il 9 maggio i tedeschi iniziano a gettare le armi gli uomini del 5° e del 10° bersaaglieri proseguono. Alle 18 del giorno 11, Von Armin si consegna al nemico; nella notte si arrende il D.A.K. I tedeschi non sparano più. A chiudere il ridotto sul lato ovest, sono allora i resti della Div. Spezia, condotti dal Bersagliere, Gen. Arturo Scattini. Il giorno 12 maggio, aumenta sul fronte sud la pressione nemica; anche la 90° Div. tedesca è in preda a collasso. Lodi" e motomitraglieri, sotto la inarrestabile spinta degli Americani e degli avvenimenti, ripiegano e si schierano sul lato nord del Ridotto". Nel pomeriggio crolla pure la 90° Div. leggera tedesca.

  26 aprile, il 5° Bersaglieri è posto alle dipendenze della Div. Cor. “Manteuffel”. Il Reggimento, che il Gen. Messe vede partire con “vera angoscia” non essendo stato ancora rinsanguato dai bersaglieri del disciolto 7° Rgt., va a schierarsi coi resti del 10° Bersaglieri a occidente di Biserta, dove gli sarà sottratta dai tedeschi anche la Compagnia cannoni controcarro. Contro la 5° Armata germanica, che pare conduca ormai le operazioni svogliatamente, il primo colpo è inferto nel settore costiero settentrionale, tenuto – ricorda il Maresciallo Messe – da un complesso raccogliticcio di reparti tedeschi di varia natura e provenienza. In esso sono stati incastrati appunto i residui del 5° (500 uomini) e del 10° Bersaglieri (8oo uomini). Entrambi i Reggimenti “si prodigano fino all’esaurimento”. La sera del 
30 aprile
, pur ridotto ad una striminzita Compagnia fucilieri, il 5° Rgt., nel suo destino legato al 10° Rgt. (anch’esso della forza di una Compagnia), continua a battersi con accanimento per non farsi sommergere dal nemico dilagante in seguito all’inopinato ripiegamento delle vicine unità tedesche, ormai propense ad arrendersi. Irreparabile appare la sorte di tutti. (Negli ultimi giorni della battaglia tunisina, assunse il comando dei gloriosi resti dei Reggimenti 5° e 10° il Magg. Mario Romagnoli, che aveva già preso viva parte alla Campagna di Albania – Grecia – Jugoslavia). 

Alle ore 19 del 10 maggio, lo sbarramento mobile sulla linea Grombalia- Hammamet, affidata dal Gen. Messe al REC Lodi", rinforzato da un Btg. bersaglieri motomitraglieri, viene a contatto di forze corazzate americane e le respinge. Autorizzata a ripiegare, la formazione continua a coprire sul tergo lo schieramento della 1° Armata. Il giorno 11, intanto anche le Divisioni 15a tedesca, Manteuffel" e Goering" del Dak depongono le armi, il Col. Lequio, con il Lodi"e i bersaglieri , si batte a nord-ovest di Bou-Ficha, assolvendo ancora il compito di retroguardia dell'Armata italiana. I Reggimenti bersaglieri, legati fra loro da una coerente, unitaria spiritualità, si scioglievano, così, nel vivido fuoco dell'ultima battaglia

 

Alle ore 11,15 del 12 maggio telegramma di Mussolini a Messe: "Cessare combattimento. Siete nominato Maresciallo d'Italia. Onore a voi et vostri prodi".

La battaglia si spegne. L'ultimo cannone rimasto a tuonare è italiano, l'ultima bandiera ammainata è il tricolore. Alle 19.30 ordine del Comando Supremo: Cessate il fuoco". Alle ore 13 del 13 maggio 1943, quel che rimane della 1° Armata italiana abbassa le armi. Spenti tutti i fuochi e fine delle operazioni in Africa Settentrionale.

Così il Magg. Mario Romagnoli, ultimo Comandante dei resti del 5° e 10° Rgtt. Bersaglieri racconta la sua resa e quella dei suoi uomini: La resa fu degna delle nostre tradizioni. Il nemico (truppe americane) inviò un parlamentare con bandiera bianca, accompagnato da un Ufficiale tedesco con l'ordine di resa emanato dal Comandante della piazza di Biserta. Ero in posizione con i superstiti di due Reggimenti, circa 600 uomini, su di una piccola quota. Il parlamentare mi invitò ad andare da lui. Rifiutai. Se voleva parlarmi doveva venire lui da me. Venne. Mi intimò la resa mostrandomi l'ordine del Generale Comandante la piazza di Diserta. Rifiutai la resa incondizionata ed esposi le mie condizioni. Il parlamentare se ne andò. Riunii i bersaglieri, feci loro un breve discorso. Lacerai la bandiera, dopo averla fatta baciare agli Ufficiali e ne distribuii un pezzetto ciascuno. Il parlamentare tornò. Quanto avevo richiesto fu concesso. Potei far distruggere le armi. Entrammo nelle file nemiche in perfetto ordine: 4 motociclisti, la mia macchina con l'Aiutante Maggiore Tenente Ercolani e il cappellano. Una colonna di camion miei, nascosti e salvati dall'offensiva nemica, con tutti i bersaglieri, fiancheggiata dai miei motociclisti. Così, in un deserto africano sfilai alla testa dei miei bersaglieri davanti ai nemici che, irrigiditi sull'attenti, presentarono le armi. Raggiunsi il campo di concentramento di Mateur_i miei bersaglieri furono posti in un recinto isolato e poterono provvedere al servizio di ordine e vettovagliamento con i miei Ufficiali. Un Generale americano mi espresse il suo compiacimento per l'ordine e la disciplina dei miei uomini. Dopo tre giorni fummo divisi. Così finì la guerra tunisina sul fronte di Biserta". 

     

cs 31 marzo 1943

  Domenica 9 maggio 1943Bollettino di guerra N. 1083 del 13 MAGGIO 1943 Roma dal quartier generale delle Forze Armate: La Prima Armata italiana, cui è toccato l’onore dell’ultima resistenza dell’Asse in terra d’Africa, ha cessato stamane, per ordine del Duce, il combattimento. Sottoposta all’azione concentrica ed ininterrotta di tutte le forze angloamericane terrestri ed aeree, esaurite le munizioni, priva ormai di ogni rifornimento, essa aveva ancora ieri validamente sostenuto, con il solo valore delle sue fanterie, l’urto nemico. E’ così finita la battaglia africana durata, con tante alterne vicende, 35 mesi.