DISPERSI ..... 8 SETTEMBRE 1943
FRANCIA
DI VICHY(Corsica
esclusa)
e Betasom
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Passi da uno studio del Ten. Col. Salvatore ORLANDO
dello SME: Nel novembre del 1942, l'avvio dell'Operazione Torch e lo
sbarco anglo -americano in Nord Africa, coronato il 10 novembre 1942 dal
pressoché immediato schieramento delle locali forze coloniali francesi, comandate
dai generali Noguès e Juin, a loro fianco, ebbe come risposta
da parte dell'Asse l'occupazione della cosiddetta "Zona Libera" (sotto in
blu
Francia Meridionale) fino a quel momento sotto la "virtuale piena" giurisdizione di
un governo collaborazionista. I francesi da parte
loro non opposero resistenza, né d'altronde avrebbero potuto essendo
disarmati. In questo
contesto, mentre il VII° Corpo d'Armata italiano provvedeva ad occupare
la Corsica (vedi capitolo), la 4^ Armata poté dispiegarsi nella zona
compresa tra il confine alpino, il fiume Rodano, con l'esclusione delle
città di Lione, Avignone e Marsiglia, e la costa mediterranea.
(nota del sito: La IV armata aveva giurisdizione
anche sul territorio
italiano da la Spezia a Mentone. L'attività della resistenza dei Maquis
e della popolazione, anche se non ostile, non fu mai collaborazionista e
così si mantenne anche dopo il 25 luglio 1943. La Savoia, il Nizzardo e
la Corsica erano, secondo il regime, destinate a guerra conclusa a
tornare italiane). |
Francia (a destra ) all'atto dell'armistizio del 1940:
Zone costiere interdette per ovvi motivi (non quelle mediterranee poiché
uno sbarco fino a primavera del '43 sarebbe stato scoperto già al
passaggio di Gibilterra), Zona cuscinetto (interdetta o riservata) fra
Belgio e Francia per un motivo molto semplice; qui erano localizzate le
miniere di carbone, e una annessa la bilingue Alsazia e Lorena. Ai
Francesi di Vichy
(detti di Vichy dalla
capitale nota città termale) la zona blu a cui rimaneva un piccolo corridoio di
collegamento con la neutrale Svizzera e con il resto del mondo tramite
la Spagna. Da novembre '42 la zona Verde si allargò come detto e anche
Vichy vene occupata. |
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IV armata del Gen.
Vercellino a St Jean (Sospello) composta da
I CdA (a Grasse) raggruppamenti sciatori alpini, Gaf a difesa
della linea Cima Monaco-Monte Afel-Aution, 223 e 224a?
(Nizza) divisione
costiera
XV CdA 201ª Costiera - dislocata tra Mentone e Punta del Mesco (La Spezia)
e la 5ª Div. Alpina "Pusteria" - Grenoble (in movimento verso il
Piemonte)
XXII CdA a Hyeres - 48ª Div. Fanteria "Taro" - (in movimento verso
la frontiera italiana) la 7ª Div. Fanteria "Lupi di Toscana" (quasi
interamente su treni per essere spostata a Roma)
Guarnigione di Tolone (circa 10.000 uomini tra Camicie Nere, Marò del
San Marco, Alpini costieri e Comando Militare Marittimo con due MAS
Riserva d'armata la 2^ Div. celere"Emanale Filiberto Testa di Ferro", in corso
d'avanzato trasferimento da Cuneo in direzione Torino per un
totale organico di 100.000 uomini circa |
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L'8 settembre colse
di sorpresa gli uomini della 4^ Armata sparsi su una vastissima area
montuosa priva di collegamenti ed obbligata a passi alpini che le
colonne motorizzate tedesche anche se piccole avevano già provveduto a
presidiare. Il suo livello d'efficienza si mostrò del tutto incapace di contrastare
l'attacco tedesco o di costituire un qualsiasi ridotto alpino che
sarebbe inesorabilmente andato incontro alla disfatta. In quel momento erano rientrate in Italia solamente
la Div. "Rovigo", la Div. "Alpi Graie" ed il 18° Rgt. Bersaglieri
motocorazzato RE.CO.
Le forze germaniche potevano peraltro contare solo in Francia sulla 19^ Armata
che, fin dal 15 agosto dislocava in Provenza la 343^ e la 346^ Div. di
fanteria territoriale, ed altre unità che a seguito della decisione
italiana di sgombero erano affluite nell'area, ovvero al 356^ Div. f.
nel settore già occupato dalla Div. "Taro", la 157^ Div. a Grenoble, la
305^ Div. da montagna a destra del Varo con la 76^ e 94^ Div.;
consistenti contingenti della Marina, 11.000 uomini, erano in direzione
di Tolone ed altri 8.000 erano stanziati nelle isole Hyéres.
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LA RESISTENZA IN FRANCIA |
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ORDINI EQUIVOCI
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Il contributo italiano alla Resistenza in Francia si espresse in due forme
diverse: nella lotta degli antifascisti (esuli volontari e rifugiati
politici in Francia durante il regime, volontari della guerra antifranchista riparati in Francia dopo la caduta della Repubblica
spagnola e raccolti nel campo di internamento del Vernet che fuggirono
unendosi ai maquis francesi), e nella lotta intrapresa dagli ex soldati
del Regio Esercito dopo l’8 settembre. Tanti gli
episodi di sporadiche resistenze nei giorni seguiti all’armistizio
quando la via di casa o risultava preclusa o fortemente insidiata. Fra
questi gli alpini della Pusteria a Grenoble e a Chambery , sempre il XX°
Ragg.to alpini sciatori si distinse al Colle del Moncenisio, l’ufficiale
Salvatore Bono a Nizza dopo la morte del suo capitano Carlo Breviglieri,
la Gaf al Frejus. I catturati in Francia furono oltre la metà della
forza e molti che avevano optato per la Todt (in alternativa alla
Germania se ne contarono quasi 40.000) riuscirono in seguito a darsi alla macchia. I primi gruppi "Detachement
Garibadiens Italiens" sottoposti a comando superiore francese non
riuscirono mai a costituirsi in unità organiche.
All'inizio del 1944, e per tutti i mesi invernali, si ebbe una crescente
mobilitazione, soprattutto in vista dell'apertura del "secondo fronte in
Europa"; in questo quadro i rapporti tra unità francesi e italiane si
consolidarono e rafforzarono fino all’epoca degli sbarchi per poi
progressivamente raffreddarsi a causa del dell'atteggiamento fortemente
ostile nei confronti degli italiani da parte delle autorità di "Francia
Libera". Dopo lo sbarco in
Normandia e quello in Provenza (agosto) il
fronte delle Alpi fu dagli Alleati diviso in due settori: uno francese
ed uno americano dal Col de Larche al mare. A nulla valsero le
iniziative intraprese dal Comitato Italiano di Liberazione Nazionale
costituito a Parigi, affinché le autorità francesi permettessero la
formazione di reparti italiani riunendo tutte le forze disperse sul
territorio già occupato dalla 4^ Armata. la regola era reparti francesi
comandati da Francesi.
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« All’esposto del generale Felber
(vedi sotto a sinistra Trabucchi) il generale Vercellino rispose che era
ben lieto che il comando alleato si fosse reso finalmente conto della
necessità di dare il massimo aiuto all’Italia su cui si concentrava lo
sforzo nemico, ma che gli alleati per ora si trovavano in Sicilia e non
in misura di sbarcare a Genova, onde non si rendeva conto della
richiesta di dislocare in Liguria un Corpo d’armata tedesco. Che,
comunque, la decisione concerneva il Comando supremo italiano e che fino
a che questo non avesse fatto conoscere la sua volontà, egli, come
comandante di un’armata italiana, non avrebbe consentito al passaggio di
altre forze nel suo territorio. Il generale Felber, come già il
colonnello Heggenreiner, affermò che gli accordi esistevano e che essi
sarebbero stati confermati, onde il generale Vercellino si assumeva una
ben grave responsabilità nel dichiarare che si sarebbe opposto ai
movimenti deliberati.
« Su questa dichiarazione il colloquio ebbe termine ed io (Trabucchi),
che vi ero stato presente, fui incaricato dal generale Vercellino di
informare subito lo Stato maggiore di Roma a mezzo del telefono dotato
di apparecchiatura contro le intercettazioni. Da Roma mi venne
confermato che gli accordi cui accennava il generale Felber non
esistevano (bisognerà aspettare il 15 agosto) e che di conseguenza
veniva approvato il diniego del comando d’armata. Portata tale risposta
al generale Vercellino, in quel momento a colazione con il generale
Felber, la discussione (sia pure in forma riservata) riprese ed il
comandante d’armata dichiarò esplicitamente che rifiutava il permesso di
transito e che tale rifiuto sarebbe stato fatto rispettare anche con le
armi. Nello stesso pomeriggio il comando dell’armata emanò disposizioni
perché fossero impediti i movimenti delle forze tedesche che si stavano
raccogliendo nei pressi di Tolone ai margini della linea di demarcazione
tra i due settori e venne ordinato il caricamento di tutte le
interruzioni ai valichi rotabili della fascia alpina.
« Dinanzi a tale atteggiamenti i tedeschi non si mossero. E fu gran male
per noi perché l’armata, sia pure senza carri e senza artiglieria
contraerea, aveva una propria solida struttura con le divisioni “Lupi di
Toscana” e “Taro” in misura di far massa verso Tolone, mentre a tergo si
poteva contare sulla divisione “Legnano” e la divisione celere “EFTF”.
Contro tali unità i tedeschi potevano fare intervenire mezzi corazzati e
motorizzati e segnatamente il gruppo bombardieri in picchiata di Saint
Raphaèl, ma la slealtà tedesca, facilmente comprovabile, avrebbe
eccitata la reazione italiana e forse influito sui militari della
Wehrmacht di ceppo non germanico.
« Nella notte l’intero Stato maggiore operativo del comando d’armata
rimase in attesa aspettando da Tolone e da Torino la comunicazione che
le truppe tedesche avevano iniziato il movimento preavvisato. Giunse,
invece, da Roma la comunicazione che in seguito ad accordi tra i due
comandi supremi, quello italiano consentiva che un!!! Corpo d’armata
tedesco si portasse in Liguria e che “forze autotrasportate” (furono poi
i paracadutisti) raggiungessero la zona di Firenze. « Quel che avvenne
nei primi di agosto si verificò successivamente Ogni tanto il colonnello
Heggenreiner chiedeva qualche facilitazione: l’occupazione di una
località, il controllo di una posizione, l’uso di una centrale di
collegamento. Il comando dell’armata rifiutava e il Comando supremo
autorizzava. Nel mese di agosto una fitta rete tedesca avvolse la
Liguria: le forze italiane si trovarono circondate e chiuse da ogni
parte e il generale Bancale, comandante del settore ligure, alle cui
dipendenze erano state messe formalmente
le forze tedesche, commentava la situazione dicendo: “Essi conoscono
benissimo l’italiano quando si tratta di chiedere dati e notizie, ma lo
ignorano quando debbono rispondere alle nostre richieste”. « Intanto la
consistenza delle forze italiane nel settore francese andava facendosi
ogni giorno più leggera: la divisione “Legnano venne intanto trasferita
nell’Emilia per un successivo spostamento verso Sud (che ebbe seguito a
cavallo del 8/9). La divisione “Lupi di Toscana” ricevette ordine di
trasferirsi nel Lazio. La divisione Celere venne inviata nella zona di
Torino dove le agitazioni operaie assumevano aspetto di ostilità al
proseguimento della guerra.
« Fu circa in quel tempo che scrissi una lettera personale al colonnello
Nurra, già capo di Stato maggiore del XXI C. d’A. ed allora addetto
all’ufficio operazioni del Comando supremo, per prospettargli la
convenienza di abbandonare la Francia per difendere con le nostre unità
il Paese. La proposta, che probabilmente si incontrava con la decisione
dell’autorità centrale, venne accettata e pervenne l’ordine di
trasferire le forze italiane del settore francese nel Piemonte, quale
massa di manovra, con l’eccezione di due divisioni costiere che dovevano
mantenere il Nizzardo, zona di presunta rivendicazione italiana.
« L’ordine del Comando supremo era di cedere ordinatamente e
regolarmente alle subentranti unità tedesche tutta l’organizzazione
difensiva, dalle artiglierie costiere ai piani del fuoco, dalla rete dei
collegamenti ai depositi di munizioni di preda bellica. Oggi, dopo la
conoscenza dei fatti, mi spiego l’aria di diffidenza con la quale gli
ufficiali di Stato maggiore tedeschi accoglievano le nostre
illustrazioni del piano di resistenza realizzato, dei lavori attuati,
del funzionamento dei vari servizi. |
Alessandro Trabucchi*, CSM della IV armata (poi
comandante delle resistenza Piemontese) dal libro "I vinti hanno sempre
torto" - 1947.
La visita nel Nizzardo di Von Rundstedt
(comandante in Francia) a fine luglio e le richieste di passaggio
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DIARIO - DA MARSIGLIA ALLA GERMANIA testimonianza di Eugenio de Rossi.
http://www.larchivio.org/xoom/giovannicampopianoprigionia.htm
I Francesi accettarono la
richiesta italiana e fu allora costituito il Battaglione XXI/15,
inserito nella I Armata Francese. Lo composero circa mille italiani; i
sottufficiali e gli ufficiali conservarono i gradi che avevano nelle
armate italiane. Il Battaglione fu inviato nella valle della Tinea, ed a
dicembre fu trasferito a Mentone. Alla fine del febbraio del 1945 il
Battaglione fu fatto tornare in Val Tinea, dove il 4 aprile cominciò le
missioni esplorative, in concomitanza con l'inizio delle operazioni
alleate sulla Linea Gotica in Italia (5 aprile). Gli attacchi principali
puntarono su Briga e Tenda e sul Moncenisio, ma si subirono gravissime
perdite. Il battaglione italiano, con un'operazione, che fu detta
"CANARD", iniziata il 10 aprile, prese la Caserma fortino di Barbacane e
il 25 aprile penetrò in Valle Stura, scendendo a Borgo S. Dalmazzo di
Cuneo il 29. |
di truppe verso
l'Italia del suo ufficiale di collegamento Heggenreiner il 1 agosto
lasciarono sbigottiti i comandi italiani.
« Il rapporto del comando d’armata con l’OKW,
e genericamente con i comandi tedeschi del settore mediterraneo, erano
stati fino allora non soltanto corretti ma anche cordiali, in quanto
alcuni atti arbitrari tentati dalla Gestapo nella zona di competenza
italiana erano stati stroncati dai nostri comandi con molta decisione.
senza che mai i comandi della Wehrmacht fossero intervenuti a dar
sostegno a tali organi di polizia. In più di un caso, anzi, i comandi
della Wehrmacht avevano mostrato la loro soddisfazione perché il comando
dell’armata italiana era intervenuto con tanta decisione contro elementi
che, operando alle dirette dipendenze degli organi berlinesi,
manifestavano una netta insofferenza per le direttive dei comandi
militari. Specialmente cordiali erano, poi, i rapporti con il generale
Felber, comandante del gruppo di divisioni settore del Mediterraneo, con
il quale i contatti erano continui, per la identità del compito. Fu
appunto il generale Felber che, al mattino del giorno seguente la
comunicazione Heggenreiner, giunse a Mentone per un colloquio con il
generale Vercellino. « Il generale Felber espose la questione press’a poco nei seguenti
termini: “Il comando tedesco annetteva la massima importanza al
settore italiano e di conseguenza intendeva inviare a sostegno
dell’alleato un certo numero delle sue migliori unità di riserva, tra
cui due divisioni di paracadutisti.
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Da roma civica
anpi
La notizia dell’armistizio le colse però nel momento peggiore, in
quanto alcune erano in fase di trasferimento per rientrare in Italia e
altre si trovavano già oltre il confine. Al loro seguito marciava un
notevole numero di famiglie ebree che cercava scampo dalla furia
nazista. Il generale Mario Vercellino, comandante della IV armata, aveva
ricevuto la "Memoria 44" e sapeva di doversi opporre al transito dei
tedeschi o a loro eventuali azioni di forza, e aveva dato gli ordini
relativi. Ma le colonne motorizzate tedesche, occupando i valichi alpini,
i porti, i nodi stradali e ferroviari precedevano sistematicamente le
nostre unità appiedate in lenta marcia di ripiegamento. In quella disperata
situazione l’ordine di Badoglio di opporsi contro chiunque, anche se
giunto troppo tardi, provocò numerosi episodi di resistenza: a Grenoble, a Chambery, al Moncenisio, al Col di Tenda, alla Stazione di Nizza e a Mentone. Il 12 settembre il generale Vercellino
per evitare rappresaglie o danno
alla popolazione civile, proclamò lo scioglimento della sua armata. Il
proclama lasciava in balia di se stessi decine di miglia di uomini. Per
molti di questi si aprì la via del ritorno a casa attraverso i monti, per
molti altri che si trovavano ancora in territorio francese si offrì
invece l’opportunità di passare con la resistenza dei Maquis. Dopo l'8 Settembre, i fondi della IV°
Armata furono portati via e difesi dal generale a capo dell'Intendenza,
Raffaello Operti, e servirono in parte a finanziare la Resistenza
piemontese. Molti militari in transito sulle montagne del cuneese andarono
a costituire i primi nuclei armati partigiani portandovi la
loro esperienza. |
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Il governo Badoglio, in vista del possibile accordo con gli Alleati, ed
al fine di fronteggiare la successiva reazione tedesca, diramò delle
disposizioni operative che apparvero contraddittorie, poiché per non
insospettire i tedeschi, fu mantenuto anche nei confronti dei comandi
delle Grandi Unità la completa segretezza sui reali intendimenti del C.S.
In questo quadro, i primi giorni d'agosto, fu autorizzato il transito in
Savoia di truppe tedesche dirette in Italia quando nell' "Ordine 111 CT"
del 10 Agosto, si prospettava, senza far alcun riferimento ad un eventuale
armistizio, un aggressione tedesca finalizzata alla restaurazione del
regime fascista e di conseguenza si facessero rientrare le divisioni.
Passi da uno studio del Ten. Col. Salvatore ORLANDO dello SME: Nella
seconda metà di agosto, a seguito dell'Accordo di Casalecchio del 15 tra i
Comandi Supremi fu ordinato alla 4^ di ridislocarsi completamente in
territorio italiano, con l'esclusione del saliente nizzardo compreso tra
il confine e la cosiddetta linea Tinea-Varo. L'Accordo prevedeva la
cessione ai tedeschi d'ogni responsabilità difensiva dell'area
precedentemente occupata, consegnando ordinatamente tutto il materiale di
preda bellica francese, le fortificazioni, l'artiglieria, le armi
automatiche, con il relativo munizionamento, le reti di collegamento e
d'avvistamento aereo. Le operazioni di passaggio di consegna avrebbero
dovuto concludersi entro il 9 settembre, quando la difesa del settore
francese sarebbe stata assunta dal Comando della 19^ Armata germanica; il
completo trasferimento di tutta l'Armata italiana era previsto per il 25
dello stesso mese !!! (settembre). Mentre erano in atto tali operazioni di
disimpegno, il 5 settembre il Comando dell'Armata ricevette la "Memoria
Op. n. 44" contenente le direttive del Comando Supremo a tutte le Grandi
Unità nel caso d'aggressione tedesca, senza far riferimento, anche in tale
circostanza, all'Armistizio che, nella sua versione breve, era stato già
stato firmato il 3. Sulla base di tali disposizioni le forze residue
ancora presenti in Francia dovevano raccogliersi nelle vallate cuneesi
della Roja e del Vermenagna al fine di creare una rete difensiva ostruente
i valichi del Moncenisio, Frejus e Monginevro. La "Memoria n. 44"
raccomandava di impartire verbalmente le disposizioni attuative ai
comandanti più elevati e di attendere, per la sua concreta applicazione,
"un ordine dello S.M.R.E. con un messaggio convenzionale" o di agire
"d'iniziativa in relazione alla situazione contingente". A tale scopo Il
gen. Vercellino dispose misure di sorveglianza nei confronti dei tedeschi
al fine di non essere colti di sorpresa da un loro eventuale attacco e
diede ordine di accelerare le procedure di rimpatrio. In settembre iniziò il reclutamento di un battaglione regolare
costituito di volontari stranieri, in gran maggioranza italiani, il 74°
Batailon Haute Tineè, che dal 1° dicembre sarebbe stato incorporato
nell'esercito regolare come 21° Btg. della XV^ Regione Militare. Il 21°/XV,
fu impiegato sul fronte alpino a partire del 20 ottobre per essere poi
smobilitato al termine del conflitto, il 30 giugno 1945. Queste forme di
reclutamento condotte anche in altre città come Tolone, Avignone e
Grenoble, furono dirette specificatamente nei confronti degli ex soldati
della 4^ Armata che in molti casi, nell'impossibilità di dimostrare la
loro partecipazione alla resistenza, furono posti di fronte
all'alternativa dell'internamento o dell'arruolamento in reparti della
"Legione Straniera" con ferma prefissata di 5 anni. Molti di costoro
poterono tornare in Italia solo in seguito all'Accordo italo-francese
del 29 ottobre 1945, con il quale furono definitivamente riallacciate le
relazione diplomatiche tra i due paesi. |
E poiché risultava al comando tedesco che la zona di
Genova, con il suo porto, aveva una difesa scarsamente consistente era
stato concordato con il Comando supremo italiano l’invio in tale zona di
un C.d.A su tre divisioni, mentre due divisioni di
paracadutisti sarebbero state inviate a Firenze quale prima massa di
manovra. Era, pertanto, necessario che il comando d’armata non
frapponesse difficoltà dato che un movimento logistico di tale ampiezza
non ammetteva sospensioni o rinvii”.
*Nel dopoguerra, Trabucchi ebbe il
comando della Divisione di fanteria "Cremona" e nel 1949, promosso
generale di Corpo d’armata, fu a capo, in Toscana sino al 1953, del VII
Comando militare territoriale. Presidente del Consiglio superiore delle
Forze Armate, nel 1955 Alessandro Trabucchi fu collocato a riposo per
raggiunti limiti d’età. Morirà a Rigolato (Udine) il 29 novembre 1982
dopo essersi escluso da qualsiasi eroico movimento reducista.
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Un reparto già citato
in altra parte alle schede e qui costituito dopo l'8 settembre era il
"IX Settembre". II gruppo
battaglioni da sbarco: XLII e L btg ccnn
M venne inviato in Corsica nel
novembre '42 e il gennaio successivo nella Francia Meridionale (base navale
di La Seyne a Tolone). Già
prima di questa data, il dilemma se aderire o no al nuovo ordine sociale
in Italia (25 luglio) li aveva portati a compiere passi verso il comando
tedesco. Verso la metà di agosto, giunse l’ordine di sostituire le
stellette alle M rosse con i fasci. Anche il fez nero doveva essere
sostituito dalla bustina regolamentare del regio esercito come la camicia
nera con quella grigioverde ma molti non si adeguarono. La sera dell’8
settembre gli uomini della 3a Compagnia (Zardo) del L insieme con i Tedeschi
circondarono gli alloggi dei “badogliani”, procedendo al loro disarmo.
Ci precisa un lettore - Papà faceva
parte del Battaglione M "L" Treviso ed era partito richiamato nel 1942.
Addestrati come "Marò" in Toscana a Calambrone, assieme al San Marco,
operarono lo sbarco in Corsica agli ordini dell'Amm. Tur. Furono poi
trasferiti a Tolone e assegnati al deposito di St. Mandrier, fuori Tolone, assieme al
gemello battaglione M "XLII" Vicenza. Assistettero
all'autoaffondamento della flotta francese nel porto di Tolone. Mio
padre ci raccontava sempre che loro vennero a sapere dell'armistizio
dopo il gruppo di Zardo, che evidentemente aveva già più stretti
rapporti coi tedeschi. Non ebbero il tempo di capire, che erano già
stati disarmati. Vennero chiamati tutti a rapporto e il comandante
comunicò la notizia, senza ulteriori istruzioni, probabilmente in attesa
di riceverle lui stesso. Ma il capitano Zardo fece una specie di conta
(chi con me e chi no) e riarmò quelli che avevano aderito alla sua
richiesta di fedeltà ai tedeschi. Chi non aderì, la maggior parte, non
ebbe tempo di darsi alla macchia (o ai maquis) e furono tutti avviati
in Germania. Mio padre e la sua compagnia al completo
furono caricati sui carri ed avviati nei campi di concentramento
tedeschi come
I.M.I. (Internati Militari Italiani) privi di qualsiasi garanzia e
protezione. La prima destinazione del gruppo furono le miniere di sale di
potassio (base per gli esplosivi), dove soffrì molto il duro lavoro a
700 metri di profondità e la fame classica del lager. In seguito, nell'aprile
del '44, furono tutti obbligati a richiedere lo stato di libero
lavoratore e passarono alle dipendenze di una azienda agricola nelle
vicinanze di Mulhouse, però in pratica stavano nei
boschi a tagliare tronchi per farne dispositivi anticarro. Ma erano
pagati. Furono liberati dai partigiani francesi che li trattarono molto
bene e addirittura dettero loro dei documenti in cui li facevano
partecipi alla liberazione della Francia. Strano destino !
Ettore
Il
giorno dopo si unirono alla compagnia “ribelle” altri soldati della
Compagnia Servizi del Gruppo Battaglioni da sbarco e del XLII.
Qualche mese più tardi l’unità rinforzata divenne (solo allora ufficialmente) il
Battaglione "IX Settembre". L’unità è una delle
poche ad essere stata presente sul fronte di Anzio contro gli americani. I legionari vennero
impegnati in azioni di pattugliamento e nella costruzione delle postazioni
difensive nei momenti critici dello sbarco nell’area tra Ferriere, Bosco
di Nettuno e Trecancelli nel gennaio e febbraio 1944. Il racconto del IX e
dei piccoli reparti che seguirono i tedeschi inquadrati nella 19a armata
prosegue alla pagina della Germania poiché vennero sciolti sul territorio
tedesco: nella pagina Germania anche altre basi navali e piccole
informazioni sulla sorte del naviglio della Marina Militare che non si
consegnò agli alleati ad esclusione di Betasom che viene trattato qui
sotto. |
In Francia, a Bordeaux, operavano e opereranno i
sommergibili della Div. Atlantica di Betasom e batterie costiere
italiane
con militari di sorveglianza come a Brest o sulla costa atlantica
all'atto dello sbarco anglo americano in Normandia del 1944.
Poiché l'argomento è
legato operativamente alla scuola sommergibilisti di Gdynia (Gotenhafen) se ne da qui una
prima parte.... il resto segue nella pagina della Germania
all'indice
http://www.subnetitalia.it/regiosom2.htm |
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Medaglia d'oro al v.m.
a BONO Salvatore S.ten. cpl. fanteria, delegazione trasporti militari 613
motivo del conferimento:
Nella difesa del più importante centro logistico di un’armata, morto il
suo capitano, assumeva il comando dei pochi superstiti. Aggredito da
soverchianti forze nemiche in un ufficio del comando, freddava con colpi
di pistola un ufficiale tedesco ed alcuni soldati ponendo in fuga i
rimanenti. In una successiva aggressione, trovatosi con la pistola
scarica, impegnava una lotta selvaggia con pugni e morsi. Aiutato da un
suo sottufficiale, immobilizzava un secondo ufficiale nemico che
decedeva poco dopo. Mentre tentava di colpire con bombe a mano altri
militari sopraggiunti veniva investito in pieno da schegge di bombe
lanciate dal nemico che provocavano lo scoppio della bomba che teneva
nella mano destra, già a sicurezza sfilata e pronta per il lancio.
Crivellato dalle schegge, cieco, privo della mano destra, veniva
ricoverato in ospedale ove con stoicismo, che solo i prodi e gli audaci
possiedono, senza un lamento sopportava l’amputazione dell’avambraccio
destro, l’enucleazione dell’occhio sinistro ed altri dolorosissimi atti
operatori. Magnifico esempio di alte virtù militari e di suprema
dedizione alla Patria. — Nizza (Francia), 8/9/1943. |
http://www.arsmilitaris.org/pubblicazioni/Missioni_SpecialiUboot_nel_FarEast.pdf
Alberto Rosselli I sottomarini per il lontano oriente. |
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BETASOM |
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Porcospino era un
mortaio anti-som, montato sul cacciatorpediniere HMS Westcott. Alla fine
del 1942 gli inglesi svilupparono questa nuova arma che poteva lanciare
24 bombe direttamente davanti o al fianco del mezzo attaccato. A
differenza delle cariche di profondità, che esplodevano a regolazione ed
erano lanciate da poppa (dietro) rendendo difficile tracciare il
bersaglio, le cariche del Porcospino esplodevano solo quando colpivano
il sommergibile. La percentuale di successi passò dal 7% al 25%. Quando
una carica esplodeva, faceva esplodere anche le altre, "per simpatia".
Un'altra arma per aereo era il Leigh Light per uso notturno. I tedeschi
per ricaricare le batterie emergevano di notte e coi motori che andavano non udivano l’aereo
dotato di Radar che avvicinandosi puntava su di loro:
parallelo al segnale, un fascio di luce illuminante indicava al caccia che
seguiva l'obiettivo. Dovettero emergere di giorno con altri rischi verso altri
vettori navali ed aerei.
- Malaspina
(affondato. sett.1941),
Tazzoli (aff. il 15/5/43) ,
Calvi (aff. 15/7/42),
Finzi 1960
tsl in immersione
-Bagnolini, Giuliani
(scuola Gdynia),
Tarantini (aff. 15/12/40),
Marconi (aff. 28/10/41),
Da Vinci (aff. 23/5/43),
Torelli,
Baracca (aff. l'8/9/41),
Marcello (aff. 6/2/41),
Dandolo,
Mocenigo,
Veniero,
Barbarigo (aff. giu 43),
Nani (aff. 3/1/41),
Morosini I (aff. ago 42),
Emo,
Faà di Bruno (aff. 1940)
Cappellini,
Bianchi (aff. 5/7/41),
Brin di 1400 tsl in immersione. (l'Uboote tedesco
era la metà) -
Di poco superiori o
simili ai tedeschi il
Glauco(perso 27/6/41),
Otaria, Argo, Velella
Nel marzo 1941
vista ormai compromessa la guerra in Africa Orientale (Mar Rosso
Eritrea) circumnavigarono
l'africa per Betasom il
Perla
(600 tsl),
Archimede (bombe
aeree brasile 15/4/43), Ferraris
(autoaff. 25/10/41),
Guglielmotti
Il Finzi l'8/9/43 divenne dapprima il tedesco Mercator
I e poi
UIT21 ma radiato l'anno successivo. Il Bagnolini
anche lui venne incorporato nella Kriegsmarine e rinominato
UIT22. Il
26/1/44 partì per l’Asia come trasporto ma il 22 febbraio fu colpito da un velivolo
statunitense a circa 900 miglia dall’Isola di Ascensione, riportando
danni allo scafo e perdite di carburante; chiese un appuntamento con un
sommergibile rifornitore circa 500 miglia a sud di Capetown ma l’11
marzo 1944 al punto di incontro fu affondato da tre Catalina PBY . Oltre
questi altri 6 sommergibili vennero preparati per i trasporti in oriente
e partirono con la loro sigla italiana il Giuliani (UIT23),
il Cappellini (UIT24),
il Torelli (UIT 25), e il
Cagni che era stato scelto per la stessa rotta e che riuscì a salvarsi
!!. Tazzoli e Barbarigo vennero subito affondati. La storia finale
del Cagni qui a fianco e in
immagine sotto
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L’impiego dei sommergibili italiani dalla Base Betasom di Bordeaux, all'inizio nutrita, fu sempre molto complessa
e scarsamente redditizia. Nonostante questo il contributo italiano alla battaglia dell’atlantico
negli anni 1940/41/42 è sempre stato
sottaciuto. La massa di sommergibili tedeschi richiesti (300) per isolare
l'Europa andava a
rilento e nel gennaio 1941 ne erano disponibili solo 16 (avevano
cominciato la guerra con 50). Questo
costrinse Erich Raeder, Ministro della Guerra, a riconsiderare operazioni congiunte italo/tedesche
nonostante i fallimenti iniziali del 1940. Dopo le modifiche apportate ad alcuni
sommergibili italiani, i tedeschi considerarono un secondo
tentativo. Tra il 19 febbraio ed il 23 marzo 1941 un totale di 47 U-boot
tedeschi
e 16 italiani attaccarono 9 convogli britannici. I tedeschi
persero 4 U-boot, gli italiani persero il Marcello. Alle 154.743
tonnellate affondate dai tedeschi non si poteva opporre che solamente 12.292 tonn.
affondate dagli italiani di unità peraltro disperse da un convoglio e
vulnerabili. Le perdite
in sommergibili (e in uomini) come si vede sono sempre elevate e l’industria cantieristica doveva
fornire i rimpiazzi e l’allargamento della flotta per poter continuare
la battaglia di interdizione dei convogli per l’Artico (Russi) e per l’Africa
(Inglesi) oltre al sostentamento alimentare, industriale ed energetico
dell’Inghilterra. Scomparve il comandante tedesco Prien e i due capitani
con maggiori successi, Kretschtner e Schepke.
Con nuovi arrivi Dönitz,
Comandante della flotta sottomarina,
contava di liberarsi degli italiani ma lo sforzo per le contromisure
inglesi si alzava. Questo aumento di forza degli Alleati dovette però
poi scontrarsi con un numero crescente di sommergibili che entravano in
servizio. Gli U-Boot di tipo VIIC raggiunsero l'Atlantico via via in sempre
maggiori quantità. Ne furono inviati in totale 585 !!! fino a giugno '44. Il
naviglio mercantile (anche americano), che trasportava rifornimenti e aiuti di
vario genere attraverso l’atlantico settentrionale e meridionale, era scortato
da navi britanniche, canadesi e, solo in un secondo momento (7/12/41), da quelle
statunitensi. Ciò non toglieva che gli squali affondassero indifferentemente le une e le altre,
provocando con questo in definitiva l'intervento Usa. Dal giugno all'ottobre del 1940 furono
affondate 270 navi alleate. Il 21 settembre, il Convoglio HX-72 di 42 navi
mercantili venne attaccato da un gruppo di sottomarini, che affondarono 11 navi
e ne danneggiarono due. Ad ottobre, il Convoglio SC-7 fu sopraffatto e perse il
59%. La battaglia per il Convoglio HX-79, qualche giorno dopo, fu ulteriormente
grave e termino con la perdita di un quarto delle navi presenti senza che le
navi di scorta, costituite da due cacciatorpediniere, quattro corvette ed un
dragamine riuscissero ad affondare neppure un sottomarino. Infine il 1º
dicembre, sette U-Boot tedeschi e tre sommergibili italiani attaccarono il
Convoglio HX-90, affondando 10 navi e danneggiandone altre tre. Per sopperire
alla logistica e alle deficenze inglesi del momento gli Usa cedettero 50
vecchie cacciatorpediniere da riequipaggiare con strumentazione
antisom in cambio di basi navali in Groenlandia e nel Regno d'Islanda (La
Groenlandia come l'Islanda erano danesi e quando i tedeschi occuparono la
Danimarca
gli inglesi fecero altrettanto con la terra gelata Regno semiautonomo dal 1918 (10/5/1940)) e
l'affitto per 99 anni di alcune basi inglesi a Terranova e Labrador, Bermuda.
La rotta Nord che passava da
Groenlandia, Islanda era la meno pericolosa anche se più lunga, pericolosa e
stagionale. La corsa alla tecnologia poi da
parte alleata (Radar, sonar etc**)
alzava la posta mortale.
Per dare man forte all'alleato una prima flotta di 27 sommergibili
italiani su 100 che ne avevamo, era stata infatti
trasferita nell'autunno del 1940 dall'Italia attraverso il pericoloso stretto di Gibilterra e
comprendeva i mezzi in colonna sinistra (Tra parentesi le date delle
perdite:
Il tonnellaggio per gli italiani era più alto di quello tedesco ed era
causa del cattivo impiego) poi aumentati a 32 (ne andrà persa la metà, vedi
elenco preciso nella pagina Germania). Nel 1942 e 1943 la media degli affondamenti per
macchina si equiparò fra italiani e tedeschi mentre i sommergibili tedeschi ebbero maggiori
successi nel 1940 e 1941 fino a che non ebbe termine il primo ciclo d'istruzione alla
scuola Italo tedesca dei sommergibilisti di Gotenhafen (Gdynia vedi capitolo
successivo). L’addestramento coi tedeschi fu molto prezioso
e dimostrò che, se la collaborazione fosse iniziata prima, avrebbe
prodotto risultati migliori. La causa dello scarso successo dei
sommergibili italiani in Atlantico fu individuata anche e soprattutto nello
scenario radicalmente diverso da quello del Mediterraneo per il quale gli
equipaggi italiani erano stati preparati.
Il cattivo andamento della guerra in mediterraneo
comportò il rientro nell’agosto
del 1941 di 10 nostri battelli*** (a fianco in colore). Il punto di svolta
che causò la fine della battaglia dei convogli fu l’attacco
al Convoglio ONS-5, costituito da 43 mercantili scortati da due
caccia, una fregata e alcune corvette. 30 U-Boot attaccarono il
convoglio e 13 navi mercantili vennero affondate. Gli U-Boot vennero però rilevati
dall'HF/DF e sei di essi affondati dalle navi di scorta o dagli
aerei Alleati. Una provvidenziale tempesta sparpaglierà il convoglio costringendo Dönitz*** a
sospendere le operazioni. Ad aprile (1943), le perdite di sommergibili
aumentarono mentre gli affondamenti di navi diminuirono drasticamente. A
maggio non vennero più organizzati i gruppi di U-Boot e quel mese venne
chiamato il "maggio nero" della flotta di U-Boot. ..
continua....la scuola sommergibilisti
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/43/dispersigermania.htm
***
Karl Dönitz (16 September 1891 – 24 December 1980) was a German naval commander
during World War II. He started his career in the German Navy during World War
I, serving aboard U-39. In 1918, while in command of UB-68, the submarine was
sunk by British forces and Dönitz was taken prisoner. While in a prisoner of war
camp, he formulated what he later called Rudeltaktik, commonly called "wolfpack".
On 28 January 1939, Dönitz was promoted to Commodore (Kommodore) and Commander
of Submarines (Führer der Unterseeboote).Nel dicembre 1941 gli Stati Uniti
entrarono in guerra e Dönitz pianificò immediatamente l'Operazione Rullo di
Tamburo contro le spedizioni dalla costa orientale degli USA, che venne eseguita
il mese successivo con risultati drammatici per gli alleati. Sospettando che gli
alleati avessero decifrato il codice di Enigma, Dönitz ordinò alla sua flotta di
U-Boot, il 1 febbraio 1942, di modificare il sistema di cifratura per le
comunicazioni, anche se le altre forze armate tedesche continuarono ad usare
l'originale codice Enigma, convinte della sua invulnerabilità. Per un certo
periodo, questo cambio nel sistema di cifratura tra i sottomarini causò notevole
confusione tra i decrittatori alleati (anche questo verrà poi scoperto). Hitler
alla fine del 1942 lo nominò comandante della Marina da guerra (Grandammiraglio)
al posto di Erich Raeder. On 30 April 1945, after the death of Adolf
Hitler and in accordance with Hitler's last will and testament, Dönitz was named
Hitler's successor as Staatsoberhaupt (Head of State), with the title of
Reichspräsident (President) and Supreme Commander of the Armed Forces. He was
the fourth and last President of the Third Reich.
Il Cagni era l'ultimo
sommergibile partito per Betasom. Preparato a metà '42 per intercettare il
traffico fra Oceano Indiano e Atlantico si dispose lungo le coste dell'Africa Centromeridionale. Il 29 novembre,
al largo del Capo di Buona Speranza, affonda il piroscafo greco ARGO, di 1.995 tonn.. Poi, non trovando altro traffico perché diradato dall’avversario su rotte
più distanti, giunto al limite dell’autonomia per il rientro si porta verso
Betasom ma viene mitragliato nel Golfo di Biscaglia. Il 20 febbraio ’43 il CAGNI
raggiunge ugualmente Bordeaux, dopo 136 giorni di mare. In quella base il
sommergibile viene sottoposto a lavori di trasformazione per essere adibito al
trasporto di materiali pregiati verso il Giappone e il ritorno con gomma. La
notte del 25 Luglio al largo di Freetown (Sierra Leone) ha uno scontro con un
incrociatore ausiliario inglese ASTURIAS (22.048 t) danneggiandolo. Non tutti i
tubi lanciasiluri venivano rimossi. L’8 settembre ’43, il CAGNI è in pieno
Oceano Indiano. Fra gli ordini contradditori il comandante recepisce quello di
SUPERMARINA che gli impone di portarsi nel porto sud-africano più vicino
(Durban) dove entra il 20 settembre. Rientrato in Italia a Taranto svolge
compiti ristretti di attività addestrativa per gli Alleati.
***
qualche autore si è spinto ad
ipotizzare che ....
Eminenti personalità del governo italiano si erano infatti persuase di non poter
vincere nemmeno se la parte con la quale si trovavano avesse vinto. Erano così
desiderose di non inimicarsi gli Stati Uniti che i sommergibili erano stati
ritirati dall'Atlantico'. Il misterioso personaggio si riferisce
all'inspiegabile ordine diramato quasi un anno prima, il 10 Dicembre 1941, da
Supermarina e del quale abbiamo già dato conto. L'identità dell'informatore di
Eisenhower è rimasta inaccessibile..da
'Arrivano i nostri - 10 luglio 1943: gli Alleati sbarcano in Sicilia',
pag.93-94).
Naturalmente sono tutte cazzate: Basta vedere la stazza del Cagni, qui a fianco
doppia dei sommergibili tedeschi, e immaginarlo manovrare all'interno di un
convoglio atlantico con relativa scorta !!!. Infatti la sua missione contro navi
isolate durò poco. Non ne trovava |
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