CAPPELLANI
MILITARI
TERZO
di 5
CAPITOLI
LA GUERRA E NIENT'ALTRO
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Statistica parziale disponibile solo
per il corpo degli Alpini |
Alpini
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Mobilitati
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Caduti
o Dispersi
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Feriti
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Ori
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Argenti
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Guerra
15-18
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300
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15
|
16
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27
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A.O.I. 36-37
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11
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Guerra
1940-45
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304
|
27*
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11
|
2
|
18
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Totali
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615
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42
|
27
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2
|
45
|
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Generale
(Esercito)
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1.018
|
795
|
20
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* Fra i 27 Cappellani alpini morti nella Seconda Guerra, rifulgono per il loro operato Don Secondo Pollo
del Val Chisone da Caresana Plot (Vc)
che muore a Celine presso Cattaro in Montenegro il 1° dicembre 1941
medaglia d’argento, Don Carlo Gnocchi
(vedi personaggi) e le 2 Medaglie d’Oro al Valor Militare Don Giovanni Brevi e Don Stefano Oberto e inoltre
Don Nino Pedrini Btg “Vestone”;Don Antonio Segalla Btg “Morbegno”;Padre
Leone Casagrande Btg “Monte Cervino”;Don Amedeo Frascati Btg
“Mondovì” e Don Francesco Foglia 3° Alpini.
la
vita completa
di Don Giovanni Brevi
http://itcleopardi.scuolaer.it/page.asp?Tipo=GENERICO&IDCategoria=1994&IDSezione=9586&IDOggetto=8062
Dopo la stipula dei Patti Lateranensi il servizio di assistenza spirituale ebbe un ordinamento per il tempo di pace, ampliabile in caso di guerra. Furono istituite la carica di Ordinario Militare con rango di Generale di Divisione e le figure di Ispettori con rango di Tenente Colonnello. A seguire Cappellani Capi con rango di Capitano e Cappellani ordinari con rango di Tenente.
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Nei Battaglioni “Pinerolo” e “Val Pellice” al sacerdote cattolico era affiancato un ministro protestante valdese per la forte presenza di alpini originari di quei luoghi.
Ermanno Rostan
Cappellano ed. Claudiana.
Pastore valdese poco più che trentenne, dal 1940 al 1943 Rostan prestò
servizio nei Balcani, dove si dedicò alla cura pastorale diretta e
all'assistenza religiosa indiretta degli alpini di fede evangelica.
http://www.chiesavaldese.org/pages/storia/lett_patenti.php
L'editto di Carlo Alberto del 17
febbraio 1848, dava ai Valdesi (ed anche alle altre confessioni religiose
come gli Ebrei) il pieno riconoscimento dei diritti civili ( non
religiosi) e la possibilità di uscire allo scoperto. In questo nuovo clima
l’adesione allo stato unitario da parte dei valdesi è piena e l’uso
letterario del Francese, almeno per una volta non costituisce remora, in
quanto parlato normalmente a corte. Si recuperano i “luoghi
storici”valdesi, e Torre Pellice viene proposta come “capitale” dei
valdesi.
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Don Giovanni Brevi: Nato il 24 giugno 1908 in terra bergamasca e trasferitosi poco dopo con la famiglia in Piemonte, entrò giovane nella scuola apostolica di Albino e fu ordinato Sacerdote il 17 luglio 1934. Due anni dopo l'Ordinazione partì per gestire un lebbrosario nel Camerun. Nel 1941 venne richiamato in Italia e fu inviato al fronte come cappellano militare. In Albania e in Grecia ebbe una decorazione per l'eroismo dimostrato nell'assistere i feriti e nel ricuperare i morti. Nella campagna di Russia fu sempre a fianco dei suoi alpini e venne fatto prigioniero il 21 gennaio 1943 a Stalino. Conobbe ben 37 gulag sovietici, dalla Siberia al Mar Nero. Dei 1500 uomini del suo battaglione, appena cinque rientreranno dalla prigionia. Lo chiamarono Ghandi, per i frequenti scioperi della fame che, nonostante il ridotto vitto di pura sopravvivenza, si imponeva per veder riconosciuti ai compagni di prigionia i più elementari diritti umani e a se stesso quello di svolgere la missione di conforto religioso a favore dei reclusi di ogni fede e nazionalità. Un rischio non indifferente e a causa del quale subì tre processi, nell'ultimo dei quali venne condannato a 30 anni di lavori forzati. Su Don Brevi scrive il ministro degli interni russo Sergej Kruglov a Molotov in un documento del 12 Gennaio 1949
”Fervente fascista,uno degli organizzatori di due scioperi della fame provocatori. Durante una perquisizione gli è stato sequestrato un taccuino nel quale registrava i nomi dei prigionieri deceduti. Il 10 Giugno 1948 ha scritto all’ambasciatore d’Italia a Mosca una lettera di carattere calunnioso sulle condizioni di detenzione dei prigionieri di guerra in URSS. Interrogato in merito Brevi si è rifiutato di firmare il verbale dell’interrogatorio e ha dichiarato che d’ora in poi non avrebbe più rilasciato nessuna deposizione alle autorità sovietiche”. Perdute poi per 5 anni le sue tracce in Russia, P. Brevi venne graziato nel 1954, dopo la morte di Stalin, e poté ritornare in Italia.
http://www.webalice.it/giulorma/don_brevi.htm
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All’inizio del Novecento
il clima comincia a cambiare, con la radicalizzazione dei problemi sociali
e politici .La I Guerra Mondiale segna la crisi di una civiltà: guerra
terribile e fratricida tra Paesi che si richiamano agli stessi valori. La
chiesa valdese vive prima il trauma dello scontro tra paesi protestanti
cui faceva riferimento, poi la tragedia di una guerra non voluta e pur
accettata per fiducia e obbedienza allo stato. All’affermarsi del
fascismo, la chiesa Valdese si trova scoperta, specialmente dopo i patti
lateranensi, che affermano un nuovo predominio della dottrina cattolica
sulle altre. La risposta agli attacchi diretti e indiretti del regime
fascista è l’arroccamento sull’identità. La Resistenza nelle Valli valdesi
poi fu un avvenimento, un’esperienza politica totalmente laica. L’adesione
fu comunque vasta, ripartita in tutte le classi sociali.
Altri caduti di Russia
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Don Sefano Oberto
Tenente cappellano, 2° rgt. alpini, btg. «Dronero ».
“Cappellano del Battaglione alpini “Dronero”, magnifica figura di asceta e di patriota,sul fronte greco-albanese si prodigò con mirabile abnegazione e sprezzo del pericolo nella sua instancabile alta missione di assistenza morale. Rinunciando all’esonero,volle seguire i suoi alpini sul fronte russo dividendo con loro pericolo e sacrifici. Durante l’estenuante ripiegamento dal Don, benché stremato dalle durissime fatiche,diede luminose prove delle sue elevatissime virtù militari e cristiane,portandosi sempre dove maggiore era il rischio,pur di assolvere al suo compito di conforto agli alpini feriti e congelati. In fase critica seppe far rifulgere il suo spirito eroico, mettendosi di iniziativa alla testa dei resti di un plotone rimasto senza comandante e lanciandosi decisamente al contrattacco di preponderanti forze nemiche. Caduto prigioniero dopo strenua lotta ,quando il Battaglione esaurì ogni possibilità di resistenza,continuò nella sua opera benefica durante le tragiche marce verso l’interno e,fra l’abbandono generale,valendosi del grande ascendente che aveva sugli alpini,li invitò ad austera rassegnazione,ne lenì le sofferenze trasformandosi in medico ed infermiere,ne condivise la dura sorte con stoica fermezza. Morì,stremato dalla fatica e dai disagi, nel campo di prigionia 74 di Oranki il 5 Aprile 1943. Sacerdote esemplare e saldo combattente ha voluto,col sacrificio,concorrere a tenere in grande onore,in terra straniera, lo spirito eroico del soldato d’Italia”. Fronte Greco-Albanese, Dicembre 40 -Aprile 41;Fronte Russo,Settembre 1942- Gennaio 1943
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A Don Davoli successe Don Agostino Bonadeo che cadrà prigioniero dei Russi. Ci ha lasciato la sua testimonianza
nel libro "Sangue sul Don. Episodi intimi di prigionia di un cappellano militare in Russia". Milano, Rozza, 1948,
vedi sezione Free Time |
Don Giacomo Davoli (Bronzo), sostituisce Don Mazzoni al
3° reggimento Bersaglieri. Davoli, da Reggio Emilia, ad un mese dal suo predecessore era già dato disperso.
Dalla testimonianza del Sottotenente Cesare Ratti:
Poche ore di una notte trascorsa quasi interamente a parlare. Eravamo verso la fine di gennaio del 42 e Don Davoli era stato mandato al XVIII
battaglione. Non avevamo ancora finito di contare i morti di Natale che si era ripreso a sparare. La sera in cui era arrivato, mi aveva chiesto se poteva passare la notte nell’isba in cui ero coi miei soldati. Gli risposi che ne sarei stato felice. Fu in quella notte buia d’inverno che si confidò. Mi disse tutta la sua paura di non essere all’altezza dei cappellani che l’avevano preceduto, in particolare Don Mazzoni scomparso a Natale, la paura che i bersaglieri notassero subito la differenza. Cercai di tranquillizzarlo. Gli dissi che la sua paura di aver paura era comune a tutti e probabilmente ne aveva avuta anche don Mazzoni. Mi parve rasserenato e mi sorrise. Non lo rividi mai più. Dopo un paio di giorni era finito nella buca di Woroscilowka al di là di quota 331. Il XVIII, il battaglione martire non esisteva più, dei suoi 800 bersaglieri ne erano rimasti solo 150. Cercai di conoscere il mistero della sua fine, qualcuno mi disse di averlo visto scomparire, innanzi a molti con il crocefisso tra le mani.
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Vi potrà succedere di trovare
alcuni cappellani come Davoli o Busi elencati nei rispettivi comuni di
origine, vittime della resistenza italiana o dei fatti ad essa connessi dell'immediato dopoguerra. Ma questo è successo perchè chi ha
fatto la ricerca storica ha preso fischi per fiaschi pescando fra tutti
i morti, indiscriminatamente. Non si esclude che in questi elenchi ci possa anche essere
il morto per polmonite.
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Don Ferrucci Moranti o Morandi Palmiro (Argento), (Savignano
di Modena 1913 - Russia 1942) Cappellano a S. Agnese, cappellano militare in Albania e Grecia, quindi in Russia. Caduto eroicamente il 3 agosto 1942, mentre portava aiuto ai feriti.
Medaglia d' argento. dalla motivazione:
Don Ferrucci Morandi Palmiro tenente cappellano, del 47° Battaglione bersaglieri motociclisti del 6°
reggimento bersaglieri
nel corso di una azione di contrattacco ad importante centro abitato, si poneva sin dall’inizio alla testa dei reparti. Noncurante della violenta reazione avversaria, portava ovunque il conforto della fede ai feriti guidando i bersaglieri con l’esempio e con vibranti parole di incitamento, là dove più accanita era la resistenza e più intenso il pericolo. Costretti alla resa una ventina di nemici asserragliati in una isba, vi entrava per primo …rimaneva ferito mortalmente e prima di spirare pronunciava fiere ed elevate parole. Fronte Russo Serafimovic 3 agosto
1942.
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Don Augusto Camei
da Ripatransone cappellano degli Alpini della Julia, muore in Albania il 23 novembre 1940 dopo tre giorni di agonia.
Padre Valerio dell’Addolorata
da Agosta, passionista al secolo Di Bernardini. Muore in Albania il 28 dicembre 1940.
Don Amelio Loj (argento),
Don Barretta
(jugoslavia-argento),
Don Veronesi (Balcani argento).
Don Guido Maurilio Turla
Medaglia d'Argento: "...già distintosi in precedenti azioni per coraggio e abnegazione. Durante un attacco... si prodigava con notevole slancio nell'assistere i feriti portandosi presso le postazioni piú avanzate. Ferito non desisteva dalla sua nobile missione... colpito per ben tre volte... rifiutava ogni soccorso preferendo morire accanto ai suoi soldati" (Kiana, Grecia).
Don Giovanni Falchetti da Camerino del Corpo di Cavalleria in Jugooslavia. Muore il 28 ottobre 1941 presso Karlovac dopo essere stato fatto prigioniero.
Padre Pierino Oliana da Romane Trento cappuccino. Ospedale da Campo 74. 16 dicembre 1941 Montenegro.
Don Michele
Caffarelli da Manfredonia cappuccino. 12° artiglieria 9 dicembre 1940 Sidi El Barrani.
Don Rinaldo Cecioni da Pieve S. Giovanni Arezzo. 85°
Sabratha. Ferito nel marzo 1941 e morto dopo lunga agonia. Tenente Cappellano don
Marino Pilati morto nell’ottobre 1943 in Grecia coi
lancieri
d’Aosta, verrà concessa la medaglia d'Argento.
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<<< Da “SOLDATI DELLA CROCE” di Renzo Onesti rileviamo anche i seguenti nomi:
http://www.defence.gov.au/news/armynews/editions/1103/features/feature02.htm
cappellani del nemico australiani
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Don Raffaele Dogali Busi: Nato a Castel d'Argile
il 29 Novembre 1912 da Alfredo e Marchesini Malvina,
prima alunno del Seminario dei Sacerdoti della «Nigrizia» di Monsignor
Comboni, poi allievo del Seminario Regionale di Bologna, fu ordinato
sacerdote il 27
giugno 1937...
...Cappellano a S.
Giovanni in Monte, nel 1939 fu nominato parroco di Pioppe e Malfolle,
Cappellano militare nel 1941, gli fu affidata l'assistenza religiosa
dell'11° Regg. Bersaglieri. Fu pugnalato a Priboj (Croazia) il 15 giugno
1942. Quel giorno, nei pressi di Briboj, un gruppo di bersaglieri
dell'11°Reggimento era uscito per un'azione di rastrellamento e di
polizia. Il loro Cappellano, don Dogali Busi, sempre pieno di entusiasmo
e di zelo, sa quanto sia grande il pericolo a cui si espongono i suoi
militi e vuole accompagnarli. In una stretta, un gruppo di banditi e
guerriglieri li assale alle spalle. I bersaglieri sostengono l'assalto e
riescono a metterli in fuga. Ripigliano la marcia, mentre don Dogali,
che ha una gamba leggermente ferita, si ferma un istante per fasciarla.
Sopraggiunge frattanto il Comandante del Reggimento, che precede una
colonna motorizzata, lo riconosce, ferma il suo autocarro, si informa,
si rallegra con lui e lo invita a salire.
Don Dogali accetta, ma hanno appena ripreso il cammino che i banditi
ritornano più numerosi e assaltano decisi. In fretta le macchine vengono
riparate sotto il fogliame e si ingaggia il combattimento. Don Dogali è
rimasto sull'autocarro, ormai solo, e ad un tratto si vede circondato
dai ribelli. Uno gli si fa addosso col pugnale alzato. Don Dogali
accenna ripetutamente che è disarmato, gli mostra la croce rossa che
spicca sul suo cuore, gli grida: «Pope!
pope!» Prete! prete! Ma quello è
insensibile e gli affonda il pugnale nel petto. Cosi lo trovano i suoi
bersaglieri tornati dopo la fuga dei ribelli, e gli danno onorata
sepoltura a Vrhovina, aiutati dal Cappellano Militare del 73° Reggimento
Fanteria, don Giacomo Vender. |
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Altre Medaglie a viventi
Bronzo a Don Antonio Elena - Francia 24 giugno 1940
Argento a Don Vittorio Genta - Albania zona operazioni 1940
Argento a Don Luigi Giardini - Ospedale da campo Valona 1/2/1941
Argento a Don Palmiro Tezza - Albania 1941
Argento a Don Giovanni Pacchin - Grecia marzo 1941
Argento a Don Giovanni Penso - Russia 1941
Argento a Don. Olindo Del Donno Artiglieria Celere - Russia dic. 41.
Argento a Don Guglielmo Biasutti cappellano legionario - Russia dic. 41.
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Medaglia d'oro al valor militare alla
memoria
DE BARBIERI don Pasquale
Cappellano militare, 52° rgt. artiglieria « Torino»
Motivazione:
Cappellano militare di altissime doti intellettuali e spirituali. Sempre
presente dove più incombeva il pericolo ad alleviare con la voce della
fede e del cuore ogni sofferenza. Durante un sanguinosissimo
combattimento, invitato più volte a porsi in salvo, rifiutava per rimanere
presso i suoi artiglieri feriti. Ferito lui stesso in più parti del corpo
e reso cieco da un colpo di mortaio, invitato nuovamente a salvarsi,
rispondeva: « Il mio posto è qui », e illuminato solo da sublime spirito
di altruismo brancolava tra i morenti e continuava la sua santa missione
chiudendo l’esistenza feconda di carità e d’amore fra gli artiglieri nei
quali, in tre campagne, aveva alimentato la fiamma del dovere coi sacri
ideali di Dio e della Patria. Arbusow (Fronte russo), 26 dicembre 1942 |
Medaglia d'oro al valor militare alla
memoria
STROPPIANA don Felice
Tenente cappellano, 81° fanteria.
Motivazione:
Tenente cappellano di elevatissime virtù militari e cristiane, benché
privo di un occhio riusciva a farsi richiamare ed assegnare ad unità
combattente e ad evitare poi, in seguito a sua decisa opposizione, il
rimpatrio per l’imperfezione comportante la riforma. Sempre presente ove
maggiore era il pericolo, in una difficilissima azione si portava a
cavallo in primissima linea per incitare i militari alla resistenza ad
oltranza prima e al contrattacco dopo. A conoscenza dell’urgente
necessità di munizioni, nonostante fosse già stato ferito al braccio
sinistro, si rimetteva a cavallo per raggiungere e far serrare sotto i
rifornitori. Ritornava fra i primissimi al momento della lotta all’arma
bianca per soccorrere i feriti. Rimasto ferito una seconda volta
rinunziava ad essere trasportato all’infermeria, mentre nel disperato
tentativo di soccorrere ancora un ferito veniva colpito da bomba da
mortaio alla testa, immolando la sua giovane esistenza nel compimento
della sua nobile missione. — Monastirchina (Don), 16 dicembre 1942. |
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