LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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LA BATTAGLIA DI DUNKERQUE/DUNKIRK*

 

Inglesi verso la prigionia

 

INVASIONE DEL BELGIO, DELL'OLANDA E DELLA FRANCIA

Quando il 10 gennaio 1940 cadde nei pressi di Maastricht il piccolo aereo che trasportava il maggiore Reenberger, ai soldati belgi accorsi si presentò una strana scenetta. I due, acceso un fuoco (che aveva aumentato la loro attenzione), stavano ansiosamente cercando di bruciare il contenuto di una valigetta. La documentazione salvata dal rogo non poteva che essere più esplicita: il piano completo d'invasione del Belgio entro il 17 di quel mese. Al comando tedesco, inutile dirlo, scoppiò il finimondo per quello sconsiderato ufficiale di collegamento che aveva accettato un passaggio sul primo trabiccolo che si era alzato in volo. Con gli Olandesi e Belgi sul chi vive, l’invasione veniva sospesa. I generali tedeschi avevano già sconsigliato Hitler dal muoversi con quel freddo, ma lui non aveva sentito ragione. Il piano, che prevedeva la conquista preliminare con aviolanci sui porti del nord, andava cambiato con la speranza che il nemico rimanesse nella vecchia convinzione.  Il nuovo piano sarebbe scattato sulle Ardenne Lussemburghesi e Belghe dove la linea Maginot si interrompeva e dove sembrava impossibile passare con grosse formazioni.

*deriva dal dialetto olandese flamand (fiammingo) occidental, duin (duna) e kerke (chiesa - sulla duna)

     

Mezzi sulla spiaggia di Dunkerque

   L’invio precauzionale di truppe francesi in Belgio venne rifiutata, con la solita motivazione di non prestare il fianco a provocazioni. Attraverso le foreste delle Ardenne, in aree oltremodo sfavorevoli, il grosso delle colonne corazzate tedesche prive di fanteria ingombrante avrebbe preso alle spalle i poco affidabili eserciti del Belgio e dell’Olanda, puntando poi sui porti della manica da Ostenda a Calais per tagliare la ritirata agli inglesi (e ai francesi). Altre ondate avvolgenti da nord puntavano su Rotterdam e Anversa con gli stessi obiettivi. Nel sacco sarebbero cadute oltre 20 divisioni. Le avvisaglie della nuova invasione e del nuovo piano erano state molto precise, ma nessuno aveva preso provvedimenti per contrastarlo. In Inghilterra il paladino pacifista Chamberlain, responsabile di questa situazione, abbandona il Governo a favore di Winston Churchill. “Danzica” è la parola d’ordine che da inizio alla operazione alle 5,35 del 10 maggio.
     

I moli improvvisati

  Partendo da uno svantaggio numerico e in difficoltà strategica (gli alleati avevano tutti i numeri per gettare a mare i tedeschi non ancora lanciati nella produzione bellica, vedi capitoli Industrie belliche ), le armate corazzate germaniche sopravanzano la propria fanteria di giornate, rischiando addirittura l’isolamento. La 7a corazzata di Rommel venne definita fantasma, perché oltre al nemico neanche l'obercommando sapeva dov’era. La prima a finire sotto il tallone di Hitler è l’Olanda piegata in 3 giorni.  I paracadutisti di Student ed i caccia tedeschi inchiodano al suolo l’aviazione olandese e assicurano il transito sui canali navigabili dell'interno (ponti minati ma non saltati).  La Regina Guglielmina ripara in Inghilterra prima di vedere Rotterdam rasa al suolo da un bombardamento scientifico, il primo della storia. La fortezza Belga di Eben Emael viene presa da un pugno di soldati tedeschi sbarcati con alianti sulle murate !!!. http://bunker.altervista.org/wweben.html . Il 15 maggio il Re Leopoldo II è costretto a prendere atto della ormai insostenibile situazione. A differenza dei confinanti (anche il granduca del Lussemburgo ha già preso il volo) lui resterà in patria mentre il suo governo fugge a Londra.
     

   A fine conflitto il Re del Belgio verrà accusato di collaborazionismo e costretto ad abdicare. Il 25 maggio, le armate francesi scattate in avanti all’interno del Belgio, vengono avvolte alle spalle dalle colonne corazzate tedesche. Sulla strada i tedeschi trovano solo un giovane colonnello delle divisioni leggere meccanizzate (Charles De Gaulle), a contrastare inutilmente il passo. La marea dei mezzi tedeschi avanza verso la costa, assolutamente priva di copertura e con la fanteria talmente distante, che l'imbarco per gli inglesi sulle spiagge di Dunkerque si risolverà in un successo. Sedan, St. Quentin, Compiegne sono invece le tappe della disfatta francese. A Parigi è il caos. Churchill gettato giù dal letto, raggiunge la capitale francese per un gran consulto, ai piedi del morto si potrebbe dire. Quando rivolgendosi a Gamelin, comandante supremo, chiede di impegnare la riserva mobile strategica si sente rispondere un desolante “Non esiste più niente di simile”. E’ il 20 maggio del 1940, Guderian entra ad Abbeville sull’estuario della Somme. Gamelin viene sostituito da Weygand, eroe del 18, che con un viaggio fortunoso rientra dalla francese Siria. Weygand esordisce con Reynaud, Presidente del Consiglio Francese, con il classico pane al pane e vino al vino. Il personaggio gli è da sempre antipatico e preso atto della tragica situazione gli dice chiaro e tondo che se avesse saputo quello che ora sa non si sarebbe mosso da Damasco. Un altro richiamato dall’esilio è Petain, il Vincitore, l'Eroe del 18, che vive in Spagna !!. Le sue esternazioni davanti al Presidente del Consiglio sono altrettanto irripetibili.
     

  Il 25 maggio cade Boulogne sur Mer e il giorno dopo Calais, mentre la tenaglia tedesca si sta stringendo sul porto di Dunkerque (In inglese Dunkirk, in olandese Duinkerke; in local Dutch (olandese fiammingo) Duynkercque). In un ridotto, che di giorno in giorno evapora verso i moli, la località balneare di Malò les Bains, Zuydcoote, De Panne e le ultime propaggini occidentali delle fiandre belghe (Nieuwpoort: negli stessi luoghi che 26 anni prima vedevano il Re del Belgio Alberto I, dalla duna  osservare le trincee tedesche nemiche della grande guerra: all'entrata della città il monumento), si ammassano oltre 350.000 uomini con tutte le loro dotazioni. Fortuna vuole che i bombardamenti su siti sabbiosi non creano eccessivi danni e che Guderian per un ordine da Berlino stoppa l’azione per 3 giorni. In due trinceramenti (ormai separati) sul litorale si è in attesa di un aiuto o di navi per evacuare almeno gli uomini attraverso quello stretto braccio di mare non più lungo di un centinaio di chilometri (3/4 ore di navigazione). 
     

  E l’operazione recupero partì. Effettivamente, l’Ammiragliato britannico in una previsione pessimista dell’operazione aveva calcolato di salvare non più di 40.000 uomini, un decimo del totale. Lo sforzo fu possibile unicamente per l’estremo sacrificio dei membri della Marina britannica. Non solo di quella militare, che perse un terzo delle 693 imbarcazioni impiegate, ma soprattutto di quella civile che con grande senso del dovere aveva formato ciò che Churchill stesso definì una “la flotta-zanzara” una riedizione dei taxi di Parigi della Grande Guerra. Erano centinaia di imbarcazioni di ogni tipo, dai pescherecci alle imbarcazioni fluviali, dai traghetti turistici ai gusci lacustri. Non si può sapere quanti siano stati i volontari che rischiarono la propria vita in quei giorni, perché molti non si iscrissero nemmeno nelle apposite liste predisposte, facendo la spola tra la Gran Bretagna e la Francia senza nessuna autorizzazione, solo per salvare i fratelli. A nulla sarebbe servito il lavoro via mare se la Gran Bretagna non avesse alla fine messo in campo il bene più prezioso che ancora conservava per la protezione della madre patria: l’Aviazione Metropolitana. I nuovi modelli Hurricane abbatterono più di duecento bombardieri tedeschi sopra le spiagge di Dunkerque, perdendo velivoli per poco più della metà di quella cifra. Dal 27 maggio a scaglioni sempre crescenti vengono sfollati oltre 300.000 soldati.
     

  Il 3 giugno con i tedeschi a 2 Km dalla spiaggia l’operazione ha termine. Gli uomini che difendevano i trinceramenti via via allestiti sapevano fin dall’inizio che la loro sorte era la morte o la prigione. Scoppiò anche una sterile polemica, da parte francese, che accusava gli inglesi di aver lasciato a terra più francesi che inglesi. Per 40.000 di loro si aprirono i cancelli dei campi di concentramento, per altri 5.000 andò peggio. Per chi avesse visto la spiaggia allora, lo spettacolo di mezzi abbandonati, in fiamme o intatti era impressionante. Con le basse maree del nord (2/300 metri) e con la calma di superficie che accompagnò quei giorni fu possibile, spingendo in mare aperto, uno dietro l’altro o affiancandoli camion e piccoli automezzi, allestire moli con tavole passanti da cassone a cassone, da cassone a cofano che l’alta marea sfiorava poi a pelo d'acqua. A questi precari moli (profondità 1/2 metri) attraccavano le piccole e medie imbarcazioni, che prendevano il largo o altre che facevano la spola col grande naviglio impossibilitato ad avvicinarsi per il pescaggio. Questo empirico sistema fu lo spunto che portò alla realizzazione nel 44 (sbarco di Normandia) dei moli Mulberry che vedremo in seguito.

Hitler coi paracadutisti di Eben Emael

  Oggi se visitate i luoghi di Duinkerke passate da Malo Les Bains e dalla ala dei bastioni del porto dove c’e un museo, piccolo ma grazioso con tante ricostruzioni in scala ridotta. Sulla spiaggia di Malo, come è capitato a me, potrete chiedere ai cercatori di metallo (dotati di metal detector) cosa cerchino e cosa trovano. Nessuno vi risponderà che sta cercando ordigni, perché dopo 65 anni è difficile e forse anche vietato, cercano monete e altro !!. come disse uno con fare sussiegoso. I metal detector suonano in continuazione ma dalle sabbie escono ormai solo schegge, piccole schegge di storia. La via di Parigi è aperta. Per Weygand non resta che trincerarsi in città.  Autobus di traverso sui campi Elisi, la paura degli alianti tedeschi in atterraggio fa novanta, e difesa ad oltranza con tutte le truppe rimaste. E’ il 27 maggio. De Gaulle, nominato sottosegretario alla difesa scopre dopo alcuni giorni che i piani sono cambiati.
     

Il treno di Compiegne

  Parigi viene dichiarata città aperta, per evitare i bombardamenti e quindi non presidiata. Il governo si è trasferito a Bordeaux. Il 14 giugno alle 6 di mattina le schiere di Hitler già attestate in periferia entrano trionfalmente in città. La Francia viene divisa in due. Il nord sotto controllo tedesco e il sud, detto anche Francia di Vichy, dal nome della nuova capitale, a un governo collaborazionista retto da Petain. Il 18 giugno dai microfoni di radio Londra De Gaulle lancia l’appello per France Libre, governo dei veri francesi in esilio. La delegazione francese che tratta la cessazione del conflitto viene portata nella foresta di Compiegne, dove in un museo fa bella mostra di se il vagone sul quale i tedeschi firmarono la loro resa nel 18. I genieri tedeschi abbattono il muro e fanno scivolare il vagone su un carrello trainato da trasporto ferroviario riportandolo nello stesso dolente punto del 1918 per la nuova firma. L’umiliazione non poteva essere più pesante.
 

Il vagone all'interno del Museo - L'interno del vagone dove fu firmato l'armistizio