Zi Maria
Zi Maria e zi Celesta, erano un binomio. Non si puo’ pensare all’una senza pensare all’ altra. E le due zie zitelle erano sempre al lavoro: o per zio don Paolo, o per noi nipoti.
Ma i compiti erano differenziati: zia Celestina era sempre coi ferri da calza in mano, e quando non sfezzuzzava, faceva le malmellate, biscotti, dolci monumentali, pizze col formaggio: (per zio don Paolo ? (1) Figuriamoci: per lui bastava che gli facesse i biscotti di segale una volta al mese) . E' per noi nipoti che 2ra sempre al lavoro.
E zi Maria'? Lei faceva la dottrina oppure organizzava recite in parrocchia, e per il resto era sempre ad aiutare la sorella, o una delle cognate, direttamente nelle faccende domestiche o accunendo ai nipoti. Ci faceva giocare, e cantare (la moi d Pitanin, la santa Caterina, Vogliam vedere il bove, La musica modelna composta da quattro gatti, I crociati di Cristo Redentore (2)...) ma il suo forte erano i racconti: la Bibbia diventava viva, come le storie dei santi, e quelle dei nostri antenati, coi relativi prodigi, e le mancate esecuzioni nei loro confronti dei cosi’ detti mazzatori ( sicari della massoneria non deviata ) o grazie alla loro capacita’ di manovrare la scesciola come mezzo improprio di difesa personale o per l’ intervento prodi::ioso delle anime del purgatorio; e poi ci raccontava le sue favole.
Favole in un dialetto tutto suo, formato dal 90% di Cameranese, 5% di Varanese, 2,5% di Anconetano e il resto era Zimarianese: parole e frasi che si era inventata da sola, con fantnsia e gusto tutto proprio come ad esempio “le parol turchine (parolacce), porculo/a (riferito a qualsiasi stampato che non fosse in vendita dalle suore di san Paolo ma sopratutto riferita a Selezione del Rider-Digest (e come si puo’ darle torto ?), Mercula e derivati (perchč una signorina per bene non avrebbe mai detto quella parola li’) e i vezzeggiativi (3)
che riservava ai piu’ piccoli, o anche ai grandicelli che avevano bisogno di qualche coccola in piu’.
E quando qualcuno del parentado o dei conoscenti stava male, lei diventava “l’infermiera". Era ligia alle disposizioni del medico, ma sopratutto instancabile. Si appollaiava su una sedia di fianco al letto del malato e le bastava appisolarsi qualche minuto ogni tanto per riacquistare l’ energia
inizinale. Ed era capace di durare cosi per settimane. Per quanto ricordi,
l’unica volta che dedico’, tempo alle malattie sue, fu quando il dott. Selandari (o fu Palleani ?) la convinse a fare i fanghi a Salsomaggiore per l’artrite che le deformava le dita e di cui non si lamentava mai.
Ora il suo corpo riposa in attesa della resurrezione
(4) accanto a quelli dei nonni, dei fratelli e sorelle, nel cimitero di Camerano: passato il cancello, andate verso destra ... nei pressi dell’angolo del muro c'e’ un monumentino di travertino. Fermatevi un minuto a dire un Gloria, perche’ li dentro di corpi di santi ce ne sono parecchi.

Note
1
Don Paolo Rabini. rettore del seminairio di Ancona e penitenziere a S.Ciriaco. Prelato domestico si sua Santita’
2 Inno dei tempi di don Romolo Murri. il cui ritorllello (in polemica coi liberali e i monarchici) diceva: “ Meglio morir, pria che tradir la liberta’ che Dio (e non lo statuto dei Savoia) ci da”
3
al biribossul - l’ucclin d la zia sua k , becca l’ua - al vitlin al croma luccr - l’agnllin mansul k poccia da tutt l pegur - al stellantibus - al purcar d Osm - al mastllon d al stucafiss - al gatt gonfii - al sorc moll - al trippettaro - al purkttin - al purkttar - e tanti altri ancora
4
Mi rifaccio alla frase che e’ incisa all’ interno del monumentino fulerario, sulla parete laterale, che ricorda il signjficato cristiano del culto dei defumti.