TEREZIN
In Io sono una stella incontriamo Inge Auerbach che racconta la sua faticosa vita di ebrea caratterizzata da continui spostamenti e da continue sottrazioni di ciò che ha di più caro e persino dei parenti. La sua infanzia è stata faticosa anche perché ogni mattina doveva prendere il treno e camminare per molto tempo per andare a scuola. Cambia continuamente amici. Nel villaggio dove abita la sua è l'ultima famiglia ebrea rimasta. Le leggi sempre più restrittive impongono anche a Inge di cucire sui vestiti la stella di Davide, su cui c'è scritto "Jude", e di aggiungere al suo nome quello di Sara, come a quello di tutte le donne ebree [gli uomini dovevano aggiungere Israel]. Ancora un'altra separazione e un altro spostamento: verso la fine del 1941 Inge e la sua famiglia sono inviati in una "casa ebraica" a Goeppingen; la scuola frequentata da Inge viene chiusa prima che lei possa finire la prima elementare. Il 22 agosto 1942 Inge e la sua famiglia vengono deportati a Terezin.
Scheda informativa sul campo

Terezin, la cittadina della Boemia settentrionale fu costruita tra il 1780 e il 1784
come fortezza durante le guerre austro prussiane.
Era ricordata da una cinta lunga 15 km, ma questo forte in pochissimo tempo perse la funzione difensiva e si trasformò in un carcere militare politico per gli oppositori della monarchia asburgica.
Quando scoppiò la guerra nel 1940, i nazisti occuparono la Boemia e utilizzarono la Piccola Fortezza istituendovi un carcere per i prigionieri politici.
Nel novembre del 1941 la Grande fortezza venne utilizzata come ghetto per gli ebrei, si trattava di un campo di transito e smistamento sotto il comando delle SS. Così già dai primi anni della guerra Terezin si trasformò in una città prigione, una delle tante che avrebbero provveduto allo scopo nazista della "soluzione finale" della questione ebraica. Agli ebrei che venivano deportati a Terezin veniva data l'illusione che sarebbero andati a vivere in un ghetto di privilegiati con buone condizioni di vita, ma erano solo un inganno.
L'arrivo a Terezin era traumatico: c'erano locali stracolmi di gente in caserme maleodoranti e fatiscenti con condizioni igeniche spaventose e soprattutto sottonutrizione che causavano tanti morti che non possiamo nemmeno immaginare, sappiamo solo che il tasso di mortaltà nel 1942 era del 50 % .La propaganda nazista voleva mascherare la vera funzione del campo per renderlo agli occhi degli osservatori stranieri un "campo modello", spacciandolo come "zona autonoma di insediamento ebraico."
Dalla nascita del ghetto fino all'aprile 1945 passarono da Terezin circa 141000 uomini, donne e bambini: 33000 di questi morirono, 87000 furono deportati a est, 17000 furono liberati. L'amministrazione del ghetto fu affidata al Consiglio ebraico degli anziani che però dovevano rispondere ai comandi delle SS. L'organizzazione del campo era molto precisa, uomini, donne e bambini erano separati in con tavolacci di legno per la notte e poche panche. Le condizioni di vita erano terribili e la razione di cibo giornaliera era scarsissima, nonostante ciò bisognava tirare avanti lavorando tutto il giorno. Il lavoro era obbligatorio a partire dai 14 anni e le principali attività erano il lavoro agricolo, la lavorazione del legno, la riparazione delle uniformi militari. Molti prigionieri furono anche utilizzati come operai per la costruzione della linea ferroviaria da cui arrivavano
e partivano i deportati. La fatica e lo sforzo erano
fortissimi e sopravvivevano soltanto le persone più robuste e in salute, tutti gli altri morivano e dall'ottobre 1942, in seguito all'elevata mortalità, venne costruito un forno crematorio e la cenere dei cadaveri veniva riposta in urne che poi i nazisti, dal 1944 in poi, cercarono di far sparire cancellando le tracce dell'orrore.
A Terezin passarono più di 10000 bambini; dopo i 12 anni erano alloggiati in baracche a loro riservate.
I tedeschi facevano poco caso a loro e lasciavano che se ne occupasse il Consiglio.Gli adulti presero molto a cuore l'educazione dei bambini e
dei ragazzi e ad ogni baracca fu assegnato un adulto che impartiva loro
lezioni scolastiche di nascosto. Molto importanti sono le testimonianze di questi ragazzi che venivano sollecitati dagli adulti ad esprimere con il disegno, con la poesia,
con il teatro, con la musica, con la pratica dello sport i propri sogni e i propri desideri.
A Terezin furono internati artisti e letterati che favorirono la vita culturale e nonostante sapessero quale sarebbe stato il loro destino ,cercarono di mantenere viva la speranza di un futuro migliore. L'attività artistica fu molto vasta ,soprattutto in campo musicale ;i giovani assistevano a tutte le rappresentazioni musicali e teatrali e loro stessi ne prendevano parte cantando nel coro, recitando e danzando. Questo, però, è soltanto uno dei pochissimi aspetti "positivi" del campo, non dimentichiamo che solo una piccola percentuale di ragazzi e bambini sopravvisse allo sterminio.
Inizialmente i nazisti soppressero e con lui ogni attività di questo genere poi, a seguito del ruolo di "campo modello" attribuito al campo, non ostacolarono più questa tendenza ma cercarono di sfruttarla al meglio come alibi e copertura. Questa vita culturale è rimasta molto accesa nel campo grazie alla presenza ,tra i prigionieri, di grandi nomi nel campo della musica, della letteratura, del teatro, della scienza, che erano stati catturati nei paesi occupati. Questi, nonostante sapessero quale sarebbe stato il loro destino, cercarono di mantenere viva la speranza di un futuro migliore.
Tutto questo portò Terezin a svolgere un ruolo di propaganda e le visite della Croce Rossa Internazionale vennero dirottate verso questo ghetto, che, come ho già detto, era presentato come campo modello. In queste occasioni i nazisti si occuparono principalmente nelle cosiddette "opere di abbellimento" allestendo falsi scenari per far credere che vi si svolgesse una vita serena deportando i prigionieri in cattive condizioni. Questo fatto è testimoniato da un video, noto poi con il titolo ironico "Hitler regala una città agli ebrei", ma dal titolo originario "Theresienstadt. Documentari da un insediamento ebraico" girato dai nazisti. In questo film, che resterà incompiuto e talvolta non sarà proiettato nelle sale cinematografiche, si mostra un luogo completamente modificato con negozi, bar, padiglioni con giostre in cui i prigionieri erano costretti a fingere di condurre una vita sana e felice, di svago e di divertimento.