Ne Il diario di Dawid Sierakowiak
incontriamo un ragazzo che scrive cinque quaderni nel ghetto di
Lòdz nel 1942, in piena guerra. Racconta della vita dura
nel quartiere ebreo e il peggioramento della situazione. Gli ebrei
devono svolgere lavori di produzione di materiali utili ai tedeschi.
Nessuno sa cosa succede alle persone che non sono in grado di
lavorare, la gente spera ogni giorno nella notizia della fine
della guerra che però non arriva mai. Le distribuzioni
di cibo sono sempre più modeste. Le razioni alimentari
per dieci giorni consistono in:
2,5 kg di patate,
350 g di farina,
400 g di zucchero,
150 g di segale,
120 g di margarina,
100 g di miele artificiale,
soda caustica,
aceto,
fiammiferi,
verdura,
cibo in scatola.
Il 27 giugno, però, queste porzioni vengono dimezzate.
Gli abitanti sono in un primo momento fiduciosi in un conflitto
che si risolve facilmente in un imminente ritorno alle loro occupazioni,
in una probabilità di trovare lavoro che garantisca il
benessere e l'autosufficienza. La situazione diventa sempre più
grave: i tedeschi sequestrano vecchi, bambini e malati per ucciderli
e il panico si diffonde tra la gente.
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