I BAMBINI A TEREZIN
I bambini sono divisi per gruppi di età; molti sono orfani.
I ragazzi sono spesso colpiti da diarrea infettiva, e vi sono continuamente epidemie, dovute al sovraffollamento e alla mancanza di igiene. I letti sono invasi da pulci e cimici. Topi, pulci e cimici rappresentano una costante minaccia.
Quando si ammalano i bambini vengono portati nell'ospedale.
I morti vengono portati via con dei carretti a due ruote, gli stessi con i quali viene trasportato il cibo.
Distribuzione del rancio di Liana Franklova, marzo 1944 Frammento della parte superiore destra della "Distribuzione del rancio". Indicazione sul dorso del disegno: "LIANA FRANKLOVA HOD.13 FOYER 13"
Liana Franklova è nata il 12-1-1931 a Brno, fu deportata a Terezin il 5-12-1941. È morta ad Auschwitz il 19-10-1944.
La razione di cibo prevede un chilo di pane ogni tre giorni, a volte ammuffito. Tre volte al giorno i bambini si mettono in fila con i loro piatti di stagno, nei cortili, per avere le razioni quotidiane di cibo dalle cucine della comunità. Le file sono molto lunghe e in inverno è terribile aspettare al freddo intenso.
La prima colazione è costituita da un liquido torbido, il "caffè"; a pranzo una zuppa acquosa, una patata e una piccola porzione di rape e della cosiddetta "salsa di carne"; la sera ancora la zuppa.
Spesso arrivano convogli con migliaia di bambini, dalla Polonia o da altre zone, vengono messi in quarantena in una zona particolare del campo, in attesa di essere inviati ad Auschwitz.
Quando si sta preparando un nuovo convoglio verso il lager, c'è tensione fra i ragazzi più grandi perché sanno che molti di loro saranno deportati.
La separazione dagli amici con cui si sono condivisi sogni e segreti, con cui si sono cantate canzoni e raccontato storie per tenere viva la speranza, quando uno di loro viene caricato sul convoglio che porta al campo di sterminio, è un momento di grande angoscia.
C'è il tentativo di mantenere le piccole abitudini: un piccolo dolce di patate fatto dalla mamma per festeggiare il compleanno, un vestito nuovo cucito con degli stracci per la bambola, una poesia.
Per alcuni l'unico divertimento è disegnare su pezzetti di carta con le matite colorate.
Margit Koretzova, 1944
Margit Koretzova (8-4-1933 4-10-11944)
È difficile immaginare in che modo dei bambini potessero trovare la forza di sopravvivere in tali condizioni, sottoposti a forme di violenza e di umiliazione di ogni genere. Forse proprio attraverso i disegni e le poesie, o altre forme di scrittura, i bambini opponevano la loro resistenza: sprigionando la loro fantasia per liberare le proprie emozioni e per ricordare.
Gli stati d'animo più ricorrenti che emergono da queste testimonianze sono la solitudine, la tristezza, l'amarezza, la paura, la rabbia; il senso della morte che pervade le strade di Terezin; la grande tristezza quando un amico parte.
Tuttavia essi vivono nell'attesa, nella speranza che tutto finisca, nel desiderio di tornare a casa.
Nonostante le difficoltà che affrontano, riescono anche ad essere contenti del dono della vita, a rifugiarsi nei propri ricordi per capire che è ancora bello vivere.
Gli anni non potranno mai cancellare il ricordo di quanto vissuto nel ghetto; l'essersi abituati al freddo, alla fame, alla sporcizia, alle malattie, alle botte, alle sofferenze; e soprattutto al tentativo di togliere la loro identità.
Tuttavia nessuno poteva togliere a quei bambini la libertà di sognare, di fantasticare, di sperare; l'idea che non bisognava arrendersi, bisognava volere e costruire un mondo migliore.
Non ci sono parole per dire quello che stiamo provando per loro. Bisogna far conoscere a tutto il mondo quello che gli uomini hanno fatto e quello che la gente ha subito.
Abbiamo cercato di immaginarci le emozioni e gli stati d'animo di quelle persone, consapevoli di essere uccise, e non siamo riusciti a trovare niente di così significativo per poterli esprimere, così ci limitiamo ancora una volta a scuotere la testa e a trovare assurde tutte le sofferenze di queste vittime innocenti.