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BARBABLÙ

di Charles Perrault

 

C'era una volta un uomo tanto ricco quanto brutto.

Egli possedeva palazzi in città, ville in campagna, scuderie piene di cavalli, forzieri colmi di monete d'oro, ma aveva una barba che gli dava un aspetto terribile.

Nella sua stessa città viveva una gran dama che aveva due figlie molto belle, e Barbablù (tutti lo chiamavano così) ne chiese una in sposa.

Non volendo forzare la volontà delle sue ragazze, le lasciò libere di accettare o no. Ma nessuna delle due si sentiva il coraggio di compiere quel passo. Tanto più che, si diceva, Barbablù era già stato sposato altre volte, ma non si sapeva dove le sue mogli fossero andate a finire.

Allora Barbablù incominciò a coprire le due ragazze di regali... Infine la figlia minore decise di sposarlo.

Le nozze furono celebrate con grande sfarzo, e la sposina si senti molto orgogliosa quando poté mostrare alle amiche il meraviglioso palazzo dove abitava.

Un giorno Barbablù annunciò a sua moglie che doveva assentarsi da casa per alcuni affari. Tuttavia desiderava che nel frattempo lei si divertisse con le sue amiche, e le invitasse a palazzo:

‑ Ti lascio le chiavi di tutte le porte, di tutti i forzieri, di tutti gli armadi ‑ disse togliendo di tasca un tintinnante mazzo di chiavi. Ma per nessun motivo al mondo dovrai aprire la porticina che si trova in fondo alla galleria e che si apre con questa chiavetta d'oro. Guai a te se entrerai in quello stanzino!

Questa ebbe subito una gran curiosità di vedere che cosa si nascondesse nel misterioso stanzino. Barbablù sali in carrozza e parti; subito dopo la ragazza invitò sua sorella Anna e tutte le sue amiche ad andare a farle visita.

Il corteo delle ragazze, con la sposina in testa, percorse le sale e le gallerie del sontuoso palazzo,

finalmente non restò più da visitare che lo stanzino in fondo alla galleria, e la sposina esitò parecchio, stringendo fra le dita la chiave d'oro ... Poi pensò che era meglio lasciar partire le amiche; rimasta sola, avrebbe potuto soddisfare la curiosità senza che nessuno se ne accorgesse.

Infatti, dopo i convenevoli, la sorella Anna andò a dormire al piano di sopra, e la sposina poté dirigersi senza far rumore verso la stanza misteriosa. Infilò la chiave nella toppa, la girò dolcemente, entrò, ma ... orrore! Un grosso ceppo ancora insanguinato e una scure affilata gettata sulla paglia stavano a dimostrare che in quello stanzino si entrava soltanto per morire ... Ora sul ceppo ballavano i topi, ma in un angolo giacevano diversi corpi di donne: tutte con la testa tagliata. Le mogli scomparse di Barbablù ...  La chiavetta le sfuggì di mano e cadde in una pozza di sangue. La raccolse e fuggì via, dopo aver richiuso accuratamente la porta; poi si rifugiò in camera sua tremando da capo a piedi. Guardò la chiavicina maledetta e vide che era sporca di sangue. Subito cercò di asciugarla e di pulirla, ma non vi riuscì.

La chiave era fatata, e le macchie di sangue cancellate da una parte, ricomparivano da un'altra.

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 A partire da questo punto il testo è stato proseguito da alcuni allievi che, lavorando a coppie, hanno elaborato finali di fantasia, tenendo conto dei canoni della fiaba classica precedentemente presentati alla classe.

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