Backstage: presentazione di Sirena

 

In principio era il Verbo.... o per meglio dire, la parola scritta. Il plot di "SIRENA" nasce come episodio di un racconto a 4 mani che all'epoca portavo avanti con Alex. In sostanza andava così: Key Noury, il classico protagonista idealista (era anche un bel pezzo di figliolo, ricordo...), si scontrava con un clone (riguardatevi quanto detto a proposito di Skadi) ed era costretto ad ucciderlo. L'uccisione era un vero massacro a causa dell'enorme resistenza fisica della vittima. Che, letteralmente, non ne voleva sapere di morire. Sconvolto fin nelle ossa, disgustato di se stesso, di quel che si era visto costretto a fare, e del mondo intero in generale, di lì a qualche giorno Key si ritrova di fronte ad un altro clone. Uguale identico al primo. E in cattive condizioni. Compie la bambinata suicida che vi sareste aspettati, cioè cerca di soccorrerlo e di nasconderlo (riparazione del male fatto!). Per fortuna il comandante della sua unità di combattimento lo scopre prima che scoppi un casino. Key si becca una lunga arringa: i cloni sono creati per la guerra, sono impossibili da tenere sotto controllo, non si lasciano fare prigionieri, Key è matto se si aspetta della gratitudine, ecc. ecc. ecc. Alla fine, stufo di sprecare fiato e convinto che il ragazzo abbia bisogno di una sana botta di realtà dritta sul naso, il comandante gli lancia la sfida: se riesce a tenere sotto controllo questo clone in particolare, lui chiuderà un occhio. Anzi, tutti e due. La scenetta terminava con Key che, timidamente, cercava di entrare in contatto col "suo" clone chiedendogli il nome. E si sentiva rispondere: "Siegfried".... Se ha un nome umano, concludeva Key con un soprassalto di speranza, allora qualcuno prima di me lo ha trattato da essere umano.

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