Torneranno a fiorire le rose?
Ovvero, ecco com'è andata veramente
Warning!!! The author is aware and has agreed to this fanfic being posted on this site. So, before downloading this file, remember public use or posting it on other's sites is not allowed, least of all without permission! Just think of the hard work authors and webmasters do, and, please, for common courtesy and respect towards them, remember not to steal from them.
L'autore è consapevole ed ha acconsentito a che la propria fanfic fosse pubblicata su questo sito. Dunque, prima di scaricare questi file, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli su di un altro sito, tanto più senza permesso! Pensate al lavoro che gli autori ed i webmaster fanno e, quindi, per cortesia e rispetto verso di loro, non rubate.
Oggi
mi è arrivata una cassetta, uno di qui nastri che si usava sentire con il
mangianastri prima che arrivassero i cd e che si attorcigliavano regolarmente,
accompagnata da una lettera.
Sono
stanco di passare per idiota, remissivo, senza palle, vigliacco, e chi più ne
ha più ne metta. Volete sapere com’è VERAMENTE andata la famosa storia della
camicia strappata? Beh, ascoltate il nastro, e poi, magari, ne riparliamo.
Sinceramente
Vostro,
André
Grandier
La
storia la conosciamo tutti (ma la riassumiamo alla luce di alcune nuove verità
che forse non tutto sanno).
André,
per amore di Oscar, si è appena preso una sciabolata dal Cavaliere Nero che gli
ha compromesso per sempre l’occhio sinistro, e ora rischia di
perdere la vista anche all’altro occhio.
Tanto
per alleggerire la situazione, Oscar pensa bene di cadere in depressione perché
il conte Hansel (sì, si chiamava veramente così; Hans Axel era un soprannome)
le dice senza mezzi termini che per lui è un amico punto e basta. E che non
scassasse più le palle.
Che
fa la Nostra per ringraziare André per aver sacrificato entrambi gli occhi per
lei? Pensa bene di mollare la Guardia reale e di andare ad infrattarsi nella
Guardia cittadina, noto covo di uomini veri e rudi, e, senza troppi preamboli,
gli dice che non ha più bisogno di lui e lo molla in asso come una pera cotta.
Ovviamente
André ha il morale alle stelle. Inoltre qualcuno gli ha detto che da qualche
parte c’è una pazza che pensa che Girodel sia un’alternativa migliore di
lui.
Insomma,
André c’ha i coglioni che fumano.
È
sera, Oscar lo ha appena liquidato, André è felice come un cane bastonato,
basito, stanco e incazzato (come Clint Eastwood in Gunny), l’atmosfera
è tesa, il momento è catartico, come direbbe qualcuno. Sta per andarsene, poi
gli viene un’idea lampante, geniale, originale, di dire una frase ad effetto,
che nei film funziona sempre:
“Bianca
o rossa che sia, una rosa è sempre una rosa. Una rosa non sarà mai un lillà.”
Oscar
lo guarda interdetta e, giusto per aiutarsi un po’ nella decifrazione della
metafora floreale, gli tira una centra, a tre riprese. André, che ha appena
finito di leggere le memorie del Marchese de Sade si illumina tutto e pensa:
“Alè, stavolta si tromba”, e, con la stessa grazia che riserva solo ai
nivei stalloni quando li striglia, la afferra come una bambola gonfiabile, molto
in voga all’epoca presso le corti europee, la scuote e le spara un succhiotto
(lui pensa che sia un bacio ma non è molto pratico) sulla bocca, sordo
(pure!!!) alle di lei proteste che vorrebbe capire che cosa c’entrano le rose
con i lillà
Accendo
il registratore.
Straaaap
[rumore di stoffa strappata]
Silenzio.
O:
“Va bene, André, e adesso cosa hai intenzione di fare? Che cosa?”
Silenzio.
A:
“Che cosa ho intenzione di fare, Oscar? Te lo dico io cosa AVREI intenzione di
fare: ti prenderei come un... una... come... insomma, ti prenderei, ti butterei
sul letto e ti tromberei fino a farti ululare alla luna, davanti, dietro, sopra
e sotto. Ma lascia che ti dica una cosa, cara Lady Oscar dei miei stivali: mi
hai rotto, tu, le tue indecisioni, e sono un uomo,
e sono una donna, e non mi toccare, e il mio André, il conte Hansel...
Tanto non ti caga... C...
A... G... A... e
sai perché non ti caga? Perché a quello le femmine gli piacciono femmine,
stupide e pure un po’ troie. E invece tu... ma ti sei vista?? E sì che così
da vicino non sei pure male... e c’hai anche un gran bel paio di tette, e pure
grosse... ma come cavolo fai a nasconderle? Ehm, lasciamo perdere, dunque cara
la mia Oscar, per me, per la pace mia, dei miei sensi, e per quella dei nivei
stalloni, o me la dai, o mi lasci in pace, che non è possibile che alla mia età
so' tutta teoria e niente pratica perché come un babbo sono rimasto ad
aspettarti tutti questi anni nella speranza che, prima o poi, ti venisse la
voglia di giocare al dottore con me. E invece un cavolo. E prima la regina, e
poi il re, e tuo padre, e mia nonna, e Rosalie, e poi... tocco di classe finale,
quando meno serve, ECCOLO! sbucare dal nulla, con un tempismo degno di un
temporale ad un funerale, lui il conte Hansel, in tutto il suo splendore. E io
che abbozzo come un idiota fingendo entusiasmo mentre dentro di me gli sto
augurando la novena delle malattie veneree.
Ma
tu hai idea di cosa vuol dire infilarsi in una tutina elasticizzata di 4 taglie
in meno, con tutti i peli che si impigliano, mentre saltelli come un grillo da
un cornicione all’altro che soffro pure di vertigini? Per non parlare della
figata di lasciarci gli occhi per colpa di un ebete che si crede Robin Hood... e
va bene che prima potevo anche accontentarmi di “guardare ma non toccare” ma
ora che facciamo? Tocchiamo e non guardiamo?
E
ora tu mi dici che te ne vai in mezzo ad una prateria di uomini che la prima
cosa che penseranno quando ti vedono è da quale buco partire, e mi dici che non
hai più bisogno di me???
E
no, bella mia, così non va! Non ci si comporta in questo modo.
Mi
chiedi cosa vuol dire il discorso delle rose e dei lillà? Non lo so cosa vuol
dire e non so nemmeno perché mi è venuto in mente, però ti posso raccontare
la storia del capitone e della cozza, ma tanto non capiresti lo stesso...
Ma
siccome sono un gentiluomo, ora uscirò da questa stanza e andrò a spararmi la
solita mitragliata di pippe. Addio Oscar, spero che fra i soldati della Guardia
metropolitana tu possa trovare qualcuno che ti faccia diventare uomo in tutti i
sensi. Ma lascia che ti dica un’ultima cosa: te ne pentirai di brutto”
Silenzio.
“André...”
voce di Oscar, perplessa, ma non arrabbiata.
“E
adesso che vuoi, ancora?” Voce di André, seccata, frustrata... più frustrata
che seccata.
“Ma...
tutto questo per dirmi che volevi scopare con me? E non potevi dirlo subito che
risparmiavamo un sacco di tempo invece di perderti in amene descrizioni di fiori
e piante? Per un
attimo ho creduto che tirassi in ballo pure le api.”
“Eh?”
Voce di André nel panico.
“Avanti,
André, che aspetti? O devo pensare che tutta la tua inesauribile energia si sia
già consumata?”
I
rumori che seguono parlano da soli e perfino io, avvezza a tutto, spengo
sconvolta.
E
così ora sapete come stanno le cose.
Quella
notte André non se ne andò; Oscar rinunciò alle Guardie reali; partirono per
un luogo sconosciuto, lontano da tutto e da tutti dove scoparono come ricci per
due settimane filate, senza nemmeno uscire per mangiare.
La
Rivoluzione arrivò e passo.
E
loro continuarono, imperterriti, a scopare indisturbati.
E
io, nel cuore delle mie notte insonni, ripenso spesso al quel nastro e penso...
“Ma come cazzo si fanno a produrre certi rumori?”
mail to: francesca_v@email.it