Nei panni di una bionda

("Cuore di uomo" o anche "Re di una sera" che dir si voglia...)

 

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Nota di Sonia: questo brano poco ortodosso nasce da un delirio collettivo, che concepito e cresciuto grazie a un grazioso disegno goliardico di Laura, quindi per la descrizione di André nei panni di quella bionda che conosciamo bene, ho sempre in mente quello… Lodi e lodi a chi, con due tratti di matita, riesce a scatenare fantasie e bizzarrie negli altri.

Nota di Laura: in realtà non è stato tanto il mio disegno, quanto una mia ben precisa frase, in una lettera, in cui mi chiedevo che sarebbe successo se Oscar avesse spedito André a sostituirla al ballo oppure se lui l'avesse sostituita di sua iniziativa, magari legandola come un salame, e invitavo qualcuno a scrivere un pezzo comico. Il racconto di Sonia è nato da lì.

 

Parte I

"La scelta"

 

Palazzo Jarjayes

E' una serata dal cielo limpido, una serata fredda. Oscar sta suonando nervosamente il piano. André lava un cavallo, ha le caviglie immerse nell'acqua, e ascolta quella musica.

Sa a chi sta pensando. Oscar suona per dimenticare ("Ma, Oscar, un po' di Nutella non sarebbe meglio?!").

André sente il cuore stringersi, e stringe violentemente la spugna che ha in mano, per rabbia e sofferenza.

Poi, cucù... una luce, un lampo, i ciripicchi luminosi di una fata, non si sa...

André getta nervosamente la spugna per terra, con aria risoluta esce dal fontanile senza infilarsi le scarpe, e lasciando una scia d'acqua si avvicina a palazzo.

Arriva in camera di Oscar.

"Che vuoi, André?"

"Devo parlarti."

"Proprio ora? Sto suonando, sai che non voglio essere disturbata."

"Invece tu mi ascolterai" (ammazza che fico quando si ricorda di avere le p****!)

"E va bene..." Oscar si alza, disponibile all'ascolto. "Cosa ci sarà mai di tanto importante..."

"Cos'è, Fersen, per te?" dice, secco, André. La frase è come un proiettile all'orgoglio di Oscar.

"Sai bene che questo argomento non ti riguarda, e comunque sia preferisco non...."

Lui insiste. Il discorso va avanti. Dalla finestra illuminata si vedono due figure discutere animatamente, protese l'una verso l'altra. La discussione sembra accendersi… si vedono volare libri, figure che appaiono e scompaiono si stanno rincorrendo per la stanza.

Nella stanza…

"Insomma, io dico che non puoi fidarti di un uomo che è stato tanti anni in America, lontano, e che comunque apre veramente il suo cuore a pochi. Io non voglio che tu soffra, Oscar. Io devo proteggerti, se necessario devo soffrire al posto tuo!"

"Soffrire al posto mio... mmmmhhh..." Lo sguardo di Oscar inizia a lampeggiare di genialità, un lieve ghigno le si dipinge sul bel viso. Getta uno sguardo allo strumento di tortura che si trova in un angolo della sua stanza: l'abito da ballo.

"André, se è così... avrei un favorino da chiederti..."


Dopo poco…

"Lasciami andaaaareeeee!" André è legato alla sedia, mentre Oscar si sfrega le mani, vi soffia per togliere i pelucchi della corda appena usata...

"Suvvia, grande eroe, ti sembra poi tanto sacrificio? Vai alla reggia, mica in caserma..."

"Ma tu NON puoi pretendere che io mi vesta da donna e balli con Fersen!! ... Se mi riconoscono... che dirò?!... E se mi vede mia nonna" nella mente di André si para l'immagine di Nanny con canini sporgenti e immenso matterello.

"Non ti preoccupare, provvederò a tutto io!" Oscar prende la chiave della propria stanza. "E adesso preparati!" Fa per uscire.

"Oooooscar! Aiuto! E se mi vede la servitù? E poi come si fa? Io sono un uomo, come faccio vestirmi da donna?!"

"Arrangiati André: io sono una donna, ed è una vita che vesto da uomo. E poi hai detto tu che avresti fatto *tutto*, anche sofferto al mio posto..." Sorride, quel sorriso così convincete che strega il cuori, mentre esce dalla stanza e vi chiude a chiave il bel Grandier...

 

Parte II

"La preparazione"

 

André si guarda allo specchio. Gli viene da piangere. Il suo orgoglio calpestato sotto i tacchetti di quelle scarpine tanto più piccole del suo piede virile.

"Meglio non pensarci. Se, d'altronde, Oscar riesce vestire quelle divise pesantissime, per proteggerla da quello svedese dalle dubbie facoltà mentali, posso vestirmi anch'io da... glab... donna..."

Toglie la camicia e infila il vestito. Si scioglie i capelli e li ravviva.

"Non sarei nemmeno mal..." Arg... il terribile effetto Platinette. Dalla scollatura spunta qualche pelo.

"A mali estremi..." fruga nei cassetti. Anvedi Oscar, donna fiera & tutta d’un pezzo: zitta zitta, per quel ballo, si era preparata tutto il necessario per essere una dama irresistibile... compreso un kit depilatorio dell'epoca.

Con l'estremo sacrificio stampato sul volto, André agguanta gli aggeggi "SOLO PER TE!" declama con aria drammatica, mettendo mano alle cerette.

Poco dopo, da fuori la porta, Oscar sente un "AUUUUUUUUUUUUUU!!!!!!"

"Padrona! Un lupo in camera?!" grida una cameriera, preoccupata.

"No, stai sbagliando, è la civetta dell'albero... piuttosto, questa sera puoi andare a spasso per Parigi con le colleghe. Paga André, io non porto mai soldi dietro. Nel cassetto di destra del mobile in corridoio ho il duplicato della chiave della sua camera: prendi pure quanto vuoi! Lui sarà *sicuramente* d'accordo!"

"Oh grazie signor Oscar, come siete magnanimo!!"

Fuori la servitù...

Intanto, André, dopo aver provato la sofferenza della depilazione su metà petto, decise di usare un normale rasoio da barba per l'altra metà. Si sfila i pantaloni (speriamo che non faccia pipì cone Ranmaru ^^;;;), le scarpette troppo piccole gli danno l'andatura incerta da timida dama, mentre in cuor suo, scopre il potere catartico della parolaccia. Ma non dirà nulla: è per la sua Oscar...

Trova tremendo truccarsi, ma è per Oscar. Poi si tira su i capelli. Bisogna dire che vestito da donna e coi capelli sciolti è bello lo stesso. Ma siccome non è capace a fare acconciature, si limita a farsi una coda alta.

Esce dalla stanza col viso color peperone. Oscar sghignazza "Sei pronto, uomo-che-mi-difenderà-dalla-sofferenza?"

"E chi lo farebbe, se non fosse per te?" pensa, Ikeda - style, poi dice "Vedremo, Oscar, chi vincerà stasera... Ma, se Fersen dovesse parlare?"

"Allora userai la tua arma segreta!"

"Oscar...!" protesta implorante, ma lei gli fa ciao ciao con la manina, mentre la carrozza accoglie la nobildonna Andrée Grandier de le Nœud Rouge.

Quale sarà l'arma segreta di André? Come andrà il ballo? Lo scoprirete nella parte III, dove André, anzi Andrée, diventerà l'unico re di una notte di Versailles! La rivincita di André, anche se in panni… non proprio ortodossi.

 

Parte III

“Il Re della sera”

 

Continuando ad esplorare, mentalmente, i nuovi orizzonti del turpiloquio, André scende dalla carrozza. Ora, indubbiamente, se il tempo fosse circolare, avrebbe una camminata simile a quella di Alain nei momenti migliori, ma siccome i due non si sono ancora incontrati, e il nostro Grandier è ancora… vergine da simili frequentazioni, André si sforza di produrre dalla costrizione della micidiale scarpina 37 con tacco, una camminata esitante, da dama pudica… Avete presente quelle dame così pudiche che non aspettano altro che un cavaliere faccia il primo passo? Ecco, l’effetto è quello. E i cavalieri, che ben conoscono le convenzioni del corteggiamento galante, iniziano a voltarsi. E a fare apprezzamenti via via più chiari.

André, poverino, non poteva sapere di aver esagerato col rosso sulle labbra…!! Fortunatamente assume un gustoso color bistecca al sangue che bilancia l’eccesso di rossetto.

Vergognandosi, ripetendo mentalmente “Solo per te, Oscar, solo per te Oscar”, si copre il viso con il ventaglio e avanza nella sala a passi esitanti. I capelli gli fanno solletico alla nuca e non riesce a trattenere un mezzo sorriso, interpretato dai cavalieri interessati come un malizioso risolino…

Ed ecco un provolone che si fa avanti.

“Madamigella, mi concedete l’onore di questo ballo?”

La deglutizione violenta raddoppia le misure del pomo d’Adamo di André. Non è possibile? Ma non era in missione?? Il ge… ge… generale Jarjayes!!

Proprio lui, con la parrucca di gioventù rispolverata, un panciotto di sobrietà dubbia e purtroppo reso attillato dagli anni trascorsi, viso ben incipriato e fare galante, gli si inchina davanti.

“Se mi riconosce finisco sotto i ponti… altro che menasfiga...” pensa André, ben mascherando la disperazione del momento.

China il capo, e deglutisce di nuovo, e vai con le danze.

Il generale ha il volto concentrato di Joaquim Cortés mentre balla, espressione inteeeenzzzza, ego ai massimi livelli. Senza guardarlo, concentrato su se stesso che finalmente ha una serata di libertà (“Semel in anno licet insanire” chi lo diceva? Orazio? Giovenale? Non  ricordo, ma di certo l’ha detto babbo Jarjayes quella sera…)

“Avete degli splendidi capelli mori, che sono perfetta corona alla maestà del vostro viso: gli occhi verdi.”

André non capisce se quella tensione addominale che sente è un conato di vomito o una risata repressa: decide, comunque, di non raccontare il bieco evento a Oscar, che potrebbe sbatterlo in faccia al padre al momento opportuno. E, nel suo caso, sarebbe sempre il momento MENO  opportuno.

“… e delle spalle così forti che… siete sicuramente molto giovane: quando la maturità fiorirà sul vostro petto… io sono padre, lo so… sarete bella e rigogliosa come….”

André non regge, china la testa e svincola l’abbraccio di capo Jarjy, uomo dalla doppia identità. Eh, Oscar dovrebbe prendere esempio dal padre, che predica bene, ma quando decide di razzolare male è imbattibile.

Affannato, raggiunge una colonna vi si appoggia.

“Se non do di stomaco questa sera, posso sopportare più alcool di Oscar…”

Un’ombra su di lui. André è pronto a mettersi in posa da dama pudica e a gesti estremi di autodifesa (karate, kung-fu, judo, mitra di Rambo…) quando vede una bellissima donna dalla folta capigliatura, arricchita da cascate di boccoli rigogliosi che ricadono sulle sue forti spalle, sorriso dolcissimo e comprensivo, anche se nu poco… come dire…

“Non vi preoccupate… capisco il vostro segreto… anche a me è successo così la prima sera…” dice, e si allontana lasciando ad André la netta sensazione di aver parlato con qualcuno che conosce. Mumble mumble… (lo vedrete nella prossima puntata chi è…^___^)

“Ma cosa sto facendo?! Mi lascio spaventare? Mi vergogno? Mai sia! Sono qui per un obiettivo ben preciso: devo proteggere Oscar e raggiungere Fersen. Vogliono la guerra? E guerra sia!” e si getta nelle danze.

Il buon André amava molto ballare, ma da quando la lacrimevole Rosalie aveva lasciati palazzo Jarjayes non aveva più potuto danzare con nessuno. Ebbe, quella sera poteva dare sfogo alla sua passione. Poco importava che la dama fosse lui: conta la sostanza, no?

Così, tra un minuetto e l’altro, tra braccia sconosciute, vagamente conosciute o ben note, se la spassa beato per sala, dimenticandosi di essere vestito da donna. Anzi, di essere nei panni di quella bionda che ben conosciamo.

Quand’ecco, all’orizzonte, intravede il pollo nordico che deve spennare.

“Oscar non ballerebbe mai così tanto e con gusto… contegno, André! Ricordati che a) sei vestito da donna e se ti riconoscono so ‘zzi tuoi… b) sei qui con una missione ben specifica: per lei e nei panni di lei!”

André si ricompone in posa pudica, dopo essere stato, per almeno sette minuetti, il vero re del ballo di Versailles… anche se vestito da… regina.  “Non dimenticherò più questa serata… la vergogna è pari al divertimento… Oscar non saprà mai tutti i dettagli! Nessuno li deve sapere! Senno’ mi defenestrano…”

 

Parte IV

“All’improvviso… un ottusangolo”

 

André è cresciuto tra le sei sorelle Jarjayes. Il che vuol dire, oltre a una notevole seccatura (“Uno STRAZIO!” pensa, al ricordo), essere abili conoscitori della psicologia femminile (così lui spera), e comunque certamente sa imitare bene i loro atteggiamenti. Ed essendo maschietto sa anche i punti deboli del suo sesso: i calci sotto la cintura, tirate alla barba non rifatta, calzini smarriti, posteriore fatto apposta per ancorarsi alla poltrona e non schiodarsi se non dopo una serie ripetuta di grida femminili… e anche tanti altri punti deboli meno evidenti.

Così, esitante quanto basta, si avvicina a Fersen. Reprime di nuovo un conato e la voglia di cantargliele (“Oh, Oscar… mi chiedo perché Dio vi abbia fatta nascere donna!  Gné gné gné!… Ma che tatto avete, conte… ma che uomo fine, comprensivo, sensibile: adattissimo alla MIA Oscar… grrrrrrr”).

Da lontano, Fersen adocchia la dama vestita di chiare sete avvicinarsi lentamente, come in un sogno.

Beltà chiama beltà, grazia chiama Grazia, Graziella chiama Mountain bike, e finalmente i due si trovano faccia a faccia.

Fersen sgrana gli occhi, rapito “Madamigella, vorreste concedermi l’onore di questo ballo?” dice con voce vellutata, ovattata come la carta igenica Scottex tre veli di morbidezza.

André, senza voltarsi, annuisce, di nuovo i capelli gli fanno solletico a collo e schiena, fosse per lui si darebbe una grattata schiena – a - muro di quelle che si ricordano, ma non si può… è per Oscar! Per Oscar! Per Oscar! Quelle due parole hanno su di lui un effetto portentoso: svegliano la tigre che è in André!

André assume il più civettuolo e femminile degli sguardi e finisce tra le braccia del conte Fersen.

Di nuovo quella tensione addominale. Sarà un conato di vomito o una risata repressa? O forse tutte e due? Quantomeno il signor Grandier ha il senso del paradosso.

Così lui e Fersen iniziano un leggiadro minuetto.

Ed ecco il momento tanto agognato e nel contempo temuto: Fersen attacca bottone.

Mettiamo un po’ alla prova questo conte, pensa André disposto a giocarsi il tutto e per tutto. Ormai non si sente di più nel panni di “quella” bionda che vorrebbe proteggere, né nei panni di una bionda, ma è solo una mora, una giustiziera d’attacco!

“Sapete… voi mi ricordate molto una persona… bella come lo siete voi, mora come lo siete voi, nasconde il suo corpo stupendo in abiti modesti (è risaputo che Fersen aveva, per queste occasioni, una frase standard che cambiava a seconda del colore dei capelli della partner)… aspettate, non dite nulla… Cindy!!!“ sottolinea con un sorriso la C. ”Madamoiselle Cinderella!! La quindicesima stiratrice della regina!! Non dovevate correre tale rischio per me….” =_=

André evita di tirare un’occhiataccia al conte e scuote il capo in segno di diniego.

“… Già, ho sbagliato… siete madamoiselle Biancaneve, (fuochino per le mele) dal pallido incarnato e i capelli corvini, la vivandiera che feci venire qui dall’America!“

Ma tu sentilooo!

“Eh, vi confondo sempre… è stata una tragedia quando ho regalato a madamoiselle Cinderella la scarpetta da ballo foderata con bucce di mele essiccate, e a voi invece una mela di cristallo colorato… si è scoperta tutta la tresca, e voi vi siete rotta un dente… Ma ora il dente è apposto e voi mi avete perdonato, se siete qui, tra le mie braccia… la vostra fisionomia è un po’ cambiata… sarà l’amore?”

André non ne può più, ringrazia il cielo di stare a stomaco vuoto altrimenti il conte e il suo vestito luccicoso avrebbero patito assai.

Così sfodera la sua arma segreta. Oltre a conoscere l’animo femminile, André sa imitare le voci femminili… con tutte quelle che ha sentito! E Nanny, e madame Jarjayes, le sei sorelle, poi anche le figlie delle cinque sorelle, le cameriere che in pubertà non si tenevano, e Oscar, e la terribile Lelou, nipote di Oscar, innamorata di lui. La nipotina, ovviamente…

“State sbagliando conte…”dice con voce flautata. “Io sono  madamoiselle Andrée du Nœud Rouge…”

André si vergogna come una cimice, e si diverte sadicamente come una biscia.

“Oh, che Cupido mi perdoni… mi sono dimenticato di voi!”

Eccolo: il merluzzo svedese è abboccato.

“Veramente non ci conosciamo proprio… ma possiamo rimediare…” sussurra, tra un conato e una smorfia che soffoca una risata, André si inventa di tutto pur di beffeggiare il conte. “Sto parlando come una checca… Se mi sentisse mia nonna finirei i miei giorni oggi. Ma è per Oscar. Per Oscar. Per Oscar.”

Ripetendo mentalmente quel tantra, André prende anche l’espressione lasciva di una checca, o meglio, di una cortigiana dalla dubbia identità sessuale, e inizia a chiacchierare con Fersen.

“Ma, sapete, sono storie passate… come con Cucciola, Pisola, Mammola… Sono attratto dalle donne che hanno quello che non ho…”

“Il cervello?” pensa André.

“Ma nello stesso tempo mi spaventano…”

“Ok, indovinato. Non sapevo di avere la stoffa dell’investigatore! Quando racconterò di questa serata ad Oscar, un po’ ne soffrirà, ma mi sarà grata: le ho risparmiato l’umiliazione e ho anche scoperto tutte le tresche di questo… american gigolò Ovviamente, su qualche dettaglio meglio tacere…” suda freddo.

“… così alle volte confondo i visi”, continua Fersen. “Ma, sapete, faccio una vita stressante… Svezia-Francia, Francia-America, America-Francia… magari avessero inventato il Concorde… Ho una sindrome da jet-lag costante, temo sia cronica perché è pari al tempo dei viaggi in carrozza o nave… sono sempre un po’ confuso…”

“Allora sei del tutto andato…” pensa André, poi vede Fersen rallentare la danza e recarsi vicino all’uscita. Che- che - che vorrà fare????… Ao’!!!!

“Madamigella Andrée du Nœud Rouge, sono stregato dai vostri occhi verdi e dai vostri capelli scuri… Mi ricordate l’amico del mio migliore amicO (tana per Fersen) ma non fa niente… temo di non poter reprimere l’incendio del mio cuore… poi c’è Maria Antonietta che soffia come il vento del sud, qualcun’altra che mi fa da siccità… la mia mente si carbonizza davanti a dame come voi!”

“E meno male che lo ammette. Ha la cenere al posto del cervello… però è un passo avanti: la cenere è materia grigia! ” pensa André indietreggiando ad ogni passo che lo svedese fa verso di lui.

“Voglio baciarvi…” No, che schifo! Giù la fessura labiale da André. Pussa via! Hans fidanken! (ops…)

Giustamente, Fersen, che è un uomo di alta cultura, legge solo e soltanto libri di Jacques Demy (che volete, allora i film non c’erano) e sottolinea il concetto staccando di punto in bianco la spallina del vestito di Andrée/André (tecnica che lui, comunque, avrebbe applicato in altro frangente e con altro indumento).

Siccome il vestito non ha le spalline, questa mossa profondamente sensata e raffinata, slarga la scollatura di André e mette in evidenza il petto.

Fersen rimane un attimo basito… ”Ma… vi manca qualcosa?”

André non riesce più a trattenere il contenuto del suo stomaco, e scappa via, disgustato.

Fersen gli grida dietro:

“Girodeeeeeeeeeelllll, scusate!!!! Non avevo capito che eravate voi!!! Credevo che avreste indossato la parrucca colore naturale!!!!! Quella coi boccoloni!!!!” (ecco chi era la dama già vista che aveva parlato con aria comprensiva ad André!)

Ancora più disgustato, André dà ascolto ai bisogni del suo stomaco, e corre corre via…

 

Palazzo Jarjayes…

Se non fosse stato per le conseguenze gastriche del momento, André si sarebbe anche divertito. Così quella dama parruccata era Girodel, così Fersen aveva molte tresche e  ammetteva di essere confuso di natura, nonché di rivedere in lui i tratti del migliore amico del proprio miglior amicO, cioè Oscar, così lo stoico generale faceva anche lui il marpione come tutti i suoi colleghi…

Ma se l’amore è cieco, è anche sordo…

E quando Oscar lo vede tornare, scarmigliato, col rossetto sbavato, pallido, la scollatura strappata, non ascolta tutto quello che André le può spiegare con pazienza, anche con tatto, per non ferirla troppo.

Dalla finestra della stanza di lei, si vedono due sagome rincorrersi. Una è una dama, la fu Andrée Grandier de Nœud Rouge, l’altro sembra un efebico cavaliere dalla grazia femminea che lo insegue, e tante dolci parole tra loro due…

“Debosciato! Bugiardo! Vergognati!”

“Mi sono già vergognato abbastanza!! Ti ho detto che lui ti considera il suo migliore amico e nulla più, se non vuoi sentir…”

Zac, sgambetto. Dalla finestra si vede l’efebica figura di un uomo dai lunghi capelli atterrare una dama scarmigliata. Potrebbe sembrare preludio d’amore…

“… fai sempre così! Fingi di darmi ragione! Chiamerei Nanny a testimonio di come ti sei divertito! E, dopo tutto questo, mi infanghi pure Hans!”

“OOOOoooscaaaar, ti prego lasciami…”

Ma in fondo, son pizzichi d’amore che - no- non fanno male ^___^

 

 

Continua...

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