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Dopo aver letto per tre volte il capolavoro di Victor Hugo, visto il musical dal vivo, registrato lo spettacolo dalla tv ed infine acquistato la vhs della Disney, ho pensato di dare vita ad un folle progetto. Per caso ho scoperto, grazie ad uno scambio di mail, che anche Laura è appassionata di questa storia meravigliosa.
Allora, in delirio prenatalizio, ho deciso di dare il colpo di grazia alle mie già compromesse capacità mentali - lo dice mio marito, non io - operando una rilettura del romanzo in chiave “oscariana”. Non sono l’unica responsabile, correi sono in ordine cronologico:
il mio viaggio di nozze a Parigi; la triplice elaborazione di Notre Dame in versione letteraria classica, musical ed animata; Laura, che ringrazio pubblicamente per essersi immolata generosamente come cavia nel leggere il seguente demenziale elaborato nonché per la pazienza infinita dimostrata nella revisione dello stesso.
Un tributo particolare meritano le autrici che si sono cimentate in parodie fantastiche, come “Bei watch”, nonché le autrici delle interviste contenute nella sezione Opera Buffa. Un riconoscimento speciale va a Daniela, con la grandiosa “Pulp fiction“!
Vi prego, risparmiate il lancio di ortaggi… di questi tempi e con quello che costano…
Oh, ma chi sta rivoltando nella tomba!??? Non sarà Victor Hugo!?
Oscar François de Jarjayes: bellissima donna a dispetto del nome maschile, è l’erede di un nobile casato francese i cui membri detengono da generazioni la carica di generale della Guardia reale. Il generale suo illustre padre, uno dei massimi ispiratori della legge sul transessualismo nonché amico carissimo del marchese de Sade, in mancanza di un figlio maschio decide di immolare la suddetta fanciulla alla carriera militare. A causa dell’abitudine di stare a contatto con… l’erba ^^ , spargendo petali di rosa e lasciandosi andare ad oniriche immaginazioni, la chiamano Esmeralda….*(1)
André Grandier è il migliore amico nonché factotum della bella Oscar: scudiero, personal trainer nei duelli e allenamenti con pistole, fucili, spade, lustrascarpe, stalliere, cameriere, guardia del corpo, il poverino ingenuamente non si è iscritto a nessun sindacato. La famiglia Jarjayes, in pieno collasso finanziario a causa della dispendiosa passione del generale padre per le parrucche, di cui vanta una imponente collezione, da molti anni non gli paga stipendio e tredicesima. André farebbe qualsiasi cosa per Oscar, della quale è follemente innamorato fin dall’infanzia. Il poverino, in un impeto mistico, si è convertito al talebanesimo, versione riveduta e corretta dell’islamismo, che promette ai più fedeli credenti di sc… di unirsi ad una vergine dopo aver compiuto un’azione eroica nella vita terrena. Inoltre non se la passa bene in salute a causa di una rara forma di artrite deformante alle dita, causa intense quanto irripetibili attività notturne…
Victor Clement de Girodel è l’elemento-chiave nonché pietra miliare del nostro racconto.
Sesto figlio maschio di una nobile famiglia francese, è costretto da sua madre- che desiderava ardentemente una femmina- ad indossare fin dalla più tenera età abiti femminili. La tenera madre decide di fargli abbracciare l’abito talare spingendolo tra le braccia ed… altro ^_^ di un noto personaggio, il duca di Germaine, libertino incallito, onde procurare una raccomandazione al suo figliolo. Il duca, che si diletta a sparare alla schiena i passanti, trasmette all’ingenuo Victor una gamma vasta di orripilanti abitudini non proprio caste a causa delle quali ben presto il giovane discepolo si fa un nome ed assurge alla carica di arcidiacono di Notre Dame.
Il nostro Victor in fondo però è una persona semplice, buona, nonostante gli strampalati soggetti che lo circondano sogna una famiglia normale con un marito e dei figli.
Al suo fianco il duca di Germaine pone un inquietante personaggio chiamato lo Zoppo di Notre Dame, suonatore girovago di fisarmonica privo di un occhio e di una gamba che di notte arrotonda il magro stipendio di campanaro della cattedrale componendo musica per il festival di San Scemo, nota manifestazione canora della capitale francese.
L’inquietante fauna… ehm… cast comprende altri personaggi, tra cui spiccano:
il conte di Fessen, nobiluomo svedese trasferitosi in Francia, il cui cognome - in origine Fersen - ha subito una inconsueta quanto anomala metamorfosi per una duplice ragione: le attitudini amatorie del suddetto*(2) e la sua primordiale capoccia cranica che ricorda quella dell’uomo di Fessanderthal, esemplare rinvenuto appunto in Svezia.
Fessen in Francia è testimonial dell’acqua “Lete” che, possedendo una sola particella di sodio per litro, è perfettamente sponsorizzata dallo svedese titolare, appunto, di un solo neurone cerebrale al pari dei cercopitechi con coda prensile, suoi lontani - ma non troppo - parenti. Inoltre la somministrazione continua di tale bevanda causa al poveretto improvvisi vuoti di memoria sempre al momento meno opportuno…
Il nostro Fessen si diverte, in un revival mitologico, a farsi chiamare Febo (uno dei nomi greci di Apollo, dio della bellezza). In realtà il nome deriva da un’orripilante e non meglio precisata battuta, che, nelle intenzioni del poveretto, voleva essere comica, sul sole che in Svezia splende per sei mesi di seguito, propinata ad un branco di gallin… damigelle di corte…
Alain detto Gringoire: aspirante poeta, contadino, militare che, deluso terribilmente dalla vita e dalle donne, decide di prendere il diploma elementare iscrivendosi alle scuole serali. Alain Gringoire non riesce proprio a capire perché dopo un po’ le donne non riescono a reggere l’enorme mole delle sua doti intellettive e “non”…
Il nostro scenario è completato da tre strampalati personaggi capi clan della Corte dei Miracoli, detta così perché in genere è un miracolo per chi vi entra uscirvi vivo, al pari di certi quartieri di Napoli. Si tratta di Robespierre, ”il terrorista“; Saint Just detto Florelle perché la sua attività preferita è quella di deflorare fanciulle in tenera età, pratica costantemente e quotidianamente ripetuta, abbinata a quella di regalare fiori alle gentili pulzelle onde ringraziarle della loro “spontanea”offerta; Bernard Chatelet, l’intellettuale del gruppo, che però nasconde una doppia ed inquietante personalità che si svelerà durante la narrazione.
“… Quel ramo del lago di Como che sporge a mezzogior…”??? che min***a sto dicendo…
ehm… scusate ho sbagliato location…
Dunque, la sottoscritta, dopo essere miracolosamente scampata ai mastini sguinzagliati alle sue calcagna da un certo Victor Hugo… mmmah… chi sarà questo… boh… continua a starnazzare…. ehm… scorrazzare indomita per Parigi al nobile fine di reperire materiale da portare al direttore della “Gazzetta di Notre Dame”, noto quotidiano della capitale francese, le cui copie sono talmente richieste dai salumieri e bottegai per avvolgervi la merce venduta da costringere i giornalisti ad un super lavoro anche durante le feste di Natale…
Le scempiagg… le gesta dei nostri eroi iniziano il giorno della Befana, 6 gennaio 1789, che a Parigi si chiama festa dei deficienti… meglio nota come festa dei folli, con gente per strada, animali - tra cui spiccano Girodel e Fessen - bambini che giocano, giocolieri e artisti girovaghi… scorrono fiumi di vino e di liquori… Tutti indossano delle maschere eccetto taluni personaggi che di loro non hanno bisogno di essere mascherati… Ma chi è quel pezzo di… ehm… quel giovine tutto baldanzoso che ci viene incontro??? E’ Alain… (Chissà perché mi vengono in mente i versi di una poesia “T’amo pio bove…”? Vabbè, lasciamo stare…)
Che ci farà tutto solo soletto un manz… uno come lui??? Uno che al solo guardarlo ti fa venire la voglia di prendergli le misure…^_^ e non certo per fargli l’abitino ^_^…
Cerchiamo di svelare il mistero…
Il povero Alain-Gringoire sta passando un brutto momento per una duplice ragione: ha appuntamento con una tipa conosciuta nel pomeriggio nei pressi della corte dei Miracoli, una fanciulla carina… ma una tragedia incombe perché al momento di prepararsi si rende conto che gli slip acquistati al mercatino dell’usato, appena di decima mano e lavati soltanto un mese prima nella Senna, sono tutti bucati e pure i calzini…
La seconda ragione del suo turbamento è che non ha i soldi per acquistare la pergamena su cui vergare i versi di una poesia composta durante il tentato trombamento della sera prima con una sartina di Madame Bertin, nota modista della città.
Nonostante la prassi quotidiana di infilare l’ago, la ragazza non è riuscita a far centrare dal poverino il… ehm… la… insomma s’è capito, no!? Il nostro eroe è tristissimo perché, distratto dalla creazione della poesia *(3) nel corso del suddetto tentativo, ha “fallito” e la suddetta pulzella minaccia di sputtanare la cilecca per tutta Parigi...
Dopo aver risolto il primo problema indebitandosi fino al midollo per acquistare un nuovo paio di calzini e due slip appena di sesta mano firmando cambiali fino al 1979, non gli resta altro che affidarsi a qualche rimedio “naturale” onde evitare una seconda figuraccia per l’appuntamento della sera…
Il destino gli dà una mano o, meglio, un piede perché il poveretto inciampa in una ragazza bionda dallo sguardo un po’ inquietante… I due fanno amicizia e la fanciulla, dopo che Alain le ha raccontato le ragioni della sua preoccupazione per il prossimo appuntamento, si presenta come Rosalie, nota venditrice di erba… ehm… di ortaggi e potenti afrodisiaci. Tutta felice di aver trovato un pollo… cioè un cliente, lo saluta comunicandogli l’indirizzo del suo spacc… negozio presso la Corte dei miracoli.
Alain-Gringoire pensa che i suoi problemi siano risolti e, in preda ad un raptus di tirchieria, una volta a casa si accinge ad indossare gli slip bucati di decima mano, così risparmierà pure la fatica di toglierseli al momento giusto, conservando quelli nuovi - si fa per dire - per il giorno delle nozze.
Si incammina verso la Corte dei miracoli, frequentata da individui di ogni risma, inciampando ogni tanto in qualche teschio, qualche ossicino… ma in fin dei conti è tutta brava gente che ogni tanto pugnala ed uccide qualche passante…eh sì, poverini, devono pur sfogarsi in qualche modo. ^_^
Alain non capisce perché, appena chiede di Rosalie, la gente si faccia il segno della croce… però per sua sfortuna ^-^ - e c’era bisogno di dirlo?- un po’ brillo e memore della figura di m***a della sera antecedente, comincia a molestare Saint-Just, sanguinario capo clan, scambiandolo per una donna.
Saint-Just, detto Florelle a causa di abitudini simpaticamente fanciullesche illustrate nel prologo, va letteralmente su tutte le furie. Il nostro eroe, nel mezzo della folla festante, - la festa dei deficienti è moolto importante a Parigi - viene trascinato davanti ai tre capiclan della Corte, i quali gli annunciano immantinente di volergli fare la festa.
Il miserello, tutto felice, si offre di ricambiare l’ospitalità acquistando qualche bottiglia di vino … cioè di acqua addizionata allo 0,01 per cento di vino, date le sue finanze non proprio rosee…
L’atmosfera è molto tesa.
Robespierre è assai nervoso: è riuscito a fare fuori solo dodici persone durante la giornata, e i portafogli dei suddetti erano così mal messi che per quella sera la cena si preannuncia parecchio misera. Eh sì… come si può vivere con sole quindici portate di carne a pasto? Decide di assaggiare carne di poeta… in fondo il fanciullo è ben messo… sì, sì… c’è qualche ^ ossicino ^ di troppo - ^ ^ datemeeeloooo… sarà un caso ma mi piace spolparlo… SLURP! - ma quello può sempre servire a soddisfare fanciulle ingorde…^-^ - presumendo che la storia sia letta anche da minorenni ho creduto bene di censurare il prosieguo delle considerazioni di Robespierre. -
Inoltre lo smembramento dell’ultima vittima - pratica appresa durante il suo soggiorno estivo presso il marchese de Sade, suo compagno di merende - è stato fastidioso…
Saint Just, orgoglioso proprietario del dobermann Justino, è incazzato nero perché l’ultima fanciulla deflorata era troppo matura… che gusto c’è ad andare con donne di undici o dodici anni? Inoltre quel poetastro da due soldi - magari ce li avesse, i due soldi - ha ingiuriato pesantemente il dolce Justino, dono di un sua vittim… ehm… amica d’infanzia, bestiolina a cui è particolarmente affezionato.
Bernard pure se la passa maluccio: la notte scorsa non è riuscito a sc£$%&” per la ventiduesima volta… è molto preoccupato… sarà lo stress… al mattino fa fatica ad alzarl… ehm… ad alzarsi…
Alain è felice: stanno per preparargli la festa, nessuno gli ha mai dedicato tanta attenzione nella sua vita solitaria… sarebbe addirittura euforico se non fosse per le palpatine intime che i capi clan gli elargiscono…
Ma lasciamo per un attimo il nostro eroe e seguiamo le gesta del fesso… cioè del conte di Fessen che si è perso per i vicoli di Parigi. Gli antropologi del museo presso cui risiede, addetti alla sua sorveglianza, gli hanno installato nella scatola cranica, alias nel contenitore che ne fa le veci, una sorta di navigatore satellitare per non perderlo di vista per la città, ma il cervello è in corto circuito e il meschinello non riesce a ritrovare la strada degli studi pubblicitari dove deve girare per la duecentoventritreesima volta lo spot dell’acqua Lete…
Non è colpa sua poverino, è colpa del regista che non gli suggerisce le parole, in fin dei conti si tratta di una frase molto complicata “bevete Lete”… il suo neurone solitario da cervello di invertebrato è in tilt… non vede, non sente e, a dire il vero, non ricorda nemmeno in quale paese si trovi, quando inciampa nella veste della giovine Maria Antonietta, detta la “pulzella di Versailles”, che esce dall’atelier di madame Bertin, alla quale deve la miserrima somma di dieci miliardi di livres per gli accessori del guardaroba invernale, non ultima la serie molto trendy di mascherine per il volto foderate di seta indiana che indossa durante la festa dei folli… Maria Antonietta ha commissionato tutta la serie nonostante l’opposizione del fidanzato, Luigi, da lei accettato soltanto dopo essersi procurata le coordinate bancarie nazionali ed estere dei suoi conti correnti concedendosi al cassiere della banca- tale Orléans detto il “duca” perché si diverte a condurre certi incontri in modo piuttosto focoso…- nonché dopo essersi accertata della sua atavica impotentia coeundi, onde scampare il rischio di sc… ehm… di unirsi a lui.
Luigi ha osato sostenere che FORSE si potrebbe sostituire la costosa stoffa indiana con un più vile ma molto meno dispendioso poliestere prodotto negli scantinati di Napoli, città italiana nota soprattutto per la produzione di stoffe a buon mercato, imitazioni delle imitazioni delle costose sete orientali.
Ma di fronte alla minaccia di Maria Antonietta di far indossare al suo Augusto compagno - secondo nome dello sventurato fidanzato - abiti color pulce, il poveretto si è rassegnato a darle tutte le sue carte di credito, compreso bancomat. Maria Antonietta sfoga la sua infelicità profonda dandosi a spese folli: infatti a causa del fidanzamento con Luigi, che odia gli animali, è stata costretta ad abbandonare Fessy, lo scimpanzé dono di sua madre, presso un ospizio per animali della Parigi- bene.
Tale scelta, dettata solo dall’impellente necessità economica di spremere le tasche di Luigi, le ha provocato una forte depressione che cerca di soffocare con shopping di lusso…
Maria Antonietta sta appunto uscendo dall’atelier di Madame Bertin con una settantina di pacchi di mascherine quando il conte di Fessen le rovina addosso, ma la giovine è abbagliata dallo sguardo dell’… ehm… essere, la cui fissità da vegetale bollito la manda in estasi.
In effetti il giovane Fessen è afflitto da forte miopia e non vede una cosiddetta mazza.
Ma Maria Antonietta, con gli occhi velati da una maschera, ne è rapita. Le sembra di ritornare bambina quando, con lo scimpanzè Fessy, giocava nello zoo dietro casa…
In fondo ha sempre sognato un decereb… ehm… un innamorato vero e nel conte rivede il suo adorato animaletto.
Oh… quel codino, quello sguardo assente… sì è il bipede*(4) dei suoi sogni… Quanta grazia nei movimenti…!!! Che andatura maestosa!!!
In realtà l’andatura eretta del conte è causata dal busto che gli tende la schiena… il tapino è afflitto da “arrognamento “ precoce - antenato della scoliosi - che gli antropologi del museo parigino cercano di ovviare in cotal guisa… Ma il colpo di fulmine tra i due scatta subito… per onestà occorre dire che Fessen più che accecato è stato “cecato” dalla maschera appuntita di Antonietta, color fiordaliso… tanto da chiamarla “la mia Fleur de Lys”. Ma Antonietta non comprende… Fleee dde cché???
Insomma vi risparmio i dettagli… na’ tragggedia…
Diverse sono le interpretazioni fornite dalla scienza a tale tipo di… attrazione…
Secondo un orientamento molto accreditato da illustri biologi, andrebbe classificato come istinto di conservazione della specie ispirato al principio genetico “similes cum similibus”…^^
Nel frattempo la nostra Oscar, dopo un “duro” turno di lavoro della durata di sedici minuti, decide di passeggiare un po’ per Parigi allo scopo filantropico di conoscere la condizione del popolo che soffre la fame. La generosa fanciulla elargisce l’elemosina tramite monete prelevate con le dita dalle tasche dei pantaloni sempre pieni ^-^ de che non si sa ^-^ di André.
I calzoni dello stallon… dello stalliere effettivamente risultano ad uno sguardo “superficiale” -^^… però… utili gli occhiali da ingrandimento ^^^- stranamente lisi, assottigliati a causa di un serrato sfregamento notturno e talvolta diurno.
Ormai il poveretto è costretto ad operare siffatte attività manuali a velocità sostenuta a cagione degli impegni di Oscar. Ormai è così abile da agire in nanosecondi non appena Oscar si volta…
Questa mattina André è particolarmente stanco, perché ha dovuto “lavorare” tutta la notte… la sera prima ha duellato con Oscar e di solito è un’attività che lo ingrifa notevolmente.
Al fine di prolungare la febbrile ricerca operata dalle dita Oscar nelle tasche, il furbacchione si è recato presso un noto agente di cambio per cambiare le monete d’oro in centesimi. Durante la sua, ormai sempre più lunga, ricerca, Oscar non capisce cosa sia quella protuberanza nei calzoni… ma pensa che alla fine quello che conta è trovare le monetine… si sa la nobiltà d’animo… e poi le fa comodo: pur di non maneggiare denaro, suo si adatta ad altro tipo di “maneggio“.
Nel mezzo di tali eroiche gesta ecco lui, il protagonista della nostra storia, Victor, l’arcidiacono di Notre Dame.
Il duca di Germaine, protettore del nostro… ehm... eroe…, nobile e magnanima figura di benefattore dell’umanità, è triste: la sua attività preferita - sparare alle spalle ai passanti, possibilmente infradodicenni - non lo diverte più. Il marchese de Sade lo ha annoiato. Sempre le stesse cose, le stesse org… ehm feste…
Il giovane Victor scorrazza per Parigi in compagnia del duca e dello Zoppo di Notre Dame alla ricerca di un marito. E’ il suo sogno segreto quello di sposarsi e nelle more si è iscritto ad un corso di portamento e trucco vincendo il titolo di Miss Sorriso. In questo radioso mattino di gennaio è molto felice: finalmente il suo parrucchiere ha indovinato la sfumatura delle mèches, un bel marrone pulce, e tutto contento si aggira per Parigi onde consentire al vile volgo di rimirare cotanta fulgida chioma.
Intanto alla Corte dei Miracoli Alain se la sta vedendo brutta. Hanno preparato un calderone sul fuoco…
Non lontano passa a cavallo Oscar che, per la gioia del giovane attendente factotum André, ha fatto l’elemosina a mezza Parigi. In attesa che la loro filantropica attività riprenda, si accorgono degli strani rumori che provengono dalla corte ed, incuriositi, si avvicinano. Alain pensa di trovarsi sul set di “Scherzi a parte” e sorride a tutti, mentre Justino, duecento e dispari chili, si lecca il muso: Saint Just gli ha promesso che farà un lauto pranzetto…
Mentre l’acqua bolle per Alain, ecco irrompere sulla scena Oscar seguita dal fido André. Ma c’è un colpo di scena: Robespierre & c. hanno scoperto che la pelle di Alain è troppo spessa e decidono di rinunciare, seppure a malincuore, a bollirlo… senza contare che Justino ha i denti cariati ed il dentista gli ha prescritto solo carne macinata… Che fare del poeta!?
??? (Inutile dire che io un’ideuzza ce l’avrei… HIHIHI ^_^ …)
Oscar si offre di aiutarli a sbarazzarsi di Alain che, inutile dirlo, è rimasto folgorato alla vista del bel capitano biondo che gli pare gli stia offrendo la salvezza… sente crescere un sentimento enorme verso di lei - ^^^ oltre alla crescita di qualche altra cosa ^^^ - alla vista dell’uniforme attillatissima della nostra. Oscar si accorda coi capiclan per portarlo via in cambio di qualche offerta monetaria. Ma qui il dramma: le tasche di André sono vuote dopo l’elemosina propinata in mattinata… di monete non ce n’è più…
Ad un certo punto irrompe sulla scena ,vero e proprio deus ex machina, lei, la terribile, l’unica “Innominata”, fanciulla che si aggira per Parigi facendosi chiamare Rosalie per occultare il vero nome, la sola che fa tremare il superstiziosissimo Robespierre, il quale tocca ferro immediatamente… aggrappandosi al… ehm….??? … insomma… ad Alain!
Putiferio! Bambini che piangono, mamme che gridano, la terra trema ed al suo passaggio erba e fiori appassiscono appena si staglia contro il cielo l’ombra della novella discendente di Attila… E’ lei, quella Rosalie… - sssshhhhhh parliamo a bassa voce, per carità - che voleva offrire afrodisiaci ad Alain, la più grande porta rogna che la storia ricordi, l’unica in grado di provocare catastrofi nel raggio di duecento miglia. Si imputano alla sunnominata: terremoto del 1980 in Irpinia; eruzioni vulcaniche e tsunami… L’innominata si offre di prendere con sé Alain, perché ha bisogno di aiuto per la sua attività di spacc… ehm… di coltivazione e vendita di… prodotti ortofrutticoli. Oscar sostiene che Alain ,data la stazza e le misure (^_^ beh…allora Oscar tanto tonta non era, gli occhi li teneva e pure buoni ^_^) sarebbe più idoneo a fare il giardiniere a casa sua. Ha giusto bisogno di uno schiav… ehm… di un lavorante per la coltivazione di una nuova specie di erba che André ha appena piantato, la “dolce Oscar”. Insomma la famiglia di Oscar deve assumere un altro servitore. André ribatte che, non recependo lui stesso lo stipendio da anni, ritiene improbabile che la posizione di Alain verrà regolarizzata. Stizzita con lui per aver messo in piazza i fatti di famiglia, nonché per aver terminato le monetine nelle tasche - mi sa tanto che l’attività manuale non le dispiace affatto ^^- Oscar gli tira un uppercut in mezzo alle gambe…
Ma André la perdona, come sempre… sa che in fondo, moolto in fondo (ma de’ che?), Oscar gli vuole bene pure se non gli pagano lo stipendio da tre anni, se non ha maturato i contributi INPS, se non possiede l’assicurazione sanitaria, se non ha diritto alle ferie estive e natalizie…
Per lui conta una sola cosa nella vita: che Oscar prelevi le monetine dalle tasche come ha sempre fatto… contento lui…
Alle proteste del malcapitato Alain, che sottolinea di essere un poeta, le due donne replicano che deve obbedire, pena la sua salvezza. Si stabilisce per Alain un regime di libertà vigilata: al mattino assiste Rosalie nell’attività… ehm… ortofrutticola, poi mezz’ora di pausa; infine nel pomeriggio curerà l’erba “dolce Oscar” a palazzo Jarjayes.
Sono tutti felici e contenti per aver trovato una soluzione, eccetto il povero Justino che per cena dovrà accontentarsi di cosce di pollo.
Ma la nostra aberr… la nostra meravigliosa giornata non è ancora finita. Nel frattempo Girodel è tornato a Notre Dame, stanco di essersi fatto notare per le nuove mèches solo da una capra che si aggira sul sagrato della chiesa… ma affacciandosi dal terrazzo della cattedrale è colpito da una visione meravigliosa… un uomo biondo in compagnia del proprio scudiero che cavalca con lo sguardo fiero… e che capigliatura meravigliosa… sì è proprio quella la tonalità delle mèches che Victor avrebbe desiderato, improvvisamente si rende conto che il suo parrucchiere ha sbagliato tutto… che creatura divina… Victor chiama lo Zoppo di Notre Dame con uno scintillio negli occhi degno di un perfido personaggio dei manga… Parlottano tra di loro e decidono….
???
OH ,i cani ,stanno per raggiungermi …AIUTOOOOO !!!
Alla prossimaaa….!!!!
pubblicazione sul sito Little Corner del marzo 2004
mail to: modcarusio@libero.it
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(1) l’ idea strepitosa di rapportare il soprannome Esmeralda all’uso di… erba, per via del colore verde, è di Laura!
(2) in Campania il termine “fesso” significa “scemo”, mentre al… femminile indica l’apparato genitale della donna…
(3) la frase l’ha suggerita Laura.
(4) espressione suggerita da Laura ed accolta entusiasticamente dalla sottoscritta.