Gli anni che verranno  (1790-1791)

Introduzione

 

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Come dice Laura: "ognuno ha il suo sequel". Visto che "Una piccola chiesa" è piaciuto, ho pensato di dargli quel seguito che - seppur abbozzato - avevo custodito tra cuore e quaderni per parecchi anni. E un ricordo vola ai miei anni insonni da fuori sede, quando avevo a disposizione un letto e un cassetto… e un quaderno di diritto commerciale per riempirmi le notti, da riempire con questo sequel fatto in buona fede, con una discreta documentazione e tanto affetto.

 

Sentiti ringraziamenti vanno a Laura e Fiammetta, per i loro preziosissimi consigli e incoraggiamenti (ancora più preziosi!), ad Alessandra, perché senza il discorso fatto a Roma, Robespierre sarebbe stato molto diverso, e Roberta perché mi mette sempre nell'orecchio pulci delle dimensioni di un bue.

 

In "Gli anni che verranno" non troverete la poesia, il romanticismo, la serenità che ci sono in altri seguiti: forse ci troverete un frammento di ipotetica vita, che è bella e crudele, tragica e ridicola. La mia convinzione, dopo aver visto il finale di Lady Oscar è sempre stata che come fine fosse la più logica, ma che fosse anche un peccato, un'occasione mancata. Tutti i personaggi hanno un loro carattere, si evolvono, e proprio sul più bello…

La Oscar a cui mi rifaccio è quella del manga: meno tetragona, più esplicita e anche più umanamente simpatica.

Se questo seguito continuerà, Alain e André avranno più spazio ma, per forza di cose, questa lunga ff è incentrata molto su Oscar. Perché Oscar ha… no, non lo dico. Succede in molte ff, ma in questo caso presupposti e conseguenze sono molto diversi.

 

Tutto è molto opinabile, ovviamente, ma c'è solo una convinzione, di fondo, che non mi abbandona: vivere è molto più difficile che morire, le battaglie più cruente sono quelle che si combattono contro se stessi, le rivoluzioni più sconvolgenti avvengono nel proprio cuore.

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