Gli anni che verranno parte II (1793-1794)
Introduzione
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Un’introduzione a quello che state per leggere è doverosa, per svariati motivi.
Non è retorica ringraziare in primo luogo Fiammetta e Laura, per i loro consigli mai banali e sempre costruttivi, nonché per il supporto umano… e l’infinita pazienza con cui hanno tollerato il mio rapporto d’odio e amore verso questa fanfic.
Infatti, io non volevo scriverla… Non volevo nella teoria, perché in pratica la mia mente la scrisse parecchi anni fa, quando non avevo neppure il computer. Poi, tra fine maggio e inizio giugno, ho avuto degli input importanti, ho fatto uno schema di massima del quale continuavo a non essere convinta, ma ho raccolto i consigli che mi venivano forniti. Una parte di me, evidentemente, non voleva fermarsi all’immagine finale – che pure mi piace tanto - della prima parte de “Gli anni che verranno.” Perché è dopo che viene il difficile. Soprattutto, a mio avviso, per Oscar. E perché non avventurarsi nel difficile?
I miei mezzi sono pochi, i miei gusti e le mie scelte sono molto opinabili, e forse potrebbero anche i infastidire. Ho cercato di documentarmi, sempre con l’aiuto delle valenti esperte, per capire “dove” mi muovevo. E mi sono permessa di fare scelte un po’ azzardate. Forse, a volte, più di quel che creda. ^^;
Ho scritto per cinque mesi, ragionando, scremando, confrontando le mie idee con quelle di chi è più esperto di me, esponendo perplessità, scherzando… Ma continuavo ad non amare quello che scrivevo, e non so perché.
Nel frattempo, di getto, decisamente sentita, è nata “Alain”, che amo molto, perché senza volerlo – giuro, mentre scrivevo altri erano i miei fini - vi ho trasfuso… anche troppa energia vitale.
Questa fanfic, invece - ragionata, meditata - continuava ad avere ai miei occhi qualcosa di sgradevole.
Poi l’estate è finita, sono successe tante cose davvero brutte che tutti conosciamo… ho riletto l’ ”odiata” fanfic e vi ho trovato dei temi, degli spunti, che prima giudicavo fastidiosi, noiosi e, invece, alla luce di certi eventi, dei miei ragionamenti su questi, non mi sono sembrati più "disturbanti".
Così, complice una vespa che ha cercato di farmi molto male, ho spedito pensando che, in fondo, il dado era tratto. E il dado è rotolato fin qui.
Il tema non è semplice, non lo è stato, in molti tratti, neppure per me, per tante ragioni. In alcuni punti per motivi caratteriali (soprattutto a causa di quello che, scherzosamente, chiamo “il terzo incomodo”), in altri per motivi tecnici (le pagine scritte da André, ad esempio: per capire dove potevo inserirle senza fare uno scritto contorto, conferendovi linearità, ho fatto otto tentativi).
Per non parlare poi di alcune parti che ho cambiato radicalmente, aggiunto, soppresso, prima di stendere il testo sul quale abbiamo lavorato…
In altri punti, invece, è stato facile farmi prendere la mano fin troppo.
L’aiuto datomi dal confronto è stato ed è tutt’ora caro e importante per me.
I personaggi si riallacciano a quelli de “Gli anni che verranno”, ne dovrebbero essere l’evoluzione.
Chi mi conosce sa bene che il lato oscuro della vita umana mi affascina molto, che i personaggi secondari mi affascinano molto… però, in me, c’è come una sorta di duplicità: da una parte sento più consono cercare – sempre nelle mie limitate possibilità- di indagare la sofferenza, la rabbia, la tristezza. Dall’altra, vorrei dare a tutti una possibilità di riscatto. Quindi, rileggendo le mie fanfic, mi accorgo che oscillo paurosamente tra due poli opposti.
Per una volta, una versione dei personaggi dolorosa, ma senza i miei cari “mortacci”… in attesa di nuovi, turbolenti sviluppi delle mie contorte circonvoluzioni cerebrali.
Sonia
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