Gli anni che verranno  parte II (1793-1794)

Parte VII

 

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Invece di andarsene, Pierre rimase con loro mentre parlavano. Si era praticamente sdraiato sulla caviglia di Alain, con tutto il corpo, sedendosi sul piede. Un piccolo cavaliere abbandonato su un’insolita cavalcatura.

- Ecco… sono venuto per… Non credo che uccidere una persona cambi… cambi la vita di un popolo. O cambi il mondo. Eppure, Parigi mi appare insieme molto caotica e… molto indifferente.-

- Non pensare che noi, abitando qui a Parigi, ci siamo abituati alle intemperanze dei parigini…- Oscar giocherellò con il vino nel bicchiere. – Ci sono dei momenti in cui io…- un lieve movimento del vino nel bicchiere tradì il tremolio. Alain vide solo le mani di André coprire quelle di lei, gli bastò quel dettaglio, per comprendere la loro vita, la loro storia di quegli anni.

- Volevo solo sottrarti il bicchiere! – André rise, complice. Sapeva bene che Oscar rischiava di piangere, ma invece di fermarla le prevenne l’imbarazzo. Quel contatto la rinsaldò, la calmò, la rese di nuovo forte come stava cercando di tornare.

- Diciamo che sono curioso di vedere come andrà a finire…-

- Si sa già, Alain…-

- Ma vorrei vedere come reagirà la gente…- Alain soppesava le parole, cercando quelle più adatte per trasmettere le sensazioni del momento. - E, poi, riparto…- annunciò.

- Di già?-

Annuì. - In fondo, Parigi non è mai stata la "mia" città o la "mia" casa, ma il posto dove dormivo e mangiavo, e basta… preferisco tornare dove mi sento libero...- Ci fu silenzio. - Vedete, io… avevo bisogno di andare lontano, di rompere con tutto il passato… c’è chi riesce a farlo anche restando nel posto dove si trova…- lanciò uno sguardo serio a Oscar. - … Io no. -

- Sembri cambiato, Alain…- Oscar aveva la voce assorta. –

- Già…- Sorrise. Poi si rabbuiò. - Temo che arriveranno momenti bui… e mi chiedo… sono spaventato dalle possibili reazioni della gente…-

- Beh, Alain… purtroppo c'è chi preferisce vivere senza alcuna responsabilità e chi, invece, preferisce essere consapevole… direi che è, piuttosto, una questione di scelte.-

- E noi abbiamo già scelto…- replicò Alain. Poi chiuse gli occhi, crogiolandosi davanti al fuoco e assaporando il vino. Da un po’ di tempo, le immagini della sua mente sembravano più lievi. Aveva letto negli occhi di Oscar una tristezza in grado di offuscarle la visione della realtà, una debolezza e nello stesso tempo una forza indomita… la poteva capire bene. Ma, ora che era lontano dalla sua casa, sentiva di essere stato fortunato. Di potersi dire, forse, sereno. Fece per alzarsi.

- Devo andare, ora… Vado cercare un alloggio per questa notte.-

- Ti ospitiamo noi!-

- Ma non mi pare che abbiate posto… La colpa è tua, André!- Ironizzò. - Mi hai scritto “stiamo tutti bene”… che ne so io cosa vuol dire “tutti”?!-

 

Eppure Oscar riuscì a sistemare tutti. Una sistemazione talmente provvisoria che né Alain, né André chiusero occhio. E si trovarono nel pieno della notte a guardare le stelle dalla medesima finestra.

Come ai vecchi tempi.

- Il comandante soffre, vero André?-

Lui non rispose, continuò a guardare il cielo, chiedendosi se fosse nuvoloso o se invece fosse punteggiato di luci d’argento.

- Oscar è una persona particolare. - proseguì Alain. - Nasconde in sé talmente tante cose che tirarle fuori tutte non deve esserle facile. Ma è forte e poi ha te e… beh, immagino che Pierre sia stato una sorpresa e una prova…-

André annuì. - Una sorpresa, prima di tutto. E, costantemente, una prova. Una prova che sorprende…-

- Dovete volergli molto bene… - Pensava all'affetto che aveva provato per Diane.

André annuì.

Diane… no, non doveva commuoversi… - André, André…- gli batté una pacca sulla spalla. - Che effetto ritrovarvi… così…- La buttò sullo scherzo. - Temo di essere troppo sensibile…- disse piano, con voce falsamente spaurita, da educanda.

- Che pessimo soggetto…!- André rise- Certo che lo sei , anche se non lo direbbe nessuno, vedendoti.-

- Già…-

Risero insieme, a bassa voce per non svegliare gli altri, ricordando sciocchezze e scambiandosi confessioni e aneddoti disparati. Come se si fossero salutati il giorno prima, anche se erano passati quattro anni.

 

Il giorno dopo, con un vento teso, Maria Antonietta fu giustiziata. Alain partì subito dopo. Salutò Oscar, stranamente calma, quasi distante, e si fece promettere una visita. Si aggirò tra la folla per ore, guardando i volti in silenzio, cercando di carpire segnali di un cambiamento... ma sentiva solo burrasca, una burrasca pericolosa.

 

Oscar rimase in casa. Non aveva senso dare un secondo addio ad una persona che, invece, doveva restare viva nella sua mente. La regina le aveva lasciato ciò che di meglio aveva in sé… era come se fosse viva. Doveva ingannarsi così, anche se le veniva da piangere e si mordeva le labbra perché non scendesse neppure una lacrima…

Però, tre giorni dopo, mentre una pioggia fitta cadeva e ingrigiva i palazzi di fronte alla sua finestra, togliendo respiro all’aria stessa, pianse. Pierre era con lei, stava guardando l’impronta della sue mano calda sul piccolo vetro umido.

- Perché piangi, mamma?- la domanda che nessuno vorrebbe mai sentirsi fare

- Perché…- in fretta, trova una soluzione… Non devi trattarlo come trattarono te: lo ami, è un bambino… è il tuo bambino -… perché le lacrime scendono, Pierre.-

- E perché scendono?-

- Non importa… non importa perché scendono. Basta asciugarle poi.- abbozzò un sorriso, strinse a sé il piccolo, che la guardava con occhi grati e affettuosi.

 

 

Continua...

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