Gli anni che verranno parte II (1793-1794)
Parte X
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Il bruciore di uno schiaffo improvviso, lo risvegliò, lo fece indietreggiare. Inciampò e cadde per terra. Davanti a lui c'era Oscar, furiosa e tesa.
- Ma sei impazzito?- Davanti a lui Oscar, tesissima. - Sai quante persone faresti soffrire?! -
Rosalie, annichilita e tremante, osservava Bernard, che pareva come perso, annientato.
Oscar lo portò lontano dal fiume. Gli parlò con calma.
- Può darsi che queste leggi non dureranno a lungo, Bernard… Se ora ti butti, hai finito di scrivere. Per sempre…- disse con voce più dolce, ma ferma.
Lui le diede le spalle. Ma la voce tradiva l’emozione. - Oscar… se sono vivo, se mi sento vivo…è perché posso scrivere... Non… non riesco ad… accettare queste… imposizioni… -
- Ora torna a casa – gli disse con voce calda. Su, Rosalie, vieni…il peggio è passato. -
Rosalie avanzò, tremante. Accarezzò il viso di Bernard. Lui sorrise, ma forse non se ne rendeva neppure conto.
12
giugno 1794
- Siete in pericolo.- disse André a Rosalie – Quello che è accaduto con Robespierre potrebbe essere fonte di seri problemi…-
- Cosa…dobbiamo fare? -
- Bisogna conservare il sangue freddo, soprattutto per François. - Oscar intervenne. - E devi stare accanto a Bernard. Ha bisogno di te…- Rosalie la guardava, smarrita. –Dovreste andare via…-
- Almeno per un po'…- André riprese il discorso con tono più moderato. -… Ecco… ho come l’impressione che anche Bernard abbia bisogno di allontanarsi un po’ dalla situazione… penso che gli farebbe bene… e dovete anche considerare che François è ancora piccolo, ha bisogno di un ambiente sereno…-
-… e André inizia con la paternale.- Oscar sbuffò. - Ma ha ragione. Devo contattare una persona… Può darsi che dobbiate partire tra un po’… - Le sorrise, un sorriso comprensivo e affettuoso, che Rosalie ricambiò. Nell’altra stanza, Bernard riposava, finalmente.
Poche settimane dopo, in piena notte, caricarono la carrozza. Rosalie e Bernard si apprestavano a partire, mentre François sarebbe rimasto con Oscar e André.
-
Dateci notizie…- disse André.
- Beh, può darsi che Alain abbia lo stesso successo che ebbe Rosalie, quando ti ospitò…- scherzò Oscar.
Bernard rise, scosse la testa. - Vi ringrazio… davvero, io… sono senza parole.-
- Arrivederci…-
Poi, rimasero, nel buio della notte, soli a guardare la vettura allontanarsi.
Normandia, fine agosto1794
Alain si avvicinò, con un’aria bonariamente perplessa, per gustarsi quell’immagine. Aveva intravisto la sagoma di Joy, sdraiata tra il giallo dei fiori. Dormiva, come le capitava spesso nel primo pomeriggio, stremata dal caldo. Non era partita, Joy. Nessuno le aveva chiesto la ragione e lei non ne parlava mai, ma, forse, la risposta, stava in quel particolare legame che si era instaurato tra di loro.
La scosse piano. –Ehi, sveglia. – la chiamò.
Lei aprì gli occhi, lentamente, intorpidita dal sonno.
- Grandi notizie!- annunciò lui, entusiasta.
Per tutta risposta, Joy si girò su un fianco.- Lasciami dormire…-
Alain le girò attorno, fino a piazzarsi di fronte a lei.
- Oggi attendo visite – disse, solenne.
Joy si riscosse. Effettivamente la notizia era perlomeno sconcertante. Si sedette, pronta ad ascoltare Alain che, chino accanto a lei, le raccontava dei suoi amici di Parigi.
Poi lui si interruppe improvvisamente, come preso da un pensiero lontano. -… Io … sono felice – le disse, - come non lo ero da tanto…-
Joy lo guardava, come stordita dalle parole, dal sole battente.
Poi, lui si allontanò. Aveva quasi voglia di correre. Le croci bianche, che si stagliavano sull’azzurro del mare, sembravano quasi brillanti e, insieme, molto più distanti.
Joy si alzò lentamente. Era serena come fosse su una nuvola. Ma forse era solo il prolungato benessere, e quel senso di stordimento, del sonno e del caldo pomeridiano.
La carrozza viaggiava con i finestrini aperti. Oscar aveva legato i suoi capelli, dalla coda sfuggivano ciocche vivaci, che si agitavano al vento saturo del profumo del mare. Un vento frizzante, che si riempiva sempre più di sfumature salmastre e azzurrine. E, tra le vallate verdi e le dune, si intravedeva la distesa blu intenso scintillare al sole.
- Il mare! Il mare! - Pierre si affacciò dal finestrino, con gli occhi verdi pieni di stupore.
- Anch’io!- François si infilò accanto a Pierre, sporgendosi.
- Attento… - Oscar lo afferrò, con delicata decisione, e lo riportò più indietro.
André sorrise di quelle preoccupazioni “materne”. Era in vena di scherzi, si sentiva molto felice. Avrebbe rivisto Alain. Oscar gli leggeva quell’entusiasmo nello sguardo. Si sentiva, certo, più stanca e provata di lui, ma ugualmente piena di voglia di ricominciare. Prese in braccio Pierre. –Ti insegnerò delle cose… tutte molto divertenti!- gli sussurrò all’orecchio. Lui la guardò donandole un sorriso radioso.
La giornata era deliziosamente scintillante. Il mare era calmo, il sole disegnava un reticolo d’oro sulla superficie trasparente dell’acqua. Sui fondali bassi la sabbia creava una decorazione costante, come un pentagramma sul quale si adagiavano, invece delle note, le conchiglie.
Pierre corse verso la battigia, immerse le mani nell’acqua. Salata. – Sa di sale…- protestò Pierre, quasi deluso. Oscar rimase perplessa per un attimo. Quasi irrigidita. Poi si sciolse in un sorriso indulgente e consapevole.
- Da piccola non avrei fatto mai un’osservazione simile. Spesso mi ricorda un bambino, che conobbi tanti anni fa…-
- Sarei io, quel bambino?-
Oscar rise: certo che era lui. Il suo André…
Una
voce li interruppe. – Comandante Oscar! André!-
Era Alain. Li raggiunse, commosso. Da qualche tempo tutto sembrava averlo riportato verso la vita, verso la consapevolezza dell’effimera pienezza della vita.
Si sedettero sulla spiaggia mentre François e Pierre giocavano.
- Riportiamo François dai genitori. Ma, prima, volevamo venire da te.-
- Sono felice di vedervi. Davvero.- Guardò lontano, improvvisamente pensieroso. – Sono accadute… troppe cose… troppo in fretta…-
- Prima Luigi XVI…- Oscar si inginocchiò. Prese un pugno di sabbia, guardando la scia brillante dei granelli che scivolava dal palmo e seguendo quel flusso nel vento.
-… poi Maria Antonietta…- un altro pugno di sabbia si disperdeva nell’aria.
-… poi… - Ancora pugni di sabbia. - … Non so più quanti… - rimase a mani vuote. Granelli di sabbia luccicavano solitari tra le dita- … Si è chiusa un’era che non ci aspettavamo neppure di vivere.-
- Se penso a quello che si sarebbe potuto realizzare… davvero… che grande opportunità perduta… -
- E quante barbarie… - Oscar parlava senza guardarli negli occhi. – E, ora, bisogna andare avanti…-
Alain rimase in silenzio. Cosa aveva vissuto, Oscar, in quegli anni? Qualcosa di simile a quanto era accaduto a lui? Complici, erano forse loro stessi i soggetti a cui stavano pensando, di cui stavano parlando.
Il vento giocava coi capelli di Oscar, ormai quasi del tutto sciolti, che le sfioravano il volto. André li avrebbe voluti accarezzare. E lo fece, perché non c’era motivo, più alcun motivo, di trattenersi. Lei lo guardò un po’ perplessa. Lui rispose con un semplice sorriso. Guardò lei e guardò Alain. Anche lui aveva passato certi momenti, anche lui poteva capire.
Joy si era unita a loro.
Guardavano l’orizzonte, impigriti e incantati dal suono della risacca e dalle voci dei bambini. François, apparentemente più spavaldo, giocava con le onde da perfetto cucciolo, inseguendole e facendosi inseguire. Pierre guardava. Guardava a lungo i posti, i luoghi, come se stesse riflettendo. Poi, scattava, correndo lungo la battigia, contro l’immensità del mare– più solenne di quella del cielo, alzando fili di sabbia che danzavano nel vento.
Per un attimo ci fu solo il canto del mare, la sua risacca.
Fine
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