15 luglio

 

Warning!!! The author is aware and has agreed to this fanfic being posted on this site. So, before downloading this file, remember public use or posting it on other's sites is not allowed, least of all without permission! Just think of the hard work authors and webmasters do, and, please, for common courtesy and respect towards them, remember not to steal from them.

L'autore è consapevole ed ha acconsentito a che la propria fanfic fosse pubblicata su questo sito. Dunque, prima di scaricare questi file, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli su di un altro sito, tanto più senza permesso! Pensate al lavoro che gli autori ed i webmaster fanno e, quindi, per cortesia e rispetto verso di loro, non rubate.

 

Parigi

In tre si trovavano nella chiesa. Il silenzio del luogo riportava alla memoria voci, suoni, immagini del giorno precedente. Quel silenzio inquietava Alain, invece, Rosalie sembrava avervi trovato un rifugio.

- Ora sono… finalmente in pace, l’una accanto all’altro…- sussurrò lei, con un filo di voce arrochita.

Alain sbuffò, disapprovando, profondamente, tutto. Non vedeva serenità nella morte, tantomeno amore.

Il viso di Oscar era di un pallore innaturale, i lineamenti non avevano nulla della serenità che raramente avevano mostrato. Piuttosto sembrava che una mano pesante le avesse chiuso gli occhi. Quegli occhi così belli, per il contrasto tra il calore che sapevano sprigionare e l’azzurro ghiaccio delle iridi.

André invece… non riusciva a guardarlo. Un dolore in più: non avere la forza di guardare il viso del proprio migliore amico: forse perché in lui vedeva un fratello. Avrebbe trovato la forza di farlo. Doveva.

Rosalie guardò Alain, quasi per trovare conferma, appiglio, alle proprie parole. Uno sguardo che aveva qualcosa di innocente, quasi di implorante.

Aveva bisogno di attaccarsi a qualche certezza... l’amore oltre la vita… Ma ad Alain sembravano discorsi beffardi, tuttavia comprese lo stato d’animo di Rosalie, e non potendo assecondarlo preferì abbassare il capo, guardare altrove.

Bernard cinse le spalle della moglie, senza dir nulla. Per tutta la notte, più di una volta, era uscito frettolosamente dalla chiesa, per raggiungere i suoi colleghi, ma poi era rientrato.

- Forse è meglio uscire. Sta albeggiando.-

Di nuovo, Bernard corse a raggiungere i suoi colleghi, chiedendo a Rosalie e ad Alain di attenderlo.

 

In quel momento si avvertiva tutto il contrasto con la calura del giorno che sarebbe venuto. La nebbia offuscava cielo, terra e case, in un unico grigiore, ma  lasciava intuire la forza crudele del sole che sarebbe sorto comunque.

Diversi soldati erano seduti l’uno vicino all’altro, in piccoli gruppi, sui gradini della chiesa. Sembravano dormire ad occhi aperti: l’aria tramortita, i dolori sparsi per il corpo, la confusione… l’unica sensazione chiara erano le divise attaccate alla pelle, per il sudore e il sangue rappreso, per il giorno precedente, per l’umidità della notte passata. 

A Rosalie, dapprima, sembrarono un’indistinta massa blu. Era terribilmente stanca, si sentiva stordita. Forse anche per quello, pensò, si era trovata a dire certe parole. Per una questione di affetto, per quel legame quasi filiale, per i ricordi e i sentimenti, non riusciva a dire che Oscar era morta, che André era morto. Ammettere che tutto era davvero finito per sempre sarebbe stato troppo doloroso, in quel momento.

L’umidità la faceva tremare, i ricordi la facevano tremare, la rapida presa di coscienza, la fatica accumulata bloccarono i suoi passi sul primo gradino.

- Rosalie, che succede?-

Alain la guardò. Lui era sceso tra i suoi compagni. Qualcuno di loro stava piangendo. Lui era a metà tra il vano incoraggiamento e la silenziosa comprensione.

- Nulla…-

- Siediti,  aspettiamo Bernard. Insieme decideremo cosa fare…-

Rosalie scese qualche gradino e si sedette. Sembrava minuscola, stretta in se stessa.

- Tu… cosa credi sia meglio, Alain?- sussurrò quella frase con candore.

- Io?…- Alain rimase spiazzato: non aveva voglia di parlare.

Davvero qualcuno sbaglia in certe circostanze? Davvero c’è un comportamento giusto? Allora gli venne da piangere. La morte di Oscar l’aveva sentita sulla pelle. L’aveva sentita quando l’aveva sollevata, come si sollevano le spose, e  l’aveva portata in un vicolo, al riparo. Non aveva visto il momento esatto della sua morte… ma aveva sentito la fine di una vita tra le sue braccia. Questo, se da una parte era sconvolgente e straziante, lo aiutava ad accettare un evento al quale, paradossalmente, aveva preso parte in modo quasi fisico. Per quanto crudele fosse quella realtà.

Ma la morte di André… era rimasta nel suo animo per due giorni, era stata lenta, atroce, beffarda. Sotto i suoi occhi, nella  consapevolezza di tutti, attimo per attimo. Battito meno battito di quel cuore ferito tante volte. Solo un proiettile poteva ucciderlo. E con quel ricordo accantonato nella mente aveva dovuto cercare di convivere per poi combattere ancora un giorno e assistere ad un’altra morte. Si potevano contare le ore passate, eppure gli sembravano secoli. L’unico ponte tra gli eventi e i momenti, erano quei due corpi. Ma voleva vederli il meno possibile… Era stato diverso, alla morte della sorella. Allora doveva quasi accettare che il corpo morto di Diane fosse lo stesso che, il giorno prima, era animato dalla gioia, come fosse possibile che lei, proprio lei, fosse passata dalla pienezza della vita alla fine di tutto. Lei stata parte di lui per una vita, e se n’era andata senza che lui se ne accorgesse, senza che potesse dirle nulla, capirla, abbracciarla. Invece, davanti ad Oscar e André, la presa di coscienza era stata inevitabilmente fin troppo immediata. Sotto i suoi stessi occhi. Aveva potuto trattenere le lacrime, nasconderle, confortare André mentre lo portava sul suo cavallo, ma era tutto vano: la fine era arrivata comunque, e non c’erano più differenze.

 

Bernard si defilò frettolosamente da un gruppo di sui colleghi, parlava in maniera concitata, serrata, come se avesse fretta di curarsi degli altri pensieri che aveva in mente.

Alain, in quel momento, sopportava a fatica quel modo di fare: una parola per tutti, un ideale per tutti… Rosalie, invece, seduta vicino ai soldati, lo aspettava con aria fiduciosa. Quando lo vide congedarsi rapidamente, e tornare da loro trafelato e teso, scattò in piedi e si fece piccola tra le sue braccia.

Gli mormorò qualcosa.

Lui le sollevò il viso, la guardò con quell’attenzione dedicata a chi si ama.

Alain, in tralice, li fissava e pensava. Anche Bernard era sconvolto, quanto tutti loro. La giacca spiegazzata, il viso era pallidissimo nonostante l’affanno dalla corsa, trasmetteva una grande stanchezza una tensione logorante.

- Sei tanto stanca, amore… Ti si legge in viso… Fatti forza… è così per tutti noi…-

- Insieme ad Alain decideremo come fare per…-

- Ho capito…-

 

Si allontanarono un po’ dal gruppo, cercando  un angolo per riflettere tranquilli.

Un attimo di silenzio. Un brivido alla prima lama tagliente d’alba.

Bisognava andare a palazzo Jarjayes, ma anche rispettare le volontà di Oscar. Bisognava affrontare una situazione complicata, oltre che dolorosa.

E ognuno, per un motivo diverso, voleva farsi carico di quella responsabilità, ma a modo proprio.

Rosalie, Alain, Bernard… tutti e tre, per qualche motivo, avevano legato le loro vite a quelle di Oscar e di André, e alla loro storia.

I soldati, discosti, li vedevano come tre sagome scure nella luce dell’alba. I gesti erano convulsi, tesi, spossati.

La discussione doveva essere estenuante, nervosa e stanca, ma fu rapida.

 

Palazzo Jarjayes

 

Il generale era rimasto sconvolto, ammutolito, ghiacciato nel caldo di luglio. Aveva lo  sguardo di chi sta per svenire, eppure aveva avuto la forza di far allontanare la moglie, la governante. Voleva parlare a tu per tu con quella gente.

Cos’è successo… perché è successo… L’incredulità ottenebrava il dolore. Il dolore ottenebrava la mente. Era un uomo distrutto.

Con che coraggio avrebbe impartito altri ordini?

Eppure sarebbe uscito di casa, forse, il pomeriggio del quindici luglio, e avrebbe impartito ordini e firmato documenti, con lo sguardo distrutto e così vuoto da essere impenetrabile.

Perché non poteva credere che Oscar non ci fosse più. Troppe cose non dette, altre accantonate prima di essere pensate. Cosa gli rimaneva, come uomo, come padre? Solo un ritratto, da cui gli occhi di Oscar rilucevano di vita fittizia, grazie all’abilità di un pittore.

Qualcuno avrebbe detto che sua figlia era una traditrice, e lui avrebbe rivolto loro, di nuovo, uno sguardo vuoto e impenetrabile. E avrebbe ripensato allo scintillio degli occhi dipinti, allo scintillio vero perso per sempre, spento, e che si era inciso nel suo cuore senza che lui avesse avuto il coraggio di dirlo alla figlia.

Ci era riuscito, il dodici luglio, con André, ma non con Oscar. Perché era una figlia, sua figlia.

Madame Jarjayes si sarebbe seduta vicino al finestra, a fissare il vuoto, schiacciata da una tragedia troppo grande da essere compresa interamente così all’improvviso, si sarebbe sforzata di piangere, mentre senza saperlo lo stava facendo già.

La vecchia Nanny si sarebbe chiusa in cucina, con gomiti appoggiati al tavolo di legno, la fronte poggiata contro le piccole mani ruvide. Sarebbe rimasta così per un po’, fino a notare una pentola qualsiasi. Ma quella pentola doveva essere nello scaffale alto, dove André, gentilmente, l’aiutava sempre a riporla. Allora avrebbe premuto la fronte sulle mani, singhiozzando e mordendosi le labbra. Da sola.

 

Fu Bernard a parlare col generale, a chiedergli di rispettare le volontà della figlia, ad addurre tutti gli argomenti che potevano convincere un uomo davanti a quella notizia così drammatica, senza straziarlo.

Rosalie aspettava alla porta, Alain fuori, vicino al carro.

Quando Bernard uscì dal portone, fece un cenno di assenso col viso. Oscar aveva rinnegato la sua famiglia, non poteva comunque essere seppellita tra i Jarjayes, e dato che lei – ma era questo che stava a cuore a tutti- aveva espresso un chiaro desiderio, il problema si risolveva, per il momento Perché i pensieri di una famiglia colpita da un lutto così grande sono improvvisi, forti, incerti come i passi di un malato. Ma a loro spettava un altro compito, in quel momento, al galoppo. Tutto resto - fatto di dolore,  vuoto, sconcerto - lo avrebbero affrontato le persone che abitavano in quel palazzo.

Bernard montò sul carro. – Forse… avrebbe voluto chiedermi di più, il generale...- disse. Alain non rispose niente, spronò i cavalli.

Avrebbe voluto fare e dire di più, quel padre che guardava da dietro i vetri un carro allontanarsi rapidissimo, e che, poi correva di fronte ad un quadro traboccante di pura vita e luce, appeso alla parete. Un’immagine che sarebbe stata per sempre, mentre Oscar non c’era più.

 

Arras

Non era necessaria una cerimonia. Erano persone diverse tra loro, ma amavano Oscar e André, con sincerità. Questo era sufficiente a dare una dignità a quella morte tanto triste, a quella sepoltura che somigliava a un matrimonio. Misero due croci per distinguere quel posto sulla collina brulla. Il posto in cui avrebbero potuto continuare ad amarsi due persone: la vita non aveva concesso loro si amarsi sotto il cielo, almeno era loro diritto essere vicini per sempre, protetti dalla terra, custoditi da quel manto così pesante.

Nessuno, consciamente, riusciva a pensare. Automaticamente, secondo la forza ed esperienza, adempivano a quel compito desolante. E in tutta fretta perché all’alba nascente sarebbe seguito un caldo torrido.

 

Bernard si allontanò un attimo. –Rosalie, stai bene?- sussurrò alla figura smarrita. Un frase inutile, forse, ma necessaria in quel momenti in cui il silenzio e il caldo pesavano su di loro.

- Silenzio…- sibilò Alain –…per favore…- aggiunse, mitigando la voce, quasi scusandosi. Bernard aveva solo cercato un contatto umano, ma capì. Si capirono.

 

Il sedici luglio nacque caldo. Era un momento strano. Lo pensò Rosalie - le mani giunte in preghiera e uno sguardo d’acciaio che allontanava i curiosi dai corpi velati- quando vide Alain togliersi il fazzoletto dal collo, per poi gettarlo in un angolo con la giacca della divisa, e porgere a Bernard la sua acqua, posargli una mano sulla spalla, quasi per chiedergli scusa degli screzi, così vani quando in certi momenti ci si scopre disperatamente uguali e si è disperatamente vicini… un gesto legato a un momento che non si sarebbe ripetuto, all’addio a quelle persone. Bernard si era fermato, esausto, e pensò al mondo come diviso in pennellate di colore: il nero, umido e scuro della terra, e il bagliore caldo della luce spietata, e della vita.

 

Quando tutto fu ultimato era pomeriggio. Un albero frondoso allungava la sua ombra, come un ricamo, sulle due croci.

Rimasero a guardare in silenzio. Si era alzato un po’ di vento.

- Chissà se verrà mai nessuno qui…- pensò Bernard.

“Strana sensazione”, pensava Alain, ripiegando il fazzoletto rosso e mettendolo in tasca “come se tutto si concluda davvero solo quando è coperto dalla terra. Confinare la morte in un luogo definito ti libera, ma non ti dà pace, comunque… mai…” Constatò amaramente quanto quelle due croci fossero simili ad altre che conosceva, sulle quali aveva indugiato cercando in sé la forza di riprendere a vivere, smarrendola ogni tanto.

Si mise la giacca sulle spalle, raccolse il cappello gettato qualche metro più in là. Rosalie s’inginocchiò, Bernard rimase affianco a lei. Poi si mossero per andarsene. Era semplicemente finita.

 

Muti, sul carro, con il pensiero che vagava tra il ricordo di chi avevano sepolto, e di Parigi che li aspettava, non avevano il coraggio di parlarsi.

Il sole stava calando. Per contrasto con il caldo del giorno e per il vento che si era rinforzato, Bernard ebbe un brivido e tossì. Alain gli gettò la sua giacca – Tanto sono dietro, al riparo.-

- Tu ora che farai? Io, lo ammetto, sto già in parte pensando a quando torneremo a Parigi. E tu?-

- Bella domanda, Bernard. Non lo so… - “Di certo, non ho un comandante, un… un amico”, pensò.

- Succederanno molte cose, molte… -

- Non sappiamo neppure cos’è successo, nel frattempo.-

- Già, in questo hai ragione…- “Che sensazione strana”, si trovò a pensare, “il tempo pare dilatarsi… il dolore cambia qualità…”

Alain sbuffò, assentendo. Era vero. Stavano tornando alla vita. Perché una sola volta si vive, e una sola volta si viene seppelliti. A loro era toccato seppellire, e poi vivere.

 

Sarebbe stata più dura, forse, per la gente che era in quella carrozza che incrociarono verso l’alba - ma forse il sole era già sorto, perché c’erano le nuvole fitte e pioveva - mentre percorreva la loro stessa strada ma in senso contrario.

Aveva uno stemma sulla portiera: un leone a due code che corregge una spada.

Ma questo, solo Rosalie lo notò. Bernard conduceva i cavalli, mentre Alain sembrava riposare.

Mail to sonia_78@virgilio.it

Back to the Mainpage

Back to the Fanfic's Mainpage