Senza Ricordi

Parte V

 

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Alain rimaneva immobile a fissare il carretto, il braccio proteso verso il telo, ma come bloccato. Che cosa avrebbe provato se ci fosse stato davvero André, vivo, sotto quel telo malconcio? Si sentiva strano per le sensazioni che provava: l’immaginarsi la gioia d’Oscar nel riavere accanto a sé l’uomo che amava, ma, nel fondo del suo cuore, nonostante cercasse di soffocarlo, la consapevolezza di un pensiero che si stava affacciando. Che cosa avrebbe provato lui? Sarebbe stato felice per André oppure quel senso di fastidio si stava trasformando in gelosia? Sì lui era geloso, non riusciva ad ammetterlo nemmeno con se stesso: e tutta la smania di cercarlo poteva anche essere il desiderio magari inconscio di trovarlo morto, così da portare ad Oscar una certezza se pur tremenda. E poi chissà, magari con il tempo, la vicinanza, Oscar forse avrebbe potuto accorgersi di lui, dei suoi sentimenti. Era ancora assorto nei suoi pensieri quando Gérard gli si avvicinò.

“Allora?”

Come mai stava esitando? Che cosa lo bloccava? La paura? Ma la paura di cosa?

Con un gesto deciso allontanò le coperte.

Entrambi si sporsero per vedere meglio: e quello che videro era il volto pallido e tumefatto di André. I capelli ancora umidi appiccicati alla fronte ne nascondevano parzialmente il volto, in particolare l’occhio sinistro da  cui André aveva perduto la vista qualche anno prima. Il corpo era immobile, la camicia bianca macchiata di sangue che ormai rappreso aveva assunto una colorazione più scura.

“Secondo te è ancora vivo?”

Alain non rispose subito alla domanda di Gérard, ma cercò il battito, flebile ed irregolare.

E, allora, per la prima volta dall’inizio di tutta quell’avventura, si sentì felice. Sinceramente felice.

“Sì è ancora vivo… ma conciato molto male. Ci vuole un medico…”

Gérard lo scrutava perplesso…

“Precedimi a palazzo Jarjayes, fa’ chiamare un dottore…” Lo fissò in volto. “Ma fa’ in modo che per il momento il comandante Oscar non sia informata del ritrovamento di André… Sarebbe capace di venirci incontro…”

Gérard assentì con il capo: sarebbe stato nello stile del loro comandante una cosa del genere, anche a costo di mettere a repentaglio la propria incolumità personale. “Ma tu sei sicuro di potercela fare da solo? E se quei due avessero dei  complici nelle vicinanze?”

“Sta’ tranquillo, non credo che avessero dei compari con loro, altrimenti si sarebbero fatti già vedere e poi sono pur sempre armato” E mostrò all’amico una pistola carica che si era messo alla cintura. “Adesso però vai, sbrigati…”

 

Alain, a cassetta, regolava l’andatura in modo da evitare ulteriori scossoni che avrebbero potuto aggravare ulteriormente le condizioni del ferito. Ad un tratto, quando avevano percorso solo poche centinaia di metri, udì un flebile lamento. Immediatamente fermò i cavalli.

“André! André mi senti? Rispondi!!!”

André mosse lievemente le palpebre nel tentativo di aprire  gli occhi.

“Fai un sforzo ti prego! Sono io, Alain!! Non temere, sei al sicuro adesso.” Forse non era del tutto vero, ma doveva essere convincente e rassicurarlo.

“Oscar…” La voce di André risuonò flebile e confusa.

“Stai tranquillo, Oscar non è qui, ma sta bene: sono sicuro che ti sta aspettando.”

Le parole ebbero l’effetto sperato e André aprì gli occhi.

“Alain, sei proprio tu…”

Il mondo di André era ormai privo di luce e non gli era possibile individuare il volto dell’amico. Alain se ne rese conto subito, e prese una mano tra le sue e le strinse.

“Sì sono io, sono qui vicino a te.”

“Ho… ho sognato…”

“No…” Alain non sapeva cosa dire… “Quello che ti è capitato è tutto reale. E’ terribile…”

André accennò un sorriso.

“Non direi proprio, se sono riuscito a salvare la vita di Oscar da quei due maledetti…”

André aveva l’innata capacità di sorprenderlo sempre, sebbene si considerasse a ragione il suo migliore amico, colui il quale conosceva più a fondo di tutti il suo carattere. Che a volte gli aveva invidiato.

“Sei sempre lo stesso, non cambierai mai… anche ridotto così, ti preoccupi sempre prima degli altri che di te stesso.”

Ma André non lo ascoltava più: aveva nuovamente perso conoscenza.

“Non c’è tempo da perdere”, rifletté Alain a voce alta. “Non mi perdonerei mai se non riuscissi a riportarti a casa vivo…”

Risalì a cassetta e, sempre senza affrettare troppo l’andatura, riprese la strada che li avrebbe riportati a palazzo Jarjayes.

Il viaggio proseguiva tranquillo, anche se l’andatura forzatamente lenta provocava in Alain una certa agitazione: continuava a voltarsi verso l’amico in un continuo assicurarsi che tutto filasse liscio, e che nessuno li stesse inseguendo. E contrariamente a tutto, André sembrava tenere duro, quasi che la notizia che la sua amata Oscar fosse sana e salva, gli avesse infuso la forza e la volontà per resistere. Pensava questo, e sorrise, Alain.

Ripercorreva la medesima strada dell’andata, ripassando per la radura dove i suoi due amici erano stati aggrediti; era ormai a buon punto, quando vide il lontananza avvicinarsi al galoppo alcuni cavalieri. La luce non era ancora buona e Alain riconobbe solo all’ultimo momento chi gli stava venendo incontro. Era Gerard con altri tre uomini, probabilmente servitori di casa Jarjayes.

“Ehi!!”

Gerard si stava sbracciando nella sua direzione “Alain! Siamo qui!”

Il soldato della guardia si sentì sollevato nel vedere il suo commilitone “Hai fatto davvero in fretta!”

Gérard rallentò la corsa del suo cavallo e si accostò al passo al carretto, seguito dagli altri.

“Come sta?” E indicò con la mano il corpo di André steso sulla paglia.

“Mi sembra che tenga duro per adesso: ha ripreso per un attimo conoscenza…” Forse, pensava, era stata proprio la notizia che Oscar era salva a dargli forza… “Vieni da palazzo?”

“Sì. Ho fatto come hai detto tu: il dottore era già li per visitare Madamigella Oscar e ci sta aspettando.”

“Non le hai detto nulla vero?”

Un cenno di diniego. “Il comandante stata dormendo, sotto sedativo. Anzi, il medico ha ordinato di far preparare una stanza per André al piano terra, in modo che lei non si accorga di  nulla, per il momento.” Poi proseguì. “Ho parlato invece con Madame Jarjayes e le ho detto come stanno le cose: anche lei è stata d’accordo, finché non sapremo le effettive condizioni di André. Non lo ha detto nemmeno a sua nonna.”

“Bene allora è meglio non indugiare oltre.”

Il sole cominciava a spuntare all’orizzonte. Quell’ultimo tratta di strada sembrò a tutti interminabile ma finalmente giunsero al cancello d’ingresso.

Sulla porta apparve Madame de Jarjayes in compagnia di un uomo di mezza età, con un paio di occhialini, probabilmente il medico di fiducia della famiglia. Quest’ultimo si avvicinò rapidamente, seguito subito dalla contessa. Senza prestare attenzione ai due commilitoni, l’uomo si protese sul carretto, per verificare le reali condizioni del ferito. Ciò che vide lo preoccupò: la ferita ad un primo esame sommario era più grave di quanto si fosse aspettato e con tutto il sangue che aveva perso era un vero miracolo che il giovane fosse ancora in vita. Il dottore conosceva già da anni André e gli era capitato già altre volte di curare alcune ferite, tra cui quella grave all’occhio sinistro. In questa occasione però disperava di poter fare qualcosa per il giovane, ma si astenne dall’esprimere a voce alta questa sua convinzione.

“Dobbiamo subito trasportarlo in casa: voi” - e si rivolse ai servitori che avevano accompagnato il ferito - “prendetelo con precauzione e portatelo nella stanza che abbiamo preparato al piano terra: vi faccio strada.”

I tre uomini eseguirono gli ordini del medico.

Madame aveva osservato la scena senza dire una parola: poi si rivolse ad Alain: “Voi due stata bene? Venite in casa anche voi, ho fatto preparare delle stanze anche per voi, dove potrete rinfrescarvi e dormire un po’.”

“Vi siamo molto grati, ma prima vorremmo sapere cosa dice il medico delle condizioni di André.”

“Credo che ci vorrà un po’ di tempo prima che ci possa dire qualcosa…”

 

La contessa li fece accomodare in un’ampia stanza dove la cameriere avevano preparato per loro un bagno caldo ed un cambio di abiti puliti.

 

Alain si sedette su di una poltrona, sfinito più dalla tensione che dalla fatica.

“Si trattano bene questi nobili…”

Gerard, che era cresciuto in un misero sobborgo di Parigi, non era abituato a simili trattamenti, e non si sentiva per nulla a suo agio. “Non credi che stiamo approfittando un po’ troppo?”

Alain stava incominciando a svestirsi per il bagno. “Non credo proprio. E poi sono stati loro ad offrirci tutto questo. Dai non fare il difficile, e fatti questo bagno” Tirò all’amico un asciugamano.

Gerard sorrise, divertito.

 

Intanto, in una stanza del primo piano, i camerieri distesero André su di un letto, e mentre il medico si preparava a visitarlo, gli tolsero la camicia, tutta macchiata del suo sangue. Le ferite al momento non sanguinavano più, ma il loro aspetto non piacque affatto al dottore.

Si rivolse al suo assistente: “Prima sarà meglio ripulirle a lavarle bene, poi potrò valutare meglio la gravità delle sue ferite.”

Il giovane si affrettò a procedere al lavaggio delle ferite, rimuovendo il sangue rappreso e la sporcizia. Infine, il dottore procedette ad un esame accurato. Mentre nella stanza si effettuavano queste operazioni Madame de Jarjayes passeggiava nervosamente nel corridoio, tormentandosi le mani nell’attesa. Non osava nemmeno immaginare le terribili conseguenze che la sua morte avrebbe provocato. Non aveva voluto che Oscar e Nanny fossero informate del suo ritrovamento, per non alimentare inutili speranze in nessuna delle due: tutta la responsabilità di quella situazione gravava su di lei e Madame si sentiva impotente davanti a tutto quello. In quel momento la porta della stanza si aprì: apparve l’assistente del medico “Madame de Jarjayes, il dottore desidera parlare con voi”.

 

Il medio si era seduto allo scrittoio e stava scrivendo qualcosa su di un foglio. Si alzò immediatamente.

“Prego. Prima di tutto vorrei chiedervi di inviare un corriere veloce in città.” Porse alla donna il foglio che aveva appena scritto. “ Ho necessità urgente di queste medicine per  curare il ferito.”

La contessa suonò il campanella e diede disposizioni.

 

“Ma vi prego ditemi quali sono le condizioni di André.”

L’uomo attese qualche secondo. “La situazione è estremamente grave.”

“Temete per la sua vita?”

“Sì. Le ferite ora sono medicate, ma il sangue che ha perso è stato molto e questo lo ha notevolmente indebolito. Inoltre, si è sviluppata una brutta infezione e André ha la febbre alta.”

“Per questo non ha ancora ripreso conoscenza?”

“Sì. Tutto questo non fa che peggiorare la situazione e temo…” Lasciò la frese in sospeso.

Madame prese coraggio e chiese: “Temete che non possa sopravvivere?”

“Purtroppo è così. Non nutro molte speranze, devo essere sincero con voi…”

“Ma le medicine che avete richiesto… non pensate che possano..” “No Madame. Le medicine che ho richiesto sono solo un tentativo disperato, poiché non ho voluto lasciare nulla di intentato. Ma potrebbero non servire a nulla, è bene che siate cosciente di questo…”

La donna si sedette sulla poltrona, affranta. Il medico le si avvicinò preoccupato.

“E’ solo un po’ di stanchezza. E poi la notizia che mi avete dato…” La donna si coprì il viso con le mani.

“Sono davvero dolente per questo, ma voi mi avete chiesto di essere sincero, e non mi sembrava giusto alimentare false speranze…”

“Vi sono grata per questo dottore. E’ solo che non trovo il coraggio di dare questa notizia a mia figlia. E a Nanny…”

“Volete che lo faccia io?”

“No, dottore, vi ringrazio. Ma questo è un compito che spetta a me. Però, vi prego, restate accanto ad André non lasciatelo solo: sono più tranquilla a sapere che sarete voi ad assisterlo.”

 

E con passo lento uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.

 

Mai come in quel momento Madame de Jarjayes avrebbe voluto avere la forza ed il coraggio della sua sfortunata figlia: il tragitto fino alla sua stanza le sembrò interminabile, mentre cerca di trovare il modo migliore per comunicare ad Oscar quanto le aveva detto il medico: stava già per aprire la porta quando un pensiero le balenò nella mente.

Tornò velocemente sui suoi passi, diretta al piano inferiore, alla stanza in cui erano stati alloggiati i due soldati della guardia. Avrebbe potuto chiedere aiuto a loro. Bussò alla porta, restando in attesa: dopo pochi attimi, la porta si aprì ed Alain, negli abiti che gli erano stati forniti, apparve di fronte a lei.

“Signora contessa…”

“Alain spero di non avervi disturbato.”

“No… prego… Venite a portarci notizie di André…”

“Sì” fu la laconica risposta della contessa, che, sedendosi, si prese il viso tra le mani e scoppiò in lacrime.

In un’altra circostanza, un simile atteggiamento avrebbe fatto sorridere Alain. Ma la situazione era estremamente grave.

“Madame…” Alain non si sarebbe mai potuto immaginare in una simile situazione.

“Oh Alain, io… Io non posso… non trovo il coraggio…”

Il sangue si gelò nelle vene dei due soldati.

“Allora è una cosa grave…”

Alzò il viso verso di lui: “Morirà, Alain, non c’è quasi speranza…”

 

 

 

Continua...

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