Senza Ricordi
Parte III
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Oscar
iniziò a sorseggiare la bevanda calda.
“Anch’io
condivido il tuo dolore, bambina mia. Ma non dobbiamo perdere la speranza.
Mai.”
Oscar
la guardò dritto negli occhi e capì che era lei la prima a non credere alla
sue stesse parole, ma non ebbe il cuore di controbattere ancora e poi si sentiva
stanca, tanto stanca: ebbe appena il tempo di posare la tazza tra le mani di
Nanny, prima di sprofondare nell'oblio, sotto l’effetto del calmante che Nanny
aveva mescolato alla tisana.
La
nonna di André restò a guardare il viso della sua “bambina”, perché era
così che l’aveva sempre considerata: l’aveva cresciuta assieme ad André e
la considerava come una figlia. All’improvviso la porta della stanza di Oscar
si aprì e sulla soglia apparve la figura di madame Jarjayes, che era stata
richiamata in tutta fretta dalla reggia di Versailles, per accorrere al
capezzale della figlia.
Si
accostò al letto per costatare lo stato di salute della sua ultimogenita: non
appena l’ebbe squadrata da capo a piedi e si fu accertata che, seppure esausta
ed ancora febbricitante, era tutta intera (anche se forse portava i segni
nascosti di qualche danno di minor conto), ritrovò immediatamente una calma
dignitosa, cercando di non tradire in alcun modo l’ansia che l’aveva
attanagliata durante tutto il tragitto verso casa.
Strinse
la mano che Nanny le porgeva.
“Come
sta?” si informò.
“Il
dottore che l’ha visitata assicura che, fortunatamente, non vi è nulla di
grave. Ed anche la febbre dovrebbe scomparire in poco tempo. Si è raccomandato
di farla riposare molto ed alimentarla con cibi leggeri.”
Madame
si lasciò cadere stancamente su di una sedia.
“Avete
già pensato a mandare un messaggio al generale?” La contessa non chiamava mai
per nome il marito.
“Veramente
no, signora: pensavamo di attendere per avere notizie certe di André.”
Nanny
chinò il capo mentre Madame le strinse più forte le mani tra le sue.
“Ti
prego di perdonarmi, ma ero così in ansia per la mia Oscar da scordarmi di
chiederti notizie di André. Il servitore che avete inviato alla reggia non ha
saputo dirmi nulla di preciso…”
Anche
lei era affezionata a quel ragazzo che era cresciuto nella sua casa come un
fratello per Oscar.
Nanny
asciugò una lacrima con il dorso della mano.
“Da
quello che ci ha raccontato Madamigella Oscar, sembra che André sia stato
ferito piuttosto seriamente da quei banditi che li hanno aggrediti, ed al
momento risulta disperso…”
“Ma
bisogna mandare immediatamente a cercarlo: dirò a qualcuno della servitù…”
“No,
madame, non è necessario per il momento. I due soldati della guardia che hanno
riportato vostra figlia, si sono già messi alla sua ricerca…”
“Ma
oramai si è fatto buio e avranno certamente bisogno di torce e lampade. Farò
dare immediatamente disposizioni.” E suonò il campanello per chiamare
qualcuno della servitù.
La
nonna di André la lasciò fare, anche se Alain e Gerard (così aveva detto di
chiamarsi l’altro soldato della guardia) certamente non avevano trascurato
nulla nell’organizzare la loro ricerca. Era evidente che M.me de Jarjayes era
desiderosa di essere d’aiuto in qualche modo, specialmente adesso che suo
marito si trovava lontano da casa e Oscar era fuori combattimento.
Cristiane,
la cameriera che si occupava della stanza di Oscar, apparve sulla soglia della
stanza. “Avete chiamato Madame Contesse?” chiese con un leggero inchino.
“Sì,
Cristiane: desidero che tutti gli uomini della maison che sono liberi in questo
momento si uniscano ai due soldati della guardia nelle ricerche di André. Che
portino con loro torce e lampade e che non sia risparmiato nulla.”
La
cameriera s'inchinò di nuovo, e uscì silenziosamente dalla stanza, per
trasmettere immediatamente gli ordini ricevuti. Tutti coloro che facevano parte
della servitù e che conoscevano André e sua nonna da molti anni, erano
preoccupati per lui.
“Vorrei
restare io con Oscar per questa notte”, disse la madre. “Tu sei già molto
stanca e provata da tutti questi avvenimenti; ti farò chiamare se ci sono novità,
stai tranquilla.”
Nanny
avrebbe voluto protestare, ma si rese conto di essere davvero stanca e che in
quelle condizioni non sarebbe stata d’aiuto a nessuno.
“Come
volete voi Madame: io sarò nella mia stanza per qualsiasi cosa abbiate bisogno.
Non esitate a chiamarmi.” E a malincuore se n’andò nella sua stanza al
piano superiore.
Madame
Jarjayes rimase ad osservare la figlia: quanto tempo era passato dall’ultima
volta in cui aveva dovuto accudirla. Più di trent’anni probabilmente: eppure
nonostante l’educazione militare che il padre le aveva impartito fin dalla più
tenera età le avesse allontanate più di quanto entrambe avrebbero voluto,
madame amava Oscar più delle altre sue figlie, ormai tutte sposate e lontane da
casa. Si alzò per andare alla finestra: si era sempre sentita in colpa per non
essere riuscita a contrastare la decisione che suo marito aveva preso riguardo
l’educazione di Oscar. Ma solo adesso aveva potuto comprendere fino a che
punto fosse stata dolorosa per entrambe, quella scelta.
Oscar
si agitava nel sonno. Sua madre le mise una mano sulla fronte: scottava ancora,
anche se la febbre aveva cominciato a scendere. Prese un panno umido e lo passò
sul suo viso per rinfrescarlo.
“André,
no ti prego, André non andartene, no…" Oscar si lamentava, nel delirio
della febbre. "Resta con me…” Quelle parole furono come una doccia
fredda per la signora.
“Oscar,
tesoro mio ma tu allora… tu sei...” Non terminò la frase: tutto le era
terribilmente chiaro ora; che sciocca era stata a non accorgersene prima. Prese
tra le sue una mano di Oscar, accarezzandola. “Povera piccola… Ho sperato
che almeno a te fosse risparmiato questo dolore ed invece ora mi accorgo che
anche tu sai cosa significhi soffrire per un amore impossibile. Perché così è
il tuo amore per lui: impossibile.” La moglie del generale ritornò con la
memoria ai tempi della sua giovinezza, nella casa paterna, quando innamoratasi
di un giovane musicista di gran talento ma senza alcun titolo nobiliare, aveva
dovuto sposare l’uomo che la sua famiglia aveva scelto per lei, senza nemmeno
chiedere il suo parere. Con il passare del tempo il dolore di quella separazione
era diminuito, lasciando un senso di rimpianto e tristezza; in fondo a modo suo
era affezionata a suo marito, anche se con lui non aveva mai provato quella
travolgente passione. Ora sua figlia Oscar aveva commesso il suo medesimo
errore, quello di innamorarsi di un uomo che suo padre non le avrebbe mai
permesso di sposare, a causa delle differenze sociali, anche se era certa che in
una certa maniera il generale si fosse affezionato ad André. Madame conosceva
fin troppo bene il carattere testardo ed orgoglioso di Oscar, in quello così
simile al padre: e sapeva anche che, una volta compiuta una scelta, avrebbe
difeso le sue ragioni a qualsiasi costo. Quella situazione rischiava di
provocare una frattura insanabile e definitiva tra Oscar ed il padre, con
inevitabile dolore per entrambi. Ma questa volta lei era fermamente decisa a
schierarsi con Oscar, qualunque fosse stata la decisione che avrebbe preso una
volta ripresi i sensi, dandole tutto l’appoggio che nel passato, più per
convenienza che per paura, le aveva fatto mancare.
Tornò
ad osservare il paesaggio fuori dalla finestra: era ormai notte ed il giardino
era immerso nel silenzio, mentre solo poche luci illuminavano l’ingresso. Si
sistemò su di una poltrona più comoda, preparandosi a passare la notte. Il
sonno di Oscar era ancora agitato, non solo per la febbre, ma anche per quello
che il suo subconscio riportava a galla della memoria in uno stato di profonda
frustrazione. Madame, provata anch’essa dalle emozioni di quella giornata, non
tardò a addormentarsi.
Si
svegliò all’improvviso, come se avvertisse un pericolo imminente. Oscar la
fissava dal letto con un’espressione indecifrabile sul viso.
“Devo
essermi addormentata un momento…” Ancora un po’ confusa dal sonno, le fu
subito accanto: posò la mano sulla fronte e costatò con un certo sollievo che
la temperatura era calata a livelli quasi normali. “Ti senti meglio?”
Oscar
continuava a guardarla senza parlare, quasi non fosse cosciente della presenza
della madre. Poi, Oscar cercò il suo abbraccio, le lacrime che avevano preso a
scorrere lungo le sue guance. E mentre la madre la stringeva a sé, si rese
conto che quella era la prima volta che Oscar si lasciava andare così, anche
con lei… si chiese cosa avrebbe detto il generale… certamente avrebbe avuto
a che dire, ma a lei in quel momento non importava nulla delle opinioni di suo
marito, contava solo il bene di Oscar, oscar che si lasciava cullare nel caldo
rifugio dell’abbraccio materno, alla ricerca di quella serenità e tranquillità
che aveva provato da bambina, prima che il padre le imponesse l’educazione
maschile che aveva ricevuto.
“Vuoi
parlarmi di cosa ti è accaduto?”
La
voce di sua madre giunse ad interrompere quel momento magico, riportandola alla
dura realtà delle cose. Ed al suo dolore. Si sciolse a malincuore
dall’abbraccio, sistemandosi meglio contro i cuscini e d asciugandosi con un
brusco gesto della mano, così tipico della “solita” Oscar. Sua madre non si
era aspettato nulla di diverso: in fondo per Oscar, quei gesti erano qualcosa
del suo passato cui aggrapparsi, nell’effimera illusione che le cose potessero
restare sempre uguali. Ma stava già imparando a sue spese che non era così,
non poteva essere così: comunque questo poteva essere anche un segnale
positivo, il segnale che sua figlia non solo si stava riprendendo sul piano
fisico, ma che aveva anche tutta l’intenzione di reagire.
“Posso
avere un bicchiere d’acqua?”
Voleva
prendere ancora tempo per riordinare le idee, prima di raccontare a sua madre
quanto era successo. Nonostante negli ultimi anni fra le due donne non ci fosse
stata molta confidenza, Oscar percepì dal modo in cui la guardava, che la donna
aveva compreso, con quell’istinto tipicamente materno, il suo nuovo stato
d’animo.
Bevve,
traendo sollievo dall'acqua fresca. Poi, iniziò il suo racconto, un racconto
stringato ed essenziale senza troppi giri di parole, come era stata abituata a
fare in lunghi anni di servizio militare.
“E
questo è tutto ciò che ricordo.” Chiuse un attimo gli occhi.
“Sei
arrivata qui in condizioni davvero precarie, e il dottore per un attimo ha
temuto anche per la tua vita. Nanny mi ha riferito che due soldati del tuo
reggimento, Alain e Gerard mi pare, mentre stavano venendo qui, per consegnarti
un dispaccio del generale Bouillet, ti hanno trovata svenuta in riva al fiume e
ti hanno portata subito qui.”
“Questo
lo so, ho già parlato con loro prima del vostro arrivo. Non hanno fatto sapere
nulla di… delle ricerche?” Si informò Oscar.
“No,
ho mandato anche un gruppo di nostri servitori ad aiutarli, ma fino ad ora non
hanno fatto sapere nulla.”
Oscar
si coprì gli occhi con un braccio.
“E’
stata tutta colpa mia, tutta colpa mia…”
Madame
fu sorpresa.
“Perché
mai dovrebbe essere colpa tua?”
“Perché
ho insistito io con André per fare quella maledetta cavalcata, lui è venuto
solo per fare piacere a me, nonostante non si sentisse bene." Oscar aveva
bisogno di parlare. "Come sempre… In fondo, è una vita che lui fa ciò
che gli chiedo, senza chiedere e soprattutto avere nulla in cambio da parte
mia… Io sono un'egoista…”
“Ma
cosa dici Oscar… non è così… Tu hai solo….”
“NO!!!”
Oscar urlò. “Sono un’egoista, una stupida testarda irresponsabile egoista.
Mi sono sempre e solo preoccupata di me stessa e non mi sono mai domandata che
cosa facesse, come vivesse la sua vita privata, se fosse felice oppure no. Ho
sempre dato per scontata la sua presenza al mio fianco, senza chiedermi mai che
cosa provasse. Lui mi ha dedicato la sua intera vita, rischiandola mille volte
per me: e io cosa ho saputo dargli in cambio? Nulla, assolutamente nulla. Anzi,
l’unica volta in cui mi ha chiesto qualcosa, non ho saputo fare altro che
respingerlo e trattarlo peggio di un delinquente.” Oscar ansimava.
“Avevo
intuito che fosse successo qualcosa tra voi due…”
Oscar
rimase in silenzio. Aveva parlato troppo.
"Oscar,
parla…" Forse, raccontando, Oscar avrebbe potuto liberarsi almeno in
parte di quel peso che le opprimeva il cuore.
"Non
c’è molto da dire…"
"Lui…
lui è innamorato… di te?"
“Quando
decisi di lasciare la Guardia reale, gli dissi che non lo volevo più accanto a
me", Oscar parlava a voce bassa ma chiara, lo sguardo perso nel vuoto.
Ricordare era terribile. Era stata capace di fargli così tanto del male…
parlarne ancora rinnovava tutto il dolore… Ripensò alla reazione di lui…
"E… lui…" Lui che l'aveva baciata, che quasi aveva tentato di
usarle violenza… lui che le aveva detto di amarla… "Lui mi disse che…
mi…"
"Che
ti amava…" terminò la madre per lei.
Oscar
annuì.
Tornò
con la mente a quella sera. Le parole le risuonavano nella mente come in un'eco,
rivedeva le immagini… Lo aveva sentito fin da subito che lui non le avrebbe
mai potuto fare davvero del male, che quella sera era disperato, disperato e
solo… che forse avrebbe voluto solo il suo conforto e lei non aveva saputo
capirlo… era stata solo una reazione a quel suo atteggiamento così duro nei
suoi confronti a tutto il dolore che doveva aver provato… forse… forse se lo
era meritato… Poi, sul principio, non aveva capito, non aveva accettato che
lui volesse seguirla a tutti i costi, non volesse perderla…
"Poi…
lui si arruolò…"
"Non
voleva perderti", commentò sua madre.
"Non
ne fui contenta…" ma era un'altra la ragione, Oscar non poteva mentire a
se stessa. La sua rabbia era nata dal fatto che aveva compreso che senza di lui
si sentiva persa e non si sentiva pronta ad ammetterlo. "Io… io non
volevo legarmi a lui… non volevo ammettere di avere bisogno di qualcuno…”
“Tutti
abbiamo bisogno degli altri, prima o poi. E’ un'illusione credere di poter
vivere contando sempre e soltanto sulle nostre forze. Per una donna poi è più
difficile ancora, anche se tu hai sempre dimostrato di avere un carattere
forte.”
Oscar
ebbe un sorriso triste. Ripensò alle sue parole, quella sera… ‘Una rosa sarà
sempre una rosa, non potrà mai diventare un lillà.’ "Lui questo lo
aveva capito…"
“E
non credi che abbia avuto ragione?" M.me Jarjayes esitava. Non era facile
comunicare con la figlia. Aveva sempre il timore che quel filo sottile potesse
spezzarsi. Ma tanto valeva parlare, stavolta. "In fondo André ha saputo
leggere nel tuo cuore meglio di chiunque altro e sapeva che prima o poi tu
avresti ricambiato i suoi sentimenti. Sapeva benissimo che era solo una
questione di tempo. Era destino…”
“Già,
proprio un bel destino" commentò Oscar…. Proprio quando era riuscita
finalmente ad accettare il fatto che i suoi sentimenti verso di lui erano molto
più profondi di una semplice amicizia, proprio in quella terribile sera a St.
Antoine, le era stato chiaro che lo amava, che non poteva immaginare la sua vita
senza di lui. E’ proprio vero che si comprende il bene che si prova per un
persona quando si sta per perderla E così era stato anche per lei. E, ora,
forse… forse veniva punita per aver non aver voluto ammettere prima la realtà
delle cose, per non aver ricambiato il suo amore… Non era degna di tutto
l’amore di André, perché non aveva saputo comprenderlo ed accettarlo.
Un'altra donna avrebbe saputo capire quell'affetto, ne sarebbe stata onorata…
Altro che vivere come un uomo, si disse, senza appoggiarmi a nessuno: anche in
questo sono stata presuntuosa e testarda.
Eppure,
lui la amava ancora, appena il giorno prima glielo aveva confermato… E lei,
che aveva finalmente trovato il coraggio di confessargli i suoi sentimenti, lei
che si aspettava una reazione dura, un rifiuto meritato, si era sentita felice,
felice di essere nata donna.
"Se
solo potessi tornare indietro", aveva parlato a voce bassa. Se solo avesse
avuto un’altra possibilità di poterlo rendere felice, avrebbe saputo cosa
fare. E questa volta niente e nessuno avrebbe potuto separarli, nemmeno il
padre…
“Tu
potrai sempre contare sul mio appoggio. Qualunque cosa tu decida, io sarò al
tuo fianco per sostenerti.”
Oscar
sorrise a sua madre. “Vi ringrazio per questo. Non sapete quanto bene mi fanno
le vostre parole.”
“Ma
ora devi rimetterti in forze per quando tornerà.”
“Se
tornerà”, la corresse Oscar.
“Sono
sicura che da un momento all’altro ci porteranno notizie. Buone notizie. Non
devi lasciarti abbattere, devi lottare per lui. Non credi che André al tuo
posto avrebbe fatto altrettanto?"
“Beh,
in fondo lui è testardo quasi quanto e me", Oscar si lasciò sfuggire un
altro sorriso, "e sono certa che non si sarebbe rassegnato.”
“E
altrettanto faremo noi due. Manca ancora un po’ al sorgere del sole, quindi
mettiti giù e riposa tranquilla. Sono sicura che al tuo risveglio avrò buone
nuove da comunicarti finalmente.”
“Lo
spero madre, lo spero davvero." Aveva pregato tanto che lui si salvasse…
La
contessa lasciò che Oscar si sistemasse, poi la coprì amorevolmente.
Un
ricordo dolce e triste… "Come quando ero piccola”, disse Oscar.
Madame
Jarjayes le accarezzò il viso “ Tu sarai sempre la mia bambina.”
Continua...
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