Senza Ricordi
Parte II
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“Aspettate un attimo, possiamo metterci d’accordo!” Oscar era sempre bloccata da quell’energumeno, ma la sua presa si era impercettibilmente allentata. “Se lasciate andare lei, sono sicuro che potreste ottenere un profitto maggiore”. André cercava disperatamente una via d’uscita, ma era ben consapevole che le probabilità di uscire vivi da quella situazione, erano ridotte al minimo. Maledizione!
L’uomo che lo aveva legato gli si avvicinò minaccioso. “Smettila di rompere amico, o ti metto a tacere io.”
“Lascialo stare Pierre: ho io un’idea migliore. Adesso noi ce ne andiamo in un bel posticino tranquillo e portiamo la bella signora bionda con noi.”
“No. Non vengo con voi da nessuna parte.” Oscar alzò la testa in segno di sfida, e fissò il suo sguardo in quello del suo assalitore.
Ma questi non era per nulla impressionato dal rifiuto di lei. Anzi. In fondo preferiva le donne con un po’ di carattere: davano più sapore alla conquista. Lucien alzò la pistola che teneva ancora nella mano desta e con la massima naturalezza esplose un colpo che passò vicino alla testa di André, sfiorandola, andando a conficcarsi nel tronco dell’albero cui era legato. “Se hai intenzione di crearmi problemi, la prossima volta mirerò alla testa del tuo amico. Ma tu non vuoi che gli accada nulla di male vero dolcezza?” Lucien avvicinò il viso a quello di Oscar quasi a sfiorarle le labbra. André sentì il sangue ribollirgli nelle vene: se quel maiale osava toccarla ancora… Lucien sembrava divertito da tutta quella situazione. “Forzi, Pierre, va' a prendere i cavalli di questi due, ci serviranno per portare via madamigella.”
L’uomo chiamato Pierre si preparò ad eseguire l’ordine del suo capo, quando André, che era riuscito finalmente a liberare le mani dalle corde, si alzò con uno scatto repentino e si avventò sull’uomo che teneva Oscar. Quest’ultima, sorpresa dalla reazione di André, non fece in tempo a realizzare l’accaduto che già si trovava a rotolare a terra, assieme ai due uomini. Lucien aveva lasciato la presa su Oscar ed anche la pistola gli era caduta di mano: ora era avvinghiato ad André nel tentativo di metterlo fuori combattimento. La lotta sul piano fisico era certamente impari, poiché la corporatura dell’uomo sovrastava quella di André, ma quest’ultimo aveva dalla sua la forza della disperazione e l’assoluta necessità di permettere ad Oscar di scappare.
“Vattene Oscar fuggi via!!!”
Lentamente ma inesorabilmente stava avendo la peggio, le forze lo stavano abbandonando poiché la presa di Lucien sul suo collo gli stava facendo perdere conoscenza. Ma Oscar non aveva nessuna intenzione di abbandonarlo nelle mani di quell’energumeno. Con il sangue freddo che l’aveva sempre distinta nelle situazioni difficili, con in più il bisogno impellente di salvare l’uomo che amava, Oscar reagì in fretta. Impugnò la pistola che era caduta all’uomo: era scarica ma sarebbe servita ugualmente. Si avvicinò ai due che ancora lottavano sull’erba, si erano avvicinati pericolosamente alla riva del fiume. Ancora pochi metri e vi sarebbero finiti dentro. Poi con tutta la forza che aveva calò il calcio della pistola sulla nuca di Lucien: l’azione ebbe l’effetto sperato, facendo perdere conoscenza all’uomo. André era rimasto a terra, con il fiato corto e senza energia; Oscar fu subito accanto a lui, ansiosa di accertare le sue reali condizioni.
“André stai bene? Ti ha…”
Ebbe il tempo di per finire la frase perché egli, presala per un braccio, la tirò con forza a sé, sbilanciandola e facendola cadere sul prato accanto a lui.
“Ma cosa?…”
Proprio mentre si stava chiedendo cosa gli fosse preso, il perché di un tale gesto, vide con la coda dell’occhio una lama di spada sfiorarle i capelli conficcandosi nel terreno a pochi centimetri dal viso di André. A quanto pareva, il complice di Lucien aveva tutta l’intenzione di vendicare il suo capo.
“Maledetti! Adesso dovrete vedervela con me!”
Ma André non aveva alcuna intenzione di permettere a quell’individuo di mettere in pratica le sue minacce.
“Oscar, togliti di qui. Ti ho già detto di andartene di qui, vattene!”
Si era rimesso in piedi, anche se a fatica, e si frapponeva tra lei e Pierre, che nel frattempo aveva ripreso la sua spada, con tutta l’intenzione di usarla contro André che aveva solo un pugnale preso dalla cintola dell’uomo a terra. Ma nessuno avrebbe potuto smuovere Oscar, non prima almeno della fine del duello: teneva gli occhi fissi su di lui, quasi che il suo sguardo avesse il potere di infondergli nuova energia. Incredibilmente, benché le desse le spalle, André sentì lo sguardo di Oscar su di lui e comprese tutta la fiducia che aveva in lui. E André sarebbe morto piuttosto che tradirla: piantò i piedi ancor più saldamente nel terreno preparandosi al confronto. Non sarebbe stato un combattimento alla pari, poiché anche se il suo avversario gli era certamente inferiore per struttura fisica ed esperienza, certo gli era superiore in vigore fisico ed agilità di movimenti. Come ne ebbe misurato le capacità, André si rese conto che non sarebbe potuto durare a lungo in quello scontro, e con lo sguardo fisso su di lui, avanzò per sferrare un attacco definitivo. L’uomo, anche se disponeva di un allungo maggiore in virtù della sua arma, in un primo momento fu sorpreso da una tale risoluzione da parte del suo avversario, visibilmente provato. André cercò di farlo indietreggiare di qualche passo verso la riva del corso d’acqua, con tutta l’intenzione di farcelo cadere dentro: ma nonostante i suoi attacchi fossero decisi, il giovane riusciva a parare con la sua spada ovunque André cercasse di colpirlo, deviando i colpi.
Oscar seguiva il combattimento con occhi spalancati, in preda ad un’angoscia indescrivibile, conscia che per il suo uomo le cose non si mettevano bene e combattuta dal desiderio di intervenire in sua difesa: ma sapeva con assoluta certezza che André non avrebbe mai perdonato un suo intervento, anche a costo di rimanere ferito o peggio. Pierre era uno spadaccino migliore del previsto, ed ora era André ad essere messo alle strette, verso la riva del fiume: ancora poco e vi sarebbe finito dentro.
“Vi faccio vedere io, maledetti nobili! Avete finito di dettare legge alla povera gente!”
“Pensa piuttosto a difenderti amico!” E André si produsse in un ultimo, disperato tentativo di assalto, per cercare di disarmare il suo avversario.
Ma la sorte aveva già deciso chi avrebbe avuto il sopravvento: allo stremo delle proprie forze, con la vista ormai annebbiata, André andava incontro all’irreparabile. Oscar se ne rendeva perfettamente conto ma il suo avvertimento giunse troppo tardi. Compre il punto debole del suo avversario (la vista) Pierre si scansò agilmente di lato evitando il colpo di André: ed affondò il propria arma.
Per un istante il tempo sembrò congelarsi in quell’attimo: Oscar osservava la scena come pietrificata, le gambe che si rifiutavano di muoversi.
“NOOO!” Un urlo straziante le uscì dal profondo del cuore.
André lasciò cadere l’arma che aveva in mano e si portò le mani al fianco sinistro, sul viso un’espressione di stupore: una larga macchia rossa andava allargandosi sulla camicia. Guardò il sangue che gli scorreva dalle dita, mentre la consapevolezza di quanto gli stava accandendo si stava facendo strada nelle sua mente; alzò lo sguardo verso Oscar e lesse nel suoi occhi la paura.
“Oscar io…”
Non poté finire la frase che Pierre lo cinse alla gola con un braccio da dietro.
“Adesso come la mettiamo?” Il suo tono era trionfale, certo ormai di avere la situazione sotto il suo completo controllo.
“Lascialo andare maledetto!” Oscar aveva ripreso il suo proverbiale sangue freddo e si lanciò in aiuto di André.
“Non fare un altro passo avanti o il tuo amico lo finisco subito!” E per dare più peso alle sue parole mise la lama delle spada alla gola di André.
Era una situazione di stallo, Oscar non sapeva come uscirne, André era allo stremo. La sua ferita era molto grave e non avrebbe potuto resistere a lungo in quelle condizioni, senza l’aiuto di un dottore. Oscar lasciò cadere la pistola, ed alzò le mani in segno di resa: se cedere alle richieste di quell’individuo era l’unico modo di salvare André beh… lo avrebbe fatto costasse quello che costasse.
“Bene vedo che sei diventata più ragionevole.”
André comprese le intenzioni di Oscar ed il sacrificio che avrebbe compiuto per lui, ma non poteva permetterlo: quindi, gli restava una sola cosa da fare, anche se terribile. E per amore di Oscar l’avrebbe fatta. Sul suo viso si aprì un sorriso dolcissimo, quel sorriso che Oscar conosceva così bene.
“Ti amo Oscar… e ti amerò per sempre.” Quasi un sussurro a fior di labbra ma le parole giunsero nitide al cuore di Oscar. Poi, raccolte le ultime forze, disse con tono risoluto: “Tu adesso vieni all’inferno con me!!”
Detto ciò afferrò con entrambe le mani il polso con cui Pierre reggeva la spada, approfittando di un suo attimo di distrazione e lo torse verso di sé. Poi, con tutto il coraggio che aveva, affondò il colpo. La spada prima trapassò l’altro fianco di André, che nonostante il tremendo dolore tenne salda la presa, per poi colpire in pieno stomaco il suo aggressore. Pierre, colto alla sprovvista da un tale inaspettato gesto, sgranò gli occhi , cercando di parlare, ma dalla sua bocca ormai usciva solo un filo di sangue: realizzò immediatamente che per lui era la fine. Vacillò in avanti, cercando disperatamente di aggrapparsi al André: ma anche questi ormai non aveva più forze, così entrambi rotolarono a terra. Oscar non riusciva a mettere a fuoco la situazione, la vista annebbiata dalle lacrime che avevano preso a scenderle lungo le guance: si sentiva come frastornata, e nonostante si sforzasse di reagire, non le riusciva di compiere alcun gesto. Intanto André e Pierre, l’uno avvinghiato all’altro stavano inesorabilmente rotolando verso la sponda del fiume in cui caddero entrambi con un tonfo sordo. Quel rumore ebbe il potere di ridestare Oscar dal suo torpore e farle finalmente comprendere ciò che stava succedendo: si precipitò verso la riva.
“ANDRÉ!!!!’”
Vide il corpo di Pierre, ormai senza vita, trascinato lontano dalla corrente, ma nessuna traccia di André. Senza esitare si tuffò nelle acque scure del fiume alla ricerca disperata di André; l’acqua, nonostante la piena estate, era fredda e torbida, tanto da impedire una buona visione oltre due o tre metri. Ogni secondo che restava immersa in quell’acqua le sembrava un’eternità ed il bisogno di ossigeno, per i suoi polmoni già compromessi dalla tisi, si faceva sempre più impellente tanto da costringerla a riemergere per riprendere fiato. Appena riemersa in superficie, volse lo sguardo tutto attorno, nell’inutile speranza di poter vedere André da qualche parte, ma la superficie del fiume era increspata solo da una leggere brezza, e sulla riva non v’era nessuna traccia di lui. Anzi, la corrente stava ormai trascinando anche lei lontano dal punto in cui si era immersa.
“Maledizione”, pensò. “Se non riesco a trovarlo in fretta…” Non finì la frase, perché le conseguenze di quello che stava pensando erano per lei inimmaginabili, impossibili anche solo da pensare.
I vestiti le si erano appiccicati addosso, così pure i lunghi capelli che le ricadevano sugli occhi, inoltre il suo fisico malato non era più abituato a sopportare quel freddo umido e lo sforzo fisico le lasciava i muscoli doloranti, in uno stato di sfinimento quasi totale.
“Non posso arrendermi, NON DEVO arrendermi!” urlò a se stessa.
Ostinatamente prese a nuotare verso il punto in cui André ed il suo aggressore erano finiti in acqua e si immerse nuovamente. Il fondo limaccioso e torbido del fiume le veniva incontro minaccioso: si aggirava disperata e frenetica alla ricerca anche di un solo indizio che la portasse ad André, nella speranza di poter scorgere da un momento all’altro la sua sagoma. Ma più il tempo passava, più si rendeva conto che le possibilità di trovare André ancora vivo andavano scemando.
Arrivò persino a pregare Dio, quel Dio che ormai da troppo aveva dimenticato: “Ti prego, Dio mio, non ti ho mai chiesto nulla prima d’ora, ma, ti prego, non portarmelo via, non portarmelo via proprio adesso!”
Ma forse Dio era troppo lontano, forse troppo occupato e non ascoltò il grido di dolore di Oscar. (*) Riemerse nuovamente, ormai senza più forze e consapevole in cuor suo che oramai non c’era più nulla da fare: come un automa, quasi senza accorgersene, guadagnò lentamente la riva e, con un ultimo sforzo, si issò sulla sponda. Ansimava per lo sforzo, cercando di riprendere le forze per poter tornare verso casa e chiedere aiuto: ma questa volta aveva preteso troppo dal suo fisico, e, appena si fu messa faticosamente in piedi, vide improvvisamente il paesaggio attorno a lei girare vorticosamente, e la vista oscurarsi. Ancor prima di realizzare quanto le stava succedendo, cadde a terra, svenuta.
Quando Oscar riprese conoscenza, la nozione del tempo era perduta. Sentì
sotto le dita le lenzuola di seta, e con sorpresa si rese conto di trovarsi nel
suo letto. Poteva essere trascorso un mese, un giorno, un’ora. Fuori era ormai
buio ed alla luce fioca delle candele in un primo momento stentò a riconoscere
la persona che sedeva ai bordi del letto: Nanny. Dietro di lei, il viso
accigliato, stava Alain. Questi strinse nervosamente le mani dietro la schiena:
in quel letto Oscar sembrava piccola e fragile, l’ombra del risoluto
comandante delle Guardie. Qualcuno, probabilmente Nanny, le aveva tolto gli
abiti di ora indossava una lunga camicia da notte di cotone color crema. La
testa le doleva, e non riusciva ad articolare in sequenza logica i suoi
pensieri, quasi che la mente avesse deciso un completo black-out. Ma la tremenda
realtà non mancò molto a farsi largo tra i suoi ricordi anche se ancora
confusi, e si abbatté su di lei come un’ondata di marea che travolge la
spiaggia tranquilla. Fu come se tutto il suo corpo fosse percorso da una
corrente ad alta tensione.
“ANDRÉ!”
“Ti prego, Oscar, devi stare calma e riposare; hai la febbre molto
alta, il dottore si è raccomandato”, Nanny, con delicatezza, cercava di
metterla a riposo sotto le coperte.
Il dottore? Perché il dottore? Lei stava bene, possibile che loro non
capissero? Doveva andare a cercare André: forse era riuscito a trarsi in salvo
sulla riva anche lui, in qualche altro punto del fiume più a valle ma era
ferito ed aveva bisogno di lei.
“Io devo cercare André, il mio André… il mio André…” Si alzò,
ma le gambe non la reggevano. "Lo devo trovare…" Cadde a terra,
senza più forze.
Alain ebbe una leggera smorfia di disappunto, mentre la sollevava.
“Comandante Oscar, quando vi ho trovata svenuta sulla riva del fiume,
non c’era nessuna traccia di André, c’era solo il cadavere di un uomo. Ho
pensato che vi foste battuta da sola con lui riuscendo ad avere la meglio, così
io ed il soldato Lassalle vi abbiamo riportato a Palazzo. Non ho pensato che
poteva esserci anche André.” Alain prese una sedia lì vicino. “Mi dispiace
ma abbiamo trovato solo il vostro cavallo nelle vicinanze…” Si diede dello
stupido per non aver cercato meglio nella radura tracce della presenza di
un’altra persona, il suo primo pensiero era stato per lei. Ma quello di Oscar
era stato per André: lui l’aveva sempre saputo e in fondo era più giusto così.
“Potete dirci cosa vi è capitato?”
Oscar ebbe un gesto di sconforto. “Noi… cioè André ed io stavamo
riposando dopo una cavalcata", pallidissima, faceva fatica anche a parlare,
"quando siamo stati aggredita da due uomini, due banditi.”
“Due?” Chiese Alain con un certo interesse.
“Sì oltre all’uomo che avete trovato e che ho ucciso io, c’era un
altro bandito che si è battuto con André… poi loro due sono finiti nel fiume
ed io… io ho cercato…”
Non riusciva a finire il racconto, la disperazione le serrava la gola.
“Adesso basta!” La voce di Nanny era risoluta. “Oscar, devi
riposare!”
Ma anche il suo viso era stravolto dal dolore perché aveva già intuito
che qualcosa di tragico doveva essere accaduto a suo nipote. Sapeva
perfettamente che André si sarebbe fatto certamente ammazzare, piuttosto che
lasciare Oscar in pericolo.
“No, io devo continuare a cercare, lui ha… lui ha bisogno del mio
aiuto ed io devo andare a cercarlo!!!” Continuava a ripete ossessivamente,
mentre bruciava di febbre: non poteva nemmeno concepire l’idea che un destino
crudele le avesse portato via l’ unica persona che aveva veramente amato con
tutta se stessa, proprio quando sembrava che per loro potesse esserci un poco di
felicità. Dio! Oscar strinse i pugni cercando di frenare le lacrime. Nanny
l’abbracciò. Anche lei divideva il dolore che provava Oscar, come se
una parte del suo cuore le fosse stato strappato dal petto.
Oscar si sciolse dall’abbraccio della nonna e si volse verso Alain.
“Alain, ti prego, vai tu a cercarlo al posto mio. Ti prego”
La richiesta di Oscar era talmente disperata che non poté fare a meno
di sentirsi lui stesso addolorato: per Oscar, per André, il suo migliore amico.
Ma anche per se stesso, per quell’assurda speranza che un giorno forse
Oscar… si accorse che le mani gli tremavano leggermente.
“Farò come avete chiesto, comandante. E vi prometto che io ed il
soldato Lassalle non torneremo finché non avremo trovato André.”
Si rendeva perfettamente conto che difficilmente avrebbe potuto
mantenere quella promessa, ma, in quel momento, gli sembrò l’unica cosa
giusta da dire per calmare un po' Oscar.
Uscì in fretta dalla stanza, mentre Oscar rimase ad osservare la porta
che si chiudeva alle spalle di Alain e si rese conto d’un tratto che non aveva
domandato ad Alain per quale motivo si era trovato a passare da quelle parti.
“Nanny, tu sai la ragione della venuta di Alain a palazzo Jarjayes?”
La donna, che stava preparando una bevanda da far prendere ad Oscar, si
voltò. “Credo dovesse portarti qualche messaggio di tuo padre…”
“Un messaggio di mio padre?” Oscar ricordava che il padre era
partito la settimana prima per un giro d’ispezione al suo reggimento a nord.
“Sì, pare che il generale avesse fatto recapitare una lettere per te
da un soldato del suo reggimento, e questo l’ha portato direttamente alla
caserma dei soldati delle guardia.” Porse a Oscar una tazza con una tisana
fumante “Prendi questa ti aiuterà a rilassarti un po’.”
Oscar scosse la testa con forza. “Come posso essere calma?
Continua...
Per commenti, critiche e consigli mail to: plutotognoni@libero.it
(*) Scusate questa licenza, tratta da una della
canzoni che preferisco di F. De André (Il testamento di Tito; dall’album La
buona Novella)