Vicini
parte II
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Oscar
pensava la stessa cosa mentre si allontanava: a lei non importava, non erano
affari suoi. Lui non poteva certo continuare a pensare a lei in eterno. A lei
che lo aveva rifiutato. Era normale che si innamorasse di un’altra. E comunque
a lei non importava.
Anche
se a lei non importava, il giorno dopo ci stava ancora pensando. Lei Diane
l’aveva vista una volta: era molto bella e sembrava dolcissima. Come biasimare
André? Sembrava la ragazza dei sogni di qualunque uomo. A differenza di lei che
invece era fredda, orgogliosa e scostante. C’era da stupirsi che André si
fosse innamorato di lei, piuttosto! A lei non importava ma c’era un pensiero
che non riusciva a scacciare: come si era consolato in fretta!
Qualche
giorno dopo erano a Parigi, nella zona del mercato. Avevano avuto la
segnalazione che i ribelli nascondevano armi in una cantina nei paraggi ed erano
in perlustrazione.
Oscar
perse di vista André. Si voltò e lo vide parlare con una ragazza che riconobbe
subito per Diane.
Anche in servizio,
pensò dapprima irritata. Poi pensò che se Alain li vedeva avrebbe fatto una
scenata e così lo chiamò per portarselo altrove. Ma era troppo tardi, li aveva
già visti.
“Che
fate, gli reggete il moccolo, adesso?” la canzonò lui mentre si avviava di
corsa verso di loro.
Oscar
lo seguì anche se non avrebbe saputo dire perché.
“Non
riuscite a stare lontani, voi due?” li apostrofò Alain.
“Ci
siamo incontrati per caso“, rispose André.
Diane
si intromise: “E’ colpa mia. Sono io che l’ho chiamato. Mi dispiace, vado
via subito.” Quelle parole erano rivolte ad Oscar. La sua presenza la metteva
a disagio e il modo in cui la guardava ancora di più.
“Oh,
ma non credo che a lui dispiaccia”, fece Alain sarcastico.
“Andiamo,
abbiamo da fare” disse Oscar.
“E
perché”, fece Alain, ”non è una bella occasione per chiarire tante cose
ora che ci siamo tutti? Allora André, non hai niente da dirmi, sono suo
fratello, no?”
Diane
era un'anima in pena: “Alain basta, lui è stato solo molto gentile con
me...”
Era
l’unica a non capire che quella dichiarazione peggiorava di molto le cose.
“Smettila,
Alain, ti ho già detto... ” André si stava alterando ma Alain era molto più
adirato di lui.
“Lo
so quello che mi hai detto. Che non c’è niente fra voi! E allora perché
tanti misteri? Lo so che continui a frequentarla nonostante quello che ti avevo
detto. Vuoi sapere quello che penso io? Che la stai ingannando, hai deciso di
consolarti con lei approfittando della sua innocenza! Ma ti giuro che se l’hai
toccata, ti costringo a sposarla e non me ne frega niente del tuo grande
amore!”
Un
pesante silenzio cadde fra loro e Alain e Oscar videro gli occhi di Diane
spalancarsi per lo stupore e la delusione.
Le
grida dei loro compagni li richiamarono alla realtà. Li avvertivano che avevano
scovato due ribelli e questi stavano scappando dalla loro parte.
Oscar
salì in fretta a cavallo e li seguì e André fece lo stesso. Alain non
riusciva a lasciare la sorella. Nella rabbia aveva detto quel che non doveva e
avrebbe voluto consolarla in qualche modo.
Ma
prima che potesse parlare sentirono una forte esplosione. I ribelli per
proteggersi la fuga avevano lanciato una bomba contro i loro inseguitori.
Spaventatissimi
Alain e Diane corsero verso il luogo dell’esplosione.
E
li videro. Oscar e André. Sani e salvi. Svenuti. Abbracciati.
Era
chiaro quello che era successo. Lui doveva averla afferrata prima
dell’esplosione e ora la copriva col suo corpo.
Videro
lei svegliarsi, aprire gli occhi e rimanere immobile. Poi videro lui che si
alzava sulle braccia e rimaneva a guardarla. Per un istante che sembrò eterno
videro i loro occhi parlarsi. Si raccontavano di una notte che era il più
grande dei rimorsi per lui e il più grande dei rimpianti per lei.
Ma
fu solo un attimo. Con uno sguardo che lo implorava di non lasciarla, lei lo
vide alzarsi bruscamente.
Non
ci fu bisogno di spiegare a Diane chi fosse l’amore di André.
“Mi
dispiace”, disse Alain. “Non avrei voluto dire quelle cose”.
“Non
importa”, rispose Diane. “è
giusto così. Mi porti a casa?”
Li
lasciarono che guardavano il fiume, seduti vicini, col ricordo di quella notte
che li tormentava.
Lei
aveva letto dolore nei suoi occhi e aveva capito. Quella notte lei l’aveva
ferito almeno quanto lui aveva ferito lei. Col suo rifiuto, con la sua paura. Ma
non era lui che aveva rifiutato ma se stessa. Non poteva ancora accettare di
essere una donna, di avere un cuore che soffriva, di avere bisogno di dare e
ricevere amore. Lei era costretta a una mezza vita e André, per starle vicino,
aveva vissuto allo stesso modo. Ma non era giusto. Avrebbe dovuto farsi una vita
normale, con una donna, una famiglia, dei figli. Lei gli aveva solo rovinato la
vita.
Il
giorno dopo Alain, appena la incrociò nel corridoio, non perse l’occasione di
chiedere ”A voi non importa?”
“Cosa?”
fece lei anche se aveva capito.
“Di
loro, non vi importa?” E c’era della viva curiosità nel suo tono.
“No,
lui è libero di fare quello che vuole.”
Quella
donna era priva di sentimenti, pensò Alain.
“Se
si sposano, a voi va bene?” insisté.
“Penso
che sarebbe una buona cosa”, disse lei. Alain fu colpito dalla tristezza della
sua voce.
“Una
buona cosa per chi? Per voi che volete togliervelo di torno? O per lui che non
sarebbe più così solo? A Diane non pensate? Che vita farebbe con uno che ama
un’altra donna?” Quella risposta lo aveva irritato moltissimo.
“Dici
così solo perché non lo conosci”, fece lei con calore. “Se André si
sposasse renderebbe felice sua moglie. Le sarebbe fedele e le dedicherebbe tutto
se stesso. Per André non esistono doveri a metà. Può rendere felice qualunque
donna!” Aveva esagerato, cercò di cambiare discorso. ”Ma come fai a pensare
che non ami Diane? Lei è talmente meravigliosa.”
Alain
era stupito. Quello che aveva detto non coincideva con l’idea che si era fatto
di lui, di lei, di loro, della situazione.
Ma
ebbe subito modo di approfondire l’inchiesta: André stava arrivando. Appena
fu vicino gli disse: “Ehi André! Dice che puoi sposare Diane. Per lei va
bene!”
Oscar
l’avrebbe ucciso senza nessuna pietà, in quel momento. Sapeva quello che André
stava pensando: che a lei non importava nulla di lui. E invece era il contrario.
Era perché gli voleva bene che avrebbe voluto la sua felicità. Ma come
spiegarglielo?
André
infatti non sembrò molto stupito delle parole di Alain. Interruppe quel penoso
silenzio dicendo, con un sorriso tristissimo, “E’ troppo tardi” e poi se
ne andò.
Troppo
tardi per cosa? Per smettere di amare lei, per ricominciare, per avere una vita
normale?
Lei
non lo sapeva. Ma quel sorriso tristissimo le era arrivato fin dentro le
viscere. Le vennero desideri impensati: avrebbe voluto stringerlo a sé,
accarezzargli i capelli, coprirlo di baci. Non si era mai sentita così ed era
sconvolta.
Alain
la guardava e i suoi dubbi aumentavano. Forse quella donna ce l’aveva un
cuore, ma era possibile vederlo solo riflesso negli occhi di lui. Forse
l’unico modo che aveva di amarlo era allontanarlo da sé.
Ma
lei in realtà non voleva più che lui sposasse qualcun’altra, perché lo
amava e aveva bisogno del suo amore come dell’aria. Solo che se ne era accorta
troppo tardi. L’aveva perso ormai. E poteva rimproverare solo se stessa. Se ne
andò nel suo ufficio e pianse tutte le sue lacrime.
Qualche
giorno dopo Oscar tornava a cavallo da una perlustrazione in città, ma
avvicinatasi alla caserma incontrò Diane che ne usciva. Lei le fece un inchino
e Oscar gentilmente le chiese “Avete incontrato vostro fratello?”, ma si
sentiva rimordere la coscienza come se avesse detto una bugia perché, appena
l’aveva vista, aveva pensato che, forse, era per vedere André che era venuta.
E
quando lei rispose “No, veramente no...”, a lei sembrò una conferma e fu
assalita da una sensazione molto simile alla gelosia.
Ma
Diane, inaspettatamente, continuò: “Veramente volevo parlare con voi... ”.
Oscar fu sorpresa più che altro dal suo tono.
“Certo,
sono a vostra disposizione” disse scendendo da cavallo.
“Volete
che andiamo nel mio ufficio?”
“No,
è meglio qui”, disse Diane che non voleva correre il rischio di essere veduta
da Alain.
“Vi
ascolto.”
“Ecco
io volevo parlarvi di André, volevo spiegarvi tutto...” pronunciò le parole
tutte d’un fiato per paura che le mancasse il coraggio.
Oscar
sgranò gli occhi per la sorpresa. “No, ci deve essere un equivoco. Vi
assicuro che non è necessaria alcuna spiegazione.”
Ma
Diane la interruppe: ”Vi prego, voi dovete lasciarmi spiegare. Non voglio che
abbia problemi a causa mia...”
“Vi
assicuro che non c’è nessun problema”, rispose Oscar riuscendo a stento a
nascondere la sua agitazione. “Voglio dire che lui è libero... può fare quel
che vuole e io non ho nessun diritto…” Si stava impappinando… “Voi
dovete aver frainteso”, tagliò corto.
“Io ho capito benissimo, invece” quasi gridò Diane davanti a quel cumulo di bugie. “è talmente evidente! Non capisco perché vi ostiniate a negarlo... ho visto come l’avete guardato quel giorno quando ci fu l’esplosione, e ho visto come guardate me!”
Continua...
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