Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------

Crea

Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 
 
Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------

Crea

Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 
 
Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------

Crea

Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 
 
Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------

Crea

Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 
 
Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------

Crea

Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 

Christine

Parte XXIV

Warning!!!

 

The author is aware and has agreed to this fanfic being posted on this site. So, before downloading this file, remember public use or posting it on other's sites is not allowed, least of all without permission! Just think of the hard work authors and webmasters do, and, please, for common courtesy and respect towards them, remember not to steal from them.

L'autore è consapevole ed ha acconsentito a che la propria fanfic fosse pubblicata su questo sito. Dunque, prima di scaricare questi file, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli su di un altro sito, tanto più senza permesso! Pensate al lavoro che gli autori ed i webmaster fanno e, quindi, per cortesia e rispetto verso di loro, non rubate.

 

Copyright:
The Copyright of Lady Oscar/Rose of Versailles belongs to R. Ikeda - Tms-k. All Rights Reserved Worldwide.
The Copyright to the fanfics, fanarts, essays, pictures and all original works belongs, in its entirety to each respective ff-fa author, as identified in each individual work. All Rights Reserved Worldwide.


Policy:
Any and all authors on this website have agreed to post their files on Little Corner and have granted their permission to the webmaster to edit such works as required by Little Corner's rules and policies. The author's express permission is in each case requested for use of any content, situations, characters, quotes, entire works/stories and files belonging to such author. We do not use files downloaded or copied from another website, as we respect the work and intellectual property of other webmasters and authors. Before using ANY of the content on this website, we require in all cases that you request prior written permission from us. If and when we have granted permission, you may add a link to our homepage or any other page as requested.
Additionally, solely upon prior written permission from us, you are also required to add a link to our disclaimers and another link to our email address.

The rules of copyright also apply and are enforced for the use of printed material containing works belonging to our authors, such as fanfics, fanarts, doujinshi or fanart calendars.

 

Nota: L'idea l'ho avuta a Macerata, un pomeriggio del maggio 2000, mentre, camminando lungo le mura, andavo a fare spesa. Ho immaginato subito la I scena. Poi, subito di seguito, una successiva. Un pomeriggio, a luglio, ho cominciato a trascriverle e a lavorarci, come è mio solito, per intervalla insaniae.

Sebbene delle mie storie sia stata sempre la più piana, quella di cui avevo in mente lo svolgimento da subito, una svolta, maturata durante l’autunno del 2005, mi ha portato a cambiare un po’ il plot, rendendolo più disturbing. Tra l’altro, dato che BK, che mi richiedeva più energie, evolveva verso la fine, ho potuto tornare a lavorare su questo racconto, di cui, negli anni, avevo messo insieme parecchi appunti.

Questa nuova versione della prima parte contiene solo aggiustamenti cronologici in vista del seguito.

Il copyright dei personaggi appartiene a R. Ikeda – TMS-K.

Il copyright dei personaggi di Christine e Daniel, così come la loro rappresentazione, appartiene all’autrice. Le rappresentazioni di essi si trovano nelle immagini della vecchia versione del I episodio.

 

Sono tornati ancora. “Non glielo lascerò fare”, pensava. “Non gli faranno altro male.”

Sono notti insonni di rabbia, più che di angoscia, per l’ingiustizia e l’assurdità della situazione. André rimugina, lo sguardo perso, e tace. Sembra distante quando lei gli si avvicina, e gli prende la mano. Poi, si lascia andare. “Non ha senso”. Laconico.

“Cosa facciamo?”

Sorpreso per il plurale, gli si illumina lo sguardo. “Niente. Si muovano loro, poi valuteremo”.

Fosse così semplice. Di fronte al silenzio, che comunque grava come una cappa su tutti loro, indistintamente, i nonni insistono con una diffida.

Oscar, che vive sdoppiata, pensando a quello che va fatto e a quello che sarebbe se lo scelus si realizzasse e Daniel sparisse dalle loro vite – improponibile, lo sa con chiarezza –, decide di reagire.

L’ha osservato, André, rientrando, nel modo diverso in cui andava incontro a Daniel, in cui lo guardava, come fosse più suo – sa che è assurdo dirlo –, e anche lei si rende conto che, sebbene mandar via l’ingombro le semplificherebbe la vita, non è la soluzione.

Ciò che a loro sembra normale, ovvio, va supportato, una tutela va costruita, non si tratterà di esternazioni, si deve trattare di passi protetti, univoci, certi, non revocabili e non attaccabili.

Oscar si attiva. Non sa se lo faccia per proteggere André. Anche se non ha tempo per pensare che André comporta necessariamente quel bambino. Che lei vuole lui, ma non il resto. Il resto non è pronta ad affrontarlo. E non in blocco.

Il sesso, l’amore, ritrovarlo, va bene. Ma casa sua è il suo nido, la sua tana, e non si sente in grado di accettare che sia invasa. Che sia sconvolto, dopo tutto quello che ha sofferto, quel piccolo rifugio che si è costruita.

Non è un muro, non è un divieto.

È che ha capito di aver bisogno di tempo per se stessa. Dopo tutta una vita a fare quello che doveva e che richiedevano da lei, rubando spazi per sé come fosse un delitto, ora sta imparando a cambiare. Il lavoro è lavoro, il resto è lei. Anche nel lavoro, com’è fatta conta, certo, e conferisce un’impronta sua, particolare, e, per quanto i suoi uomini siano rigidi e distanti, chi vuol capire com’è davvero lei, lo sa. Perché la sua umanità, a volte, salta fuori, e non è questione di maschio o femmina. Ma, chiusa la porta di casa sua, un gesto che le costa una fatica immane, a lasciare fuori André, lei che, nell’amore, è generosa, quasi scoperta, lei che quelle stanze le aveva immaginate proprio con lui, si rende conto che lì un bambino non lo vuole. Sconvolgerebbe tutto. Lì, dove ha pace e non è invasa, sarebbe un continuo rumore, e, ad avere aiuti, accorrere di balie e poi il resto. André e lei sarebbero due inesistenze, dovrebbero fare spazio. Lei non crede di volerlo. Non al momento.

 

Per fortuna, la magione avita offre riparo e funge, all’uopo. Fornisce anche adeguata copertura di facciata, col generale e la bella consorte, la nanny energica e il personale a contorno. Daniel rivendicato dai nonni materni? Forse sarebbe la soluzione. Metterlo da parte, dimenticarlo. Una visita ogni tanto. E poi? Lui, lasciato a se stesso, e André? Sarebbe una soluzione impossibile. Ha in mente qualcos’altro, e agisce, mentre André incassa in silenzio, forse perché è tutto troppo assurdo, o perché sente che è impossibile. O perché sa che può contare su di lei.

“Dobbiamo difenderci”, spiega. “Non possiamo continuare a trincerarci dietro l’assurdità della richiesta”. Serra le redini, lo guarda. “Mi ascolti?”

Un sorriso lontano, un po’ triste gli stira le labbra. “Cos’hai in mente?”

 

Non è difficile, per Oscar, buttare giù una linea difensiva, anche di concerto con l’amica Rosalie. È, in fondo, come un piano di battaglia. Di giorno, quando vanno al lavoro, ne discute con André, sente il suo parere. Di notte, quando dorme a palazzo, no, ha paura che Daniel capisca. Ricorda tante cose di quando era bambina, e pensa che Daniel si renda conto di quello che accade. E, così, assumendo su di sé il suo solito lavoro di comandante anche in casa, si ritrova a difendere il poppante, delinearne con tatto il futuro, trovare le ragioni ed insistere per tenerlo lì con loro, ragioni ulteriori oltre quella, evidente, che è lì che vive il padre che è in grado di occuparsi di lui.

Non vuole scavalcare André e con tatto lo porta dove vorrebbe, condivide con lui quello che pensa più utile, lo rende partecipe, accoglie obiezioni e valutazioni. Lavoro di squadra, alla grande. Sesso entusiasta e complice, salvi gli interruttivi pianti del pargolo geloso, a celebrare i passi avanti del piano.

Nella mente di Oscar prende forma e, sostanzialmente, sulla carta si delinea quello che, prima, aveva soltanto intuito. Daniel fa ormai parte della loro vita, e lei crede, finché sarà possibile farlo, che debba avere il meglio. In quel meglio sta il vivere con André, il tenerlo al riparo dai predatori, l’educarlo, l’offrirgli opportunità di scegliere e di vivere come riterrà. In poche parole, constata, ridendo di sé, accollarselo, imponendosi e promettendo in cambio che lo farà educare... solita pappa, insomma. Oscar, chi l’avrebbe mai detto? Fortuna che c’è tutta questa organizzazione, dietro…

Al suo fianco per i dettagli tecnici l’avvocato La Morielle, moglie dell’avvocato Châtelet, sulla quale il padre di Chris mostra qualche dubbio fin dal primo incontro tra le parti.

E Oscar: “Avete qualcosa contro le donne?” sarcastica.

“Se per lo Châtelet di Parigi non è un problema che io eserciti, non vedo perché debba esserlo per voi.”, fa notare la ragazza, la voce secca.

 

Comincia così, l’incontro nel quale si dovrebbe discutere la questione.

“Lui” pronunciato con tono sostenuto “lui non è in grado di occuparsi del bambino. Non ha neanche una casa…” l’argomento principe della discussione.

“La casa”, fa notare Oscar sarcastica, “mi pare stiate provvedendo a portargliela via voi… non mostrate molta cura per vostro nipote, facendolo.”

“È casa di mia figlia”, aspro, stizzito.

“E, di conseguenza, di vostro nipote. Comunque”, riprende, “non è un problema. Qui da noi Daniel ha tutto ciò di cui può aver bisogno.”

“Non è vostro figlio.”

“Già”, per fortuna, si dice. “E, si dà il caso, neanche vostro. È suo.” Un cenno ad André, un uomo ridotto a un pronome, che non ha detto una parola e continua a seguire con lo sguardo le venature del marmo, appoggiato allo schienale della sedia, qualche foglio davanti a sé. “E, visto che Daniel ha ancora un padre, non capisco perché glielo vogliate sottrarre.”

“Lui non è adatto…”

“Prego?”

è un servo… non era adatto a nostra figlia, e non vogliamo cresca nostro nipote.”

Oscar ora è furibonda. Per fortuna la rabbia la rende più lucida.

“Capisco”, inizia, “che la vostra condizione non vi porti ad avere dimestichezza col concetto di organizzazione di una casa come questa.” Abbraccia eloquentemente con lo sguardo il bellissimo salone. Statue e marmi. Finestre ampie, per chi non ha problemi a riscaldare una casa. Ha assunto un fastidioso tono di superiorità, ma vuole giocare pesante. “O di chi intraprenda una carriera militare” e calca su carriera. “Quindi vi scuserò – e, credo, vi scuserà anche André –, dato che è evidente che non potete sapere che un attendente è una figura a parte, e certo non si tratta di un domestico. Altrimenti non potrebbe frequentare la corte. Credete?”

Un muro di sguardi ostili, attorno al libraio.

Gli avvocati, borghesi, offesi. Oscar, superba. Suo padre, che si trattiene a stento. Sua madre e la governante, ad assistere vicine dal corridoio a quel campionario di insulti e banalità. Solo André non reagisce. Stringe solo un po’ più forte le dita. E guarda lontano, pensando che per Daniel è ora del pasto, e non sa se qualcuno stia provvedendo…

Si alza. “Daniel deve mangiare…”

Oscar lo trattiene per un braccio. “Aspetta, per favore”, gli dice, a bassa voce.

“No. La verità è che non dovrei stare qui. Questi discorsi non hanno senso.”

Lo osserva allontanarsi, pensa che sono le sole parole sagge che si siano pronunciate, e vere, ma non c’è tempo.

“Forse non vi state rendendo conto”, prosegue, ora, Oscar, più pacata, “che vostra figlia voleva che Daniel vivesse nella sicurezza. Ed è per questo che aveva stabilito che la casa andasse al marito e al figlio.” Una pausa. Li osserva. E non trova niente di lei in quei due vecchi avidi e tristi. “Volete disattendere le sue volontà? Diseredare Daniel?” li incalza. Si trattiene dal dire quello che pensa. Che Christine li conoscesse bene, e volesse proteggere André e Daniel da loro.

“Mia figlia non si rendeva conto di quello che faceva. Era circuita.”

Se lo aspettava… “Voi dite? Mi ha parlato personalmente più volte dei suoi timori. Anche per lettera. Ecco qui, potete controllare.” Poggia sul tavolo dei fogli. “E ne ha parlato in mia presenza col notaio, che potrà confermarlo. A quanto pare, erano perfettamente fondati…”

“Come vi permettete?” Mentre allungano le mani sui fogli, curiosi e timorosi.

“Come vi permettete voi?” Incalza Oscar. “Qui nessuno ha bisogno della vostra elemosina: se vostra figlia desiderava lasciare qualcosa al figlio e al marito, per il loro benessere, fossi in voi rispetterei la decisione, anche perché si tratta comunque di vostro nipote. Ma se ne fate un problema meramente economico, vi ripeto: qui nessuno ne ha bisogno. André ha una casa in cui vivere e Daniel anche.”

Poi, aggiunge, risoluta.

“Ci occuperemo della sua educazione.” In fondo,l ei me l’aveva affidato, ma non lo dice. André, che, comparso accanto alla nonna e alla madre di Oscar, osserva, con Daniel in braccio, e lo culla, trasale. Nel passare dal figlio alla scena che ha di fronte, lo sguardo perde la tenerezza e la dolcezza, e si fa duro. Non si rende conto, capirà dopo, quanto Oscar abbia messo tutta se stessa, in quei momenti. E lo ha fatto per lui. Oscar brilla. Intensa. “Non vorrete certo sostenere che gli offrireste più possibilità di quante ne avrà qui.”

Rimangono ammutoliti, inviperiti. Senza poter ribattere.

“Anzi, già che siamo in argomento, avvocato?”

Tocca a Rosalie, che squaderna delle carte. “Riconoscerete la scrittura di vostra figlia.”

“Sì…” annuiscono, circospetti. “Sì.”

“Bene, questi sono gli scritti di suo pugno dei conteggi per la sistemazione della casa. E qui è scritto nero su bianco chi e quanto ha pagato cosa.” Spinge i fogli verso gli avversari. “Con le relative distinte, lettere e ricevute.” Un’occhiata a Oscar. L’assenso di lei, in un cenno. “Quindi, se voi volete togliere la casa a vostro nipote e ad André Grandier, per quieto vivere – e solo per questo –, i miei clienti non si opporranno.” Pausa. “Ma, ovviamente, dovrete restituire, con gli interessi, quanto versato e le migliorie apportate. Per i dettagli, vi convocherò nel mio studio.”

Siete grandi, ragazze!, pensa. È scatenata, Oscar, lo sa, e lui si sente orgoglioso e stanco e umiliato e divertito, rispetto a quella riunione di famiglia allargata. Un po’ come se lo stessero cucinando per benino. Un po’ come se finalmente tornasse a vedere la luce. A respirare meglio.

“Oscar, non…” non voglio quei soldi. Sono andati, finiti, persi. Sono il passato. Non li voglio più.

Lo fulmina con un’occhiata. Sa che non è una questione economica, ma Christine non avrebbe approvato quei comportamenti, anzi, aveva agito per prevenirli. Ora stava combattendo per lei, per quelli che lei aveva voluto proteggere.

“Ci fornirete una lettera di credito, garantita. E finché non avremo accertato la liquidità e non sarà stata riscossa la somma, la casa resterà a disposizione dei clienti.” Rosalie lascia scivolare sul marmo più copie di una scrittura.

“Potete firmare qui, prego…”

 

La squadra al completo brinda, mentre il nemico si ritira sconfitto. La scrittura verrò registrata, ulteriore tutela. Rosalie ha perso tutto il piglio avvocatesco ed è tornata la ragazza pratica che è sempre.

“Sei stata grande”, le stringe le spalle, Oscar, che la sovrasta di parecchio. Anche lei, l’ha cresciuta bene, si dice. “Grazie.”

“Grazie”, le si avvicina André, scaricandole Daniel. “Tieni…”

“Un corno”, lo prende in giro Rosalie, “ti costerà non poco…”

Oscar è silenziosamente orgogliosa, anche se fatica ad accettare il peso. Di fatto, si rende conto, è responsabilmente accollata (o, meglio, l’ha responsabilmente accollato alla famiglia Jarjayes), per rispetto della rivale, per amore di André, per correttezza, al di là di quello che prova per André, l’infante... Ormai tra loro non è più neanche questione si sta o non si sta insieme, è questione di vita o di morte. Uniti nella lotta.

Oscar, però, continua a tenere duro sui limiti e i confini. Loro due restano a palazzo, casa sua resiste off-limits all’invasione definitiva. Aperta a meravigliose serate. Rifugio per loro due, piccole serate rubate, bellissime. Calde. Alcoliche. Lui che quasi dimentica, incosciente malefico, i sensi di colpa per l’abbandono del pargolo alla nonna festante, e ai novelli nonni Jarjayes, lei che ringrazia sentitamente e silenziosa per quegli sprazzi.

Ama quella pelle candida che si solleva nel respiro. Ama percorrerla e sentirla sotto le dita, sotto le labbra.

Perdersi in lei. Immaginarla nuda. Spogliarla. Sfiorarla. Lambirla. Le mani attorno ai fianchi, nel sollevarla.

I guizzo delle fiamme e il riverbero sulla pelle di lei. Di lui.

Fermarsi a bere. Baciarle la pelle col sapore del cognac sulle labbra. Poi, di lei.

Ama i suoi muscoli, sentirla inarcarsi per chiederlo. La curva dell’ombelico e il lenzuolo, lucido, la punta del seno che sfiora indolente la stoffa, cercarla, la mano lungo le cosce, nascosta, sapere solo di volerla, immaginarla, toccarla. Essere in lei.

 

Laura, autunno 2006-primavera 2007, revisione marzo 2012 pubblicazione sul sito Little Corner marzo 2012

Vietati la pubblicazione e l'uso senza il consenso dell'autore

 

Continua

Mail to laura_chan55@hotmail.com

 

Back to the Mainpage

Back to the Fanfic's Mainpage