BK's Night

 Parte III

 

Warning!!! The author is aware and has agreed to this fanfic being posted on this site. So, before downloading this file, remember public use or posting it on other's sites is not allowed, least of all without permission! Just think of the hard work authors and webmasters do, and, please, for common courtesy and respect towards them, remember not to steal from them.

L'autore è consapevole ed ha acconsentito a che la propria fanfic fosse pubblicata su questo sito. Dunque, prima di scaricare questi file, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli su di un altro sito, tanto più senza permesso! Pensate al lavoro che gli autori ed i webmaster fanno e, quindi, per cortesia e rispetto verso di loro, non rubate.

Bisognava trovare il modo di uscire. André le precedette lungo i corridoi. Oscar lo scrutava, da dietro. Sembrava essersi ripreso… Rosalie tratteneva il respiro. Era quasi fatta, quando in lontananza udirono passi che si avvicinavano. Oscar serrò le armi sottratte al carceriere. Si separarono, ad un cenno, all'incrocio di due corridoi, nascosti dagli angoli. Mentre la sagoma sopraggiungeva, André gli si parò davanti, la pistola in pugno. Subito, anche Oscar gli fu addosso, da dietro, tenendolo sotto tiro. Era lui.

"Adesso verrai con noi senza fare storie", gli sibilò all'orecchio.

Lui rimase in silenzio. Lo costrinsero a muoversi, un'arma puntata contro la schiena. Ripresero i cavalli, si separarono. Le ragazze e il Cavaliere avanti. Poi, fu la volta di André. Che sarebbe anche potuto uscire di scena senza tanto clamore, ma, su di giri per gli inattesi apprezzamenti di Oscar, volle divertirsi alle spalle dei complici della loro vittima. Dritto sulla sua cavalcatura, la posa più dignitosa che avesse mai sperimentato, cercando di interpretare al meglio l'eroe mascherato, si piazzò ben in vista davanti ai "suoi" uomini.

"Avete visto passare un uomo vestito come me?" Aveva cercato di assumere un'aria grave. Cosa che gli riusciva difficile. Soprattutto in una situazione del genere.

"Sì… sì… poco fa…" Le guardie erano, evidentemente, perplesse.

"E lo avete lasciato andare?" Incalzò lui, disperando di poter rimanere serio.

"…sì…" In fondo, non avevano neppure bevuto molto, quella sera… solo un po' per difendersi dal freddo della ronda… ma chi glielo faceva fare? Votarsi alla causa, sacrificarsi, rinunciare ad una certo meno fredda serata in casa…

"Idioti! Possibile che non vi siate accorti che non ero io?", tuonò, a questo punto, André, al massimo della propria capacità di attore. "Aprite il cancello!!! Devo riprendere quell'uomo!" E partì al galoppo, sperando che la sua espressione, sempre meno seria, e la sua risata, a lungo trattenuta, non si notassero troppo. Ma la ferita gli faceva male, e, soprattutto ora che la tensione stava calando, il dolore aumentava. Si fece forza. Bisognava raggiungere Oscar.

Oscar teneva l'uomo sotto tiro e fu solo il suo senso dell'onore che le impedì di fare fuoco subito. Era rabbiosa di fronte a colui che aveva ferito André e ormai non faceva niente per nasconderlo. Avrebbe voluto essere abbastanza sadica da minacciarlo, incutergli timore. Ma era troppo ragionevole per arrivare a quel livello. Taceva, reprimendo la propria frustrazione. E, d'altra parte, il Cavaliere non si capacitava di essere prigioniero di due ragazze. Non riusciva a prendere seriamente quella situazione ai limiti dell'inverosimile.

"Che cosa farai? Mi consegnerai alle autorità?"

"Dimentichi che io stessa sono… un ufficiale… posso arrestarti io, se voglio." Lo corresse Oscar. Le imprecisioni delle persone la infastidivano.

"Intendi dire che, al momento, non sono in arresto?"

"Intendo che è meglio che tu stia zitto."

"Se non sono in arresto, allora posso anche andarmene…", valutò, sarcastico. E fece fare uno scarto al cavallo.

"Stai fermo! Non prendermi in giro!"

"Se non mi hai arrestato finora, allora, cosa vuoi?". Era esasperato dalla situazione e, sicuramente, il suo doppio sarebbe arrivato presto. Fece arrestare il cavallo, lo fece girare verso di loro, mentre, costretta a fermarsi, Oscar aggiustava la mira.

"Voglio capire perché rubi. Che cosa vuoi realmente…". Parlava con voluto distacco. Era stanca. E avrebbe voluto poter pensare ad altro. "Comunque, ne discuteremo più tardi…"

Lui si mostrò perplesso.

"Adesso, andiamo!", disse Oscar, la voce incolore.

Per tutta risposta, il giovane spronò il cavallo e partì al galoppo. Oscar lo seguì senza esitazione, le braccia di Rosalie che le si serravano intorno. Non voleva fargli del male e neppure ferirlo. D'altra parte, non c'era molta scelta. Mirò alla sagoma, poi scostò leggermente la canna. La detonazione esplose nel buio, facendo scartare bruscamente l'animale che, imbizzarrito, disarcionò il cavaliere. Oscar, rapidissima, scese e si avvicinò all'uomo, steso a terra. Lo teneva sotto tiro.

"Non provarci mai più!", lo minacciò, gelida.

Ma, mentre questi, tentando di rialzarsi, faceva per scagliarsi con tutto il suo peso contro di lei, un altro sparo, vicinissimo, risuonò. Lui si accasciò lentamente, meccanicamente. Oscar si girò verso la direzione dalla quale era stato esploso il colpo. Rosalie lasciò cadere l'arma, la canna fumante. Si fissarono per un lungo istante. Oscar, incredula, Rosalie, sconvolta.

"Aiutami!", si riprese subito Oscar. E cercò di soccorrere il ferito, che, sempre più pallido, stava perdendo conoscenza. Gli tamponò la ferita alla spalla.

"State bene?", Rosalie, lì, accanto, ancora sotto shock, si preoccupava di lei…

Oscar si intenerì. "Sì… e anche lui, credo… sembra una ferita superficiale… hai mirato bene…" Le strinse un braccio. Aveva uno sguardo triste e dolce. Che Rosalie ricambiò con un'occhiata timida e spaurita.

"Avrei voluto farlo io", le disse, di sfuggita.

Rosalie la osservava, mentre si rimetteva in piedi. "Come?"

Oscar rimase in silenzio per qualche istante. Sembrava improvvisamente persa in qualcosa di lontano… poi, si riscosse. Parlò d'un fiato, a voce bassa. "Avrei dovuto vendicarlo io, il mio André." Quasi una confessione.

"Oscar…", si sorprese Rosalie. Soprattutto quando si rese conto che, nel trambusto, André era comparso alle loro spalle.

"State bene?", si informò. "Che cosa è successo?"

Oscar trasalì, ma non ebbe il tempo di stupirsi. André si era inginocchiato accanto al giovane: "Dobbiamo portarlo a casa…" Se aveva udito le sue parole, certo non lo stava dando ad intendere.

 

L'atrio di Palazzo Jarjayes era freddo, in quell'alba d'inverno. Rosalie precedeva Oscar e André, che sostenevano il ferito. Ricordava, ora, dove l'aveva conosciuto. Ne ricordava, ora, il nome. Cercò di fare luce. Nanny li aveva aspettati, preoccupata, davanti al caminetto, le tracce del fuoco consumato nella notte.

"Ragazzi, cos'è successo?", andò loro incontro, avvolta in uno scialle.

André ebbe appena il tempo di fare qualche passo. Tutto si fece grigio, intorno a lui, nelle orecchie un ronzio insistente. Non si rese conto che Nanny e Rosalie erano corse a sorreggerlo, non si rese conto dell'espressione di terrore di Oscar. Fece appena in tempo a dire “Mi gira la testa…” che sprofondò nel buio.

 

André riaprì gli occhi. Oscar era accanto a lui.

"Oscar…", disse debolmente.

La stanza era quasi al buio. Respirò a fondo per raccogliere le forze.

"Com'è finita…", cercò di scherzare.

Oscar gli sorrise. "Hai portato a termine la missione… e, poi, sei caduto in letargo…" Scosse la testa, guardandolo con affetto. "Sei stato imprudente, lo sai…"

André richiuse gli occhi. "E tu?"

"Io cosa?"

Rimase con gli occhi chiusi, respirando lentamente. Avrebbe voluto dirle che era lei ad aver commesso un'imprudenza, allontanandosi a cavallo. Poi, però, considerò che non aveva senso. O, meglio, che era inutile. Avrebbe solo rischiato di colpevolizzarla… E, comunque, se anche Oscar non fosse stata catturata, forse lo sarebbe stata ugualmente Rosalie… quindi… Rimase in silenzio. Fece per mettersi seduto.

"Cerca di non muoverti troppo… Tra poco arriverà il dottore…" Oscar non trovò di meglio da dire.

"No…", fu la sconsolata risposta di André. Non se la sentiva di rimanere di nuovo bendato. "Speravo di evitarlo…"

"Niente da fare… era solo temporaneamente impegnato con… l'altro paziente…" Non aveva voglia di scherzare su quell'uomo. "A proposito, sai? Rosalie lo conosceva."

"Ai tempi di Parigi, immagino…" André si appoggiò alla spalliera del letto.

Oscar avrebbe voluto aiutarlo con i cuscini ma era troppo abituata a non mostrare le proprie emozioni. Rimase lì, ferma, a guardarlo. André respirò piano, stringendo le labbra per il dolore che si rinnovava ad ogni movimento.

Fu allora che lei si fece più vicina. Che non ebbe neppure il tempo di rendersi conto che le sue mani si stavano muovendo da sole, che gli aveva passato le dita tra i capelli, che gli aveva stretto il braccio in un gesto carico di calore. Che gli aveva circondato, infine, le spalle con un braccio, standogli incredibilmente vicina, con una naturalezza strana per lei, aiutandolo a sollevarsi per sistemare meglio i cuscini. Rimase interdetta. E André anche.

Nella stanza tutto pareva sospeso. Per un lunghissimo istante i due si scambiarono uno sguardo profondo. Per un interminabile momento non ci fu altro. E André non calcolò il gesto che fece senza neppure volerlo. E Oscar fu scossa soltanto dalla sensazione bruciante della mano di André che intrecciava le dita alle sue. Della stretta delicata e sicura che lui le trasmetteva. Avvampò. Il cuore impazzito. Non riusciva a smettere di fissarlo.

"Oscar… io…" Dio, che sto facendo? Devo fermarmi… devo fermarmi!

Oscar tratteneva il respiro. Non sapeva né cosa dire, né cosa fare. Da un lato, pregava perché quel momento non arrivasse, lo temeva e non avrebbe saputo come reagire. Dall'altro, invece, le era chiaro che, oramai, chiedeva qualcosa di più al suo rapporto con André - inutile ingannare se stessa -. Nonostante tutte le complicazioni e le incognite. In quell'attimo la sua mente era attraversata da mille pensieri. Avrebbe voluto distogliere lo sguardo da quello di André. Sarebbe voluta fuggire. Eppure, restava lì. Senza reagire.

Le prese l'altra mano e la fece sedere accanto a sé. André, sei pazzo? Cosa fai? Non puoi… Nella mente di André un soliloquio ossessivo. Non puoi farlo… Non lo fare! Continuava a fissarla. Perché? Perché no?

Oscar non riusciva ad opporsi a quella situazione. Che avrebbe dovuto fare? E perché mai le riusciva anche di pensare, in una situazione simile, in cui tutto sarebbe stato d'aiuto, fuorché la razionalità? Non dirlo, ti prego… non dirlo… era tutto ciò che sentiva nella propria testa…

"Ti voglio bene", le disse lui, vincendo le sue ansie, le sue paure, un'espressione seria, profonda. Quasi triste. Parlò con voce chiara, che risuonò nella mente di Oscar come un'eco. Lo sguardo serio fisso nel suo e, poi, fattosi triste, rivolto a terra.

E adesso? Che avrebbe dovuto fare? Oscar, incredibilmente, rivisse in un attimo tutte le occasioni mancate, tutte le speranze frustrate… No… stavolta non avrebbe rovinato tutto. "Anche io" gli rispose, semplicemente, guardandolo intensamente. Ecco, era detto. Si stupì di se stessa. In fondo, se lo era aspettato diverso, più complicato…

André respirò, finalmente. Chiuse gli occhi, si lasciò andare, la attrasse a sé, stringendola forte. "Oscar…" Le accarezzava i capelli, il viso. "Mia Oscar…"

 

In un'altra stanza, poco lontano, Rosalie si prendeva cura dell'altro ferito.

 

 

Continua...

Mail to laura_chan55@hotmail.com

 

Back to the Mainpage

Back to the Fanfic's Mainpage