Rape
(Racconto
d'Inverno)
Parte II
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Erano passati giorni. Oscar
era sotto shock. Si era chiusa in se stessa. Rifiutava di parlare con chiunque.
Aveva ancora vistosi lividi, ematomi e graffi, era dolorante e piena di
lacerazioni ed aveva bisogno di un appoggio per camminare. Si sentiva colpevole
per non aver immaginato che, dietro la richiesta di udienza della Regina,
potesse nascondersi un tranello. Si sentiva frustrata, usata, senza possibilità
di scelta, un oggetto. Si sentiva improvvisamente messa di fronte alla più
difficile realtà della condizione di donna. Avrebbe voluto che le persone
intorno a sé non esistessero, o, perlomeno, che fossero lontane ed altrettanto
lontano andassero a fare le loro moralistiche rivendicazioni. Suo padre, dopo
aver colpito violentemente André, per non aver vegliato su di lei, aveva dato in
escandescenze, accusando lei di essere stata sprovveduta, salvo, poi,
considerare l'ipotesi del matrimonio riparatore con Girodel. Sua madre non
sapeva come comportarsi. D'altra parte, era sempre stata, seppure non per sua
scelta, molto poco con Oscar, per cui le risultava anche difficile cercare di
avvicinarsi proprio in quella circostanza. Anche Nanny non sapeva che fare.
Cercava amorevolmente di accudirla, ma sapeva che la mente della ragazza era
distante miglia. D'altra parte, tanto per non sbagliare, le aveva date anche lei
di santa ragione a quel buono a nulla del nipote! Beh, adesso era pieno di
ferite anche lui... Povero André... Già... Solo lui era riuscito a non farla
sentire anormale, o, forse, era semplicemente che lui era l'unica persona che
lei accettava accanto in quel frangente. L'aveva salvata... Le era stato vicino,
come un'altra parte di sé. Senza frasi fatte. Con la sua presenza. Con gli
sguardi. In silenzio.
La prima volta che lui era
entrato nella sua stanza, dopo averla riportata a casa, lei era seduta a letto,
sostenuta dai cuscini. André aveva faticato a reggere lo sguardo ferito dei suoi
occhi, a fissare i lividi del suo viso ed i segni, evidentissimi, sui polsi,
delle corde. Tutti e due sapevano in che condizioni lui l'aveva vista. Si era
avvicinato, le aveva preso le mani, delicatamente, temendo di farle male. Le
aveva guardate, guardato quei solchi rossastri. Poi, le si era seduto accanto,
gli occhi lucidi dritti nei suoi.
E lei aveva abbassato lo
sguardo, cercando di nascondere il viso, piangendo in silenzio "Scusami... mi
dispiace... non riesco..."
Lui le aveva cinto le spalle
con un braccio, accarezzandole piano i capelli. "Mi dispiace..." era riuscito
solo a dire.
Doveva sempre stare attento
a non oltrepassare un certo limite. Era difficile... Sapeva che Oscar, in quel
momento, aveva bisogno di lui, gli si appoggiava, ma temeva di rompere quel
precario equilibro; temeva che, facendo un passo falso, avrebbe tradito la sua
fiducia e lei si sarebbe rinchiusa in se stessa. Doveva lasciare da parte i suoi
sentimenti ed essere davvero solo il suo più caro amico. Solo così lei non si
sarebbe sentita tradita. "D'altra parte -si chiedeva- non sarà per paura di
questa violenza che io cerco di nasconderle il mio amore?" "Non sarà che ho
paura di affrontare questa situazione?" "E lei non si sentirà ancora peggio se
mi troverà lontano, più di come ero prima?" "Non si sentirà rifiutata?" Era
difficile. Lui le voleva bene. Voleva starle accanto, ma voleva anche che lei
recuperasse la tranquillità. Il loro rapporto, già da tempo, stava cambiando
giorno dopo giorno... se ne rendeva conto. Loro due erano molto più vicini. Era
come se, per Oscar, lui fosse diventato più importante di prima... Lei lo
cercava, stava sempre con lui, era più dolce, anche fisicamente era meno chiusa.
A volte, si era reso conto che lo guardava in modo strano e lui si era sorpreso
a ricambiare quegli sguardi in modo piuttosto intenso. A volte era stato il
contrario, anzi, era cominciato così. Altre volte aveva notato che lei faceva in
modo di stargli accanto, anche quando, normalmente, non avrebbe dovuto. Ma
quello che era successo poteva spezzare tutto. Doveva stare accanto a lei e non
pensarci... Anche dopo, lei lo aveva cercato... ma tutto era diventato più
difficile... Forse lui rappresentava soltanto la persona con cui lei riusciva a
confidarsi con meno imbarazzo... Forse lei aveva bisogno di lui o, forse, della
sua apparente tranquillità... Ma lui non era esattamente calmo! Avrebbe
ammazzato Girodel affrontando la forca, se Oscar non fosse stata lì e non avesse
avuto un disperato bisogno di aiuto... Era necessario pensare a lei... questa
era la dimensione del problema... pensare a lei prima che a
sé.
Ripensava, solo sulla torre,
a tutto quello che era accaduto. Non riusciva a crederci. La sua Oscar... Si
prese la testa tra le mani. Che cosa le avevano fatto... Che cosa le avevano
fatto... Che bestie! E lei, sola, nelle mani di Girodel... E tutto quello che
aveva dovuto subire... Terrorizzata, incredula. Umiliata. Perché non era stato
attento? Gli sembrava di diventare pazzo. Non solo al pensiero che qualcun altro
avesse potuto toccarla... No..., scosse la testa... Non era solo un problema di
gelosia... anche se era follemente geloso. Era la sua impotenza di fronte agli
eventi, il non averli saputi prevedere... in fondo, sarebbe bastato seguirla...
Era il pensiero, terribile, della brutalità che aveva dovuto subire; di come
poteva essersi sentita lei. Lei che era così orgogliosa, indipendente, forte.
Lei che, con gli uomini, era abituata a trattare da pari a pari... anzi, spesso,
ad averne ragione, con l'intelligenza e l'abilità. Lei che con tanta difficoltà
aveva dovuto mediare la sua particolare situazione ed i suoi sentimenti,
reprimendo troppo spesso la sua personalità, i suoi sogni, i suoi desideri...
Invece, proprio a lei era toccato... Si sentiva impotente... non sapeva come
gestire la situazione... Sentiva di volerla proteggere, ma capiva anche che non
doveva fare pressioni su di lei, che doveva lasciarla tranquilla, lasciarle
passare il dolore, la rabbia, l'umiliazione.
Era a lui che, un giorno,
aveva raccontato come era andata, lo sguardo basso, la voce incerta, senza
conoscerne la ragione.
"Mi dispiace", aveva
aggiunto. "Non avrei mai voluto che accadesse così."
Lui era rimasto in
silenzio.
"Io... pensavo
che..."
"Oscar...", l'aveva
interrotta, "tu un giorno desidererai fare l'amore con qualcuno a cui vuoi
bene... ed, allora... vorrei che tu considerassi quella la tua prima volta.
Questa è stata solo una violenza, una brutalità..."
"Forse... ma le cose non
cambiano..." considerò lei, tristemente. "Io volevo ricordare..." cercava le
parole "...qualcosa di dolce, qualcuno che mi volesse bene... a cui io volessi
bene..."
André taceva,
sorpreso.
"Avrei... voluto che...
fosse con qualcuno... come... te."
André era
incredulo.
Lei aveva guardato in basso,
rossa in viso, rendendosi conto troppo tardi di ciò che aveva detto. Una pausa,
poi "Tu l'hai mai fatto?" gli chiese a bruciapelo. Poi, subito, abbassò la
testa. "Scusami... è una domanda stupida..." Quell'attimo di normalità che le
era sfuggito... era questo il bello dei suoi interminabili discorsi con André:
cambiare di registro da un momento all'altro, senza preoccupazione, poter
comunicare liberamente. Un attimo di silenzio. Oscar sembrava attendere con
ansia le sue parole.
"No... non l'ho fatto."
rispose piano, ma con voce chiara, André.
Lei sembrò sollevata. "È
strano," considerò Oscar, improvvisamente loquace, forse per l'imbarazzo, "di
solito gli uomini hanno le loro esperienze molto presto, con prostitute, o
cameriere, comunque con donne che, poi, non sceglierebbero come moglie... Beh,
almeno posso consolarmi che Girodel non mi abbia utilizzato in una di queste
maniere sperimentali!" buttò là, quasi per sdrammatizzare.
André sorrise. Se Oscar
iniziava ad ironizzare su quello che era accaduto, forse erano sulla via del
recupero.
"Comunque... agli uomini
succede..."
André concesse "Sì, succede,
è vero... ma io sono una persona di animo sensibile e delicato, per cui ho
preferito aspettare" sentenziò, ridacchiando.
Oscar sembrò molto presa
"Beh, forse, invece, è più normale di quanto pensiamo... a me non è successo
perché sono vissuta così - a parte questo... che mi è successo -, ma pensa ai
matrimoni combinati... molte persone si sposano prestissimo e per convenienza...
forse, allora, in quei casi, che, poi, sono la maggior parte, è normale non
legare il sesso, l'amore ed il matrimonio..."
André alzò le sopracciglia,
"Può essere."
"Perché hai aspettato?"
riprese, incalzandolo.
"Non è
capitato..."
"Mh?"
"Preferivo farlo con la
persona di cui sono innamorato..." spiegò, imbarazzato.
"Già. Sarebbe piaciuto anche
a me." mormorò lei.
"Stavamo parlando di scelte.
Quello che ti è successo non lo hai scelto tu." André puntualizzò pazientemente.
Non voleva che lei tornasse a pensarci. Era disposto a fare da capro
espiatorio.
"Quindi c'è una persona...
state insieme?" la vendetta di Oscar.
"Sì...., cioè...
No..."
Lei, tra il perplesso e
l'interessato, assunse un'aria interrogativa.
"C'è una persona, ma non
stiamo insieme. Lei non vuole saperne di me!" Si alzò "Ora devo andare a
prendere la tua cena."
"No!" Lo trattenne per un
braccio. "No! Voglio che tu resti... per raccontarmi!"
Oddio, una tortura. Ma
perché insisteva tanto? Sapeva che era stato innamorato di lei, glielo aveva
detto almeno un paio di volte con chiarezza, se non di più in maniera fumosa
(come fumoso può essere il discorso di un ubriaco o di un timido)!? E non le
veniva il sacrosanto dubbio che fosse ancora innamorato di lei? "Cosa vuoi che
ti racconti?" si risedette, paziente.
"Tutto!" esclamò con l'aria
trionfante e innocente che solo lei riusciva ad assumere.
Ti pare facile, considerò
lui. D'altra parte, di fronte all'entusiasmo ed all'animazione di Oscar dopo
tanto tempo... "È una ragazza molto bella, ha un po' meno di me." Vediamo se
questo la mette sull'allarme, pensò.
"Dove vive?" incalzò
lei.
"Qui..." rossore diffuso...
per entrambi... "intendo... a Versailles". Non c'era scampo. Quando Oscar
cominciava così, si andava sempre a finire male. Fin da piccola. Adorava
tormentarlo in quel modo. Lui stava al gioco, poi, di solito, subiva una sonora
sconfitta.
"Quindi lei non vuole
saperne..." considerò lei con aria assolutamente seria.
"Sicuro?"
Lui era stravolto. Ma dove
voleva andare a parare?
"Ne sei sicuro?"
insisté.
"Beh, che io sappia,
abbastanza..."
"Ma, almeno, glielo hai
detto?" doveva considerarlo un caso pietoso, senza speranza... o, forse, un
materasso...
"Sì..." fece lui,
timido.
"Più di una volta?" si
informò lei.
Oddio... la questione si
complica... "Esatto..." lui cercava di scapolare.
"Quante,
esattamente?"
Johannis de Turre Cremata...
chi era al suo confronto? "Se mi ricordo bene... vediamo..."
"Avanti!" Non c'era scampo.
"Uhmm... due in modo inequivoco, più svariate altre.. tentativi, diciamo...
qualche altro..." capitolò.
Lei avvampò, poi, il suo
naturale scetticismo, unito alla sua estrema imbranatezza (causa inesperienza)
in questioni di quel tipo - o, piuttosto, non era una navigata scapolatrice
delle sue proposte? -, la portarono a considerare "Deve essere una fissa per
te..." "Con tutte?" Stronza...
"No, con una soltanto..." la
corresse lui, ormai sconsolato...
Ma lei aveva tutta
l'intenzione di divertirsi ancora un po'. "Ah, disgraziato! Così tu chiedi di
mettersi con te ad una ragazza anche per tentativo!" sembrava
inferocita.
"No! Io ero innamorato e lo
sono ancora! E solo di una persona!" ecco! L'aveva provocato ed, infine, l'aveva
detto! Altro che buone intenzioni di lasciarla tranquilla! Beh, d'altra parte,
ci era stato tirato dentro per i capelli... che stupido...
"Devo parlarci per spiegarle
che è davvero una gran cretina a rifiutarti!" concluse Oscar, infine, a
sorpresa.
André scoppiò a ridere,
piegato in due "No, no... per carità Oscar... lascia... faccio io..." E così si
era voluta fermare in tempo, chiudendo la partita in parità... meno male... La
sua Oscar. Ma meritava vendetta! Anche lui sapeva metterla in
imbarazzo:
"Senti un po'...",
l'apostrofò avvicinando il viso al suo ed agitando l'indice, "hai or ora
affermato che sarebbe piaciuto anche a te farlo con la persona di cui sei
innamorata..." Pausa per conferire dignità al discorso... "Allora? Ti ho
scoperto! Allora ce l'hai anche tu qualcuno!" esclamò in trionfo! Oddio, beh,
stava correndo il rischio di un brusco scivolone, magari di scoprire che a lei,
dopo l'interesse per Fersen, piaceva davvero qualcun altro (che non fosse lui),
ma, tra la voglia di dare una lezione a quell'impertinente e la possibilità di
distrarla e di giocare ancora un po'...
"Ma perché bisogna parlare
proprio di queste cose?" sbuffò Oscar.
"Io ti ho parlato dei miei
affari, ora tocca a te! Se non accetti sei sleale!" logico,
no?
"è vero che me ne hai parlato... ma sei
stato fumoso... come al solito!" obiettò.
"No, Oscar! Sei tu che non
vuoi capire!" stavolta se l'era cercata. André aveva parlato con un tono
terribilmente serio. "E, poi, in che senso 'come al solito'? Non mi pare che sia
uno dei nostri argomenti di conversazione!"
"Beh," fece lei con l'aria
di chi assesta un robusto colpo, "un paio di volte più qualche altra, magari
sì..." affondato! Poi, mentre lui, stravolto, boccheggiava, lei, come se niente
fosse, decise di continuare il gioco. "Va bene..." capitolò, "cosa vuoi sapere?"
temporeggiò.
"Semplice: chi è, come si
chiama, le sue referenze, le sue intenzioni. Se devo lasciarti a lui devo almeno
accertarmi di che persona sia!" scherzò, ma neppure poi
tanto...
Stavolta fu Oscar a fare una
faccia indescrivibile[1] "Ma... Ma
tu... tu non hai mica il diritto!!!" Tentò di scapolare, intuendo il pericolo,
invece si stava dirigendo a gran velocità verso un mare di
guai.
"Invece sì! Ti voglio bene,
sono tuo amico, nonché il tuo attendente... in ordine di importanza... non ti
sembrano ottime ragioni?" esperto giocatore d'azzardo o, ormai, in rotta di
collisione, il ragazzo.
Ti voglio bene... Quelle
parole Oscar le sentì come un'eco, amplificate dentro di sé, ma decise, una
volta in più, di non considerarle, almeno durante quella
schermaglia.
"Non sei mio padre, e,
comunque, sono (quasi) maggiorenne!"[2]
"In questo hai ragione",
concesse... "in effetti non ero un bambino precoce... e, d'altra parte, tu sei
in età piuttosto... uhm... ecco... avanzata! Comunque, a questo punto, penso che
dovremmo rivedere i nostri conteggi!" e con questo si guadagnò una solenne
cuscinata, non seppe se più per l'offesa sull'età o per la storia dei conteggi!
Un'altra cuscinata. Seppe che erano state e equamente distribuite fra le due
battute. "Va bene... Va bene... mi scuso... per qualsiasi offesa io abbia recato
a lei..."[3] capitolò,
abbracciando i cuscini e nascondendocisi dietro. "Ora, però, devi
confessare!"
Oscar, offesissima, girò il
viso dall'altra parte, imbronciata. Solo perché le altre donne, alla sua età,
erano già sistemate! Non dimostrava l'(insignificante) età che aveva e neppure
si sentiva vecchia! Era una giovane donna, che diamine! Un po' ammaccata... Ci
era rimasta davvero male.
"Tanto non mi vorrà più
nessuno, dopo questo... beh, tanto, anche prima...."
L'aria trionfante con cui
André osservò "Scocciatori in meno..." si guadagnò un'occhiata inferocita da
parte sua. Poi lui decise di essere serio o, meglio, di riassumere un tono
serio, giacché serio lo era anche prima. "Se è una persona che ti vuole bene,
capirà quello che è successo..." considerò. "Altrimenti vorrà dire che non ti
merita..."
"Non è così facile... il
problema è anche mio..."
Lui rimase in silenzio. Non
voleva interrompere il filo dei suoi pensieri.
"Non riesco a non
pensarci... io me lo sento ancora addosso... ho paura che mi sembrerebbe di
rivivere quella situazione..."
"Già..." Una lunga pausa.
"Questo può essere, ma non è detto... penso che sia importante far passare del
tempo, anche a livello fisico..."
"Non lo so... Vorrei che non
fosse mai successo... Vorrei dimenticare tutto... ma non ci
riesco..."
Certo anche il fatto di
avere tante ferite, il dolore... non la aiutava...
"Forse quando starai un po'
meglio fisicamente, sarà più semplice..."
"In effetti, ora come ora,
sono un rottame!" scherzò.
Lui colse immediatamente
l'occasione "Beh, non è esattamente quello che avevo detto io, ma... sì... devo
ammettere che il concetto..."
"Stronzo!!" e il rottame
sorse dal suo nascondiglio di coperte agguantandogli il collo e rovinandogli
addosso.
"Non sei molto malridotta,
in effetti!" considerò lui, sbucando dai capelli di Oscar e dalla sua tana di
coperte che si era trascinata dietro nell'assalto.
"Ahh... Zitto! Mi fa male
tutto... ahh..." si lamentò, rialzandosi. Aveva il viso veramente tirato per il
dolore.
Lui guardava perplesso la
congerie di cose che era riuscita non solo ad accumulare, ma a trascinarsi
dietro... "Ma che ci fai con tutta quella roba?"
"Materiale consolatorio."
spiegò lei, compunta, assolutamente seria.
"E non ti basto io?" fece
André, delusissimo.
"Non sei morbido e non tieni
caldo." fu la logica spiegazione.
"Solo perché non mi lasci
assolvere queste funzioni!" fu la scontata (prevedibile)
risposta.
"E, comunque", aggiunse
Oscar, tirando fuori a sorpresa un volume, "non ti si può
leggere!"
"Puoi leggere nel mio
cuore!" Patetico.
"André, a me piace cambiare
letture..."
André si arrese, una mano
sulla fronte... La diversione le era servita, comunque, per recuperare i
cuscini, di cui André si era impadronito dopo il doppio lancio, e che facevano
parte del suo armamentario di sopravvivenza improvvisato nel suo
letto.
"Comunque, alla fine, non mi
hai detto chi ti piace..." si lamentò lui.
"è molto carino, anzi... è un gran bel
giovane, ha un po' più di me, vive qui a Versailles", citò Oscar, divertita. "Ti
basta?"
"No, voglio il
nome!"
"Scusa, ma tu mica me l'hai
detto della tua..."
"Beh, ma tu non devi mica
affidarmi a lei, come dovrò fare io con lui..."
"Va bene...
tregua."
"No!
Nome!"
"Ti dico al massimo
l'iniziale..."
"Mi
arrendo..."
"Comincia
per..."
E, in quel momento, entrò
Nanny, seguita da una cameriera, con la cena e si sorprese di trovare il letto
sottosopra, i due quasi accapigliati, un'aria molto complice da
cospiratori.
"Sciagurato buono a nulla!
Fai fare tutte queste scale ad una povera vecchia..." lo apostrofò la
nonna.
Lui, senza scomporsi, si limitò ad obiettare "Veramente io stavo tenendo compagnia ad un rudere..."
Continua...
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to laura_chan55@hotmail.com