L'alba

VIII

Warning!!!

 

The author is aware and has agreed to this fanfic being posted on this site. So, before downloading this file, remember public use or posting it on other's sites is not allowed, least of all without permission! Just think of the hard work authors and webmasters do, and, please, for common courtesy and respect towards them, remember not to steal from them.

L'autore è consapevole ed ha acconsentito a che la propria fanfic fosse pubblicata su questo sito. Dunque, prima di scaricare questi file, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli su di un altro sito, tanto più senza permesso! Pensate al lavoro che gli autori ed i webmaster fanno e, quindi, per cortesia e rispetto verso di loro, non rubate.

 

Copyright:
The Copyright of Lady Oscar/Rose of Versailles belongs to R. Ikeda - Tms-k. All Rights Reserved Worldwide.
The Copyright to the fanfics, fanarts, essays, pictures and all original works belongs, in its entirety to each respective ff-fa author, as identified in each individual work. All Rights Reserved Worldwide.


Policy:
Any and all authors on this website have agreed to post their files on Little Corner and have granted their permission to the webmaster to edit such works as required by Little Corner's rules and policies. The author's express permission is in each case requested for use of any content, situations, characters, quotes, entire works/stories and files belonging to such author. We do not use files downloaded or copied from another website, as we respect the work and intellectual property of other webmasters and authors. Before using ANY of the content on this website, we require in all cases that you request prior written permission from us. If and when we have granted permission, you may add a link to our homepage or any other page as requested.
Additionally, solely upon prior written permission from us, you are also required to add a link to our disclaimers and another link to our email address.

The rules of copyright also apply and are enforced for the use of printed material containing works belonging to our authors, such as fanfics, fanarts, doujinshi or fanart calendars.

 

VIII

 

Sprona il cavallo come una furia, veloce, deve trovare Girodel, parlargli. Il cuore in gola, il mantello che non la protegge a sufficienza, tanto l’ha messo in fretta, i capelli che le si intrecciano davanti agli occhi e, in un gesto impaziente, mentre con una mano tiene le redini, china in avanti, li scosta.

La accoglie, incredulo, nella sua casa, Victor. Oscar non può evitare brevi occhiate incuriosite: non è mai stata lì e si è in effetti domandata se un esteta come lui viva in un luogo che si differenzi dalle usuali e spesso tradizionali dimore patrizie.

“Oscar, stavo per venire io da voi! Ho notizie!” L’aria seria ma serena.

Un tuffo al cuore. Le si illuminano gli occhi. “Anche io, forse…”

 

Seduti a un tavolo, di fronte a carte geografiche e un dispaccio, Oscar gli racconta ciò che ha saputo.

Comparano le informazioni, quelle del messo inviato da Victor hanno qualche margine di dubbio, ma paiono combaciare con quelle della nonna e questo le rafforza.

“Dunque, in questa zona, dite…”

Annuisce. “Sembra proprio così…”

Vorrebbe dire altro, Girodel, il tono della voce diverso da quando è al lavoro. Gentile, quasi, e trattenuto, un po’ malinconico, fuori tema con la presenza di una Oscar che sembra rinata. Averla lì, vederla inaspettatamente, in quel breve tunnel di tempo soltanto loro, lo appaga, ma ormai la voce che potrebbe lasciare l’incarico a breve si è diffusa, ed è qualcosa che lo colpisce. A cui non si ritiene preparato.

La osserva andare via, sola. La figura di spalle, che si allontana.

La rincorre. D’impulso. Mai, mai avrebbe pensato di…

“Permettetemi di accompagnarvi a casa…”

Si gira appena. “Grazie, non ce ne è bisogno…” poi, temendo di essere stata dura, cosa comprensibile, visto quello che sta passando, ma da non infliggere per forza a chi sta tentando di aiutarla, aggiunge: “Davvero… vado sola”.

Sorride, lui. “Non preoccupatevi. Sparirò non appena ricomparirà André.” Lo guarda interdetta, lei.

“Datemi solo un attimo, arrivo.” Fingere noncuranza, prima che lei lo stenda.

Non vuole lasciarla andare. E, anche, vuole capire. Domandarle se è vero, e, se sì, perché ha chiesto di cambiare incarico. Teme di conoscere la ragione, ma, forse, ascoltarla dalla sua voce lo aiuterà a comprenderla, a sentirsi dalla sua parte. A soffrire meno, potendo essere in qualche modo partecipe.

Oscar se ne va…

Se ne va…

 

 

Ha lavorato tutto il giorno, senza risparmiarsi. Quando deciderà di ripartire, casa sarà in ordine. Rinnovata.

In realtà non ha ancora chiarito con se stesso quando, ma si rende conto che quel tempo sta per chiudersi. E, in fondo, è giusto così. È abbastanza soddisfatto di quello che ha fatto. È anche molto provato. Si è seduto, stanco, a riposarsi. Sente sotto le dita la pietra dei gradini, che il sole ha scaldato. Rilassa la schiena contro la porta. Si sente ancora l’odore della vernice.

Da quando le ha mandato quel biglietto, cerca di non pensare. Eppure qualcuno, dentro di lui, conta giorni, tempi, calcola possibili itinerari. Un pensiero impulsivo. Egoista. Come molti altri, del resto. Chiederle di mettersi in viaggio, sola, quando normalmente non gli va giù che viaggi senza lui. Possessivo. Ride di sé. Convinto della forza di Oscar, ma altrettanto disperato nel considerarsi indispensabile nello starle accanto, sostenerla. Se si ferma a pensare al senso di tutto questo, un senso non c’è. Se non l’essersi innamorato. E tutto ciò che ne consegue.

Chiude gli occhi e avverte il mondo, attorno. La luce. L’aria che si muove, impercettibilmente. Sente frusciare le foglie. L’odore dell’erba. Perfino il sapore salato della pietra. Che sfiora sotto le dita.

Gli pare di percepire qualcosa. Forse è il suo cuore. Che finirà per spaccarsi. Che gli fa sperare troppo e immaginare. Poi, qualcosa in lontananza. Come dei suoni noti.

Familiari. Che mancano da tempo.

Allora riapre gli occhi. Cercando di scrutare lontano.

Poi li richiude. Volendo sognare lei che arriva. Per lui. 

 

Ancora niente. Lei non lo raggiunte.

Ha giusto un’idea di quanto possa impiegare il messaggio, ma non sa né se lei l’abbia ricevuto, né se vorrà dargli un seguito.

Cerca di non pensarci, continua, come ogni giorno. Eppure, si sente strano, stonato.

Ha bisogno di muoversi. Corre. Corre a lungo. Gli piace camminare, correre lo usa per tenersi in forma, così come ha continuato a fare pratica di scherma, ogni giorno, da solo, ma è diverso quando si allena con Oscar o con gli altri. E ha curato anche il resto, addominali, braccia, come al solito. Non vuole crollare. Di solito non gli dispiace correre. Lo fa sentire libero. Ha dei momenti per non pensare. O per pensare alle sue cose.

Oggi, lo fa come se stesse sfuggendo un’angoscia incombente. Come se stesse fuggendo la sua stessa ansia. La paura. Ma non è paura di diventare cieco. È paura di perderla. Di averla sfiorata, per non ritrovarla più.

Quanto tempo è passato?

Quando il cielo ormai si è rannuvolato, e la pioggia, pesante, spazza in un temporale poderoso. E lui lì, i capelli incollati al viso, tutto che, attorno, si è fatto grigio mentre ancora corre, verso casa. Verso il rifugio. Senza essere riuscito a trovare lei.

Scivola davanti alla porta d’ingresso. La spinge, sfiancato.

Sgocciola sul pavimento, l’acqua forma pozze. Non importa, non importa.

Non ha, improvvisamente, più forze.

 

È come se gli girasse la testa. Si sente debole. Nauseato.

A tentoni, entra in casa. Braccia e gambe senza più forza. Barcollando, reggendosi come può, si toglie il mantello, che traccia scie di gocce sul pavimento. La giacca.

Si lascia cadere contro il muro.

 

 

 

Un dolore fortissimo all’occhio. All’improvviso.

Sente il bisogno di stendersi, preda di brividi gelati. Trema. Si trascina in camera.

Si rannicchia sul letto, mentre il dolore si fa sempre più insopportabile.

Col pensiero, la cerca. La chiama.

La stringe a sé. Aiutami, Oscar… mentre allunga la mano per toccare la sua.

L’occhio gli fa malissimo. Dove la lama ha tagliato. Come fosse ancora lì. Dentro. In mezzo. E non andasse mai via.

Aiutami!!!

Sente freddo, e si sente bruciare, scosso dai brividi, senza riuscire a trattenersi.

Febbre, articola. Ho la febbre…? Mentre le immagini di lei, la sua voce, e i pensieri e le piccole cose si mescolano nella sua mente, guizzando come fiammelle.

In un delirio.

Sta malissimo. Talmente male che quasi riuscirebbe a dimenticarla. Ma neanche così può.

 

 

Mentre erano ancora a casa di Victor, lui le ha spiegato dove dovrebbe trovarsi André. Ha aggiunto che gli hanno riferito di averlo visto. “Solo”, ha precisato. Sollievo! Che sta bene. Doppio sollievo!

Ditemi di più!, avrebbe voluto domandare lei. Quasi esitante.

“Non saprei di preciso, vive… vedete… in questa zona… è qui che dovete cercare…”, e le ha mostrato una sorta di schizzo dettagliata abbozzato dal suo inviato.

Vive… Abita? Che idea nuova, pensata addosso a lui, si è detta.

Le ha passato gli itinerari, l’ha ragguagliata sui tempi. Ora, mentre cavalcano affiancati, verso palazzo Jarjayes, mentre ancora non ha osato domandarle se davvero se ne va, si offre di scortarla nel viaggio.

Scuote la testa, Oscar, “No…” Preferisce andare sola.

“Prendete una diligenza, almeno, se non una delle vostre carrozze.”

Non gli risponde.

Si ferma, Oscar. Fa per salutarlo. Scende da cavallo.

Lui la imita. Le tende la mano in un saluto, impotente di fronte alla sua risolutezza densa di interrogativi. “Penserò io a sostituirvi, alle formalità… voi partite, non preoccupatevi di niente…”

È allora che Oscar, impulsivamente, lo abbraccia, in un impeto di gratitudine, senza quasi rendersene conto. Stringendolo forte, attraendolo a sé, in un gesto empatico, perfino stupita da se stessa, da quel senso di fiducia e, ora, di riconoscenza che si è instaurato. Rendendosi conto che lui è rimasto interdetto.

Allontanandosi da lei, Victor la guarda, a lungo, le mani attorno alle sue braccia, a serrarle. Poi, la lascia.

Oscar…

Si gira, di nuovo, con gratitudine verso Victor. “Grazie. Davvero”.

Poi, aggiunge, accorata: “Non sparite!”

E lui accoglie quelle ultime parole con un sorriso dolente, tagliente nella sua amarezza.

No… se mai avrete bisogno di me…

 

Intende partire immediatamente. Sprona il cavallo, di corsa, di nuovo verso casa. Il respiro spezzato dall’emozione. Dalla paura.

Paura.

E se lui…

 

 

Nel delirio, chiama il suo nome.

È solo. Nessuno può aiutarlo.

Vorrebbe un po’ d’acqua, ma non ha le forze per alzarsi. Se ci prova, tutto prende a girare, e lui crolla a terra.

Resta lì, piegato su se stesso, scosso dai brividi. Non sa neanche quanto tempo sia passato. Fuori è buio. Lui sente il freddo spaccarlo. Ha la febbre, eppure è gelato.

 

 

A casa, trova la nonna in fregola.

“Nonna, preparami i bagagli, parto.”

“Ma cosa dici, bambina, guarda!”

Le mostra un plico.

“È arrivato un biglietto con un corriere”. La calligrafia è quella di lui.

“È suo!” cinguetta nanny.

 

Resta in piedi, attonita. Fa per aprirlo, poi, si ferma.

“Cosa c’è scritto?” La incalza la governante.

Ma Oscar è immota. Persa in qualche pensiero.

Preferisce quasi non sapere. E se quello che lui scrive va contro il suo proposito di partire?

“Non lo leggo.”

“Scherzi?”

”No, non lo leggo”. Risoluta.

“Lo leggo io!”

L’espressione di Oscar la blocca.

“Avanti aprilo, non essere testarda!” La guarda, spazientita. “Come puoi restare lì senza sapere cosa vuole dirti?”

“Perché…” come fa a spiegarglielo…

Impotente, si siede.

Appoggia la schiena, apparentemente stanchissima, al punto che già fermarsi quell’attimo costituisce un riposo.

Scuote la testa.

“No, non lo leggo”. La sfida. “Ho deciso di partire, comunque.” Serra le dita attorno alla carta. “E non lo leggerò. Voglio prima incontrarlo. Guardarlo in faccia.” Perché non voglio sapere se lui mi rifiuta, se non mi vuole più vedere… “Io non so se lui… mi vuole ancora…” conclude con voce quasi impercettibile.

“Oscar, ma come puoi pensare che non ti ami più!?”

La fulmina con lo sguardo.

Le prende la mano. “Lo sanno tutti che ti ama, bambina…” le sorride.

“Tutti chi?” Si scandalizza Oscar mentre il mondo finisce di sgretolarlesi attorno, augurandosi che il pronome valga solo metaforicamente.

Alza le spalle. “Tutti. Tua madre. Tuo padre. Tutti…” poi, aggiunge, serafica: “Che vuoi farci, le case sono fatte così… e nessuno direbbe mai che lui pensi di lasciarti.” Le scuote la mano, affettuosamente. “Stai tranquilla… vai a prepararti!”

 

Così parte. Con il mantra delle parole della nonna a sostenerla, quel dubbio macerante dentro, per tutto il tempo; e mille pensieri. La nonna che, stranamente, pur avendola imbottita di raccomandazioni, l’ha lasciata andare. E i suoi, che sanno tutto… da quanto? Come l’hanno scoperto? E adesso?

 

Il viaggio la tiene impegnata. Consultare gli itinerari, non perdere le strade maestre. Cercare un alloggio decente, cosa decisamente difficile per i viaggiatori dell’epoca.

Ma, infine, mentre lo scenario attorno a lei si modifica, mentre l’aria suona diversa e lei, stanca di cavalcare, vorrebbe solo scendere e fare un tratto a piedi, ma resiste, per non tardare, arriva in prossimità della meta.

Laggiù, in lontananza, si intravvedono delle case. Poi, il mare.

Ora deve leggere.

Ora non c’è scampo.

 

Ferma il cavallo, si guarda intorno. Cerca di imprimere nella mente il paesaggio. È questo, considera, che hai visto anche tu, da sempre… da prima… questo che io, invece, non conoscevo…

Quasi in ansia, scende da cavallo, lo conduce ad abbeverarsi. Stanca, sente la necessità di muovere qualche passo.

 

Nelle dita serra il biglietto. Che non ha osato leggere.

E con le mani che tremano, in piedi, ora, lo apre.

E deve sedersi.

Mio amore,

scusami per il tempo lontano da te.

Sono in Bretagna, dov’era casa dei miei.

Raggiungimi appena puoi. Questo è l’indirizzo.

Ti aspetto.

A casa nostra.

Ti amo.

P. s.: non lasciare in giro il biglietto!

P. p. s,: ecco l’indirizzo.

 

Frenetica, il respiro che si è fatto troppo veloce, ora cerca di trovare la casa. Con l’indirizzo trascrittole da André, le indicazioni di Girodel, della nonna.

Quando ne giunge in vista è ormai il crepuscolo.

Di tutte le emozioni, gli interrogativi che hanno costellato, riempito il suo viaggio, ora, non saprebbe che dire. Sente attorno a sé gli alberi stormire, il mare, laggiù in lontananza. Il sole ha lasciato il suo tepore sulle pietre, sui tetti di ardesia.

Lì, di fronte, a quella porta azzurra.

Le hanno detto che è lì che vive, quando ha lasciato il cavallo alla stazione di posta.

E allora, quando ha iniziato a vedere, avvicinandosi, ha compreso.

Ora, piano, osserva. Trattenendo il respiro e, quasi, i passi, ma senza riuscirsi a impedire di affrettarli, verso la porta.

Con il cuore che martella, cerca di osservare attraverso i vetri. Ma dentro regna la penombra.

Pochi passi ancora, l’uscio solo accostato. Si toglie dalle spalle il mantello, che fruscia, mentre lo ripiega, in un gesto consueto, sull’avambraccio. Sente la stoffa, pesante. È stanca, dopo tutte quelle ore.

Si domanda, in una ridda di emozioni indicibili, come sarà. Se lui sarà diverso. Se lei è abbastanza bella, se gli piacerà ancora, così scarmigliata.

 

 

Crede di delirare ancora, nella febbre, quando, nella penombra, gli pare di sentire rumori familiari. Passi. Suoni.

Ma probabilmente si sta ingannando, come spesso gli succede, quando non vuole lasciarsi andare. Forse la sua immaginazione, speranze troppo belle per osare formularle. Eppure, lontano, poi, più vicini, rumori di gesti noti. Che gli pare di conoscere, riconoscere, e non sente da troppo tempo. Quando il cuore manca un battito. Quando l’intuito vola oltre i freni imposti dalla ragione.

Scruta, nella penombra. Ancora debole, nel letto.

Muove piano la testa, stringendo gli occhi.

Forse è davvero come nei suoi sogni. Forse, davvero, se lo desidererà oltre ogni limite, la sentirà arrivare.

 

 

 

*** Grazie, davvero, a Sydreana

 Continua

 

Laura, da autunno 2013 a novembre 2015 pubblicazione sul sito Little Corner marzo 2017

Vietati la pubblicazione e l'uso senza il consenso dell'autore

  

Laura Mail to laura_chan55@hotmail.com

 

Back to the Mainpage

Back to the Fanfic's Mainpage