A Strange Story

parte VII

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“Ciao André” disse Saint Just alzando gli occhi dal libro che aveva aperto un secondo prima per cercare di non mostrare l’ansia con cui lo aspettava.

“Ciao Louis, come va oggi?” gli rispose André, andando a sedersi sulla sedia accanto al letto dove era disteso l’amico.

“Meglio, ormai credo di essere quasi in grado di camminare, Marie mi ha tolto le bende per la medicazione e ha visto che le ferite si stanno rimarginando.”

“Togliti dalla testa qualsiasi idea di fare un passo fuori da quel letto” gli replicò André severamente. “Abbiamo fatto tanto per rimetterti in sesto, vedi di non fare stupidaggini, inoltre ricordati sempre di Poisson…”

“A proposito di quella sera, dopo vorrei darti qualcosa…” sussurrò Saint Just guardandolo fisso negli occhi.

André assentì senza rispondere. Sapeva che l’amico gli stava lasciando mano libera sui possibili sviluppi di quella sfortunata missione. Non era una responsabilità da poco, ma era il prezzo della fiducia che Saint Just gli aveva accordato.

In quel momento Marie entrò nella stanza. Un improvviso rumore fuori della finestra fece girare tutti quanti. André si avvicinò ai vetri e diede un’occhiata all’esterno. Sembrava non ci fosse niente di strano. Non fidandosi, e conoscendo la pericolosità della situazione di Saint Just, aprì la finestra e si sporse dal davanzale osservando con attenzione il giardino sottostante, ma, non trovando nulla di anomalo, si tranquillizzò e rientrò dentro.

 

Per poco non si era fatta scoprire! Al momento dell’ingresso di Marie aveva voluto modificare la posizione per guardare meglio, ma il pezzo di cornicione su cui aveva appoggiato un piede aveva ceduto, e lei si era trovata a penzolare sotto la finestra. Solo i suoi riflessi da gatto (lo scatto felino e l’abile mossa…) le avevano consentito di trovare riparo appena in tempo per non essere vista da André.

Comunque ora era di nuovo tutto tranquillo, quindi poteva riavvicinarsi e concludere la sua dolorosa osservazione.

 

Marie stava parlando, mentre deponeva un vassoio sull’unico tavolo della stanza: “… mi sembra quindi che tutto questo sia abbastanza incoraggiante, soprattutto le parole del dottore…” si avvicinò al letto e posò la mano aperta sulla fronte di Saint Just: “Mi sembra poi che la febbre stia diminuendo… l’unica cosa è che il signor Louis è un po’ troppo ansioso di interrompere le cure, e il medico ha detto che questo non deve assolutamente succedere.”

“Grazie Marie, sicuramente se ci impegneremo tutti e due al massimo riusciremo ad avere ragione di questo testardo” André le sorrideva, lo divertiva canzonare un po’ quei modi da perfetta mammina della ragazza.

Marie si accorse del suo tono, e arrossì. Ma era uno scherzo che accettava volentieri. Non si era mai sentita più felice in tutta la propria vita. Avere il signor Louis in casa, per la maggior parte del tempo in tutto e per tutto dipendente da lei, le dava la sensazione di essere diventata davvero una donna adulta!

“Comunque è ora che io vada, stasera i signori danno una festa ed io devo aiutare in cucina” concluse.

Andandosene salutò Saint Just con una carezza sulla fronte e André con un inchino.

 

Oscar era piuttosto perplessa. Quella ragazza sembrava dolce e simpatica, ma non poteva essere lei la donna che aveva stregato André. Inoltre la gelosia le aveva acutizzato i sensi, e lei non aveva tardato a capire a quale dei due giovani andassero le preferenze della fanciulla. Possibile che André non se ne accorgesse? No, semplicemente non era quella la donna che glielo aveva portato via: egli non aveva mai avuto, in quei minuti, quello sguardo innamorato che solo lei gli conosceva. Questa cosa la tranquillizzò e la preoccupò nello stesso tempo. Se non era Marie doveva essere qualcun’altra! Però perché si trovava in quella casa? Che rapporto aveva con quel giovane e quella ragazza?

 

André e Sain tJust rimasero soli.

“Marie è davvero apprensiva…” disse Saint Just per interrompere quel silenzio imbarazzato che si era creato improvvisamente tra loro.

“E’ preoccupata, la posso capire…”

“Sei preoccupato anche tu?” gli chiese Saint Just senza guardarlo.

“Perché me lo chiedi? Lo sai.”

“Ho bisogno di sentirmelo dire” per alcuni istanti rimasero tutti i due in silenzio, poi Louis riprese: “Scusami André, non dovevo…”

André gli si avvicinò, sedendosi sul letto. Gli passò il braccio intorno alle spalle.

“Non ti preoccupare.”

Saint Just chiuse gli occhi e gli appoggiò la testa sulla spalla. La mano di André cominciò ad accarezzargli i capelli e lui gli strinse le braccia intorno al torace.

“Ho bisogno di parlarti di quelle lettere. Voglio che le prenda tu e che decida cosa farne. Io sono stanco di tutto questo…” fece un gesto eloquente per descrivere il proprio disgusto verso ciò che li circondava appena fuori dalle finestre della loro stanza.

“Potrei semplicemente distruggerle, o fare in modo che vengano distrutte. Non ti importa? Hai fatto tanto per averle…” gli rispose André.

“No, non voglio saperne più niente…”

“E Robespierre?”

Saint Just assunse un’espressione stupita, come se avesse dimenticato anche l’esistenza del giovane e ambizioso avvocato. Poi si riprese: “Per lui potrei essere anche morto” disse amaramente.

“Ma non lo sei, e non tarderà a saperlo!”

Louis rise: “André, non provare a fare il cospiratore, non fa per te. Ci penserò poi, sempre che Poisson non mi tolga anche questa preoccupazione!”

André ritirò il braccio, poi si alzò avvicinandosi alla finestra.

“Rischi di farti odiare più adesso di quando…” sibilò tra i denti.

L’altro protese la mano come per fermarlo, poi cominciò a tremare…

“Di quando?! Di quando ti ho ricattato per allontanarti da quel tuo comandante? Dillo André, dillo che non mi hai mai perdonato! Sono entrato nella tua vita con il rapimento del padre, e l’evoluzione del nostro rapporto è stata tutta un peggioramento… Scusami, scusa André… è questo che vuoi sentirmi dire? Scusa!” La sua voce aveva raggiunto una tonalità acuta che mostrava tutti i segni di un delirio.

André si voltò preoccupato, giusto in tempo per vederselo alle spalle, in piedi, per quanto traballante. Subito gli corse accanto per sostenerlo, e, nel momento in cui riuscì a raggiungerlo, questi gli svenne tra le braccia.

 

Oscar, fuori della finestra, rimase impietrita. Finalmente tutta la situazione le appariva chiara!

Allora André non l’aveva allontanata da sé a causa di un’altra donna! Aveva mentito a Meudon, aveva mentito per mantenere la parola ottenuta da quell’uomo con l’inganno! Si sentì nello stesso tempo felice e rabbiosa. Come faceva André a mostrarsi così comprensivo con quell’uomo che era stato per loro causa di tante sofferenze? Lei non dimenticava la disperazione in cui era caduta quando aveva saputo del rapimento del padre, e poi il sollievo, quando André glielo aveva riportato. Era sempre stata sicura che avesse fatto tutto lui, ma non immaginava che si fosse dovuto sottomettere ad un ricatto per questo.

Subito abbandonò il proprio posto di osservazione, aveva sentito abbastanza e non voleva sentire di più, la umiliava aver dovuto spiare di nascosto, non era sua abitudine, per quanto senza farlo non sarebbe mai riuscita a comprendere la situazione. Raggiunse César per allontanarsi il prima possibile da quell’uomo… un uomo che era sicura di avere già visto, e che mostrava di detenere uno strano potere sulle persone che lo circondavano.

Mentre galoppava sulla via di Versailles, Oscar rimuginava su quanto aveva appena visto. Perché quell’uomo, quel Louis Saint Just, aveva voluto allontanare André da lei? Cosa desiderava da lui? Nel suo atteggiamento lei aveva percepito qualcosa di strano, qualcosa che le sfuggiva e che le stava torturando il cervello. Inoltre aveva accennato più volte al capitano de Poisson, il cugino della Polignac. Poisson era un uomo che Oscar disprezzava per come si era fatto strada alla corte di Versailles, ma che lei aborriva soprattutto per la crudeltà fine a se stessa. E se Saint Just aveva fatto qualcosa per renderselo nemico, sarebbe stato difficile che riuscisse a scrollarselo di dosso. Quel giovane aveva accennato a delle lettere. Oscar sapeva che c’era stata una irruzione nelle stanze della contessa, ma questa aveva dichiarato di essere stata depredata solo di alcuni gioielli, ed il caso era stato affidato solo ad un piccolo contingente dell’esercito, contingente guidato proprio dal Poisson. Evidentemente tutti avevano mentito, doveva esserci qualcosa di molto importante nei documenti sottratti ed André stava per entrarne in possesso.

Sicuramente la situazione era molto pericolosa. La ferocia del capitano non si sarebbe arrestata di fronte a nulla, e se avesse capito che André conosceva il ladro, avrebbe fatto di tutto per implicarlo nel furto, tanto più che sarebbe stata una occasione d’oro per la contessa di incastrare la sua unica nemica a corte, l’unica altra persona che avesse un qualche ascendente su Maria Antonietta.

Appena giunta a casa, Oscar si buttò sul letto. Era stanca, preoccupata, ma per la prima volta da molte settimane il suo sonno fu tranquillo e popolato solo di sogni piacevoli, in cui due ragazzi correvano insieme sulle spiagge di Arras.

 

Intanto, nella casa del Marais, André stava controllando che il sonno di Louis si tranquillizzasse. Era parecchio che non aveva mancamenti, e questo era giunto inaspettato. Doveva assolutamente evitargli di avere forti emozioni!

Con la mano cercò di capire se avesse di nuovo la febbre. La fronte gli scottava ed il corpo era scosso da brividi. André gli aggiunse una coperta e poi gli bagnò con un po’ di acqua le tempie. Ancora una volta ebbe la sensazione della fragilità di quel corpo: Saint Just cercava di supplire a quell’aspetto quasi femmineo con una aggressività e crudeltà ‘virile’, ma il suo lato delicato e infantile faceva sempre capolino, alla fine. Gli guardò le mani, le dita lunghe, scarne, pallide. Ne prese una tra le proprie e la accarezzò delicatamente, poi si allontanò, appoggiando la schiena alla mensola del piccolo camino ancora acceso. Si stava facendo tardi, era ora di tornare a palazzo Jarjayes. Presto Marie sarebbe tornata ed avrebbe controllato che Louis prendesse le medicine. André le lasciò un appunto per metterla al corrente dello svenimento, raccomandandosi di farlo riposare, poi, dopo un ultimo sguardo alla sagoma addormentata, lasciò la casa per tornare a Versailles.

 

Il giorno successivo Oscar si svegliò serena e rilassata come non le succedeva più da molto tempo. Nanny, vedendola scendere le scale di corsa fischiettando un allegro motivetto, si sfregò gli occhi, temendo di stare ancora sognando. La sua piccola Oscar sembrava una bambina, il riposo tranquillo aveva tolto le occhiaie dal suo viso, e i bei capelli biondi, morbidi e lucidi come dopo una lunga spazzolata, le danzavano intorno al volto facendole risaltare il blu trasparente degli occhi.

“Nanny, questa mattina ho proprio una fame da lupi, cosa c’è da mangiare?”

L’anziana governante non riuscì neanche ad emettere una parola. Lo stupore era tale che le sembrava di non capire le parole della sua pupilla. Quindi si limitò a depositarle il vassoio colmo direttamente sul tavolo della cucina, come faceva quando i ragazzi non la dominavano ancora dall’alto, sperando che davvero la sua Oscar mangiasse, per una volta, tutte le cose che le avevano preparato.

Oscar non fece caso al silenzio della cara Nanny. La sua mente era altrove, non troppo lontana in effetti, visto che la camera di André era appena qualche porta più in là…

“Nanny… André non si è ancora alzato?”

“Beh… Oscar, lo conosci quel dormiglione. Credo che sia ancora nella sua stanza…”

Proprio in quel momento André la smentì, comparendo sulla porta. Non appena vide Oscar comodamente seduta al tavolo della cucina, lo stupore gli fece abortire lo sbadiglio che gli stava per sfigurare il volto: dalla loro conversazione a Meudon, ogni incontro con Oscar lo metteva a disagio. Non riusciva ad interpretare, poi, il sorriso che lei gli stava rivolgendo: possibile che l’imbarazzo che aveva permeato i loro ultimi rapporti stesse lasciando il posto a quella nuova amicizia che avevano voluto far nascere in quei lontani giardini reali?

“André, vieni a sederti. Nanny ci ha preparato una colazione buonissima, dobbiamo farle onore…” gli disse Oscar, coprendosi di un improvviso rossore.

E così, per la prima volta dopo tanti anni, le cucine di Palazzo Jarjayes si riempirono nuovamente delle voci allegre dei due ragazzi, come se il tempo fosse tornato indietro, e tante incomprensioni, tante presenze che avevano complicato le loro esistenze si fossero improvvisamente volatilizzate.

La giornata proseguì tranquillamente. Alla reggia di Versailles il servizio di guardia non comportò incarichi particolarmente gravosi. Sembrava trascorso un solo istante da quando André e Oscar avevano varcato il cancello dei Jarjayes e già il sole volgeva ad occidente. Pur non essendo successo niente di particolare, Oscar era felice: anche i suoi uomini si erano accorti che qualcosa di nuovo era successo al loro comandante, era stata allegra, aveva alleggerito i carichi di lavoro, ed era passata sopra a quelle piccole mancanze che inevitabilmente si verificano nell’arco di una giornata. Oscar non si era accorta, invece, di quanto palese fosse il proprio cambiamento: da quando aveva scoperto che forse tutto era di nuovo possibile fra lei ed André, le sembrava di camminare su una nuvola. Non faceva che pensare a come doversi comportarsi, a come dover affrontare quella scoperta.

A fine giornata, sempre persa nei propri pensieri, prese distrattamente il foglio con i turni per la nottata e, scorrendo velocemente i nomi, si accorse con rammarico che André avrebbe dovuto lavorare fino al mattino successivo… Quella giornata così bella, che lei aveva sperato di continuare con una piacevole passeggiata nella calda luce del tramonto, si sarebbe invece conclusa in solitudine. L’imprevisto la fece tornare di colpo con i piedi per terra. Effettivamente, pensò, non aveva ancora reali motivi di soddisfazione: ancora non aveva capito cosa fosse a legare André a quell’uomo ferito e a quella giovane ragazza, e inoltre la storia di Poisson non era un problema da poco… ma la serietà di questi pensieri improvvisamente lasciò il posto ad un inaspettato sorriso: no, non c’era un’altra donna nella vita di André!

 

André non era contento di dover rimanere tutta la notte a Versailles. Era preoccupato per Saint Just: lo svenimento della sera precedente non presagiva nulla di buono, inoltre Marie ce l’avrebbe fatta da sola?

Mentre attraversava il piazzale per raggiungere gli altri soldati, si rammaricò che la prolungata assenza del gruppo di uomini agli ordini di Poisson lo costringesse al turno di guardia, in realtà mansione che non doveva spettargli, e poi, quel Poisson era davvero pericoloso: stava mettendo a soqquadro tutti i dintorni di Parigi per trovare l’artefice del furto della lettera. Per un istante André tremò: e se avesse scoperto il nascondiglio di Louis? Fortunatamente sembrava che le sue ricerche si fossero spostate nei piccoli villaggi che circondavano la città, e questo dava qualche giorno di respiro. Presto, però, il problema di una nuova sistemazione avrebbe dovuto essere affrontato: era molto probabile che, prima o poi, la casa di Marie subisse una nuova perquisizione, quindi era tempo che lui decidesse come e dove trasportare l’amico ferito. E poi doveva pensare a cosa fare con la ragazza, probabilmente anche lei era in pericolo…

Perso in queste elucubrazioni, non si accorse di Oscar che, al galoppo, lasciava la reggia imboccando, inaspettatamente, la via verso Parigi.

 

C’era stata una frazione di secondo di incertezza, di qualcosa di simile ad un cattivo presentimento, poi Oscar aveva deciso che quella sera rappresentava l’occasione ideale per cercare di capire cosa aveva portato quel Saint Just a formulare un ricatto così insolito: perché mai aveva voluto allontanare André da lei? Cosa rappresentava lei di così terribile per il suo miglior amico, secondo quello strano giovane? E poi lui cosa voleva da André? Voleva coinvolgerlo in quelle violente e crudeli scorribande contro la nobiltà? Oscar aveva una lista lunghissima di punti interrogativi che le arrovellavano il cervello, e, come al solito, il suo desiderio di chiarezza la portava ad affrontare direttamente la situazione: quella sera Louis Saint Just avrebbe risposto a tutte le sue domande!

Trovare la casa di Marie non fu impresa da poco. Oscar si accorse di essere stata molto poco attenta nella sua precedente spedizione. Senza la guida di André, si perse più volte tra i vicoli tutti ugualmente miseri del Marais, ma, quando ormai la notte aveva abbracciato tutti i tetti di Parigi, riconobbe la porta a cui André aveva bussato la sera prima.

 

Nella stanza il fuoco cominciava ad affievolirsi. Marie si era assopita sulla sedia accanto al letto di Saint Just, il libro ancora aperto sulle ginocchia. Oscar si calò giù da quella che ormai era diventata la sua postazione abituale: avrebbe aspettato ancora un po’, sperava infatti che la ragazza lasciasse il campo libero in modo da potersi introdurre nella stanza senza farsi vedere. Tornò quindi nel vicolo sottostante, uno stretto cunicolo che costeggiava il piccolo giardino che si apriva sul retro della casa, e si nascose in una rientranza del muro, mentre César restava legato poco lontano.

Non passò molto tempo che Oscar fu ridestata dai pensieri in cui si era immersa da un leggero tramestio proveniente dal cortile della casa. I rumori venivano da zone diverse, come se più uomini si muovessero cercando di non farsi sentire. Ella cercò di avvicinarsi il più silenziosamente possibile, strisciando sull’erba bagnata del piccolo giardino. Nel buio, solo la finestra brillava della luce del lume acceso. Presto i rumori si trasformarono in passi furtivi: finalmente Oscar riuscì a scorgere delle ombre che rapidamente si disponevano contro le mura della semplice casa. Una nuvola si spostò lasciando apparire la piccola falce di luna fino a quel momento nascosta. Oscar rimase impietrita:quegli uomini indossavano le divise della Guardia reale!

Pian piano nella sua testa si andò componendo tutto il mosaico, quando poi vide il capitano de Poisson avvicinarsi da solo, con il suo caratteristico passo imperioso, alla piccola porta sul retro e battervi violentemente il pugno contro, non ebbe che una conferma di quanto aveva già immaginato. Gli uomini della Polignac avevano trovato ciò che stavano cercando: mentre tutti pensavano che si stessero perdendo nei villaggi intorno a Parigi, essi avevano invece scoperto il vero nascondiglio dell’uomo che aveva osato sfidare la donna più importante di Francia.

La sagoma di Marie si disegnò per un istante dietro alla finestra illuminata, poi passarono alcuni minuti senza che succedesse più nulla. Il capitano de Poisson non sembrava aver fretta: come un gatto quando ormai è sicuro di aver intrappolato il topo, lasciava all’avversario libertà sulla mossa successiva (per lo meno il mio gatto fa così, le rare volte che riesce ad acciuffare una lucertola!)

Oscar non sapeva se fosse il caso di intervenire direttamente. Lei era il superiore di Poisson, ma era anche vero che questo incarico gli era stato dato direttamente dalla regina, ovviamente dietro ‘suggerimento’ della Polignac. Decise di rimanere ancora nell’ombra per valutare gli sviluppi della situazione.

 

All’interno della casa ancora silenzio. Poisson fece un segno ai suoi uomini. Due soldati lo raggiunsero, affiancandolo davanti alla porta. Proprio in quel momento l’uscio fu socchiuso e l’esitante figura di Marie apparve nel vano scarsamente illuminato.

“Siete Marie Darras, nata il 14 ottobre 1766 a Parigi?” l’aggredì il capitano.

La ragazza annuì debolmente.

“Siamo qui in nome del Re di Francia per perquisire la vostra casa. Siete accusata di nascondere nella vostra abitazione un pericoloso criminale”.

Marie, ormai tremante, ancora con il libro tra le mani, scosse ripetutamente la testa.

Poisson non la degnò di attenzione, con un calciò spalancò la porta che la ragazza tratteneva accostata. Il colpo improvviso del capitano la fece cadere all’indietro, facendole battere violentemente contro il tavolo che riempiva da solo il piccolo ingresso. I soldati scavalcarono senza attenzione quel corpo privo di sensi e seguirono il loro comandante che si avviava verso il piano superiore. In quel momento, però, in cima alla scala comparve la scarna figura di Saint Just.

“Finalmente ci incontriamo di nuovo” disse beffardamente Poisson.

“Cosa le avete fatto?” gli rispose il giovane, portando gli occhi febbricitanti da Marie, distesa sul pavimento, al volto del capitano. Lo sguardo gli si fece duro e crudele, poi sorrise, quel suo sorriso beffardo che da parecchio tempo lo aveva abbandonato: “Degna stirpe. E’ facile dimostrare la propria forza con una ragazza…, siete un vigliacco. Vostra cugina, la vostra padrona, sarà entusiasta di voi!”

Poisson ignorò la provocazione: “Siete in trappola, Saint Just. Qui non ci sono vicoli nei quali nascondervi.”

“Non ho intenzione di scappare. Siete stato abile già la volta scorsa” disse abbassando lo sguardo sulle numerose fasciature intorno al proprio fianco “Questo è solo il coronamento di un’opera ben cominciata.”

“Signore, cosa dobbiamo fare della ragazza?” chiese uno dei soldati.

Poisson portò lo sguardo sulla figura a terra con l’espressione di chi stesse guardando un insetto indegno di tanto onore.

“Marie Darras non ha fatto niente. E’ solo una vicina di casa che ha aiutato un uomo che conosce poco” si intromise Saint Just, senza distogliere lo sguardo gelido dai piccoli e crudeli occhi di Poisson.

Il capitano diede una botta con lo stivale alla gamba della ragazza, per vedere se avesse ripreso i sensi. Marie non si mosse, il colpo alla testa era stato violento e lei ora giaceva a terra come una bambola di stracci.

“Possiamo lasciarla qui, non credo che per ora ci possa essere utile” rispose al soldato, e poi a Louis “La sua buona salute dipenderà dal vostro comportamento, è bene che lo sappiate.”

Saint Just annuì. Scese le scale fino a trovarglisi vicino. Non aveva le forze per tentare nulla, non c’era più scampo: era finita e lo aveva capito subito, probabilmente non sarebbe più tornato in quella casa, probabilmente non avrebbe più rivisto niente di Parigi. Sapeva che la propria vita non sarebbe durata ancora a lungo. Si guardò intorno: quella casa aveva visto il suo riavvicinamento con André, aveva testimoniato il risorgere delle sue speranze, ora invece faceva da sfondo ad un epilogo ben diverso da quello che aveva sognato in quegli ultimi giorni. Qualcosa dentro gli si stava spezzando: aveva sempre saputo di rischiare ogni giorno la vita, e non gliene era mai importato nulla. Aveva sempre pensato che la causa per la quale combatteva venisse prima di tutto, e invece ora sentiva quanto era forte il suo attaccamento alla vita, una vita che aveva sperato diventasse diversa, piena di cose che non aveva mai avuto. Gli occhi gli bruciavano, le forze, che lo avevano sorretto sino a quel momento, ora lo stavano abbandonando. Ma gli rimaneva l’orgoglio, una scorta inesauribile che lo aveva sempre sostenuto nelle situazioni più difficili. Ora questo orgoglio lo teneva in piedi, dritto e altero mentre camminava davanti al capitano de Poisson fino alla carrozza con le sbarre che lo avrebbe condotto alla prigione della Bastiglia.

 

Continua...

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