Un'amica inglese

parte III

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Fersen all’inizio era stato osservato con sospetto dai cortigiani, ma presto molte giovani nobildonne avevano cominciato a sollecitare i suoi inviti, sebbene i suoi occhi fossero fissi sul viso di Maria Antonietta, illuminandosi quando il loro sguardo veniva restituito.

Lady Isabelle colse l’occasione per stare con la madre, che aveva visto solo per un breve incontro.

“Cara madre, è davvero una bellissima festa. E la nostra Regina sembra così felice. Qualche volta mi pento di avere abbandonato la mia patria.”

Madame de Jarjayes non sapeva cosa rispondere. Sapeva che la situazione francese, al di là delle apparenze, era molto difficile, ma questo era proprio un soggetto sgradevole, tanto più che avrebbe portato a parlare della storia di Fersen e la Regina. Inoltre voleva discutere con la figlia di una cosa molto più importante.

“Isabelle, cosa ti è parso di Oscar?” Chiese.

“Oh, cara madre… Oscar è così coraggiosa, così orgogliosa, ma… Io penso che non sia felice. Non voglio dire che nostro padre fece un errore, ma penso che Oscar stia soffrendo a causa della sua situazione: una donna, con i sentimenti di una donna, ma che agisce come un uomo…” rispose Isabelle.

“E’ esattamente quello che penso anche io. Sono preoccupata per Oscar. E ho paura che durante i prossimi anni la situazione possa solo peggiorare.”

“Ho provato a convincerla a venire con noi, stasera. Ma non ha voluto. Mi piacerebbe vederla vestita come una donna. Sono sicura che sarebbe la donna più bella di tutta Versailles.”

La madre rise: “Temo che il tuo desiderio non si realizzerà molto presto. Oscar è troppo testarda.”

Maria Antonietta, dopo un ballo con il Re, e molti sguardi a Fersen, stava aspettando il suo momento preferito, quando avrebbe dato la scelta alle dame. Questo era un diversivo all’ultima moda, che la Regina aveva saputo essere abituale nei balli veneziani, durante il Carnevale.

Era mezzanotte quando fece il suo annuncio, con un sorriso affascinante e divertito.

Molte dame arrossirono, come sempre in queste occasioni, e risolini soffocati echeggiarono nei saloni da ballo.

Fu con un po’ di imbarazzo che le più nobili e anziane dame di Francia fecero i loro inviti a uomini altrettanto anziani e nobili. Ma era molto più divertente, e la Regina lo sapeva, osservare giovani , belle e ricche damigelle fare le proprie proposte a giovani e affascinanti gentiluomini, sicuramente non i loro mariti.

Mormorii di sorpresa accompagnarono il passaggio tra gli ospiti di una nuova ospite, davvero di eccezionale bellezza.

Indossava un meraviglioso abito di seta color del ghiaccio, drappeggiato morbidamente attorno alle fattezze simili a quelle di una dea greca. Tra i suoi splendidi capelli biondi brillava una tiara di diamanti, i cui riflessi avevano lo stesso colore dei suoi occhi.

La dea sconosciuta si fermò di fronte ad uno degli uomini più belli della sala da ballo, l’uomo che molte donne avevano bramato di invitare, e formulò la sua richiesta.

All’inizio il suo compagno rimase con una espressione attonita sul viso, ma quando cominciarono a danzare, gli occhi dell’uno si fissarono in quelli dell’altra e sembrarono ballare come se fossero soli nell’enorme sala affollata.

“Chi siete? Vi ho aspettato per tutta la vita” disse lui, sorridendo.

La dama misteriosa non rispose.

“Ditemi, incantatrice spuntata dal nulla: ci siamo mai incontrati prima, magari in un’altra vita?”

Lei arrossì, ed un lampo attraversò i suoi occhi, ma ancora nessuna parola uscì dalle sue labbra.

Lui rimase in silenzio per qualche minuto, poi disse: “Eppure io sono sicuro di conoscervi. E’ come se vi conoscessi da quando non ero che un bambino…”

“Va bene”, esplose lei, “ti sei divertito abbastanza, André!” E poi, con una nota di rabbia nella voce, “Desideravo farti una sorpresa, ma ora me ne sto pentendo…”

“Sei sicura, Oscar? Stai ballando con l’uomo più ammirato della festa…” replicò lui, stringendo di più la sua vita tra le proprie braccia.

“André, cosa stai facendo?” Balbettò lei.

“Sto danzando, niente altro”, rispose lui, con aria innocente.

Lei gli lanciò uno sguardo perplesso, poi arrossì di nuovo: “André, sei… Sei sorpreso?”

André non rispose immediatamente. Dopo qualche istante disse, pensosamente: “Beh, pensavo che potessi essere molto peggio, vestita come una donna. Ma credo che questo risultato sia dovuto ad una non semplice opera della nonna…”

“Ma… come osi?! Io ti uccido!” Ora lei era proprio furiosa.

“Non ora, Oscar. Rovineresti il ballo della nostra Regina…” Rispose lui, sorridendo.

Anche Oscar sorrise. Era felice tra le braccia di André, troppo felice…

 

Dal lato opposto della sala, una donna dai capelli ramati li stava osservando con una strana espressione dipinta sul volto.

 

Oscar e André uscirono nei giardini di Versailles. Oscar rabbrividì alla fredda aria della notte. Non era abituata ad essere così scoperta, le sue spalle nude furono attraversate da un brivido.

“Hai freddo?” Chiese André, dolcemente.

“No… sì… un poco” rispose Oscar, imbarazzata.

André sorrise. Anche vestita da donna, era sempre la sua indipendente Oscar! Si sfilò la giacca e gliela appoggiò sulle spalle.

“Grazie André…” arrossì di nuovo. Ogni gesto del suo compagno aveva ormai questo effetto sul suo viso, dall’istante in cui avevano cominciato a ballare.

“Non puoi resistere senza vestiti maschili, neanche ad un ballo” rise lui.

Anche Oscar sorrise: perché André non la avvolgeva tra le sue braccia, stava pensando, certamente avrebbe sentito meno freddo!

Risa e voci gioiose giungevano dalla sala da ballo.

“Potresti riportarmi a casa?” Chiese, senza guardarlo.

“Certo Oscar.”

Quando arrivarono a casa, si riscaldarono davanti al fuoco che ardeva nel camino.

“André, partirai per Calais, domani?” Mormorò lei.

“Sì, Oscar, lo sai” rispose lui, gli occhi fissi in quelli di lei.

“Il tuo viaggio sarà lungo…”

“Tornerò presto” e le sorrise .

“Presto…”

“Oscar, cosa ti succede… perché stai piangendo?”

Oscar non rispose. Grosse lacrime le scivolavano lungo le guance, sebbene non si udissero i suoi singhiozzi.

“Oscar…” André le si avvicinò. Le sue mani le accarezzarono il viso, cercando di asciugarle le lacrime.

Oh André! E’ mai possibile che tu non capisca? Si disse lei, poggiandogli il capo sul petto, stringendogli le braccia intorno al collo.

Lui le allontanò il viso, fissò i suoi occhi in quelli di lei. Quindi abbracciò la sua Oscar, e le sue labbra baciarono quelle di lei. Finalmente stava accadendo quello che lui aveva considerato inevitabile dal primo momento in cui l’aveva vista, ed era incredibilmente bello, dolce e naturale.

Oscar rimase abbracciata ad André. Sentiva le braccia di lui intorno al proprio corpo, le sue dite fra i propri capelli.

“André, io ti amo” disse semplicemente.

Le lacrime le scivolarono sul petto di lui.

“Non dire niente. Lo so. Anche io ti amo” sussurrò lui, carezzandole la schiena, dalle spalle alla vita.

“No, André. Io devo dirti una cosa… una volta credevo di essere innamorata di…”

“Oscar, non è necessario” la interruppe lui.

“Devo dirtelo! Io credevo di essere innamorata di Fersen. So che tu lo avevi capito. Ma… ma io sono stata una sciocca! Quello non era amore vero, io ero abbagliata, confusa… Quando ho temuto di perderti, tutto è stato chiaro, limpido. André, non lasciarmi…”

“Oscar, ti prometto che tutto sarà diverso quando tornerò. Ma ora devo andare. E’ un impegno che ho preso con tuo padre.”

“Domani partirai… ma stanotte non lasciarmi.”

 

La mattina seguente, Oscar si svegliò molto presto. Era sola. Si vestì in fretta e andò nella camera di André. Bussò. André si stava preparando il bagaglio. I capelli gli ricadevano sciolti sulle spalle, e indossava solo una camicia bianca sui pantaloni scuri.

Oscar gli si avvicinò con un po’ di imbarazzo. Lui era chinato sulla sua borsa, e lei si sedette su un sedia vicina.

“Oscar, non avere quell’aria triste” disse lui, sorridendo. “Entro dieci giorni sarò di ritorno…”

Anche Oscar sorrise, ma subito i suoi occhi si riempirono di lacrime.

“Oscar…”, continuò lui abbracciandola, “non devi preoccuparti. Avrai così tante cose da fare con il reggimento che questi pochi giorni ti sembreranno un solo istante…”

“Non scherzare, André” disse lei, tra le lacrime. “Io ho appena scoperto che… e…” non terminò le sue parole.

“Qualche volta mi piacerebbe che tu terminassi le tue frasi” rise. “Voglio sentire le tue parole dolci…”

“André!” esclamò lei, arrabbiata.

“Ti preferisco arrabbiata… qualsiasi cosa, ma non triste”.

Terminò il suo lavoro. Ogni cosa era pronta.

Lady Isabelle e lady Gillygham stavano attendendo Oscar per salutarla.

“Arrivederci, Oscar. Spero di rivederti presto. Qualche volta potresti venire a Londra a trovarmi. Mi renderesti molto felice” disse Isabelle abbracciandola.

“Arrivederci madamigella Oscar. Devo ringraziarvi per la vostra ospitalità. Mi avete fatto considerare mia la vostra casa… e credo che, grazie alla gentilezza di vostro padre, avremo un piacevolissimo viaggio di ritorno, affidate al vostro André, una persona in cui ho imparato ad avere la vostra stessa fiducia…”

Oscar arrossì. La sua rabbia stava per esplodere… ma uno sguardo di André la rassicurò.

Quando rimasero soli per un momento, lui la salutò con un bacio.

“Non preoccuparti Oscar, sarò di ritorno presto. Abbi cura di te” disse.

“A… arrivederci, André. Torna da me il più presto possibile. Ti aspetterò” replicò lei, cercando di trattenere le lacrime.

 

“Oscar, avete uno strano aspetto, oggi. Perché siete così pensierosa?” chiese Fersen, quando si incontrarono per la cena.

Oscar sorrise, ma non rispose.

“Sicuramente la vostra casa vi sembrerà molto vuota, oggi…” le lanciò uno sguardo pensieroso “devono essere molti anni dall’ultima volta in cui siete stata qui senza André… è il vostro migliore amico, non è vero?”

“Sì, è il mio migliore amico, anche se io non sono sicura di essere degna della sua amicizia…”

“Perché dite questo? Penso che la vostra amicizia sia la più bella che io abbia mai visto… mi piacerebbe averne anche io una così” disse, perso nei suoi pensieri.

“Vi sbagliate” sorrise Oscar. “Non avete bisogno di un amico. Avete bisogno di qualcosa di molto più difficile… qualcuno da amare.”

“E’ strano parlare con voi di questi argomenti… ma avete ragione. Io ho bisogno di una donna da amare, tutti hanno bisogno di una persona da amare… il mio problema è che io non vedrò mai realizzato il mio amore. E voi, Oscar? Sarete sempre un soldato? Riuscirete a far dimenticare a tutti noi che siete una donna?” Chiese con un sorriso.

Anche Oscar sorrise. Non sarebbe riuscita a farlo. Ormai non poteva più nascondere a se stessa che era una donna, così, molto presto, chiunque avrebbe potuto vedere il suo cambiamento. Lei era così trasparente che il suo amore sarebbe presto diventato pubblico.

Quel giorno e i seguenti furono noiosi e vuoti. Oscar contava i giorni che la carrozza avrebbe impiegato per raggiungere Calais, ed ogni notte andava a dormire con la speranza che fosse l’ultima notte lontano da André. Ma i giorni passarono senza novità.

Erano passate tre settimane, e Oscar cominciava ad essere davvero preoccupata, quando giunse una lettera di Isabelle.

Oscar lesse:

“Cara Oscar,

 ti invio solo un breve messaggio. Durante il nostro viaggio verso Calais, vicino **** siamo stati attaccati da un gruppo di fuorilegge. Volevano il nostro denaro ed i gioielli. Eravamo spaventati, e abbiamo fatto quello che volevano, ma dopo uno di loro ha avuto l’idea di portarmi con loro come ostaggio. Il nostro André si è opposto e ha avuto uno scontro con il loro capo, ma, quando è riuscito a renderlo inoffensivo, un altro bandito gli ha sparato, prima di scappare con gli altri complici.

Lady Pamela ed io stiamo bene, ma André è grave. La ferita lo ha reso incosciente, e ha perso molto sangue. Lady Pamela ha deciso di trasportarlo a Londra con noi, ed ora è nelle mani di medici molto esperti.”

Oscar lesse la lettera tre volte prima di capire tutto quello che vi era scritto. Pensava solo che André stava male… che era ferito… e che aveva bisogno del suo aiuto. Ora era a Londra…

Londra.

 

 

Continua...

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