Un'amica inglese

parte II

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Nell’oscurità della propria stanza, quella notte oscar cercò di tornare suo motivi delle ondate di rabbia che, nel pomeriggio, l’avevano sommersa.

Sua sorella le aveva raccontato che lady Pamela era vedova. Suo marito, Lord John Gillygham, era un uomo molto più vecchio di lei. lady Gillyghan non aveva nutrito un grande amore verso di lui, ma lady Isabelle aveva detto a Oscar che lei era stata una moglie premurosa e che gli era stata sempre particolarmente grata perché, sebbene nobile di nascita, lei non aveva un grande patrimonio da portare in dote al suo sposo, che invece era molto ricco.

Queste notizie non avevano consolato Oscar. Lady Pamela era molto amata e stimata dalla nobiltà inglese, e molti speravano che, molto presto, lei trovasse un nuovo marito, poiché era degna di ogni felicità.

Oscar sapeva che le convenzioni sociali in Inghilterra erano differenti da quelle francesi. C’era una apertura molto maggiore verso la classe media.

Era preoccupata. Non voleva pensare alla causa della sua tristezza. Sentiva che un pezzo importante del suo cuore si stava staccando da lei, causandole un grande sofferenza.

Inoltre sua sorella era diventata troppo sventata, e lei non era abituata a stare tanto tempo in compagnia di donne…

Era tempo di dormire. Oscar fissò il soffitto della sua stanza: ma perché il padre non aveva fatto la stessa scelta anche con le sue sorelle?

 

La mattina seguente, quando Oscar scese per la colazione, trovò solo Fersen. Nanny entrò con le brioche e il cioccolato:

“Buongiorno, Oscar, oggi sei l’ultima!” disse l’anziana governante, sorridendo.

“Cosa vuoi dire? Dove sono gli altri?” replicò lei, bruscamente.

“Beh…” Nanny balbettò sorpresa.

“Lady Isabelle è andata a Versailles con vostro padre, per incontrare vostra madre”, Fersen rispose al suo posto, “Mentre lady Pamela ha chiesto ad André di accompagnarla in una passeggiata a cavallo. Sono usciti un’ora fa”.

Fersen si stupì all’espressione di Oscar. Lei stava con la tazza tanto stretta tra le mani che le nocche le erano diventate bianche, e gli occhi spalancati.

“C’è qualcosa che non va?” le chiese dolcemente.

“No, niente. Non vi preoccupate”, quindi aggiunse sorridendo, “Potremmo uscire per una passeggiata. Sembra una giornata magnifica…”

“Beh” rispose lui, interrompendo i suoi progetti, “Oggi dovrei andare a Versailles. Ho pensato che, nonostante tutto sia un mia dovere rendere omaggio alla Regina”.

“Oh… Sì. E’ un vostro dovere” mormorò Oscar, balbettando.

Ogni giorno era migliore del precedente!

La mattinata fu molto lunga. Oscar lesse alcune pagine del suo libro, ma spesso si lasciava spaziare i suoi pensieri. Le parole del libro sembravano danzare davanti ai suoi occhi.

All’ora del pranzo, Nanny entrò nella sua stanza.

“Oscar, cosa vuoi mangiare?” le chiese.

“Niente. Non ho molta fame”.

“Cosa stai dicendo? Devi mangiare qualcosa! Sei ogni giorno più sottile…”

“André è tornato? Voglio esercitarmi in un assalto” la interruppe Oscar, guardando fuori dalla finestra.

“No, e non credo che loro saranno di ritorno molto presto. Lady Gillygham voleva fare un lungo giro nella campagna ” replicò la governante.

Oscar annuì, ma aveva un peso sul petto, così non poté trattenersi dall’aggiungere:

“André dovrebbe ricordarsi di essere il mio attendente!”

Nanny sollevò gli occhi con sorpresa. Era sicura di conoscere ognuno dei tanti difetti di André, ma, questa volta, lui aveva solo obbedito ad un ordine del generale!

Lady Isabelle fece ritorno nelle prime ore del pomeriggio. Trovò Oscar sola, con una strana tristezza negli occhi.

“Cosa ti succede? Sembri così strana!” le chiese con una nota di dolcezza nella voce che riportò Oscar alla sua infanzia.

“Niente” sorrise.

“Oscar, non nascondere tutto nel tuo cuore. Sono tua sorella, ti voglio bene. Dimmi cosa ti preoccupa”.

Oscar rimase in silenzio per qualche momento. Quindi ammise:

“Isabelle… Sono così sola… quando vedo le altre donne della mia età con una famiglia, dei bambini… io ripenso alle mie scelte…”

“No, Oscar. Tu sei così fortunata! Pensi che potresti accettare la mia vita? Tu hai bisogno di libertà, sei così coraggiosa, orgogliosa, intelligente. Credi che le tue abilità potrebbero esprimersi in una vita ordinaria? Ma…” Qui si interruppe bruscamente.

“Ma?” chiese Oscar.

“Cara sorella, io non ho il diritto di chiederti una cosa simile. Ma… Beh, tu sei una donna giovane, una donna molto bella, e ci sono molti giovani gentiluomini a Versailles. Hai incontrato qualcuno per cui senti…”

“Oh Isabelle! Non è così semplice. Io sono così confusa…” mormorò.

“No, Oscar. E’ semplice. Quando incontrerai il tuo uomo, dovrai decidere, e la tua scelta influenzerà due vite. Dovrai stare attenta.”

“Sembra che tu sappia tutto…”

“No, io non so niente.”

 

Quella sera si incontrarono tutti nel salone del palazzo. André e lady Pamela erano tornati nel tardo pomeriggio, mentre Fersen era arrivato pochi minuti prima di loro.

“Avete fatto una bella cavalcata?” chiese Isabelle alla sua amica.

“Sì, abbiamo fatto un giro molto lungo. La vostra campagna è molto bella, adesso” lei rispose a Oscar.

Oscar annuì, ma non disse una parola. Quando poté, lanciò uno sguardo a André. Sembrava così calmo, così indifferente. Non le aveva rivolto una parola per l’intera giornata. E lei che credeva di conoscerlo! Beh, erano problemi loro, lei non poteva certo preoccuparsi anche di lui.

Fersen, invece, era diventato davvero animato in confronto con il giorno precedente. Oscar lo guardò. Se solo avesse saputo come era andato il suo incontro con la Regina…

Lui era certamente più felice, ma Maria Antonietta aveva sempre questo potere su si lui.

Quando tutti furono andati a dormire, Oscar rimase sola davanti al fuoco del camino. Aveva freddo, sebbene fosse ormai aprile. Prese una bottiglia di cognac ed un bicchiere. Veramente fantastico! Con la sua casa piena di ospiti, non trovava altra compagnia dell’alcool! Alcune lacrime scivolarono lungo le sue guance.

Improvvisamente sentì il calore di una coperta sulle proprie spalle. Si voltò bruscamente.

“Il fuoco si sta spengendo, e le notti sono ancora fredde” disse, semplicemente, una voce ben conosciuta.

“Grazie André. Sei molto premuroso. Ho sofferto per la tua assenza, oggi”, mormorò, arrossendo.

“Mi dispiace, Oscar”, replicò lui, senza aggiungere altre parole.

Lei provò a indovinare i suoi pensieri, ma gli occhi di lui erano calmi e limpidi, come sempre.

“E’ ora di andare a dormire. Buona notte, André”, concluse, scoraggiata.

“Buona notte”, rispose lui, mentre lei lasciava la stanza. Quindi aggiunse in un sussurro “mia cara Oscar”.

Entrando nella sua camera da letto, Oscar trovò sua sorella. Aveva sonno, quindi desiderava andare a dormire, non parlare, ma…

“Cara Oscar, non ti ho raccontato che oggi ho parlato con la nostra Regina. E’ davvero una persona amabile… non pensavo che potesse essere così dolce… mi ha detto che ti tiene nella più alta considerazione. Sei molto fortunata.”

Oscar non disse una parola. Sapeva che la sorella non aveva terminato il suo discorso.

“Oggi ci ha invitate per il Ballo di Primavera. Credo che lady Pamela sarà molto felice di potervi partecipare” Isabelle esitò un momento “Cosa ne pensi di André? Potrebbe accompagnarci?”

“André?!” Oscar era sconvolta “André? Perché?”

“Lady Pamela ha una grande stima per lui. Pensa che lui sia ‘straordinario’, così ha detto. Hanno scoperto di avere molte cose in comune. So che è il tuo attendente, Oscar, ma pensi che lui potrebbe scortarci a Corte?”

“Certamente André potrà venire con voi. Sono sicura che sarà molto felice di aiutare lady Pamela e te, se potrà” Oscar rispose freddamente.

“Oh, allora va tutto bene! Ero un po’ preoccupata perché pensavo che tu fossi un po’ gelosa dei tuoi amici”, rise Isabelle, andando via.

Quindi lady Pamela aveva bisogno della presenza di André, pensò Oscar. Ma… ma lei non aveva proprio nessuna importanza in casa propria? Possibile che ognuno avesse il diritto di sconvolgere la sua vita senza nessun riguardo?

 

Due giorni dopo, una mattina, Oscar e Fersen uscirono per una passeggiata. Erano silenziosi. Un vento dolce soffiava tra gli alberi. Oscar non riusciva a capire il motivo della sua tristezza: la mente di Fersen era lontana, probabilmente a Versailles, vicino alla sua Regina. Oscar lo sapeva. Possibile che lei non dovesse conoscere la felicità dell’amore? Anche Fersen aveva lo stesso problema. Che ironia che entrambi dovessero soffrire per amore quando la felicità sarebbe stata così vicina! Ma lei sentiva che stavolta la sua tristezza non riguardava Fersen. Sentiva qualcosa di più profondo nel suo cuore: una strana pena di cui non conosceva la causa…

“Madamigella Oscar”, disse Fersen, “quando sono andato a rendere omaggio alla nostra regina lei è stata così gentile da invitarmi per il grande Ballo di Primavera. Sto combattendo con me stesso. Il mio desiderio è di accettare la sua proposta. Ogni momento vicino a Sua Maestà mi ripaga di una vita di sofferenze. Ma… ditemi Oscar, pensate che il mio comportamento potrebbe essere causa di una inutile pena per altre persone? Non voglio essere causa di sofferenza per nessuno”.

Oscar era stanca, trovava difficile pensare. Non si sentiva in grado di aiutare nessuno. Non poteva aiutare neanche se stessa!

“Andate, Fersen. La vostra felicità è la felicità della nostra Regina. Non vi preoccupate. Entrambi avremo così pochi giorni felici nelle nostre vite, che meritiamo i pochi momenti di gioia che ci si presentano…”

“Grazie, Oscar”, disse Fersen, al colmo della felicità. “Le vostre parole mi rendono felice.” Quindi si interruppe bruscamente. “Ma Oscar, che problemi avete, voi? Voi siete un modello per tutti. Perché dite che soffrirete per tutta la vostra vita?”

Oscar rimase in silenzio. La testa abbassata.

“Non è niente. Questo è un giorno strano e… mi sento stanca. Domani andrà di nuovo tutto bene.”

Fersen rimase pensieroso. Perché Oscar era così scoraggiata, continuava a domandarsi.

Invece Oscar stava pensando “Perché tutti non fanno che parlare di quel ballo? Io me ne rimarrò a casa, da sola!”

I giorni che li separavano dal ballo passarono in fretta.

Oscar non vide molto spesso né Fersen né André. Fersen era spesso a Corte, André doveva accompagnare lady Pamela ovunque lei decidesse di andare.

Nei giardini di Versailles, qualche giorno prima del ballo, Isabelle comunicò a Oscar che, il mattino ad esso successivo, lei e la sua amica inglese sarebbero ripartite per Londra.

Con dispiacere, Oscar sentì nascere in sé un senso di liberazione. Finalmente avrebbe recuperato la sua vita normale!

“Oscar”, le disse André quella stessa sera, durante uno dei pochi momenti che trascorrevano insieme, “Dovrei dirti una cosa.”

“Dimmi, André.” Oscar sedeva al piano, ma interruppe la sua musica voltandosi a guardarlo con una certa ansietà.

“Questa mattina tuo padre mi ha chiesto di riaccompagnare le vostre ospiti a Londra. E’ preoccupato per i fenomeni di rivolta che si sono susseguiti nel nord in queste ultime settimane.”

Oscar ricominciò a suonare, con tutta la sua energia.

“Oscar, mi stai ascoltando?” Chiese André, poiché lei sembrava non pensare ad altro che alla sua musica.

“Ti ho sentito, André” rispose, alla fine. “Se mio padre ti ha detto di fare questo, devi farlo. Qual è il problema?” Quindi continuò a suonare, sperando che l’intensità della musica la liberasse dai suoi pensieri.

 

“Oh, Oscar, sei davvero sicura di non voler venire con noi?” chiese lady Isabelle a sua sorella, appena prima di lasciare Palazzo Jarjayes.

“Non ti preoccupare per me, Isabelle. Ho molte cose da fare prima di tornare al reggimento. Questa sera sarò proprio occupata.”

“Ma sembra proprio che questo ballo sarà il più grandioso della stagione! Sei sicura? Non ti pentirai di rimanere a casa?”

Oscar sorrise, ma non rispose una parola. Avrebbe voluto che la sorella non fosse così insistente.

“Cara Isabelle, è tempo di andare. Madamigella Oscar, evidentemente, preferisce le sue carte alla nostra frivola compagnia” disse lady Pamela, con un piccolo sorriso.

Oscar aveva due fiamme al posto degli occhi. Proprio quando stava per esplodere, la calma e calda voce di André la interruppe, appena in tempo.

“Oscar non è così seriosa come voi la descrivete, lady Pamela. Solo, fortunatamente per i suoi soldati, ha un forte senso del dovere. Mi dispiace davvero che tu non possa venire, Oscar. Se posso aiutarti in qualche modo, sarei felice di farlo.”

La rabbia di Oscar era ormai sotto controllo, quindi poté dire:

“Grazie, André, ma devo terminare il mio lavoro da sola. Sarò felice di sapere che tu veglierai sulle nostre ospiti e che loro trascorreranno una bella serata.”

Nell’oscurità della carrozza, lady Pamela era preoccupata. Perché André aveva difeso così appassionatamente quella strana donna vestita come un uomo? Era mai possibile che si stesse illudendo quando pensava ai sentimenti di André?

Ma la storia non s concludeva certo lì. Aveva ancora due carte in mano: quel ballo e il viaggio alla volta di Calais. Lei aveva bisogno di André, lo amava, e sapeva che solo accanto a lui avrebbe raggiunto la felicità.

Al Gran Ballo di Primavera, era tradizione che tutti ballassero e si divertissero tutta la notte, anche se non appartenevano alla nobiltà. Così, più di una danza vide sia Fersen che André impegnati su lati opposti della stessa sala.

Lady Pamela ballò molte delle sue danze con André. Sapeva che lui si considerava la sua guardia del corpo, così sfruttò la situazione per rimanergli accanto il più possibile.

André, invece, non si divertiva molto. Pensava che lady Pamela fosse una donna molto amabile e affascinante, ma i balli di Versailles non erano una sorpresa per lui, così non provava lo stesso entusiasmo della sua compagna.

 

 

Continua...

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