Presa di coscienza

Parte III: Una scelta difficile

Traduzione e adattamento:: Fiammetta

Hiromi mail to hoger@ubisoft.fr 

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Il sonno di Oscar fu molto travagliato, quella notte. Popolato da incubi che la svegliarono uno dopo l’altro, ogni volta in un bagno di sudore. Finì per alzarsi non appena i primi raggi del sole entrarono nella camera. Si lavò e si vestì rapidamente, dopodiché decise di fare una passeggiata a cavallo prima di colazione

Avrebbe trovato André ancora nelle scuderie?

Scese con un’andatura quasi febbrile fino al salone d’ingresso, tolse il catenaccio alla porta e uscì, diretta alle scuderie. Rallentò il passo, allora, e si avvicinò silenziosamente alla pesante porta. Sentì una voce come soffocata. Con molta delicatezza, aprì il battente e entrò.[1]

André strigliava lentamente il suo cavallo e non si accorse quando esso, con un nitrito gioioso, salutò a suo modo Oscar. Il giovane, con le spalle alla porta, proseguiva il suo monologo, come seguendo un suo bisogno.

“… Penserai che io sia stupido ad aver creduto per un istante che tutto potesse cambiare, no?…

Ad aver creduto che lei potesse considerarmi in modo diverso dall’essere semplicemente un amico…”

Parlava lentamente, come se trascinasse le parole, con difficoltà. Aveva bevuto troppo ed era visibilmente ancora sotto l’effetto dell’alcool.

«Il suo amico… - una risata, come di disillusione - … Ah… Ma se tu l’avessi potuta solamente vedere, ieri sera! Credevo di morire, tanto era bella… Avrei dato qualsiasi cosa…. Darei qualsiasi cosa per un suo bacio…” terminò con voce spezzata.

Con il cuore come sconvolto da quanto aveva appena udito, Oscar fece un passo verso di lui. Sorpreso, André si voltò e rimase come paralizzato.

«Oscar ?»

Non riusciva a vederla bene a causa del suo occhio malandato. Ma il silenzio che era seguito a quel movimento gli fece capire di trovarsi di fronte a lei. Rimasero così per qualche minuto. Oscar turbata e André terribilmente imbarazzato da non sapere se fosse meglio scusarsi per le sue parole o più semplicemente andar via…Alla fine fu lei a rompere quel silenzio.[2]

“Faresti qualsiasi cosa per un mio bacio?”

Rosso in viso, André abbassò la testa.

«… Oscar… Io…», cominciò a parlare, imbarazzato.

Lei lo interruppe:  «Smetteresti di bere se io acconsentissi alla tua richiesta?”[3]

Il ragazzo, sorpreso, la guardò. Non pensava che il suo “apprezzamento”, negli ultimi tempi, per l’alcool lo facesse apparire sgradevole fino a quel punto.

André sospirò:

“Tu conosci la risposta…”

Allora, senza attendere oltre, Oscar gli si avvicinò con passo sostenuto. Era così poco esperta di quelle cose… Quando si fermò davanti a lui, ne vide il viso tirato. Era stanco, André, come torturato da una notte passata senza dormire, a piangere sulle sue illusioni perdute. Vedere quel viso che lei amava così oppresso dal dolore le spezzò il cuore. Allora, in uno slancio d’amore, Oscar gli  posò le mani sulle spalle, avvicinando il viso a quello di lui. Infine baciò l’uomo che lei amava, quello per il quale sarebbe stata pronta a sacrificare la sua stessa vita, senza alcuna esitazione.  

Dio! come ti amo… pensò, chiudendo gli occhi, consapevole di vivere il più bel momento della sua esistenza. Ma, in un gemito, André la respinse:

“No, io non voglio la tua pietà… posso sopportare tutto ma non quella…”

La testa bassa, non osava più nemmeno guardare la ragazza.

“Se volevi solo questo[4] ti sarebbe bastato dirlo… Ti prego, Oscar… non umiliarmi…”

Oscar cercò di ribattere, ma non riuscì a rispondere nulla. Come poteva essere stata così maldestra? André si avvicinò alla porta per andarsene, ma si fermò per qualche secondo accanto a lei.

“Smetterò di bere…” 

Poi andò via[5] e la lasciò sola.

Oscar rimase per un istante come immobile, poi, istintivamente, si avvicinò al cavallo del ragazzo e gli accarezzò dolcemente il fianco. Avrebbe voluto rendere André felice, e invece l’aveva ferito… L’aveva torturato ulteriormente… Perché l’aveva fatto? Come poteva commettere così tanti errori? Aveva tanta voglia di urlargli che l’amava… ma a cosa sarebbe servito ad André saperlo se lei era condannata? Più ci pensava e più le sembrava assurdo. Cosa poteva fare? Dirgli che finalmente lei sapeva di appartenere solo a lui per poi morire e lasciarlo nella disperazione…[6]

No!  Lei non doveva farlo. Lei non poteva farlo.

Era giunto il momento per lei di scegliere il proprio destino… e contemporaneamente, quello di André.

Ma Oscar era combattuta. Combattuta tra la sua profonda amicizia per la regina e il suo dovere di aiutare il popolo francese in una causa che lei sapeva essere giusta. Da un lato, lei non poteva rompere il giuramento che aveva fatto a Maria Antonietta di servirla fedelmente fino alla fine dei suoi giorni, e dall’altro, le era impossibile lasciare che si continuassero a perpetrare ingiustizie così contrarie ai suoi ideali.

 

Oh… Vostra Maestà… Se solamente mi aveste ascoltata quando vi avevo chiesto di ritirare le vostre truppe da Parigi… Io non posso più fare niente per Voi, ora… e questo mi spezza il cuore. Con un gesto stanco, Oscar passò una mano tra i capelli. Tutto era così semplice, prima. Come aveva fatto la situazione a precipitare così rapidamente? Ricordava Maria Antonietta, i primi giorni alla corte, così giovane, così innocente, così amata dal suo popolo… Come poteva essere stata così ignara da sfidare la sorte? Erano stati la miseria e i pettegolezzi ad aver messo fine a quell’amore…

Forse avrei potuto essere io a farle aprire gli occhi sulla povertà del suo popolo. Io sapevo quanto fosse generoso il cuore di Maria Antonietta… Perché non sono intervenuta? So che in quel momento mi avrebbe ascoltata. Ma chi sono io per consigliare la Regina di Francia? … Io, che non sono capace di decidere da che parte stare, io che non sono stata per anni capace di capire che l’amore per me non può trovarsi che in un unico viso… io, che non sono capace di rendere felici le persone che amo…  

 

Oscar capì in quel momento che non avrebbe potuto mai proteggere la Regina, perché non poteva battersi a favore di un potere che considerava ormai dittatoriale.

Ma, allora, doveva intervenire, aiutare il popolo francese nella sua ricerca della libertà? Sicuramente quella sarebbe stata la più nobile delle cause. La libertà. Ma sapeva anche che così avrebbe trascinato André in quel conflitto. E lei non voleva vederlo morire! Per niente al mondo… Nella confusione, una sola pallottola vagante avrebbe potuto… No! No… Lei non poteva farlo. Era pronta a sacrificare la sua stessa vita che non le era poi così cara, ma non era certamente pronta a sacrificare quella di André.

Cosa fare allora? Sarà meglio che io prenda una posizione… qualunque cosa succeda… restando qui… il rischio che corro è troppo alto…”[7]  

Il cavallo di André si mise allora a scuotere la testa.

“Ssssst… sta’ buono…” mormorò la ragazza, per calmarlo.

E fu in quel momento esatto che Oscar seppe quello che doveva fare.

La cosa più importante, e che veniva prima di tutto per lei, non era né la regina, né suo padre, né la Francia…

Era André. Era la sua ragione di vita. Era tutto.

Un sorriso spuntò sulle labbra della ragazza.

Ora so cosa fare! Fino ad ora, sei stato sempre tu, André, ad avere vegliato sui miei passi, tu hai consacrato la tua vita alla mia.  Tocca a me ora fare tutto ciò che è in mio potere per aiutarti, proteggerti, fino a sacrificarmi per te. E’ una giusta ricompensa. Consacrerò gli ultimi giorni che mi restano da vivere alla tua felicità. Io voglio, prima di andarmene da questo mondo, costruire per te un avvenire!

Forte di questa decisione, Oscar uscì dalla scuderia e si rinchiuse nelle sue stanze. Si sedette alla sua scrivania, prese una penna, un calamaio e qualche foglio e cominciò a scrivere…

 

La giornata trascorse lentamente. André decise di andare a fare una passeggiata nella campagna circostante. Aveva bisogno di stare da solo dopo l’alterco del mattino. Ce l’aveva con Oscar per come si era comportata, ma allo stesso tempo dubitava che lei potesse averlo fatto apposta per ferirlo. La conosceva troppo bene….  Non avrebbe mai potuto giocare a quel tipo di gioco coscientemente. Ma con la rabbia in corpo, era diviso tra l’avere fatto la scelta migliore e il rimpianto di non averla lasciata fare. Sentire il sapore delle labbra di Oscar, perdere[8] le sue mani tra i capelli di lei, sentire il suo odore… stava diventando pazzo… Ci sarebbe stato un giorno in cui la sua agonia sarebbe terminata?

Dal canto suo, Oscar era rimasta quasi tutto il tempo nella sua stanza a riflettere e a riposare.

A metà del pomeriggio, la nonna andò ad avvertirla che il pittore, Armand, era arrivato per finire il quadro…

La ragazza si avvicinò alla sua scrivania, guardò le tre lettere che aveva scritto e uscì dalla sua stanza.

 

Il pomeriggio volgeva al termine. Oscar era seduta a posare già da qualche ora e cominciava ad essere stanca. Era immersa nei suoi pensieri, consapevole che quella, senza dubbio, sarebbe stata l’ultima serata in quella casa… Il generale e la nonna attendevano pazientemente vicino all’ingresso che il quadro fosse terminato. Il pittore alzò gli occhi dalla tela.

“Mi aiuterebbe, Colonnello, se poteste aprire gli occhi.[9]

“Oh… scusate”, rispose Oscar sollevando la testa.

“Presto avrò finito… non mi resta che rendere al meglio lo splendore dei vostri occhi. Ecco! Credo di esserci vicino, sì, è così.”

André, silenzioso, raggiunse il generale e la nonna.

“Ah! Credo che vada bene così. E’ finito!”, esclamò Armand dopo aver apportato l’ultimo ritocco.

«Allora andiamo a vederlo, nonna!”, intervenne il generale avvicinandosi alla tela.

Solo, André rimase vicino all’ingresso

Quel quadro magnifico rappresentava Oscar, che, in sella sul suo fedele destriero, brandiva una spada, lo sguardo vittorioso.

“Oh splendido! Ma voi l’avete rappresentata nei panni di Marte, il dio della guerra!”

“Sì, generale, penso che questo permetta di rendere al meglio tutti i contrasti di Oscar, questa miscela stupefacente di acqua apparentemente quieta e di fuoco che cova. Non è il modo migliore per rappresentare tutta la sua forza, tutto il suo coraggio?“

“Sì, è vero…” riconobbe il generale.

“Ma se non dovesse piacervi io penso di tenerlo, questo quadro. Vorrei tanto poterlo tenere, Allora generale, cosa ne pensate?”

“Sì, è così che immaginavo mio figlio! E’ come se voi mi aveste fatto dono, signore, del figlio che ho sempre sognato di avere.”

Impassibile, Oscar si girò allora verso André, che era rimasto immobile, come se non osasse nemmeno entrare.

“Vi ringrazio, signore, le vostre parole sono generose per un mediocre pittore come me”, rispose Armand.

Allora la nonna a sua volta si girò verso André:

“E allora, André, che fai? Stai sognando? Avvicinati, vieni a vedere la nostra Oscar!»

«Sì, sì, arrivo.”

Ma non si avvicinò. Attese che il quadro fosse sistemato sul muro e che nella stanza non ci fosse nessuno per avvicinarsi.

Oscar era seduta su una poltrona, di fronte alla tela.

Dopo un lungo silenzio, André cominciò a parlare: 

“Magnifico, è magnifico, Oscar! Come se il tuo sorriso possa illuminare questa stanza! E’ uno spettacolo! Sembra quasi che tu possa uscire dalla tela, tanto sei splendida. Ti ha dipinta così bene!”

Sollevò allora una mano e continuò:

“E quello che amo di più di questo quadro è quell’idea di avere intrecciato tra i tuoi capelli una corona di alloro! Ti conferisce un aria così trionfante!”

Oscar guardò il quadro.

“Oh André, ti prego… io non ho affatto una corona d’alloro su quella tela! Perché credi di potermi obbligare a recitare questa commedia? Io so bene che non ci vedi più, sarebbe così semplice dirmelo!”

Lacrime tristi, per tanto tempo soffocate, cominciarono a scenderle silenziosamente lungo le guance.

“Quella foresta… è strano ma la conosco… Oh sì, si direbbe che l’abbiamo attraversata nei pressi di Arras una volta”, proseguì André.

La ragazza alzò la testa, sospirando.

“Sì, è proprio quella, la grande quercia, la riconosco. Ti ricordi? Siamo stati lì insieme, seduti lì sotto. No, non c’è possibilità d’errore, è quella…”

Nonostante la profonda sofferenza che provava, Oscar sorrise:

“Sì, hai ragione, André! Avevo chiesto ad Armand di andare espressamente in quel posto per fare uno schizzo… come hai indovinato?”

“Che quadro magnifico, Oscar! Sembra quasi che il pittore sia riuscito a scavare fino in fondo al tuo cuore. Sei proprio tu! Ha saputo rendere la tua bellezza, la tua rettitudine e la tua nobiltà d’animo. E’ come se avessi davanti a me la vera Oscar che solo io conosco…”

Inquieta, la ragazza trovò comunque la forza di rispondergli.

“Le tue parole sono arrivate dritte al mio cuore, André… ti ringrazio.”

 

Più tardi, quella sera, Oscar, prima di andare a dormire, domandò ad André di raggiungerla nelle sue stanze, una volta terminato di aiutare la nonna. Il giovane la raggiunse, come convenuto.

«Entra, André».

André entrò nella stanza e chiuse la porta dietro di lui. Era la prima volta che aveva l’autorizzazione di entrare lì dopo il terribile incidente che era successo tra loro, ed erano già passati molti mesi.

Il ragazzo ne fu felice, in segreto. Perché significava che Oscar lo aveva non solo perdonato ma soprattutto che lei aveva di nuovo fiducia in lui. 

“Volevo vederti per dirti che…”

Si interruppe. Dio come era difficile ora prendere una decisione del genere… Sospirò e si sedette su un divanetto.

“Che ti succede, Oscar?” Disse André, preoccupato.

La ragazza sollevò il viso e gli sorrise. Gli fece cenno, con la mano, di sedersi accanto a lei. Sorpreso, André non la fece aspettare e le si sedette vicino.

“Ho preso una decisione importante, André. Non so se l’approverai, ma dovevo parlarne a te prima di chiunque altro.”

Dopo un istante di silenzio, il ragazzo disse:

“Ti ascolto, Oscar…”

“Ho deciso di lasciare il servizio di sua maestà.”

André sorrise:

“Tu non mi dici niente che io non sapessi già, Oscar. Sapevo già che avresti scelto di metterti dalla parte dei poveri e degli oppressi.”

“Ti sbagli, André.”

Oscar si girò verso di lui, che non poteva più nascondere il suo stupore.

“Ti sbagli”, disse nuovamente lei, “Non ho scelto di schierarmi con nessuno.”

La ragazza osservò lo sguardo di André, cercando di leggere dai suoi occhi se fosse deluso o se ci fosse un segnale di disapprovazione rispetto alla sua scelta. Ma non lesse niente di tutto questo. Qualunque sia la decisione che Oscar ha preso deve essere per forza la migliore possibile. Ecco cosa le dicevano i suoi occhi. Quella lealtà verso di lei la colpì il cuore.

“… ho deciso di partire e andare lontano da Parigi, lontano da questo fratricidio”, disse allora la ragazza. “Tu penserai che io sia una vigliacca, ma preferisco andare via piuttosto che dover scegliere tra la mia lealtà verso la regina e il mio dovere verso il popolo. Fino a questo momento, ho seguito la strada che aveva tracciato mio padre ed ho creduto che scegliendo di allontanarmi da te o da lui, sarei diventata più forte, più indipendente. Ma mi sbagliavo, André. Il vero coraggio è quello di poter prendere in mano la propria vita e cambiare il proprio destino.”

Oscar scosse il capo e chiuse gli occhi.

“Sono stanca della mia vita, André. Tu avevi ragione quando mi dicevi che non potevo cambiare a modo mio il destino delle cose.”

Il giovane abbassò la testa, ricordando le circostanze di quella discussione.

“Rossa o bianca, una rosa rimane una rosa…” mormorò.

“E’ vero, André… ma mi ci è voluto del tempo per capire quello che tu hai sempre saputo… tu conosci bene la natura degli uomini…”

“Io conosco te.”

Oscar sorrise. Si guardarono in silenzio. I loro sguardi pieni di complicità parlavano per loro.

Fu lei la prima a mettere fine a quel momento così magnifico

“Ti lascio la scelta, André. Restare qui per poter avere un ruolo in quello che sarà sicuramente il più grande avvenimento nella storia della Francia, o accompagnarmi…”

Si apprestò a rispondere ma lei glielo impedì con un dito posato sulle labbra di lui.

“Ti prego. Voglio che tu pensi seriamente a quello che ti ho detto. Non prendere decisioni affrettate di cui poi potresti pentirti.”

André mise la mano su quella di Oscar e l’allontanò dalla sua bocca.

“Non c’è bisogno di riflettere ulteriormente, Oscar. Vengo con te.”

Oscar allora si distese e mise la testa contro la spalla di André. Sorpreso, in principio, fece scorrere il suo braccio sulla schiena della ragazza che amava e la tenne stretta contro di lui. Che regalo che lei gli stava facendo quella sera! Restarono così a lungo finché André non capì che lei si era addormentata. Allora la prese delicatamente tra le sue braccia, la portò nella stanza da letto e la depose sul letto. Si sedette affianco a lei per poterla contemplare. Con la punta delle dita e spostò una ciocca di capelli che le era scesa sugli occhi.

Mia meravigliosa, mia coraggiosa Oscar… come hai potuto immaginare un solo istante che mi sarei separato da te per mia volontà?

Allora, avvicinandosi dolcemente, le diede un bacio, casto, sulle labbra. Poi si alzò, coprì Oscar con una coperta e uscì per andare a preparare i suoi bagagli. Domani sarebbero partiti insieme, lontano da tutti, solo due. Forse, quello che non osava nemmeno immaginare, sarebbe potuto succedere. Chissà…

 

 

Continua

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Traduzione: Fiammetta Mail to f.camelio@libero.it

 

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[1] Trad letterale: si infilò all’interno.

[2] Trad letterale “Alla fine la giovane donna prese la parola”.

[3] Letterale: “Smetteresti di bere se acconsentissi a baciarti?”

[4] si intende: se volevi solo convincermi di smettere di bere.

[5] Letterale: “riprese il suo cammino e la lasciò sola.”

[6] Letterale:  «Dirgli che lei, alla fine di tutto, gli apparteneva , per poi morire e farlo disperare?”

[7] Letterale: “io corro il rischio.”

[8] letterale: “far fuggire le sue mani tra i capelli di lei.”

[9] Da questo paragrafo in poi i dialoghi che seguono sono  quelli della versione televisiva in lingua francese per la scena del quadro nell’episodio 37. Tutta la scena dunque è una citazione di una delle più belle e drammatiche scene di tutta la serie televisiva di Lady Oscar (nota della traduttrice).