Charlotte

parte I

 

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Forse ho messo un po’ troppo zucchero in questo racconto, ma se dovesse salire troppo la glicemia posso iniettare qualche unità di insulina.

Se pensate che Charlotte pianga troppo, ricordate quello che le sta capitando e... anche che è la sorella di Rosalie:))

 

Rosalie guardava con angoscia quella figura stagliata nel buio che minacciava di buttarsi nel vuoto.

Tutti si erano fermati esterrefatti non credendo a quello che stava per accadere.

La piccola Charlotte sembrava così esile e lontana, quasi una figura incorporea che se si fosse lanciata nel vuoto sarebbe riuscita a volare.

La contessa di Polignac impietrita non riusciva neanche a gridare il nome della figlia.

Fra poco sarebbe accaduto l’inevitabile.

Rosalie si mise a piangere. Da poco aveva saputo che quella era la sua sorellina ed ancora non aveva avuto modo di conoscerla. Sapeva che, anche se viziata, era una ragazzina molto dolce che amava a tal punto Oscar che a palazzo tante volte la si era sentita inveire contro la madre che si vociferava avesse più volte attentato alla vita del comandante delle Guardie reali.

Anche André aveva chiaramente espresso il suo profondo affetto per Charlotte. Al ballo di madame Elisabeth, dove rifulgeva l’acerba bellezza di Charlotte, mentre André parlava della contessa di Polignac, Rosalie, che ballava con lui, si era espressa in modo inequivocabile:

“A quanto pare la contessa di Polignac non ti piace per niente, mentre la contessina Charlotte ti piace molto” e André aveva confermato.

Anche Oscar le era tanto affezionata.

Solo poche sere prima l’aveva trovata vicino ad una fontana in un luogo non controllato dalle sue guardie e la piccola, disperata, le si era aggrappata piangendo per quel matrimonio che la madre voleva imporle.

Forse allora Oscar avrebbe potuto fare qualcosa, magari intercedere presso la regina per evitare quel matrimonio, ma non poteva immaginare che gli eventi sarebbero precipitati in tal modo. Tutti si sposavano con un matrimonio combinato dai genitori, questa era la norma. Quindi perché doveva intromettersi negli affari dei Polignac.

Ed adesso era troppo tardi.

André si affacciò da una delle finestre del palazzo e vide una gran calca sotto. Si era rifugiato in una stanza per i servitori a meditare sui sentimenti che provava per Oscar.

In un attimo capì quello che stava accadendo e della possibilità che aveva di fare qualcosa.

Fu il primo a muoversi favorito dalla sua posizione molto vicina a Charlotte.

Salì di corsa le scale, il cuore in tumulto. Doveva farcela! Ormai doveva essere vicino, anche se si sentiva quasi mancare per lo sforzo.

Nel frattempo, anche Oscar si era scossa dal suo torpore e si fece largo a spintoni fra la folla che si era accalcata per vedere lo “spettacolo”, mentre gridava verso la ragazza: “Charlotte! Aspetta! Ascoltami! Sono Oscar!” e correva verso il palazzo

Charlotte sussultò e si accostò al petto la sua rosa bianca che aveva innalzato in aria felice quando aveva trovato il coraggio di gettarsi nel vuoto.

Ma adesso la voce della sua Oscar per un attimo la trattenne.

“Madamigella Oscar...” sussurrò fra sé.

Ma poi in un attimo le apparve di nuovo quell’orribile uomo che voleva violarla, che avrebbe dovuto sposare e di nuovo scesero le lacrime. Doveva farlo perché non aveva altra scelta.

Cosa le avrebbe riservato la vita? Non poteva immaginarla accanto a quel mostro. Doveva farlo adesso. Adesso che si era purificata, che aveva purificato la sua mano. Adesso doveva purificare anche la sua anima.

Intanto Oscar continuava a gridare che avrebbe fatto qualcosa per lei, che non era costretta a sposarsi se non voleva. Ma come poteva crederle? Cosa sarebbe stata in grado di fare Oscar?

Per un attimo sperò in quelle parole. S’immaginò una vita felice accanto ad un uomo che amava, ma ripensando all’autorità della madre e al grande potere che essa aveva, tutto si fece oscuro.

“Madamigella Oscar...”sussurrò ancora tra le lacrime, la rosa di fronte al suo viso.

Le rose muoiono in bellezza e lei non voleva sfiorire, non voleva marcire nelle mani di quell’essere.

Non aveva avuto momenti felici nella vita che adesso potessero trattenerla, forse solo il ricordo di Oscar, ma adesso l’aspettava solo la morte, anche se non si fosse lanciata nel vuoto.

“Addio Madamigella Oscar…” se solo… se solo avesse avuto la certezza di poter vegliare su di lei, dopo…

Lasciò andare la rosa nel vuoto e fece per gettarsi, ma delle braccia la trattennero.

Qualcuno che respirava affannosamente alle sue spalle l’aveva trattenuta per un braccio e l’aveva attirata a sé.

Charlotte si volse verso quell’uomo atterrita ricordandosi della violenza subita.

Ma l’uomo che la guardava implorante lo conosceva bene.

“Ma voi siete... siete André, l’attendente di madamigella Oscar. Perché siete qui?”

Ma poi ricordando del suo proposito iniziò a gridare divincolandosi:

“Lasciatemi andare, lasciatemi André! Voi non potete capire! Lasciatemi!”

André la trattenne a stento.

“No! Non vi lascerò andare, non vi lascerò andare!”

Charlotte si calmò per un attimo. Piangeva.

“Lasciatemi...” lo implorò fra le lacrime

“Charlotte, non dovete... vedrete che madamigella Oscar sistemerà tutto…”

“No, non potrà nulla contro mia madre.”

“Abbiate fiducia in Oscar, Charlotte, non arrendetevi, Oscar vi proteggerà e impedirà quel matrimonio.”

“Non ci credo... non ci credo...” continuava a ripetere Charlotte.

“Pensate a chi vi vuole bene...” incalzò André.

La voce di Charlotte si fece aspra:

“Non c’è nessuno che mi voglia bene... nessuno!”

“Madamigella Oscar ve ne vuole....”

Charlotte si addolcì nel viso.

“.... ed anch’io...” continuò André.

“Voi?” si stupì Charlotte. ”Ma voi quasi non mi conoscete... come fate a volermi bene? Io sono la figlia della contessa di Polignac colei che ha tentato più volte di uccidere madamigella Oscar... io che ho litigato con madamigella Rosalie la protetta di madamigella Oscar... io... come fate a volermi bene?”

“Voi, contessina Charlotte, siete buona”, avrebbe voluto aggiungere non come vostra madre, ma rimase in silenzio. Poi, riprese, suadente “Siete molto dolce... e molto bella.”

Charlotte sorrise mentre le lacrime continuavano a scendere.

“Siete molto buono, voi, André. E’ molto fortunata madamigella Oscar ad avervi accanto.... siete molto buono... vi ringrazio per quello che mi avete detto.”

Charlotte ebbe un attimo di esitazione. Guardò a fondo quegli occhi verdi in cui ci si poteva perdere.

In quel momento era così debole che sarebbe stata in grado di aggrapparsi a qualsiasi cosa, anche a quell’uomo che aveva di fronte. Per un attimo si immaginò accanto a quell’uomo così buono. Era la prima volta che si sentiva in quel modo, ma non sapeva definirlo.

Scacciò questi pensieri. Cosa poteva capirne lei che era solo una bambina di undici anni... ma stare accanto ad una madre simile l’aveva resa forse più adulta.

“... siete molto buono André...”mormorò ancora.

André però aveva commesso l’errore di allentare la presa.

“... ma io non ho scelta...” continuò Charlotte, sfuggendo alla presa di André e correndo verso il vuoto.

André fece in tempo ad afferrarla, ma si accorse che ormai si era sbilanciato troppo e sarebbe caduto anche lui.

Due mani l’afferrarono per la vita e trattennero la sua caduta, ma non sarebbe stato per molto.

André sentì la voce affannosa di Oscar alle sue spalle, non ce la faceva neanche a parlare per il grande sforzo.

“Non ce la faccio, André, non ce la faccio... mi stai scivolando via.”

Charlotte capì che sarebbero caduti entrambi. No, non era quello che voleva. Non voleva essere la causa della morte di quel ragazzo.

“Lasciatemi andare, André, lasciatemi, salvatevi” gli gridò.

Ma André a sua volta rispose:

“No! Non vi lascerò andare! Mai!”

Scivolavano ancora.

Allora Charlotte si scosse e riuscì ad issarsi al sicuro, così da evitare che André cadesse.

Charlotte lo fissò intensamente, gli carezzò la guancia con quella mano che il conte le aveva violato e gli disse:

“Voi sareste morto per me...” e lo abbracciò piangendo “ma io sono morta lo stesso oggi”.

 

Oscar aveva consegnato Charlotte, ormai sana e salva, alla madre. La piccola, stremata dalle mille emozioni, era caduta quasi subito in un sonno profondo. I medici accorsi le avevano somministrato un calmante.

La prima cosa che fece Oscar la mattina dopo fu chiedere udienza alla Regina, spiegandole tutta la storia della contessina.

La regina, in quel momento particolarmente sensibile, mandò a chiamare subito la contessa di Polignac che naturalmente smentì che la figlia avesse tentato quel gesto per il matrimonio impostole, ma la regina fu categorica. Non avrebbe mai acconsentito a quel matrimonio e neppure a qualsiasi altro matrimonio che Charlotte non gradiva.

In fondo lei era la regina e poteva tutto, o almeno rendere felice un’anima in pena.

Ma la contessa di Polignac non si sarebbe arresa così facilmente.

Non aveva proprio imparato nulla dal gesto della figlia.

Col tempo sarebbe riuscita a convincere la figlia a manifestare alla regina il desiderio di sposarsi anche se non fosse stata la sua volontà. Charlotte doveva sposare chi diceva lei.

La contessa si rafforzò in quel proposito soprattutto quando, nei mesi successivi, notò che l’interesse di Charlotte verso l’attendente di madamigella Oscar si faceva sempre più intenso ed evidente.

Era tranquilla di questo perché la regina non avrebbe acconsentito che la sua Charlotte si legasse ad un servo, era inconcepibile, ma a corte si chiacchierava già troppo su Charlotte e il suo salvatore e lei sapeva bene quanto male potessero fare le chiacchiere, un’arma di cui si serviva spesso.

Se le chiacchiere si fossero fatte più intense, nessuno avrebbe chiesto più la mano della figlia, anche se i Polignac potevano offrire i favori della regina. Nessuno voleva rendersi ridicolo come marito dell’amante di un servo.

Certo fra André e Charlotte non era accaduto niente, di questo ne era certa, ma erano stati visti  parlare a lungo.

Ma non poteva lasciare niente di intentato. Charlotte iniziava a sbocciare come donna e quel servo avrebbe potuto pure approfittarne.

E poi chissà cosa le metteva in testa con tutte quelle chiacchiere giacché Charlotte si mostrava sempre più ribelle verso di lei.

Lei l’aveva sempre trattata con delicatezza, difatti non le aveva proibito di parlare con André. Ma aveva paura della reazione della figlia. Temeva ancora che quel gesto di circa due anni prima avrebbe potuto ripetersi.

 

Per Charlotte quei due anni erano stati i più belli della sua vita.

Per intercessione di madamigella Oscar non aveva più dovuto sposare quell’odioso duca, né nessun altro.

Vedeva molto spesso madamigella Oscar e soprattutto André.

Col passare del tempo si era affezionata molto a lui, sentiva che non avrebbe mai più potuto fare a meno delle sue parole. Se André fosse stato un nobile avrebbe chiesto alla regina il permesso di potersi sposare con lui. Ma non poteva. Chissà poi perché! La regina non avrebbe mai acconsentito.

E, poi, dentro di lei sapeva che André non l’amava.

Dalle sue parole, dai suoi gesti, aveva capito che André amava profondamente Oscar anche se non l’aveva ammesso chiaramente.

Però, com’era triste e beffardo il destino.

Anche se sentiva crescere sempre più questo sentimento impossibile in sé, Charlotte era felice.

Sentiva che era cresciuta, si stava facendo donna, ma gli altri uomini non le interessavano.

Si compiaceva che André la ammirasse per la sua bellezza ed intelligenza e lei si sforzava in ogni modo di essere bella ed intelligente per lui.

Un giorno, la sua vanità femminile l’aveva portata ad uno strano discorso.

“André, voi mi trovate bella?”

André l’aveva guardata stupito e lei aveva ribattuto:

“Vi sto chiedendo se mi trovate bella... e desiderabile...”

André si era trovato in vistoso imbarazzo.

“Voi siete bella...” le aveva detto serio guardandola con intensità “... molto bella.”

“Più di Oscar?” aveva aggiunto accorgendosi che era la prima volta che non la chiamava madamigella.

André aveva abbassato lo sguardo imbarazzato, ma poi aveva rialzato gli occhi e guardandola le aveva detto:

“Charlotte, voi potreste far girare la testa a qualunque uomo...”

Charlotte aveva abbassato gli occhi sorridendo ed anche lei imbarazzata aveva aggiunto:

“... a qualunque uomo ma non a voi...”

André si era alzato in piedi, nell’atto di congedarsi.

“Sapete che ciò è impossibile.... ed ora scusatemi, ma devo andare....”

S’inchinò baciandole la mano ed andò via.

Cosa voleva dire con quella frase?

“Sapete che ciò è impossibile...”

Perché era impossibile? Per la loro differenza di rango o perché lui amava un’altra donna?

 

La contessa di Polignac pensò che fosse arrivato il momento di parlare con la figlia e così la mandò a chiamare.

La vide radiosa, bellissima, ma i suoi occhi erano velati da una tristezza lieve.

“Siediti, Charlotte, parliamo un po’, da madre a figlia, anzi, come due buone amiche.”

Un brivido scese lungo la schiena di Charlotte. Sapeva come sarebbe andato a finire quel discorso, lo temeva da tempo.

“Mia cara Charlotte, hai ormai tredici anni, sei diventata una donna...”

Charlotte era sul punto di scattare.

“... è mai possibile che in tutto questo tempo  non hai provato affetto per nessuno, che non senti nascere in te il desiderio di mettere su famiglia, stare accanto ad un uomo... naturalmente secondo il tuo desiderio…”

“Ma madre...” cercò di obiettare Charlotte “… vedete... la regina...”

“Che cosa, Charlotte?,”la interruppe la madre “cosa vuoi dire? So bene quello che ha detto la regina tempo fa, ma giusto ieri mi manifestava il desiderio di vederti sposata.”

“Non è vero...” esitò Charlotte mentre le lacrime già le si affacciavano agli occhi. “Non è vero...” ma non sapeva dir altro.

“Sì, Charlotte, penso che la regina si sia pentita di averti fatto quella promessa. Sappiamo bene che tutti si sposano secondo il volere dei genitori perché sono più saggi e sanno decidere meglio per il bene dei loro figli. La regina teme che tu ti possa innamorare del primo venuto che potrebbe rovinarti la vita. Le sei molto cara e vuole il meglio per te. Perché devi far sostenere ancora il peso di questa promessa alla regina? Noi vogliamo il tuo bene, solo il tuo bene...”

Charlotte era confusa. Era mai possibile che la regina pensasse questo? Non poteva crederci. E se fosse stato vero? Neanche madamigella Oscar avrebbe potuto far più nulla.

“Ma madre, io...”

“Cosa, Charlotte?” la interruppe la madre parlando in modo più brusco, ma addolcendo poi nuovamente la voce. “Cosa vorresti dirmi?”

“Io, madre... io non vorrei ancora sposarmi...”

La contessa sospirò, spazientita.

“Perché vuoi dare questo dispiacere alla regina?! Non c’è proprio nessuno che ti piaccia?”

Charlotte esitò, non avrebbe mai detto quello che sentiva a sua madre.

“E poi, Charlotte, le chiacchiere a corte si fanno sempre più insistenti. Si maligna tanto su di te e su quell’attendente di madamigella Oscar. Io non ti voglio imporre niente, ma ti stai rovinando la reputazione, sarebbe buona cosa allontanarlo...”

Charlotte sbarrò gli occhi.

“... magari per un po’. E poi, si tratta solo di un servo!’” aggiunse la contessa.

“Ma come vi permettete!”scattò Charlotte.

“Come ti permetti tu di rivolgerti così a tua madre!” le gridò contro la contessa. “Si tratta di un servo! Come mai lo difendi con tanta veemenza! Adesso capisco i timori della regina... ma che cos’hai in testa, Charlotte!?”

“Io... madre…”

“Charlotte, è tempo che tu metta la testa a posto e non arrechi più alcun pensiero né a tua madre, né alla tua regina. Sai bene che quello che ti dico è la cosa più giusta da fare. Ti prego, ascoltami, e accetta il compagno che la regina desidera per te. Se tu non obbedisci, io non saprei più cosa fare!” Una frase che suonava più come una minaccia. E Charlotte ebbe paura, per Oscar, ma soprattutto per André.. Oscar godeva ancora dei favori della regina, anche se sua madre poteva arrivare a tutto e lei lo sapeva, ma André da questo punto di vista era indifeso. A chi poteva interessare se un servo veniva ucciso in un apparente incidente? Nessuno si sarebbe occupato di indagare più di tanto, quindi gli uomini di sua madre potevano muoversi con più facilità se il loro bersaglio fosse stato André.

Ed ecco che nuovamente Charlotte si trovava in catene. Non sarebbe mai stata libera, ma in quei due anni si era voluta illudere. Gli incubi che aveva vissuto due anni prima ritornavano nella sua mente. Riviveva tutte le scene: quell’uomo che la portava in quella stanza... la fontana… la rosa bianca... il vento... e la voglia di saltare giù.

E poi André.

Le aveva insegnato ad amare la vita, a sperare in un domani migliore.Quel giorno di due anni prima lei gli aveva detto che era morta lo stesso anche se non era saltata giù ed invece era rinata, ma tutto era durato poco.

Ma ora si sentiva nuovamente come in quei momenti solo che adesso temeva per la vita del suo amato.

La contessa di Polignac si alzò e si congedò.

“Pensaci bene e dammi una risposta, ma presto. Pensa alle persone che ti vogliono bene.” Le porse il bicchiere di latte. “Su, ora bevi…” Le diede un bacio sulla fronte ed andò via.

Charlotte si distese sul letto. Aveva uno strano sapore quel latte... ultimamente tutto aveva uno strano sapore... forse era solo la sua immaginazione.

“Addio giorni felici... Addio André!” pensò prima di cadere in un sonno profondo.

 

Passavano i giorni e Charlotte si sentiva sempre più debole.

Non era più uscita da casa, non se la sentiva di andare da nessuna parte. Non aveva più visto né madamigella Oscar né André.

Ma quel giorno decise di farsi forza e presentarsi lo stesso a corte. Doveva vederlo.

Sua madre aveva preso il silenzio di quei giorni per una risposta affermativa e le aveva comunicato che fra qualche settimana le avrebbe fatto conoscere il suo futuro sposo.

Lei non aveva ribattuto niente, si sentiva stanca ed apatica e dormiva tanto.

Quel giorno c’era tanta gente a corte. La regina fu contenta di vederla, ma non fece alcun accenno al fidanzamento deciso in accordo con la madre.

Il suo cuore sobbalzò quando intravide fra la folla l’uniforme di madamigella Oscar.

Oscar la salutò calorosamente, André invece le fece solamente un profondo inchino, ma non la guardò negli occhi.

Era proprio una bella giornata e la regina decise per una passeggiata nei giardini di Versailles.

Charlotte mentre usciva seguendo il corteo reale incrociò André e gli sussurrò:

“Mi mancano tanto le nostre conversazioni, vediamoci tra un po’ al bosco di Venere.”

André la guardò andar via. Era più bella che mai, ma c’era qualcosa che non andava. I suoi occhi erano spenti, sembrava che stesse male.

Povera Charlotte, se non fosse nata in quella famiglia… forse allora...

Pochi minuti dopo, André comunicava al suo comandante che andava a fare un giro.

Oscar non gli fece caso più di tanto, gli disse solo: ”Sono contenta di aver rivisto la contessina Charlotte a corte”.

André sorrise e aggiunse: ”Sì. E’ sempre più bella!”

Oscar stavolta lo guardò stupita per l’enfasi con cui aveva pronunciato quella frase, ma non disse niente ed André si avviò.

 

Charlotte, grazie a tutta la gente che si trovava quel giorno a corte, riuscì a sfuggire al corteo e a chi la teneva sempre d’occhio per ordine della madre.

Raggiunse a fatica il bosco di Venere, le era costato tanto anche solo camminare.

Quando vide André si illuminò.

Affrettò il passo ma era debole, le gambe non la reggevano. André le fu accanto. Incontrò i suoi occhi. Piangeva.

“Cosa c’è, contessina Charlotte, non state bene?”

“André...”

“Charlotte, che avete?” le chiese ancora André preoccupato.

“André, io... mi sposo.”

André sussultò a quella notizia.

“Charlotte, ditemi, l’avete deciso voi?”

“Sì, André, è giusto così.”

Non poteva dirgli che temeva per lui, che anche questo era un matrimonio imposto, che non aveva altra scelta.

“Ma… ma voi volete sposarvi?”

“Io devo sposarmi...” disse Charlotte tra le lacrime.

“Cosa significa devo? Amate l’uomo che state per sposare?”

“André io...”

“Non dovete farlo se non volete... la regina ha detto chiaramente che dovete sposare solo l’uomo di cui vi innamorerete...”

“Ma io devo farlo...”

“Perché, ditemi il perché!”

“Mia madre…”

“Vostra madre, cosa? Non può andare contro un ordine della regina.”

“Ma mia madre ha detto...”

“Cosa? Perché esitate? Non dovete temere vostra madre.”

“Io devo!”

“No, non è così.”

“... io devo...”

“No, Charlotte, non è così, voi dovete sposare l’uomo che amate!”

“Ma io... IO AMO VOI” gli disse Charlotte soffocando il suo grido nelle lacrime.

Si rifugiò fra le sue braccia, non voleva vedere la sua reazione, non le importava nulla, solo di rimanere così, fra le sue braccia.

 

Poi, ebbe il coraggio di staccarsi da lui e guardarlo in viso.

André era rimasto in silenzio, anche se erano tante le cose che voleva dirle.

Tentò di parlare, ma lei lo fermò.

“Non dite niente, André, non mi dovete niente. Io sposerò quell’uomo, chiunque esso sia, perché è giusto così, è sempre stato giusto così, anche la regina è d’accordo. Nessuno si sposa per amore ed io questo l’ho accettato.”

“Giuratemi che è tutto vero, che è una vostra decisione e che non farete nessun gesto sconsiderato.”

Charlotte lo guardò intensamente.

“André... io vorrei... vorrei...”

“Dite, Charlotte...”

Gli occhi di lei si riempirono nuovamente di lacrime che iniziarono a scendere copiose. André capiva profondamente quello che stava provando Charlotte. Il destino di una persona era già scelto in base alla sua nascita. Erano due esseri umani, simili, ma per la società erano incompatibilmente diversi.

Provò una gran pena per lei, misto ad un profondo affetto. Le prese tra le mani il viso, cercando di asciugarle le lacrime che continuavano a scorrere.

“Baciatemi, André, voglio che siate voi il primo a farlo.”

André stava allontanando le sue mani, ma lei le trattenne con le sue.

“Non posso farlo, Charlotte, sono solo un servo, ricordatelo!”

“Siete l’uomo che amo.”

“Non posso...”

“So che amate madamigella Oscar, l’ho letto in ogni vostro gesto...”

André sbarrò gli occhi. Era dunque così evidente? Solo Oscar non se ne accorgeva…

“Ma per quell’affetto che provate per me... proprio perché potete capirmi a fondo... vi prego... io... vi amo...”

Com’era bella Charlotte!André si accorse di volerle un gran bene, più di quanto immaginasse.

Charlotte, consapevole che André non l’avrebbe mai baciata, girò il viso da una parte e si alzò.

In quegli anni aveva imparato a conoscerlo, a volergli bene, ed ora era difficile dirgli addio per sempre.

Sarebbe andata via così senza nemmeno guardarlo, non ne aveva il coraggio.

Lentamente staccò le mani dalle sue...

Ma due mani la trattennero dolcemente e lui la baciò.

Charlotte, prima di abbandonarsi a quel bacio, sprofondò in quei bellissimi occhi verdi.

 

Le grida delle dame di compagnia che la cercavano riportarono Charlotte alla realtà.

André la vide sorridere mentre un raggio di sole faceva brillare i suoi occhi lucidi.

“Addio André, non vi dimenticherò mai” e si avviò in fretta.

Ma ormai anche Charlotte aveva un posto nel cuore di André.

 

 

Continua...

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