Il viaggio degli inganni
parte settima
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Riposa
qui al mio fianco, la mia amante.
Posso
chiamarti così, amore mio?
Quello
che è successo stanotte fa di te la mia donna?
Hai
gli occhi chiusi, dormi, forse sogni. Io sono certo di sognare, in questo
momento, perché posso guardarti così.
Hai
gli occhi chiusi, stanca della troppa passione di questa notte. Stanca dei tuoi
stessi sospiri, delle sensazioni del tuo corpo quasi non cercate ma poi scoperte
e cercate con forza. Stanca di me, delle mie labbra, delle mie braccia, del mio
corpo. Non riuscivo a smettere di stringerti a me stanotte, neanche quando il
sonno ti vinceva, neanche quando il sonno mi vinceva. Non riuscivo a smettere di
pensare a quanto ti amo. Non posso smettere, nemmeno ora. Di accarezzarti i
capelli, di sfiorare la tua pelle… di non avere altro pensiero che non sia tu.
Hai
gli occhi chiusi e io non riesco a chiuderli. Non più. Se nel sonno ti muovi e
ti stringi in una camicia troppo grande per te, perché non è la tua, io ho il
dovere di stringerti a me. Il più dolce dei doveri. Per proteggerti dal freddo,
per proteggere il tuo sonno, per proteggere il mio amore, per proteggerci dal
mondo, che non può capire quello che è stato stanotte, in questa stanza.
Sesso,
per il mondo, amore, per noi.
La
storia di una notte, per il mondo, la notte della mia vita, per me.
Hai
gli occhi chiusi, ma tra poco li aprirai, e non saprai dove guardare.
I
tuoi occhi, imbarazzati di troppo amore, imbarazzati di troppa passione.
Non
potrai guardarmi negli occhi ora che non sono più il tuo “amico”.
Non
potrai guardare te stessa allo specchio ora. Io lo so. Vedo già i tuoi occhi,
bellissimi, cercare un rifugio al mio sguardo, cercare un rifugio ai tuoi stessi
pensieri.
I
pensieri dopo una notte d’amore…
Sento
già i tuoi silenzi, le parole che non riescono ad uscire.
Vedo
già i tuoi movimenti. Ti vedo rivestirti in fretta, per lasciare questo letto,
questa stanza, questo cuore.
Non
voglio vedere tutto questo. Non voglio sentire tutto questo. Rinuncio al mio
dovere. Per te.
Sto
per aprire gli occhi, la luce dell’alba quasi ferisce i miei occhi. Sei
accanto a me? Non riesco, non voglio ancora muovermi. Ho paura. Cosa posso dirti
ora? Come posso guardarti ora? Sei il mio amico?, sei il mio amante?… sei il
mio amore? Cosa siamo noi ora? Se mi voltassi ora, troverei le tue braccia, il
tuo corpo… così… meravigliosamente… ma… ma… io vorrei trovare invece
i tuoi pensieri. Quelli più profondi. Cosa senti per me? Cosa sento per te?
Quello che è successo stanotte fa di me la tua donna? Così, con gli occhi
socchiusi, ho paura di voltarmi, mentre Marianne non aveva paura di cercarti, di
amarti. Non aveva paura di toccarti, di dirti parole di passione. Oscar ha una
paura fottuta di guardarti.
A-
mo- re- mio.Un mondo intero in due parole. Quello che tu sei.
Amore.
Tu sei, amore, sogno, gioia, felicità
che non credevo mi fosse possibile provare.
Mio.
Perché ora non potrei rinunciare a te in nessun modo. Non posso.
Cerco
di ripeterlo nella mia mente: è stato solo sesso. Curiosità di una notte. E
non ci riesco. Non riesco a pensare che sia stata solo questo. Un’amara
verità: Marianne può riuscirci, può amarti e uscire da questa stanza senza
dolore. Oscar non può.
Non
posso, amore mio.
Non
posso, André.
Si accorse di essere sola nella grande stanza. Un sospiro, di sollievo, di delusione. Si strinse nella camicia bianca. Voci, dall’esterno, rumore di spade che si incrociano. Oscar andò verso la finestra. Le persiane non del tutto chiuse. La luce la accecò, per un attimo. Poi, lo vide.
Con stupore si accorse che non lo aveva mai visto duellare. Non aveva mai visto i suoi movimenti, perché era troppo impegnata a controllare i propri, a pensare a come batterlo. Ora lo guardava. Lo guardava muoversi, meno agile di lei, più forte di lei. Le sembrava che sorridesse mentre controllava senza difficoltà il suo avversario. Un attimo, lo sguardo di lui rivolto verso quella finestra, verso di lei, verso i suoi occhi. Oscar si nascose da quello sguardo. E non si accorse, mentre si rivestiva in fretta, del rossore delle sue guance. Non si accorse, della sua improvvisa eccitazione. Non si accorse, che in quello sguardo c’era tutto l’amore di André per lei.
Qualcun altro lo vide, quello sguardo d’amore, e fece saltare la spada ad André. La spada di Girodel era vicina al collo del ragazzo, ora.
“Imperatore Giuseppe, non vi vedo troppo in forma, stamane”, disse Girodel con un tono volutamente sarcastico.
“Maggiore Girodel, i continui spostamenti, le troppe cene non fanno bene al fisico, non trovate?“
“Certamente, maestà, ma… ci sono altre cose che non vi fanno affatto bene”, rispose Girodel, “anzi, direi che queste cose non… sono adatte ad una persona del vostro… rango, se mi consentite l’ardire di queste parole.”
“Girodel, che cosa non sarebbe adatto all’imperatore? Poche chiacchere, spiegatevi meglio!”
Un atteggiamento, ironico, quasi di sfida, di cui André si pentì subito dopo.
Girodel si avvicinò, parlandogli a bassa voce.
“Ricorda quello che sei, servo, e ricorda che io ti osservo. Sono già parecchi giorni che ti osservo. Non sei nemmeno bravo a nasconderle certe cose. Hai una relazione con una donna che non dovresti neanche pensare di sfiorare. Per cose come queste c’è la morte, André.”
Che
abbia capito… no… Oscar… ha capito che tu… e io… non può… non può
averti riconosciuto… non può…
“A dispetto di quello che potete pensare voi, io so chi sono e quale è il mio posto nel mondo, e soprattutto so di amarla, sopra ogni cosa. Anche più della mia vita. Io amo quella donna. Siete in grado di capire questo, Girodel?”
Pezzente,
stupido… innamorato… che ironia questa vita! Tu innamorato di una donna che
non può essere tua perché non hai il suo stesso rango, eppure puoi amarla
perché lei si lascia amare da te. E io innamorato di una donna che non può
essere mia, perché anche se ho lo stesso suo rango lei non si farà mai amare
da me. Non mi guarderà mai come la Perpignac ti guarda. Oscar, mi mancate,
infinitamente. Vorrei essere con voi, ora.
“La stai ingannando, comunque. Io non resterò a guardare. Il tuo turpe segreto è nelle mie mani, pezzente. Come pensi che ti riaccoglierebbe il comandante Oscar se sapesse cosa fai quaggiù?”
Non
ha capito! Non ha capito… stupido… meno male… devo liberarmi di lui ora…
questa conversazione è pericolosa… troppo… voglio vederti… voglio vederti
…mi manchi, perché anche in una situazione come questa non posso pensare ad
altro che a cercarti, vederti, toccarti? Perché? E’ follia, e io sono
follemente innamorato di te, Oscar.
“Sono certo che provvederete voi a denunciarmi a lei a suo tempo e a suo luogo.”
“Non ti illudere, André, in fondo me ne importa poco di quello che fai, ma io non sarò il tuo ruffiano. Non desidero dare un dolore alla mia Oscar. In ogni caso lei non lo saprà, perché la tua relazione con la Perpignac finirà oggi stesso, sarò io a informarla di chi sei. Al diavolo il segreto militare!”
Mentre Girodel si allontanava rabbioso verso l’interno della tenuta, André rimase lì. Fermo. Stupito. Una frase ronzava nella sua testa: “la mia Oscar”. Possibile che Girodel fosse innamorato, anche lui, di Oscar?. Divenne triste.
Questo
viaggio non durerà ancora molto… due settimane, solamente. Che cosa sarà di
noi, quando torneremo a casa? Che cosa sarà del nostro amore? Non voglio
perderti, Oscar, non voglio perderti…
Due mani all’improvviso coprirono i suoi occhi.
“Vieni con me”. La più bella voce che lui conoscesse.
Sciolse la presa delle mani di lei. Si voltò. Non l’aveva mai vista così.
“O… Oscar… che ci fai conciata così?”
“Sssst! Imperatore dei miei stivali! Vieni a fare una cavalcata con me!… Ah… è un ordine del colonnello de Jarjayes.”
“Che ci fai conciata così? Quella parrucca… è mia!”
“Ho preso in prestito il tuo “topo grigio” e la tua giacca per passare inosservata, dovevo sembrare un uomo. E poi in fondo i pantaloni li ho sempre portati, non dovrebbe stupirti, no?”
Una smorfia di delusione sul volto di André.
“E perché ti saresti conciata così?”
“Perché stamattina voglio fare una cavalcata con te, lontano da qui. Fuggi con me, André!”
Fuggire… se si potesse… fuggirei con te ovunque… pensò André.
“Va bene”, disse André sorridendo, “ma ad una condizione!”
“Quale?”
“Che non appena saremo lontano da sguardi indiscreti toglierai quella parrucca!”
“Agli ordini, maestà! In fondo questo “topo grigio” è davvero fastidioso! Ah, dimenticavo: prendi questo!”
“Cos’è?”
“La colazione!“
“Colonnello de Jarjayes, voi pensate sempre a tutto! La vostra capacità come stratega militare è affascinante… ah, no, volevo dire… stupefacente!”
“Smettila ora e andiamo via, prima che qualcuno ci veda!!”
Galopparono per più di due ore verso la campagna intorno a Bourges, prima che Oscar, all’improvviso, togliesse la parrucca. André vide il movimento giocoso dei capelli che le scendevano, ondeggiando, oltre le spalle. Ne rimase affascinato. La sera prima era stato lui a scioglierle i capelli, mentre la baciava. Desiderò di fare l’amore con lei.
Oscar fermò il cavallo vicino ad un grande albero.
“Che noia vestirsi da donna”, disse, mentre si sdraiava per terra. “Vedi, André, se oggi avessi indossato un vestito da donna, non avrei potuto né cavalcare liberamente né sdraiarmi in questo modo. Non vedo l’ora di essere a casa nostra, così non dovrò più indossare tutta quella roba!”
André le sorrise, mentre tirava fuori l’abbondante colazione dal paniere.
“Ah sì? E allora io non vedo l’ora di essere a casa nostra, così non dovrò più mangiare così tanta roba come in questi giorni! Sto ingrassando a vista d’occhio!”
“Vorresti sostenere che i panini da me preparati non sono buoni? Minestrina! Ecco cosa ti meriti! Quando saremo a casa ti farò dare solo minestrina!”
“No !!! la minestrina no! Lo sai che non la sopporto!”
Oscar rise, mentre André addentava con rinnovata energia un panino.
Casa…
no… non voglio tornare a casa… non voglio… cambierebbe tutto… non posso…
non posso fare a meno di te…
Un velo di tristezza sul volto di Oscar. Una carezza, su quel viso, quasi impacciata.
“Non saremo a casa tanto presto, Oscar…”
Si addormentarono. Vicini. Ma non abbastanza. André non si avvicinò ulteriormente a lei, pur desiderandolo molto. Aveva di fronte a sé Oscar, non Marianne. Oscar non era Marianne, non ancora, almeno. Il tempo, forse, l’avrebbe aiutata a venire a patti con quella parte di se stessa. Il tempo. Ma ne avevano? Non molto, considerò amaramente André, e il suo desiderio di abbracciarla aumentò spasmodicamente.
Oscar si svegliò. Sguardi.
“André, sarà meglio tornare. Se si accorgono che siamo spariti per così tanto tempo potremmo avere dei problemi.”
“Va bene.”
Oscar si sistemò nuovamente la parrucca e rientrarono verso Bourges, separandosi poco prima di incontrare le guardie reali.
Oscar aveva di nuovo indossato il suo vestito da dama di corte, quando sentì bussare alla porta.
André?
Spalancò la porta con un bel sorriso, che sparì dal suo volto quando vide entrare Girodel nella stanza.
“Posso sapere chi vi ha dato il permesso di entrare nella stanza di una dama, Maggiore?”
“Nessuno, ma forse dovreste chiedervi invece perché voi restiate più del tempo consentito nella stanza di un uomo, anche se imperatore!”
“Uscite di qui, Maggiore Girodel, subito!”
“E perché mai? Mi sembra di capire che la compagnia degli uomini vi aggrada!”
Un ceffone colpì Girodel in pieno volto.
“Sparite! O non rispondo di me, Girodel!”
Piccato, Girodel si portò una mano sulla guancia.
“Voi non sapete, signora, che cosa state facendo e con chi. Dovreste smetterla di incontrare quell’uomo!”
“Non devo dare a voi spiegazioni sulla mia vita privata. E’ solo affar mio! Uscite!”
“Madamigella, quell’uomo… non è l’imperatore! È un impostore messo lì per proteggere il vero imperatore, che si trova molto lontano da qui. L’uomo con cui fate l’amore è un servo!”
“Un servo, eh! E’ un uomo magnifico, e io… lo amo!. Io amo quel servo, con tutto il mio cuore, non potrei amare un uomo che non fosse lui. E questi davvero non sono affari vostri! Credetemi una donna facile, una prostituta se vi fa comodo, ma io amo quell’uomo e non voglio avere niente a che fare con un essere come voi!”
Scioccato, Girodel lasciò velocemente la stanza.
Lo
amo… io lo amo… non potrei amare un uomo che non fosse lui… che cosa mi
succede?… che cosa stai facendo di me André? Disposta a passare per una
prostituta, perché?
Aiutami,
André, ho bisogno di te. Ora.
André saliva le scale in quel momento e la vide. Il volto di lei tradiva una grande emozione, seppure indecifrabile. André non seppe capire cosa fosse sul momento. Doveva restare solo con lei. Aprì la porta della sua camera ed entrò con lei. Oscar chiuse la porta. Gli occhi bassi, per non guardarlo in volto.
“André,
non lasciarmi andar via di qui, almeno fino a domani mattina, ti prego.”
“Io
non ti lascerei mai andar via di qui. Mai. Je vous aime, Marianne.”
Si
abbracciarono, e Oscar ritrovò il sorriso tra i baci di André. Il sole
cominciava, lentamente, a scendere verso l’orizzonte.
Sì,
io ti amo, io ti amo André… non potrei amare un uomo che non fossi tu…
Continua...
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