Il viaggio degli inganni

parte quinta

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Il lungo convoglio riprese il cammino in direzione della cittadina di Nevers nel primo mattino. André, dalla carrozza reale, guardava Oscar entrare dentro la carrozza dei servitori. Tutta la notte era stato accanto a lei, separato da una fragile distanza fisica.

Molto fragile in certi momenti. L’aveva guardata con tenerezza, con desiderio in alcuni momenti, in altri con dolcezza. Avrebbe voluto che quella distanza fosse stata ancora più fragile, così fragile da spezzarsi. Avrebbe voluto abbracciarla, prenderla per mano e attirarla verso di sé, sentire il viso di lei appoggiato al suo petto, sentire la sensazione di solletico dei capelli di lei sul suo viso, sentirla respirare piano accanto a sé. Era questo l’amore? Senza dubbio questo era l’unico amore che conosceva, l’unico che provasse, e l’unico che poteva provare, si disse. Con un’altra donna sarebbe stato tutto molto più facile, probabilmente. Ma non sarebbe stato lo stesso. Non ne sarebbe valsa la pena. Di questo, André era sicuro. Lei rappresentava tutta la sua vita. Il passato, sicuramente, come il presente. Ma poteva rappresentare anche il suo futuro? Per la prima volta, André si ritrovò a pensare al suo futuro. Come sarebbe stato? Il volto di André si incupì improvvisamente. Il possibile futuro di Oscar era in sella ad un cavallo e passava ora davanti alla sua carrozza. L’ufficiale che l'aveva corteggiata guardava anche lui nella direzione della carrozza che trasportava Oscar. Sì, il suo possibile futuro. Provò rabbia, André, e un sottile senso di vergogna per la sua stessa rabbia. Quell’uomo poteva realmente rappresentare il futuro di Oscar, lui no. Non glielo consentiva il suo rango e, soprattutto, non glielo consentiva il suo stesso rapporto con lei, che, ne era certo, lo considerava un fratello. Amato, ma pur sempre un fratello.

Corteggiarla, come faceva il giovane ufficiale. Una soluzione? Realmente non aveva mai pensato di corteggiarla, di dirle parole d’amore. Quali parole? E come? Per lui, fino a quel momento, avevano parlato i suoi gesti, le sue continue attenzioni verso di lei e verso le sue cose. E, tuttavia, non erano arrivati al suo cuore. Non potevano arrivare al suo cuore, si disse André. Non poteva arrivare al suo cuore l’ansia che lo prendeva ogni volta che Oscar si era trovata in pericolo, non potevano arrivare al suo cuore la gioia e l’eccitazione che provava ogni volta che si batteva con lei, non potevano arrivare al suo cuore i pensieri che aveva per lei quando la sentiva suonare al pianoforte. Non poteva arrivare a lei il desiderio che aveva di lei semplicemente guardandola. Niente di tutto quello che provava per lei poteva arrivare al suo cuore. Né l’amore, né la passione, né il desiderio, né la tenerezza, né la gelosia, né il dolore. Niente poteva arrivare a lei. Perché niente le aveva mai detto. E sottilmente aveva sperato che nessun’altro lo facesse, fino a quel momento. E invece un vestito da donna aveva rotto lo strano incanto che aveva tenuto Oscar lontana dal mondo degli uomini fino a quel momento. E le reazioni di lei di fronte al suo primo corteggiatore lo avevano sconvolto, spaventato. L’aveva sempre vista schiva verso i complimenti, l’aveva sempre vista ridere delle smancerie amorose. Gli era sempre sembrato che a lei, alla sua Oscar, queste cose non piacessero, non servissero, non le desiderasse. Che il loro mondo di duelli e cavalcate, di avventura ma più spesso di quotidianità comune fosse tutto ciò che lei voleva. Probabilmente non era così, o non del tutto, più semplicemente. Forse Oscar avrebbe voluto anche qualcos’altro. Ora, dolorosamente, si accorgeva che forse Oscar non li aveva semplicemente mai sentiti, quei complimenti. Semplicemente non erano mai stati rivolti a lei. E sembrava apprezzarli, al di là delle sue difese.

Si disse che al loro ritorno a casa, Oscar sarebbe tornata ad essere la stessa di prima. Non lo avrebbe amato, ma la sua uniforme di soldato, di uomo, avrebbe di nuovo protetto il loro rapporto, e il suo amore per lei. Nascosto, sofferto, ma esclusivo. Senza rivali. Senza confronti. E in definitiva l’unico possibile per lei, quando anche lei lo avesse voluto. Un pensiero egoista. Profondamente sbagliato. Ma umano. Ma sarebbe stato veramente così? Sarebbe bastato indossare nuovamente l’uniforme per averla di nuovo come prima? O qualcosa dentro di lei, al di là dei pizzi e dei corsetti, stava cambiando?

La stanchezza prese il sopravvento su André che finì per addormentarsi dentro la carrozza.

 

“Vi assicuriamo, signor Duca, il perfetto compimento della nostra missione.“

“Questa volta non accetterò fallimenti da parte vostra, perché, in tal caso, non avrò pietà di voi. L’imperatore deve morire.”

“Eccellenza, il piano è perfetto, i nostri uomini sono già sul posto per preparare il tutto per domani.”

“Bene”, disse il duca d’Orléans sogghignando. “Quella di stasera dovrà essere l’ultima notte brava di quell’austriaco presuntuoso! Dove si trova ora?”

“Le nostre sentinelle ho hanno avvistato a tre ore di viaggio da Nevers.”

“Sempre in orario quell’imbecille di Girodel! Allora assicuratevi che sia in orario anche domani. Dite alle sentinelle di sorvegliare gli spostamenti dell’imperatore con la massima discrezione. Non devono commettere errori. E voglio informazioni precise sulla damigella che ha scoperto il veleno della bottiglia di vino. Voglio sapere tutto di lei!”

 

A differenza di quanto sperava il duca d’Orléans il viaggio verso Nevers si rivelò più lungo del previsto. Girodel decise di far fermare il convoglio presso un’ampia radura per consentire una sosta ai suoi uomini. Bisognava anche controllare le carrozze. Girodel era particolarmente nervoso. Il pensiero di quanto era successo la sera prima lo rendeva profondamente inquieto. Non era stato in grado di capire che il vino era avvelenato. Solo la dama di compagnia dell’imperatore se n’era accorta.

La strana dama di compagnia del finto imperatore.

Graziosa, certamente, a tratti sembrava ricordargli una donna già vista da qualche parte, pur non avendola vista prima. Gli era sembrato di cogliere qualcosa, in certi momenti, tra André e la ragazza. Uno strano scambio di sguardi. Erano amanti, forse? Possibile. Il disprezzo di Girodel per André crebbe. Quel farabutto approfittava della messinscena per sedurre una nobildonna. Spregevole. E ancora più spregevole, il fatto che lui non poteva impedirlo, perché non poteva raccontare a nessuno, nemmeno alla giovane contessa, la vera identità dell’imperatore impostore. Avrebbe compromesso la missione. Aveva le mani legate, dunque, Girodel, e un pensiero ancora più preoccupante che gli occupava la mente: la sua incapacità di capire il pericolo. Perché se al posto di André la sera prima ci fosse stato il vero imperatore…

 

André riaprì gli occhi. Oscar era di fronte a lui, con un vestito bianco con piccoli ricami color argento. Cercava di mettere insieme una sorta di pranzo con del pane, delle conserve, del formaggio e della frutta.

“Oscar…”

“Buongiorno, o forse sarebbe più opportuno dire buon pomeriggio, caro il mio imperatore! La vostra augusta maestà ha fame?”, disse Oscar, sorridendo, non senza una punta di ironia.

“A dire la verità, madamigella Marianne, non ho molta fame, attualmente”, disse André, ricambiando il gioco di lei. Se solo tutta la loro vita avesse potuto essere così…

“E invece mangerete ora, mio caro imperatore, perché, a quanto pare, arriveremo molto tardi a Nevers.”

“Come mai? Siamo in ritardo?”

“Ha piovuto per tutta la mattinata, ma voi eravate saldamente nel modo dei sogni, e Girodel ha fatto rallentare i cavalli. Vedete, maestà, qui in Francia piove molto spesso, non è come da voi in Austria…”

“Pensate di continuare a prendermi in giro per molto tempo ancora, madamigella Marianne?“, chiese André, sorridendo, mentre Oscar cercava di tagliare il pane senza successo.

“Il tempo necessario, mio caro imperatore, a far sì che voi mi aiutate a tagliare questo pane!!”

“Ah ah ah… decisamente sei fuori allenamento e sono stati sufficienti pochi giorni in crinoline… diciamo allora che la spada rimane il tuo forte… il coltello per il pane, no! Dai qua, faccio io, siediti e riposati.”

Oscar si sedette mentre André finiva di preparare il necessario per due persone.

 

“Madamigella Marianne, siete ufficialmente invitata a pranzo qui con me. E giacché è un desiderio dell’imperatore d’ Austria, non oserete in alcun modo contraddirlo, mi auguro!”

“E quale sarebbe il supplizio da patire, se rifiutassi di  condividere la vostra mensa, Maestà?”

“Dunque, per cose del genere di solito c’è… o il carcere… o il convento… ecco… sì, sì, il convento!”

“Che cosa? Io in convento? Dio me ne scampi e liberi!!!”, disse Oscar, agitando le mani davanti a sé.

“Ripensandoci… Dio scampi e liberi il convento da una suora come voi!” disse André ridendo, “comunque, ne converrete, è molto meglio sottostare ad un piccolo ed innocuo desiderio dell’imperatore d’Austria ed avere in più la pancia piena, piuttosto che gettare nel caos un povero gruppo di suore… la spada al posto del rosario…”

“E va bene, passami il paté, piuttosto!”, disse Oscar ridendo anche lei allo scampato pericolo.

Mangiarono insieme, ridendo e scherzando. André guardava Oscar ridere. Ed era felice, semplicemente di starle accanto.

“Se va avanti così, non saremo a destinazione prima di mezzanotte. Vado a vedere che fa quell’incapace di Girodel…” disse Oscar.

“No, aspetta, mi sembra che tu ti sia già fatta notare fin troppo, ieri sera. E’ meglio che ci pensi io.”

“Va bene”.

André scese dalla carrozza e trovò Girodel intento, con altri quattro uomini a cercare di risistemare una ruota di una carrozza. Sorrise, pensando che, per quella volta, l’ingrato compito non sarebbe toccato a lui, Girodel lo guardò con rabbia a stento trattenuta.

Intanto Oscar passeggiava da sola nella radura. Intravide un ruscello e vi si avvicinò. Dopo qualche minuto le fu accanto Pierre, il giovane ufficiale con cui aveva scambiato qualche parola due sere prima.

“Madamigella Mariane, non dovreste allontanarvi così rapidamente dalla sorveglianza. E’ pericoloso, potreste esporvi a qualche pericolo!”

Oscar trattenne una risata, poi si ricordò del suo “ruolo” in quell’assurda compagine e disse, sospirando, “Ho fatto solo quattro passi, Pierre, come vedete non c’è nessuno qui, non corro alcun pericolo. E poi io non sono così indifesa… sapete…“

“Ho visto, e vi ho ammirato, ieri sera, avete avuto un’intuizione incredibile. Ma come facevate a sapere che quel vino era avvelenato?”

Oscar provò un momento d’imbarazzo, le parole andavano ben soppesate ora, aveva già parlato troppo e il rischio di essere scoperta aumentava, ogni secondo di più…

“Il colore del vino, era troppo torbido… mio padre possiede dei vigneti in Borgogna e io…”

“Ah certamente, comunque, lasciatemelo dire, la contesa tra la vostra bellezza e la vostra intelligenza non può che finire in parità.”

L’ imbarazzo di Oscar si fece più forte. Nessuno le aveva mai fatto un complimento simile.

“Pierre, forse dovreste dirigere le vostre attenzioni verso un’altra dama…”

“Non vedo altra dama che possa competere con voi, e in vita mia non ho mai conosciuto né conoscerò una donna che possa competere con voi, in nessun campo.”

“Vi prego, Pierre, questa conversazione è fonte di imbarazzo per me. Sarà meglio rientrare.”

“Perdonatemi se vi ho messo in imbarazzo, Contessa, il mio unico desiderio è rendervi felice.” Si inginocchiò davanti a lei e le prese la mano. La mano di Oscar tremò al contatto. Pierre la avvicinò con delicatezza alla sua guancia. Ora mano di lei era appoggiata, come in una carezza, al viso di lui.

Gli occhi di Oscar guardavano la sua mano e Pierre con un misto di stupore e allo stesso tempo di timore, timore che divenne improvvisamente ansia, quando sollevando gli occhi intravide una figura appoggiata al tronco di un albero, che guardava verso di lei. Lo riconobbe. Era André. E sentì improvvisamente come bruciare la mano. Ma non vide le lacrime di lui. Era troppo lontano perché potesse vederle. Eppure la sua sola presenza, in lontananza, la fece sentire improvvisamente e inspiegabilmente colpevole.

“L’imperatore!, Pierre, lasciatemi, ve ne prego!” Pierre si voltò e vide la figura in lontananza.

“Vi lascio, allora, Marianne, ma consentitemi di sperare che un giorno voi ed io…”

“No, Pierre, dimenticatemi, il più presto che potete!” e si allontanò quasi correndo in direzione di André.

Doveva nascondere le lacrime, André, e nasconderle in fretta insieme con la sua rabbia. Oscar si avvicinava a passi veloci verso di lui. La voce di Girodel che richiamava i suoi uomini salvò André da quel possibile incontro. Corse via, verso la carrozza, lasciando Oscar, ansante, alle sue spalle.

La carrozza era a posto. Il viaggio poteva proseguire. André salì sulla carrozza reale. Oscar non riuscì a raggiungerlo, in tempo. André chiuse la porta della carrozza. Ed a Oscar non restò che salire sulla carrozza dei servitori.

 

“E’ tutto a posto, dunque?”

“Sì, signor Duca, i sette ******* di polvere da sparo sono stati collocati sui pilastri del ponte.”

“Chi si assicurerà che la polvere o le micce non si bagnino?”

“Ci saranno Richard, Philippe e Michel a controllare per tutta la notte.”

“Per che ora è previsto il passaggio del convoglio sul ponte?”

“Per mezzogiorno circa.”

“Bene. Ricordate che niente deve esplodere finché la carrozza dell’imperatore non sarà al centro del ponte. Non deve avere vie di fuga!”

“Sarà fatto!”

 

Ci vollero ancora diverse ore prima che il convoglio giungesse a Nevers. Furono ore di tormento per André. Di pensieri frammentari, infelici, strani, tristi. Solo poco prima Oscar aveva pranzato con lui, riso con lui, condiviso un’intimità con lei che non provava da tempo. E solo pochi momenti dopo, Oscar si lasciava di nuovo corteggiare. Avrebbe dovuto esserci lui al posto di Pierre. Doveva esserci lui. Aveva sempre temuto che una sua parola fuori posto verso di lei avrebbe provocato il suo rifiuto, e l’allontanamento dalla sua casa. Si chiese se avesse più paura di essere cacciato dal padre di lei, o del suo rifiuto. Si chiese mille volte perché lei non avesse rifiutato ancora il corteggiamento di Pierre. Cercò di razionalizzare un dolore che come ogni dolore, non è possibile razionalizzare. La gelosia non è altro che desiderio. E fece di nuovo i conti con il suo desiderio di lei. E alla fine, la razionalità ebbe di nuovo ragione di lui. Sconfiggendolo nuovamente. Sfinendolo. Qualunque fosse stata la reazione di lei, se lui avesse confessato il suo amore per Oscar, non poteva comunque pensare di aspirare a lei, pensiero razionale, perché né lei , né il mondo che la circondava potevano accettare André. La sua come imperatore era una pantomima destinata a finire presto. Sarebbe tornato ad essere André, il servitore, l’inferiore, per il mondo, e il fratello, l’amico, per lei. Niente per il mondo e nessuno, in fondo, per lei.

 

Alla locanda fu servita ad André una cena leggera e tardiva, anche in previsione del grande ricevimento che avrebbe atteso l’imperatore l’indomani sera a Bourges. Il programma di viaggio prevedeva infatti una sosta di un giorno intero a Bourges, per poter cambiare le carrozze e compiere i rifornimenti necessari a proseguire il viaggio verso Versailles. André si ritirò nella sua stanza.

 

“Vostra maestà apritemi, sono Marianne.”

Oscar entrò. Sotto braccio i vestiti per il giorno dopo. Era stanca, i suoi occhi mettevano in evidenza la sua stanchezza, e la fatica di dare una forma e un senso ai propri pensieri confusi di quel pomeriggio appena trascorso. Ma era bella, davvero molto bella. Ad André, vedendola, sembrò che il mondo intero gli crollasse intorno. La immaginò, bellissima, tra le braccia di quel soldato. Un pensiero non più sopportabile. Doveva agire. Doveva parlare. Ma come ? e cosa dire?

Fu proprio Oscar, senza volere, a suggerirgli le parole.

“André, io volevo dirti una cosa…”

“Dimmi, Oscar, ti ascolto.”

“Quel… quel ragazzo…”

“Sì, ti ho vista con quel ragazzo…”

“Ecco, io, avrei bisogno di un consiglio da te… tu sei… il mio migliore amico…”

Amico, certo, il suo migliore amico… niente per il mondo… nessuno per lei… e tu invece sei tutto per me…

“Sentiamo, qual è il problema?”

“Ecco… lui…mi dice delle cose…”

Perché mi sento così strana a parlarne con te?… pensavo che mi avrebbe aiutato, perché sei mio amico… e invece… mi sembra tutto così assurdo… come mi sembrava assurdo oggi il comportamento di Pierre, come mi sembra assurdo aver avuto paura quando ti ho visto. Paura, vergogna… che cos’è tutto questo? André, aiutami…

“Ti dice delle cose? Complimenti, immagino…”

“Sì, vedi, io…”

“Ma Oscar, non ti riconosco più! Dov’è finito l’integerrimo colonnello de Jarjayes? Tu non sei forse un soldato? Queste smancerie non ti hanno mai interessato. Perché dovrebbero ora? E poi sono frasi sciocche… le dice solo perché lui…”

“Lui cosa?”

“Perché lui vuole portarti a letto! Ecco!”

E con questo il massacro è completo… ti distruggo, distruggo la donna che è in te perché tu non possa lasciarmi… vigliacco, sono un vigliacco… chi sono io per dirti una cosa così? Non ti desidero anch'io forse? Non ti amo anch'io forse? Perdonami, perdonami Oscar…

“E tu che ne sai? Non ci ha provato in quel senso, almeno non credo… io…non sono “esperta” in queste cose… e poi a te cosa importa? Non sei mio padre! Decido io della mia vita!”

Fermarmi, devo fermarmi, ho già parlato fin troppo… e solo per ferirti, perché il coraggio mi manca per dirti quello che sento… ma io non sopporto di vederti così… per un altro. Non puoi… non puoi innamorarti di lui… Non puoi… ti prego…

“Certo che decidi tu della tua vita! Non ho mai pensato una cosa simile, e non sono tuo padre! Io vorrei solo che tu non ti esponessi a qualche pericolo!”

“Non corro nessun pericolo, se è quello che pensi! So badare a me stessa! E’ chiaro che con te non posso parlare di certe cose! Me ne vado! Buona notte!”

Sta andando via… non andare Oscar… non andare… non lasciarmi solo con il mio demone… ti scongiuro…

Oscar si avvicinò alla porta, la mano destra sulla maniglia.

No… non andare… Oscar…

“André, davvero pensi che mi stia solo ingannando? Quando mi dice che sono bella lo dice solo per portarmi a letto?”

André le si avvicinò, una mano sfiorò la mano di Oscar, tesa sulla maniglia. Lo sguardo di lei si portò su quell’improvviso contatto, e poi a guardare gli occhi di lui.

“No, Oscar, su questo lui non ti mente.”

“André…”

Con l’altra mano le accarezzò una guancia. Un istante di silenzio, di stupore, di attesa, di paura e desiderio.

“Oscar, tu sei bellissima.”

Oscar abbassò per un momento gli occhi, e in quel momento sentì le labbra di lui toccare le sue. Dolcemente. Teneramente. Una sensazione mai provata prima. E’ un bacio? È così un bacio?, si chiese Oscar. André ora le dava piccoli baci sugli angoli della bocca, per poi tornare ad incontrare le sue labbra. Oscar chiuse gli occhi. All’improvviso le sembrò che le sue labbra bruciassero di un fuoco sconosciuto, e lei con loro. Si sciolse dal suo tocco. Si sciolse da quell’imprevista intimità. Abbassò la maniglia e uscì, senza guardarlo in volto, e trovò rifugio nella sua stanza. Si guardò allo specchio. Sentiva il viso ancora bruciare. Una sensazione strana, ingovernabile.

Prese dell’acqua e si bagnò il volto più volte. Ma quella sensazione di calore alle labbra non spariva, non scivolava via come le gocce d’acqua sul suo viso. Si accorse allora che il suo cuore batteva più forte, senza lei potesse fare nulla per calmarlo.

Era il mio primo bacio, sì, il mio primo bacio… André… perché?… perché?

E’ tutta colpa di questi abiti, che mi fanno apparire quella che non sono, mi fanno sentire quella che non sono… a casa… devo tornare a casa…devo tornare alla mia vita… io… noi… non possiamo… non dobbiamo…

Si spogliò, prese l’unico paio di pantaloni che si era portata e l’unica camicia, li indossò in fretta e si mise a letto, come se un rituale magico potesse spezzare l’incantamento in cui, all’improvviso, si era trovata. Alla fine i suoi sforzi ebbero buon esito e si addormentò, rivivendo, nel sonno, quel primo bacio che, tentava di convincersi, sarebbe stato anche l’ultimo.

André non trovò modo di dormire, invece, se non molto più tardi. Una notte intera di dubbi e di speranze lo attendeva. E non lo avrebbe lasciato dormire tanto facilmente.

Tu sei bellissima, amore mio, tu sei bellissima e io farei qualsiasi cosa per te, anche morire, perché ti amo, ti amo tanto… ti amo da sempre…

Alla fine anche André si addormentò, mentre nel sogno Oscar ricambiava quel bacio, e mille altri baci.

E una notte senza luna proteggeva intanto i complici del duca, che conclusero l’ultimo turno di sorveglianza al ponte senza alcun intoppo. Una giornata di sole, senza pioggia, sarebbe stata quella che li attendeva. Senza intoppi.

“Niente da segnalare. Tutto è pronto”, riferirono al loro superiore.

 

 

Continua...

mail to: f.camelio@libero.it

 

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