In Vece del Padre

 

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Note: I personaggi, o meglio, il personaggio, visto che in questa fiction si cerca di dare spazio ai pensieri del generale Jarjayes, non sono miei ma appartengono a Riyoko Ikeda.

L’idea che avevo in mente era quella di scrivere  un  monologo interiore del personaggio, diviso tra l’affetto sincero per la  figlia ( mai espresso), che in fondo “assomiglia a lui” e il ruolo tradizionale di padre e militare. E’ il 15 di Luglio del 1789 e mentre lui pensa alla figlia che è andata via di casa senza una parola, il destino di  quella  figlia tanto ribelle quanto sfortunata si è già giocato. Ma il generale Jarjayes ancora non lo sa.

 

15 luglio 1789 

Sono tre giorni che non ho più sue notizie. E’ andata via senza dirmi una parola, quella mia figlia ingrata, senza neanche dirmi addio. Ma perché avrebbe dovuto dirmi addio…lei deve vivere…deve vivere tutto quello che non ha vissuto…per colpa mia…per il mio egoismo di padre che…ha tanto desiderato..di avere una figlia…come lei.

Quando è nato, no, quando è nata mia figlia avevo tanti anni di meno, molta meno amarezza nelle spalle e ancora un sogno nel cassetto. Avevo dedicato tutta la mia vita a proteggere il Re di Francia. Anche quando scatenava guerre ingiuste e sanguinose, anche quando sobillava il popolo con troppe tasse. Anche quando sbaglia, Oscar, il Re rimane sempre il Re.  E’ la nostra tradizione, Oscar, è il nostro compito, è il nostro onore..e senza onore..Oscar, non si può vivere. Lo avevo fatto io, e prima di me mio padre e pensavo solamente che il mio compito dovesse essere quello di passare questo compito ad un figlio mio. A mio figlio. Sì, lo pensavo, e lo speravo..o forse dovrei dirti che lo sognavo…ma un soldato non può sognare.

Tua madre. Tua madre non era stata in grado di darmi un figlio maschio. Povera donna, è sempre stata molto fragile, bella, ma fragile. E noi due siamo stati sempre molto lontani, ognuno con i suoi incarichi. Io come militare, lei come dama di corte, ognuno con i suoi doveri. Dopo la tua nascita lo saremmo stati sempre di più, saremmo stati ancora di più come due estranei. Io sapevo in cuor mio che quella sarebbe stata la sua ultima gravidanza, che non avrebbe potuto partorire altri figli. Eppure dentro di me lo sentivo, lo sentivo fortissimo nella mia mente. Stavolta sarebbe stato maschio. Ne ero così sicuro, avevo consultato maghi e cartomanti, io che non ho mai creduto in queste cose, avevo studiato la forma della pancia di tua madre, ero, ero già pazzo, forse, prima ancora che tu nascessi. Quando ti sentii piangere per la prima volta il cuore sembrava non reggermi più per l’entusiasmo. Era nato! Era nato mio figlio!

Quando Nanny scese le scale con quel fagotto in mano e vidi un espressione quasi trionfante sul suo volto..la scambiai per gioia, gioia perché era nato il mio erede..e invece..ancora una volta era una bambina…un altro fardello inutile….bellina, ma..un’altra figlia.

Un’altra figlia da crescere, un’altra figlia per cui mettere da parte una dote, un’altra figlia da far sposare nel modo migliore possibile e la fine di tutte le mie speranze.

Quando le chiesi se mio figlio era nato, se era il maschio che aspettavo..con un sorriso malizioso mi rispose: “No, è una femmina”.

Perdonami Oscar ma in quel momento non riuscii ad essere felice della tua nascita. L’ennesima femmina. Piangevi, come se piangessi insieme a me per quello che poteva essere e che non sarebbe stato mai, a questo punto. Ma all’improvviso fui come fulminato da un’idea folle ma che mi sembrò così logica, così dannatamente semplice, come non averci pensato prima, mi dicevo nella mia follia.

-Non sei mia figlia, sei mio figlio e come tale ti alleverò, ti darò un nome da maschio e ti crescerò in tutto come se tu fossi un maschio –

Ti sollevai in braccio, senza neanche guardarti in volto. Mio figlio era nato. Ed era tutto mio. Un figlio tutto per me. Nei mesi seguenti costrinsi tua madre a tornarsene a Versailles ed ad occuparsi il meno possibile di te, tanto ci poteva pensare la balia. Dovevi avere meno riferimenti femminili possibili, nella mia follia pensavo che meno contatti con il mondo femminile tu avessi avuto, maggiori sarebbero state le possibilità che la mia “educazione” ti rendesse “davvero” un uomo.

Ho vergogna di me a pensarci ora, ma in quel momento ci credevo veramente. Saresti stata mio figlio. Nanny si prese cura di te, come aveva fatto con le altre mie figlie. Credo che ti abbia sempre considerato una figlia sua e forse più figlia sua delle altre mie figlie perché intuiva, mentre io nella mia follia non potevo vederli, i problemi che ci sarebbero stati quando tu, inevitabilmente, saresti cresciuta. Ti ha voluto molto bene e sono sicuro che soffre anche lei come me per la tua mancanza.

Questa casa così vuota…

Intanto crescevi...eri piccolissima quando ti misi la prima volta a cavallo..cominciai ad insegnarti ad usare la spada, a rispettare una disciplina militare. E’ stata un’educazione dura, senza smancerie e senza carezze, ma era l’unico modo per farti diventare il soldato valoroso che sei oggi.

Con me è stato fatto lo stesso quando ero bambino da mio padre però…

Eri un bambino, no, eri una bambina molto sola e a mano a mano che crescevi sorgeva un altro problema.

Con chi potevi giocare tu, figlia mia? Era escluso categoricamente che tu potessi giocare con le tue sorelle o con le bambine della tua età, perché ti avrebbe ”ricordato” che sei nata femmina, e io non volevo che niente potesse ricordartelo.

Ed era escluso altrettanto categoricamente che tu potessi giocare con i bambini della nobiltà…avevo paura..che ti avrebbero scacciato, deriso, quando si fossero accorti della tua vera identità.

Saresti cresciuta sola in un palazzo immenso per una bimba di quattro anni se..il caso non ci avesse dato una mano insperata.

La morte dei genitori di André è stata, per un caso voluto dal destino, la soluzione dei miei problemi.

E ora “la soluzione dei miei problemi” ti sta portando via da me e da questa casa, per sempre?. No, non posso accettarlo, proprio non posso.

André. André mi colpì dalla prima volta che lo vidi. Era un bambino di otto anni che aveva all’improvviso perso due genitori che lo avevano desiderato e amato. Quando Nanny me lo portò rimasi colpito dallo sguardo di quel bambino. Aveva uno sguardo triste, infinitamente triste, doveva aver pianto fino a poco prima in braccio alla nonna, ma dietro alla sua tristezza mi colpì qualcosa che non avevo mai visto nelle mie figlie o in qualsiasi altro bambino.

Mi colpì la dignità di quello sguardo e una certa fierezza, come se la sua condizione inferiore non esistesse ma fosse figlio di un mio pari. Quello sguardo mi piacque, mi piacque molto. Crescendo mi resi conto delle sue qualità. Era coraggioso, per essere un bambino, e intelligente, aveva voglia di imparare, e si era molto affezionato a te e poi…sapeva tenerti testa, molto più di quanto non ci riuscissi io con i miei ordini, i miei comandi e le mie punizioni. Non ho mai capito come facesse, ma riusciva a convincerti a fare le cose, anche quelle che proprio non volevi fare. Mia piccola ribelle e testarda creatura...tutta suo padre.

Non so di preciso cosa sia successo tra voi quando vi siete incontrati la prima volta, quale meccanismo assurdo e incontrollabile abbia fatto sì che vi legaste. Forse eravate soltanto due bambini molto soli, molto soli. Qualcuno sosterrebbe che eravate come due topini da laboratorio che io, lo scienziato pazzo, torturavo per il mio divertimento. Fare crescere insieme una bambina nobile facendola comportare da soldato e un bambino povero facendolo crescere quasi come un nobile. Credimi Oscar, era l’unica follia possibile affinché tu non fossi sola.

E poi chissà…forse dentro di me quel bambino figlio della governante lo consideravo quasi un figlio mio. Ma non pensare che non ti abbia voluto bene anche se eri femmina. Sono stato orgoglioso di te e voglio continuare ad esserlo fino alla fine dei miei giorni. Ovunque tu sia e qualunque cosa tu stia facendo. 

Crescevi, e crescevi bene, diventavi ogni giorno più abile con le armi e con la spada mostravi un vero talento. Lo devo ammettere, sei diventata molto più brava di quanto io non lo sia mai stato con la spada. L’allievo aveva superato il maestro. Ma io potevo solamente esserne contento. Quando compisti i 14 anni si creo la possibilità di farti entrare con il grado di capitano tra le guardie di sua maestà il Re. Ero felice e orgoglioso di questa possibilità ma tu.. tu ti ribellasti all’improvviso. Non sono mai riuscito a capire perché diamine ti ribellasti..o forse non volevo capire cosa ti passava per la testa. Incaricai André di convincerti e deve esserci riuscito, in qualche modo misterioso perché decidesti di indossare l’uniforme..ma non prima di avermi abbondantemente spaventato a morte. Affrontare Girodel a duello mentre il Re vi aspettava……Piccola…delinquente! Ragazzina testarda…tutta suo padre. Non so cosa ti passò nella mente in quei giorni terribili..forse non sapevi cosa scegliere, forse quello che si agitava dentro di te era la scelta tra essere un uomo, il soldato che io volevo, o cominciare a pensare a te stessa come una donna. Forse, ma non lo saprò mai.

In quei giorni pensavo che fosse tutto un tuo capriccio e basta. Ero talmente preso dal terrore che tu quell’uniforme non la indossassi che nient’altro aveva senso. Alla fine la indossasti e io fui realmente l’uomo più felice del mondo. Il mio folle sogno si era realizzato.

Ora, così giovane dovevi affrontare un mondo difficile, e pericoloso. Era meglio affidarti ad André. Sì. E così, due ragazzi di 14 e 15 anni si sono trovati ad affrontare il mondo.

Hai conquistato sul campo, con il tuo coraggio e il tuo valore ti avevano fatto ben volere a corte e la giovane principessa austriaca si era affezionata a te.

Quando ti portarono ferita a casa, ferita perché eri saltata da un cavallo in corsa per salvare la principessa, tutti erano preoccupati che tu potessi morire, ma io no, io ero sicuro che tu saresti vissuta e non soltanto perché ti avevo cresciuto affinché tu diventassi forte e resistente, ma perché ho sempre creduto che Dio non mi avrebbe tolto il mio tesoro più grande. Io credo in Dio, tu lo sai, Oscar. Dio è con noi, figlia mia, ti proteggerà lui, visto che io non posso più farlo. E poi c’è André. Ti ama moltissimo, lo so..eppure in certi momenti penso che non avrei dovuto lasciare che ti portasse lontano da me. Ma tu tornerai, io lo so. E allora perché non ho più notizie? Dove sei, cosa stai combinando…piccola ingrata…tutta suo padre.

Il duello con il duca di Germain. Un essere spregevole, certo, ma tu lo affrontasti con abilità. Ero orgoglioso di te. Invece quando decidesti di andartene ad Arras contro gli ordini di Maria Antonietta m’infuriai. Gli ordini, Oscar, vanno sempre rispettati!. E già, ma io ho allevato una figlia affinché li desse, gli ordini, non perché li ricevesse..che strana contraddizione…. Mi venisti a parlare dei contadini ad Arras, ma cosa pensi di fare?, figlia mia, tu da sola contro questo mondo che esiste da secoli, contro questo sistema che esiste da sempre. Non puoi cambiare questo mondo Oscar, e nemmeno quella gente che si ribella ora a Parigi lo potrà. Non ci riuscirà. Non fare sciocchezze. Ti prego.  

Colonnello. Eri giovanissima ed eri diventata già colonnello. Era stato il primo desiderio di Maria Antonietta come regina, ormai eri diventata importantissima a corte. Certo, dovevi affrontare anche i pettegolezzi di corte e gli intrighi di palazzo ma eri diventata abilissima a sventare anche quelli.

Ero soddisfatto di te e di me. Ora potevo invecchiare tranquillo. Un giorno saresti diventata generale e avresti occupato il mio posto. Il cerchio si chiudeva nella mia mente e invece…

Qualcosa del tuo essere donna si affacciava alla tua mente. T’innamorasti? Non lo so, ma mi pare che mi dicesti così un giorno, quando ti proposi il matrimonio. Doveva averti reso infelice, chiunque fosse quell’uomo. Già, a me non lo avresti mai detto, a tua madre non lo avresti mai detto. André, sì, certo, lui doveva sapere tutto, ma a me non disse niente. E io non glielo chiesi mai. Quando all’improvviso decidesti di lasciare tutto, mi sembrò così assurdo, così inverosimile. Un altro momento di ribellione di mia figlia, o il segno di una profonda sofferenza? Forse fu allora che cominciai a farmi delle domande.

Cosa ne sarebbe stato di te, gli anni erano passati e sarebbero passati e tu…cosa avresti fatto? Avresti veramente passato tutta la vita come un militare senza mai poterti formare una famiglia tua?

Ma erano solo brevi momenti di luce nella mia mente malata, il mio sogno folle continuava ancora. Doveva essere successo qualcosa di molto grave, talmente grave se te n’eri andata via senza portare André con te. Che cosa era successo figlia mia? Solo adesso che sei lontana mi rendo conto che io e te non abbiamo mai parlato veramente..che le nostre discussioni erano un po’ come pantomime teatrali, in cui entrambi recitavamo un ruolo. Io ero il padre indiscutibile e severo e tu la figlia ribelle e silenziosa. Nemmeno quando sei andata via ho avuto il coraggio di affrontarti, di parlarti, di dirti addio..no..non ce n’era alcun bisogno perché tornerai, devi tornare, devi tornare, perché questa vecchia carcassa d’uomo non ha più senso senza di te.

Il matrimonio. Una famiglia tua. Mi sembrò l’unica soluzione possibile, certamente la più dignitosa e onorevole, quando quei pezzenti dei soldati della guardia si rifiutavano di obbedirti, di obbedire a te donna e nobile. Ecco, vorrei chiederti scusa per quel gesto, per non aver avuto fiducia in te, nelle tue capacità, per non aver creduto che avresti conquistato la stima e l’obbedienza dei tuoi uomini. Ce l’hai fatta invece. E con coraggio. Mentre io ti avevo proposto solo una fuga vigliacca nel matrimonio. Vivi figlia mia. Vivi la tua vita come desideri.

Questi ultimi mesi sono stati terribili. L’atto di insubordinazione che hai compiuto verso gli ordini del sovrano davanti all’entrata dell’assemblea è stato il dolore più forte che potessi farmi provare. Sono convinto che tu avessi una ragione per fare quello che hai fatto, ma io non potevo ascoltarla Oscar, proprio non potevo. In quel momento avevo in mente solamente il fatto che per la mia famiglia quello che tu avevi fatto era la rovina, la rovina completa. Ti avrebbero tolto il comando, avrebbero disonorato la mia famiglia, avremmo perso i beni e il titolo, forse saremmo stati esiliati e soprattutto tu saresti passata per la corte militare e condannata a morte. Mia figlia sarebbe morta nel modo più disonorevole possibile perché saresti stata condannata, ne ero sicuro dato l’atto d’alto tradimento che avevi commesso. Un Jarjayes passato per le armi. No, io NON POTEVO accettarlo. Chiunque può pensare che io sono un mostro assetato di sangue ma io non avevo e non vedevo altra soluzione, almeno non riuscivo a vederne altre in quel momento. Cosa ne sarebbe stato di tutti noi? L’unica soluzione, tanto folle quanto semplice, era morire, morire con te. Così forse sarebbero state risparmiate punizioni peggiori per gli altri familiari e avrei salvato l’onore della mia famiglia per le generazioni future. Ma credimi, io ero già morto dentro e non avrei potuto vivere in nessun caso senza mia figlia. Sono stato un bastardo, e non me ne pentirò mai abbastanza, ma in quel momento ti assicuro che se André non fosse entrato per salvarti, io, io non sono del tutto sicuro che ti avrei ucciso. Ero sicuro solamente della mia morte, in quel momento.  Ed invece André veniva a salvarti, era disposto a tutto, anche a morire per te. Quel coraggio e quella dignità che avevo ammirato nel bambino André ora si ritorcevano contro di me, erano armi terribili nelle mani e soprattutto negli occhi di un uomo innamorato, innamorato di te. Il suo era vero coraggio, non l’atto di un incosciente, ma di qualcuno che conosceva bene i rischi cui si sottoponeva con il suo gesto, che sapeva bene che la sua ribellione sarebbe stata punita gravemente. Eppure eccolo lì, di fronte a me, pronto a tutto, a tutto per te. Anche a morire. Quell’André mi faceva paura, ora. E mi rendevo conto anche di quanto fosse stata ironica la sorte. Il marito ideale per te, quello che ogni genitore vorrebbe per le sue figlie, era proprio una persona con la quale non avresti potuto unirti. Dissi ad André che le differenze tra loro non avrebbero potuto annullarsi. Ma quali differenze, se io li avevo allevati insegnandogli le stesse cose, facendo sì che studiassero le stesse materie, educandoli allo stesso modo. I miei topini da laboratorio erano cresciuti ormai e si cercavano…era inevitabile, probabilmente, ma l’unico a non volerlo capire ero io.

A salvarti e a salvare me dall’errore più grande che avrei potuto commettere nella mia vita arrivò il messaggero della Regina. Nessun provvedimento contro di te, nessuno!. Era un miracolo. Ed ero estremamente felice. La Regina ti salvava la vita!               

Forse davvero questo mondo sta cambiando e io sono l’unico a non volermene rendere conto, ma Oscar, credimi, se tutto cambiasse non sarebbe un bene, me lo sento. Abbi cura di te. Stai attenta.

Fuggi lontano da qui, vivi la tua vita. A me basta sapere che tu stai bene e che sei felice, con André o con chiunque altro tu voglia al tuo fianco, non importa. Io ti ho fatto solo molto male e sono stato punito. Di te non mi resta che un quadro, non mi resta che un’immagine da guardare.

C’è qualcuno al cancello. Ha l’uniforme dei tuoi soldati, sembra quel ragazzo grande e grosso che è sempre con te, mi pare si chiami Alain. Notizie finalmente!

 

Fine

mail to: f.camelio@libero.it

 

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