Un mantello nero

parte VI

 

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Venne fatta accomodare in un piccolo salone, e presto rimase da sola con il padre di André. Le versò del vino.

"Ebbene colonnello, sono sorpreso della vostra visita. In effetti non è l'unica cosa che mi ha sorpreso, di voi. Oscar François de Jarjayes. Siete figlia del generale Jarjayes suppongo."

"Sì, Monsieur, il generale è mio padre."

"Noto con stupore che molte cose sono cambiate, in terra di Francia, da quando mi sono allontanato dal nostro splendido paese, una ventina di anni fa. Oggi, ad una bella donna come voi è affidato un incarico estremamente difficile, e impegnativo."

"Sì, Monsieur, il mio incarico è difficile e impegnativo, ma credo di portarlo avanti nel modo migliore, nonostante il genere a cui appartengo. Se sono una bella donna poi, questo ha poca importanza, dato il mio incarico".

"Non desideravo offendervi, colonnello, affatto. La mia, se volete, era la considerazione di un uomo abituato ad una certa pragmaticità. E, in verità, è ammirazione. Per voi. Siete una bella donna, ma non è la vostra bellezza, immagino a consentirvi di difendere valorosamente la vita dei nostri amati sovrani."

"Touché, monsieur Grandier, perdonatemi voi per la mia impertinenza. Non sono qui per parlarvi di me, in realtà, E' André che mi interessa."

"Immagino allora che siate qui per avere notizie di André, Nanny vi ha parlato di me?"

"Sì, ed ho preso  anche altre informazioni su di voi."

"Non dovevate. Intendo, non dovevate preoccuparvi di André. André ora abita con me. Sta lavorando per me e con me. Qui ha tutto ciò che può desiderare. Immagino sappiate ormai che io sono suo padre."

"Si, ne sono a conoscenza."

"Bene, allora, l'unico modo che ho per far si che vi sinceriate che André ora sta bene, è invitarvi a rimanere a cena con noi. Mio figlio rientrerà a momenti."

"Vi ringrazio per l'invito, ma forse non è il caso… vi dicevo che ho preso altre informazioni su di voi, e non intendo avere a che fare con una persona dal passato quanto meno discutibile."

"Discutibile? Colonnello, voi non avete neanche idea di quanto il mondo stesso di cui fate parte sia in realtà discutibile. Per molti versi. Esattamente, colonnello, quale ritenete sia l'apporto della nobiltà all'economia e alla ricchezza del nostro paese?"

"Non sono questioni di cui debba occuparmi io."

"Peccato, dovreste farlo. Ne trarreste utili indicazioni per la vostra vita. Quanto a me, seppure non nobile di nascita, ho raggiunto una posizione di rilievo, con le mie forze e la mia intelligenza, e tutto sommato sono stato molto più onesto di certe persone che frequentano la corte di Versailles. Ho un patrimonio ed un'esperienza che intendo condividere con mio figlio, non dite che anche questa è una colpa a mio carico.

"Avete abbandonato André."

"E voi avete lasciato che un ragazzo come André vivesse una vita da servitore. Non esattamente la vita migliore che si possa desiderare, per qualcuno a cui si vuole bene, non credete? No colonnello, non ne siete l'unica responsabile. Ma siete una complice silenziosa. Ai miei occhi siete colpevole anche voi. Forse, temo, voi più di altri, visto che voi, ora, vi arrogate il diritto di  chiedere informazioni su mio figlio, ora che lo sapete con suo padre. Vedete, non siete la sola ad aver preso delle informazioni, in questi giorni. L'unica cosa che ancora non sapevo, credetemi, era che voi foste una donna. Ma del resto, quando lasciai questo paese non sapevo che  Reynier avesse preso la decisione di preparare voi ad una vita militare. Del resto non aveva figli maschi. E poi vostro padre è sempre stato una persona molto estrema, in certe decisioni."

"Voi, Monsieur, non siete in grado di comprendere quale sia la natura dell'affetto che è esistito tra me e André, in tutti questi anni", disse Oscar, malcelando rabbia, nel tono della voce.

"Ho l'impressione invece che siate voi, colonnello, a non comprendere quale sia, in effetti, la natura del vostro affetto nei confronti di mio figlio. In ogni caso, vogliate accettare il mio invito a cena. Vi consentirà di comprendere che le informazioni che avete preso sono lacunose. André sta bene qui con me. Quanto alle mie colpe nei suoi confronti, è solamente André a poter decidere se un giorno vorrà perdonarmi o meno. Io avrò fatto comunque il mio dovere aiutandolo  ad occupare il posto che gli spetta legittimamente in questo mondo. Temo che per voi sarà più difficile riuscire a farvi perdonare da André le colpe che voi, e la vostra famiglia avete commesso nei suoi confronti."

"Non sono affari vostri."

"Avete ragione per quello che riguarda il rapporto tra voi, colonnello e André. Da quello che so, siete stata anche in grado di salvargli la vita, in una occasione. Ve ne  sono grato. In fondo, per voi André è un servitore. Potevate non intervenire. La questione è un'altra. E' il fatto stesso che André fosse un servitore, seppure istruito e sollevato da certe incombenze. E questa è una questione che riguarda me e  vostro padre.  Perdonatemi la franchezza, davvero è un affare che riguarda solo noi due. E lo risolverò presto, statene certa".

In quel momento si aprì la porta, e ne entrò André. Stupito dal vederla lì, e felice, si avvicinò ad Oscar, stringendole la mano, tenendola, per qualche momento, tra le sue. Il suo sguardo tradiva un'emozione e una intensità che non sfuggì agli occhi di suo padre. Ma colse ancora di più dal tono di voce di lei, quando alzandosi in piedi disse, semplicemente "come stai? Non avevo più notizie da parte tua". Colse la sua ansia, e l'affetto di lei verso suo figlio. Celato, appena. Ecco perché lui era rimasto tutti quegli anni in quella casa. Per quella voce, per quei capelli biondi che scivolavano lievi sulle sue spalle, sulla sua schiena, ad ogni movimento di lei, per quegli occhi che cercavano quelli di suo figlio. Ricordava bene, cosa fosse l'amore. Era un peccato, in fondo, dover distruggere anche lei. Ma certi conti dovevano essere saldati.

Uno dei servitori entrò annunciando che la cena era servita.

 Nonostante la bontà delle pietanze,  i commensali avevano difficoltà a mangiare. E ancora più difficoltà ad intavolare una conversazione. Oscar chiedeva ad André come passasse le giornate. Si rese conto che André viveva realmente una vita migliore. Non era solo una sua speranza. Non era più solo, un suo timore.

André, a sua volta si rese conto della tensione che si era creata tra Oscar e suo padre. Ma per un istante considerò che non voleva perdere nessuno dei due, e portò la conversazione sulla loro infanzia. Risero insieme, ricordandone i momenti più spensierati. Il padre di André li ascoltava, in silenzio. Nonostante tutto quello che André si affannava a raccontare non riusciva a considerare solo un aspetto, di quei racconti,  immaginava suo figlio, costretto a servire a tavola  o a  strigliare un cavallo. E la sua rabbia prese forma all'improvviso. Si alzò in piedi.

"Bene, Oscar, sono felice di sapere che mio figlio ha avuto momenti in cui poteva ritenersi perfino felice, nella vostra casa. Converrete con me, però che André è un ragazzo intelligente e preparato. Ritenete davvero giusta la vita che ha fatto fino ad ora?"

Oscar si alzò in piedi, a sua volta. Strinse i pugni. "Forse non lo era, probabilmente non lo era, sicuramente non lo era. Ma voi ritenete giusto averlo abbandonato a quella vita? Dove eravate voi? Con quale donnaccia ve la spassavate, mentre io cercavo di aiutare André a non soffrire per la vostra assenza. Io non potevo fare altro che questo, stargli vicino. E voi?"

"Non permettetevi mai più di parlarmi così, colonnello. Voi ve l'assicuro, non siete nessuno". Sbatté con violenza i pugni sul tavolo.

"Basta, per favore basta. Oscar, vieni con me. E' meglio che tu vada via ora", disse André,  toccandola ad un braccio.

Scesero le scale. Oscar era furiosa e camminava velocemente  davanti al ragazzo. Arrivarono al cancello. Oscar si avvicinò al suo cavallo.

"Ti ringrazio, per quello che hai detto, a tavola" disse André.

"Perché? Cosa ho detto?",    

"So bene  quanto tu mi sei stata accanto, quando sono morti i miei genitori. Forse se tu non ci fossi stata non ce l'avrei fatta, allora…" disse, toccandole appena una spalla.

"André… io sono davvero preoccupata per te. Cosa sai in realtà di quest'uomo? Puoi davvero fidarti di lui? Io non so, ma non mi piace. E poi, puoi davvero perdonarlo per il male che ti ha fatto?"

"Oscar, io non so se fidarmi di lui. Certe volte provo una rabbia che non puoi nemmeno immaginare. E vorrei prenderlo a pugni. Oppure dirgli che non ho alcun bisogno di lui, che dei suoi soldi non so che farmene. Eppure lui è mio padre, e mi offre una vita diversa. Devo almeno avere il tempo di capire. E anche di sbagliare. Ho quest'unica occasione, con lui."

"Una vita diversa? Sì, certo, hai la possibilità di avere tante cose che non avevi, quando eri a casa mia…", sospirò.

 Le prese le braccia, per un istante, poi, le lasciò, temendo una reazione di lei, "No, non sono i soldi che mi sta offrendo che mi spingono a rimanere qui. C'è un altro motivo, Oscar."

"Non capisco, quale altro motivo ti spinge a stare qui, se non hai stima di lui, e i soldi non ti interessano, André davvero non capisco."

 André rimase per un istante in silenzio. Faticava a trovare le parole giuste. E c'era qualcosa che doveva dirle. Un barlume di speranza, se lei era lì, dopo quello che era successo tra loro forse lei…  Si fece coraggio: "Rispondi ad una mia domanda, Oscar."

"Dimmi."

"Perché sei qui?"

"Perché ero preoccupata per te, e volevo controllare che non ti succedesse nulla."

No, non basta, Oscar non basta… amore mio non mi può bastare.

"E perché eri preoccupata per me?"

"Io… io… lui… io non volevo che ti succedesse niente..."

Dimmelo, dimmelo Oscar che hai pensato a me. Dimmelo che non puoi più vivere come prima, da quando ci siamo baciati. Io non ci riesco, tu lo puoi? Dimmi che vuoi che ti abbracci, ancora. E' durato così poco… volevo dirti ancora tante cose…

"Non mi è successo niente infatti, te lo ripeto: perché sei qui, Oscar?"

"André… io… tu… sei mio amico e credo che sia naturale che…"

E' inutile. Io non posso fuggire da te, e tu continui a fuggire da te stessa. Cosa altro posso fare che non ti ferisca e che non ferisca me? No, non c'è davvero nulla…

"Oscar… è tutto qui?"

"Tutto qui cosa, André?"

"Oscar quello che è successo l'ultima volta che stavamo a casa tua lo ricordi, vero?"

"André, io, io non ce l'ho con te… è stato un momento…"

Non mentire… A che serve? Fallo con il mondo intero, sarò il tuo complice… sono sempre stato il tuo complice, lo sai, ma non ce la faccio più… 

"No, Oscar, non è stato un momento, non è stato un incidente, e tu lo sai."

"André ti prego…"

"No, ascoltami, non ti  abbraccerò di nuovo, anche se muoio dalla voglia di farlo, e non ti bacerò più, anche se lo desidero con tutto il cuore, dal momento esatto in cui ti ho visto nel salotto, stasera. E non ti prenderò per mano, anche se avrei voluto tenere la tua mano nella mia e accarezzarla e stringerla, mentre cenavamo. Non farò niente di tutto questo, anche se lo vorrei. In cambio  però ascoltami, per un attimo. Un attimo solo. Oscar, io ti amo, e non ho idea di quando sia iniziato. E' cresciuto in me, questo amore, senza che mi avvisasse. Non mi ha dato scampo. Non ho potuto fuggirlo. Forse non gli ho dato scampo io.  Forse era inevitabile. Forse è perché siamo cresciuti insieme. Forse perché ti ho vista crescere accanto a me. Forse perché abbiamo finito per assomigliarci. Perché qualche volta siamo stati così vicini da non poter pensare nemmeno di poter trovare un qualcosa come questo in un'altra donna. E l'ho cercato, in altre donne. E non riuscendo a trovarlo, ho cercato almeno piccole parti di te. In altre donne. Forse continuerò a farlo, se vai via, ora. Così ho cercato i tuoi occhi, e i tuoi capelli, o la forma del tuo seno e credo che in fondo tu sappia anche questo. Io ti amo anche così. Amo anche quel corpo che nascondi al mondo. Che nascondi soprattutto a te stessa, in realtà. Non ti inquietare. Sì, ti desidero, anche, ma questo non è tutto. E' solo una parte, del mio amore per te. E io nemmeno riesco a dirtelo, quanto ti amo e cosa sei tu per me. Perché non lo so nemmeno io. Ma so per certo che sei la persona più importante per me. Se sono rimasto in casa tua, tutto questo tempo era perché non riuscivo a fare a meno di te. E volevo proteggerti, certo. Non ce la farei, se tu non ci fossi più. Ma se tu puoi vivere senza amore, io non posso. Se non posso vivere con te amandoti, toccandoti, preferisco vivere una vita senza te. Ora che sai tutto questo, dimmi, è cambiato qualcosa, da quando ci siamo visti, l'ultima volta? Oscar, perché sei qui?"

"André… io… non so… non so che dire…"

"Neanche io so più cosa dire. Ti ho davvero detto tutto. Io sto bene, con mio padre me la caverò. Puoi stare tranquilla, per me. Puoi andare via, adesso. Vai via, te ne prego."

Le voltò le spalle. Pregò Dio che lei lo toccasse, lo trattenesse, persino che lo picchiasse. Che gli parlasse, almeno, che gli dicesse qualsiasi cosa, per impedirgli di andar via. Ma il silenzio di lei era come un macigno, e le sue mani non lo toccavano. Sentì un gran freddo, e voglia di dirle addio per sempre, e poi lanciarsi ai suoi piedi, scongiurandola di fuggire da tutto, da tutti. Ma lei era rimasta ancora in silenzio e non si era nemmeno avvicinata a lui. Strinse i pugni. E la lasciò lì, andando verso casa. Senza voltarsi, pregando Dio che lei lo chiamasse, almeno. Ma non lo chiamò. Arrivò a casa. Entrò e chiuse la porta. La sua nuova vita. Senza di lei. Salì le scale. La finestra fu una tentazione irresistibile e si affacciò. Il suo cavallo non c'era più. Era andata via. Entrò nella sua camera, si buttò sul letto. Nel buio solo la luna, indiscreta, poté vedere, attraverso i vetri, le lacrime che André pianse, quella notte.

 

 

Continua...

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