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Di Fiammetta
Ho scoperto che molti lettori
(e soprattutto, ovviamente, lettrici) delle fanfic che scrivo leggono con
piacere e interesse le note finali che, come già in passato, ho scritto per
alcuni racconti (come per “L’errore” o “Viaggio degli inganni”). Per
venire incontro a questa richiesta di saperne di più, e piacevolmente sommersa
dai commenti (grazie davvero, un impatto del genere non me l’aspettavo ^__^)
al doppio finale del “Sospetto”, ho deciso di raccontarvi qualche curiosità
anche su quest’ultimo racconto.
L’idea di partenza: la gelosia uccide l’amore
L’ idea che mi era venuta in
mente inizialmente per questo racconto era sviluppare il tema della gelosia. La
gelosia è indubbiamente una delle componenti dei sentimenti umani. Il più
delle volte è una reazione normale al timore di perdere la persona amata. Ma,
in alcuni casi può divenire una forma di malattia e in questo senso ha in sé
una componente “distruttiva”.
Questo tipo di gelosia,
viscerale, immotivata, morbosa e sostanzialmente molto distruttiva è la
protagonista di questo racconto. Per esprimere questo tipo di sentimento ho
deciso di esasperare i toni di un personaggio che raramente esprime la sua
gelosia, sia nel cartone che nel manga, ma che evidentemente prova amore e
gelosia profondi verso la persona amata
Quindi: un Andrè sopra le righe
La scelta è quindi caduta
giocoforza su Andrè, innamorato da una vita, e, in fondo, respinto da
altrettanto tempo dalla donna che ama. Avevo sperimentato già in “Dieci
Giorni” un Andrè così fuori del consueto, quasi persecutorio. Ne il
“Sospetto”, il personaggio e il suo comportamento è portato ancora più
all’estremo. La gelosia, quando diventa patologica, finisce per occupare tutto
lo spazio mentale di chi ne è affetto, fino a distorcere, quasi in modo
inconsapevole, la percezione della realtà. Così Andrè distorce, quasi
inconsapevolmente, a causa della sua gelosia verso Oscar, ogni elemento legato
alla donna che ama, pur di trovare una conferma, un fondamento al suo timore di
perderla. E finisce per perderla veramente (o come nel secondo finale, rischia
comunque e fortemente di perderla). Di fronte alla riservatezza di Oscar, che
fino a qualche tempo prima non sarebbe stata motivo di paure, perché consueta e
nota per lui, Andrè si rinchiude nel suo castello mentale di sospetti (la sua
“prigione”) invece di cercare un dialogo con la donna che ama.
Nelle situazioni di gelosia
patologica, spesso, per quante dimostrazioni di fedeltà e sincerità dia un
partner, quest’ultimo non è creduto
dal geloso patologico. Così fa
Andrè per tutto il corso del racconto, fino a giungere a momenti di violenza
vera e propria (come nel cap.3 ), ingiustificata e ingiustificabile, legata alla
distorsione del suo pensiero.
Scelte stilistiche 1:narrazione da un solo punto di vista
Il narratore del racconto,
dall’inizio alla fine, è sempre Andrè. Questa si presentava come una scelta
obbligata, proprio perché la presenza di un narratore esterno o di
un’alternanza di narrazioni fatte in prima persona dagli altri personaggi del
racconto avrebbe finito per fare
perdere l’idea di fondo del racconto, la distorsione del pensiero nella
gelosia. Così anche i sentimenti e i pensieri di Oscar arrivano al lettore per
come Andrè crede che siano. I veri pensieri di Oscar sono svelati solo nelle
parole della lettera (nel primo finale), e quindi solo alla fine del racconto.
Il fatto che Andrè raccontasse
i fatti in modo ricorsivo (come già avvenuti) doveva servire da un lato a mantenere
una certa suspence nel racconto, dall’altra dare l’impressione al lettore di
essere come “messo a conoscenza di una confidenza”, per creare interesse
verso il racconto. E, al limite, stimolarne una possibile forma di
identificazione con il personaggio.
Scelte stilistiche 2: il giallo
“Il sospetto”
rappresenta anche un tentativo, giacché sono, dichiaratamente, una persona che
non legge gialli ma ama molto il cinema, di creare una struttura
narrativa basata sul mistero, come nella tradizione della letteratura
“gialla”. Il risultato è ovviamente ben lontano dall’avvicinarsi alla
tradizione di Agatha Christie. Tuttavia il risultato di creare una certa
suspence tra i lettori, e di far dubitare, in alcuni casi, del comportamento di
Oscar è stato raggiunto, a giudicare dalle e-mail ricevute durante la
pubblicazione del racconto. In molti invece hanno intuito che il segreto che
Oscar nascondeva ad Andrè non era la sua presunta relazione con Fersen, ma non
hanno capito, nonostante piccoli elementi sparsi qua e là (ad esempio la data
d’inizio del racconto) che il segreto di Oscar era legato alla sua malattia.
Quindi direi… che come giallo non è andato così male, no?
L’esigenza dei due finali
Un discorso a parte va fatto per i due finali. Questa è un esigenza nata durante il corso del racconto. All’inizio, il finale previsto per questo racconto era un finale unico e drammatico, ma che non necessariamente doveva terminare con la morte di Oscar, bensì con una separazione tra Oscar e Andrè, dopo un momento di idillio tra i due, a causa proprio dei continui sospetti e dei comportamenti estremi di Andrè. Poi, un po’ per il filo diretto continuo con i lettori via e-mail e un po’ come riflessione personale nata da un'esperienza professionale molto dura vissuta quest'estate, è nata l’esigenza di sviluppare due finali opposti, considerando in modo razionale e non solo emotivo la gravità della malattia di Oscar, dando vita ad un finale estremo, il primo, e più aperto, più “speranzoso” per così dire il secondo.
Sapevo già che a molte lettrici un finale così drammatico sarebbe potuto non piacere, o almeno avrebbe messo una certa tristezza. Anche per questo motivo è nato il secondo finale. Anche perché persino l’Ikeda non ha fatto sopravvivere Andrè ad Oscar, io invece si (Fiammetta satanic mode)….
Lo spartiacque tra i due finali è rappresentato dalla lettera di Oscar ad Andrè. Che Andrè (e il lettore con lui) non sa se leggere. Allora? Quale finale avete aperto per primo?
Vi siete fidate delle parole di Oscar… o avete sospettato proprio come Andrè e avete aperto la lettera subito?
Quello che sapevo per certo è che, in un ordine qualsiasi, e presumibilmente a brevissima distanza di tempo avreste aperto entrambi i files. Per questo i due finali sono diversi anche stilisticamente. Perché non potevo ripetere esattamente le stesse cose (l’intero testo della lettera, per esempio) finendo per annoiare il lettore. Perciò il primo finale è giocato tutto su un tono drammatico mentre nell’altro uso l’ironia per affrontare un momento drammatico della vita dei personaggi.
La mia esperienza di psicologa che si occupa di bambini con malattia cronica (talvolta ad esito fatale) mi ha dimostrato che per quanto possa sembrare paradossale, ci possono essere ancora dei piccoli spazi per l’ironia e per il sorriso in situazioni gravi. Per questo, Andrè, nel secondo finale, seppure sconvolto cerca di reagire usando anche la sua ironia per affrontare sia la malattia di Oscar sia Oscar stessa, che non sembra più in grado di lottare contro il suo stesso male. E sembra non capire del tutto la gravità della situazione, usando un meccanismo di difesa, come la negazione, potente e primitivo. Ma consente di farsi forza e di affrontare situazioni molto gravi, disperate.
Per questo motivo, nel racconto, è solo quando Andrè accompagna a casa Oscar e osserva come il padre di Oscar, che conosce da più tempo la diagnosi della figlia, la guarda, si rende effettivamente conto di quanto la situazione della ragazza sia grave.
La dignità, anche nella
morte
Un concetto che mi è caro e che volevo trasmettere attraverso il racconto è la necessità di poter mantenere sempre una dignità anche in una situazione di malattia terminale o pre-terminale. A questo scopo è nato il pezzo più duro da scrivere, per me, ovvero la lettera di Oscar. Spesso, intorno ad un malato, i genitori o i congiunti e lo stesso staff medico finiscono per negare la paura del malato che sente che sta morendo, o negare la stessa possibilità della morte. Ma una persona che si avvicina alla morte ha bisogno di poter salutare le persone che le sono care, di essere “accompagnato” da loro e di poter esprimere la sua paura, anche se questo è fonte di dolore per chi rimane. Di più, la malattia e la morte sono temi che troppo spesso nella nostra società sono negati, a favore di una visione della vita in cui non si può che essere tutti sani, belli, e felici. A tutti i costi. Non è sempre così. E si vive anche quando si è malati o diversi, “imperfetti”. E si hanno gioie e dolori comunque. Per questo motivo ho affrontato un tema così duro per le lettrici.
E ora le vostre curiosità…
- Citazioni, come sempre. La scena in cui Andrè affronta Oscar sotto la pioggia credendola appena uscita dalla casa di Fersen è una citazione voluta dalla “scena della taverna” de l’Errore, e ricorda l’episodio 28. Solo che stavolta (mia vendetta personale) Oscar finalmente reagisce alla violenza che sta per subire. Pugno su pugno ^_^, con buona pace di Osamu Dezaki…
- Altra vendetta “personale” è la scenetta, nel secondo finale, in cui Andrè sfotte Fersen dalla finestra. Adoro vedere un Andrè così… “palluto”. In fondo l’Andrè originale non è sempre così masochista come è spesso descritto, ascoltare per credere i dialoghi in lingua originale dell’episodio 20….
- Altra cosuccia che non mi è mai molto piaciuta del cartone è la scena in cui il generale affida la figlia ad Andrè (episodio 37) Avete mai fatto caso alla faccia di lei quando arriva davanti alle scuderie? Così, ho pensato che fosse perché, per l’ennesima volta, il padre decideva della sua vita senza consultarla. Da qui la reazione di Oscar (“…E quanto al matrimonio, disse scherzando, che doveva pensarci bene, che in fondo era troppo poco tempo che stavamo insieme noi due… per poter pensare ad un impegno così serio…”) nel secondo finale del racconto… vendetta tremenda vendetta…^_^
- Il quadro che Oscar si fa fare per Andrè e che Andrè trova nei due finali è una citazione del quadro che nel cartone e nel manga Oscar si fa fare quando si rende conto di essere malata. La punta di romanticismo che mi sono concessa è rappresentata dal fatto che non è una Oscar in uniforme quella rappresentata, ma una Oscar inedita, una Oscar-donna. Quella che, infatti, Oscar svelerà, per amore, solo ad Andrè.
- Il brano di Handel che il gruppo di musicisti suona per Andrè ed Oscar nella casa della sorella di lei, nella scena della cena esiste veramente, e fa veramente parte della colonna sonora del cartone animato di Lady Oscar (nell’episodio 20) e si tratta della Sonata in re minore opera 1 n 13. Grazie ancora ad Annarita Giannelli per avere scovato il titolo e a Laura per avermi procurato il disco (non affatto facile a trovarsi ^__^°)
- Lady
Oscar incontra Evangelion?. Il capitolo terzo, in cui Andrè viene come
interrogato rispetto alle sue reazioni e sentimenti da una voce “esterna” ,
(es: Avresti potuto ascoltarla. E perché mai?
Perché avrei dovuto ascoltarla, se ero assolutamente convinto che solo bugie,
solo menzogne mi avrebbe detto? ….)
è una citazione delle ultime due puntate di Neon Genesis Evangelion, in cui i personaggi vengono come “interrogati” da una sorta di “coscienza” rispetto ai loro sentimenti e conflitti interni alternati a momenti in cui alcune tavole nere con solamente delle parole chiave sottolineano alcuni concetti o modo di interpretare il comportamento dei personaggi (nel caso del “Sospetto” , le scritte “prima sorpresa”- “Povero Andrè…” etc.
- Altre citazioni (letterarie) “Cime tempestose” di Emily Bronte per la scena in cui Andrè ascolta di nascosto Fersen e Oscar parlare di lui, e “L’attenzione” di Alberto Moravia per il capitolo 4, “L’amante” di Yehoushua, per il capitolo 7.
E come sempre alla fine…
Il ringraziamento a Laura Luzi per tutto il suo sostegno e i preziosissimi consigli e correzioni. A tutti i lettori e le lettrici per l’attenzione, i commenti e i complimenti (non lo nego…mi fanno molto piacere)
Ma quale è stato il finale
più gradito?
Ho fatto una prima statistica, seppure limitata al momento, (il racconto è on line da pochi giorni e le lettere ricevute sono 22 ad oggi) su quale dei due finali è stato più gradito tra i lettori. Al momento il 60% ha gradito maggiormente il secondo finale mentre il 30% ha gradito di più il primo finale.
Fiammetta
mail to: f.camelio@libero.it