Una farsa inutile
parte seconda
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Ecco, se n’è andato, se n’è andato di nuovo. E mi ha lasciato con mille dubbi e questo senso di vuoto, dentro. Viene qua ogni sera da una settimana a questa parte. Rimane a cena con me e mio padre e poi passeggia con me, nel parco. All’inizio, le prime volte che veniva a trovarmi, lo maltrattavo, lo prendevo in giro. Ridevo dei suoi sentimenti, dei suoi apprezzamenti… dei suoi complimenti assurdi… poi però, con il passare dei giorni… non sono più riuscita a sbeffeggiarlo, a prenderlo in giro. Ho cominciato ad ascoltarli, quei complimenti. E se prima ne ridevo… ora… è come se ne avessi bisogno. Come se avessi bisogno di sentirmi dire quelle sciocchezze. Come se una parte di me volesse sentirsi dire certe cose.
Io non sono bella e non ho mai desiderato di esserlo. Se mi guardo allo specchio vedo una donna diversa dalle altre. E non bella. Anzi. Quando ero piccola desideravo essere abile con le armi, volevo - ma molto più probabilmente dovevo - essere forte e coraggiosa, ma non ho mai pensato di voler diventare bella. Non mi veniva richiesto. Non ci si aspettava niente del genere da me. E nemmeno di essere dolce o gentile. Dovevo diventare un uomo ed ad un uomo non è richiesto di essere bello, dolce o gentile. Eppure ora, ascoltando i complimenti leziosi di Girodel, è come se una parte di me quei complimenti, quegli apprezzamenti assurdi, li cercasse e li volesse. Così lo ascolto e non gli dico nulla. Non rispondo, ma lo ascolto in silenzio. Dovrei cacciarlo, dovrei dirgli di smetterla di venirmi a trovare, affondare ad una ad una le sue speranze. Le speranze che vedo crescere nei suoi occhi ogni volta che mi fa un complimento e che io, ipocritamente, non gli rispondo. Ma lo ascolto e il mio silenzio equivale per lui ad una accettazione, incondizionata.
Mi offre una vita tranquilla, mi offre una vita protetta, e affetto, comprensione e passione, probabilmente. Potrei accettare, e questo risolverebbe ogni mio problema. Niente più caserme, ordini, superiori, soldati e niente più mio padre, e questa casa e…
Sarebbe la soluzione migliore, la soluzione più semplice, eppure non è quello che voglio. Ma accetto i suoi complimenti, il suo manierato corteggiamento. Quelle stesse cose le avrei volute sentire da un altro uomo tanto tempo fa…
Pensavo questo, che forse quelle stesse cose le avrei volute sentire da Hans quando ero innamorata di lui… eppure, nemmeno questo pensiero mi consola, restituisce un senso al vuoto che provo dentro ogni volta che Girodel va via. Provo rabbia certamente, se ripenso al mio amore verso il conte di Fersen ma non riesco ad immaginare parole d’amore rivolte verso di me uscire dalle sue labbra.
Se chiudo gli occhi è un altro il volto che vedo e non sono smancerie romantiche quelle che mi rivolge. Le sue sono parole cariche di passione, ma anche di tormento e di tristezza. E ne ho paura, molta paura. E allo stesso tempo… desiderio. Girodel mi dice che sono bella “come una dea”.[1] Non è vero, è un po’ ridicolo, e demodé, ma è un apprezzamento che non comporta nulla, è leggero e inutile. Non c’è dolore nel suono di quelle parole. E’ lieve, come una piuma. E non rimane nel cuore.
Nelle sue parole invece c’è tristezza, disperazione e la sensazione fortissima di un legame al di là di tutto, del bene e del male, della vita e della morte. E di questo ho paura.
Dimmelo, André! Dimmi che sono “bella come il sole”, dimmi che sono “adorabile”, ma non dirmi che mi ami, non dirmi che mi ami tanto da soffrire per me, non dirmi che mi ami tanto da morire per me, non dirmi che ti stai distruggendo per me. Non dirmelo, ti scongiuro. Anche se lo vedo nei tuoi occhi, anche se lo vedo nei tuoi gesti, nelle tue lacrime. Io vorrei abbracciarti, come quando eravamo bambini. Ma non ti consolerebbe, non ti consolerebbe affatto. Sarebbe invece un’altra crepa nella mia maschera. La maschera che porto sul mio volto da sempre. La maschera delle convenzioni, delle regole, dei desideri di mio padre e, in fondo, inutile negarlo, anche dei miei.
Una maschera che da quella notte, da quando ti ho sentito sul mio corpo, sta diventando stretta, sempre più stretta. All’inizio provavo solo rabbia verso di te, e paura, ma ora è qualcosa di diverso ed è qualcosa che cresce in me ogni sera che vedo Girodel. Ogni volta che mi fa uno stupido complimento. Come per un paradosso. Quando è apparso alle mie spalle, oggi, per un attimo l’ho confuso con te…
Ma non so vivere senza la mia maschera, anche se segnata dalle crepe. Non sono riuscita ad affrontare mio padre ieri, perché ho visto le sue lacrime e il suo pentimento e l’intenzione di proteggermi, in qualche modo, attraverso questo matrimonio. Io non pensavo che mio padre mi amasse… tu… tu sai quante cose ho fatto nella mia vita per uno sguardo d’affetto di mio padre…
Ma ogni giorno che passa diventa sempre più difficile tornare in caserma e guardarti negli occhi.
Sono sicura che sai che Girodel viene tutti i giorni a casa nostra. Sono sicura che tu sai tutto. E so che soffri. Lo so e non riesco a mettere fine, ancora, a questa commedia soffocante. Ho voglia di strapparmela via con le unghie, la maschera della “perfetta” Oscar, razionale, sicura di sé, comprensiva e… senza sentimenti, forte e coraggiosa, ma se io la tolgo ora, e la tolgo di fronte a te, cosa sarà di me?
E allora dimmelo, André!, dimmi che sono “come una dea”…
E’ rientrata, lo ha sicuramente incontrato. Va da lei ogni sera, quell’odioso nobile in uniforme, mentre io sono qui, in questa branda vecchia e maleodorante, e aspetto il suo ritorno, in silenzio. Come in silenzio sono stato tutta una vita.
Ti ha baciato? Me lo chiedo tutte le volte che incrocio il tuo sguardo al tuo rientro in caserma, ed ogni volta sto peggio e avrei voglia di gridarti contro che quello che stai facendo è ingiusto e crudele, vorrei urlarti in faccia che ogni volta che lasci questa caserma per rientrare a casa ed incontrare lui mi fai male, male da morire e che tu lo sai quanto ti amo. E vorrei afferrarti e baciarti fino a togliere dalle tue labbra ogni traccia del suo passaggio. E amarti…
Che cosa ti ha detto stavolta? Che ti ama? Ma lui che ne sa di te? Cosa sa dei tuoi sogni, delle tue paure, dei tuoi desideri, cosa sa delle cose che ti piacciono, di quelle che non sopporti, di quelle che ti fanno sorridere, delle tue abitudini e dei tuoi difetti, che cosa sa? Lo sa cosa significa vivere con te? Se la cava con due parole di circostanza probabilmente, quando viene a corteggiarti, due parole apprese su qualche libro, sul galateo, i fiori, un vestito elegante e del profumo.
E così si avvicina a te ogni giorno di più.
Perché, Oscar? Perché? Non… non ti far… sedurre dalle sue parole… sono solo parole…
Ma
chi sono io per dirtelo… non sono nessuno… e probabilmente… a modo suo…
Girodel ti ama.
E’
la prima volta che un altro uomo si interessa a te veramente. Finora… solo
sguardi curiosi dei cortigiani… solo apprezzamenti, volgari talvolta,
sottovoce, bisbigliati alle tue spalle dopo il tuo passaggio.
Non
ne ho mai avuto paura, perché ti guardavano come una donna qualunque e non come
ti guardo io. E in fondo, nemmeno Fersen mi faceva paura, perché innamorato di
un’altra donna.
Il
tuo amore per lui, quello sì che era una sofferenza terribile per me, era il
modo in cui lo guardavi che mi faceva soffrire… ma paura… paura no…
veramente. Ma ora Girodel si interessa a te, e ti dice che ti ama da sempre. Che
ama Oscar e non la “donna che veste come un uomo e comanda dei soldati. “E
probabilmente è così. Ora veramente ho paura… Ti ama, in modo diverso da me,
ma ti ama. E può farlo… e portarti via… definitivamente.
Ti
può offrire ogni cosa di cui tu possa aver bisogno. Cosa posso darti io? Cosa
può darti ora il “fedele servitore della famiglia Jarjayes”, vissuto per
“fare compagnia e proteggere la giovane erede della fortuna dei Jarjayes e
fornirle, inoltre, un ottimo modello maschile di identificazione”? Non ho
denaro, non ho titoli, e non posso più nemmeno proteggerti… come se poi ci
fossi mai riuscito… Devono esserci almeno un paio di cicatrici sul tuo corpo a
dimostrarmi che non sono riuscito nemmeno in questo. Non sempre, almeno. E la più
crudele delle torture ora… sto diventando cieco… solo un peso… sarò solo
un peso…
Così
ora sono di fronte alla tua stanza, anche se è notte, perché ho bisogno di
vederti, ho bisogno di leggere dai tuoi occhi, persino da ogni variazione del
tuo respiro se gli occhi non me lo consentiranno, se è successo qualcosa tra te
e quell’uomo…
Non
risponde, starà già dormendo? O sa che sono io e non vuole aprirmi? Forse è
meglio così, forse è meglio che non ti veda ora, è meglio che io non ti
guardi, che io non ti desideri, che io non ti voglia… è l’unico modo per
poter continuare ad indossare la mia maschera di “amico fedele”,
“servitore impeccabile”, mentre il volto che c’è sotto la maschera è
solo quello di… un uomo a metà, di un uomo inutile ma disperatamente
innamorato di te.
Sento
bussare alla porta. E’ lui, ne sono certa. Nessun altro potrebbe farlo a
quest’ora. Vai via, André, vai via. Non ce la faccio a guardarti negli occhi
stanotte. Non ce la faccio…
Bussa
ancora… ti prego vattene… no… devo alzarmi…
“André?…
cosa ci fai qui? È… tardi…”
devo…
devo mandarti via… è pericoloso… è così pericoloso che tu sia qui ora…
“Lo
so… scusa Oscar… io… io volevo soltanto sapere…”
dimmelo,
Oscar… dimmelo che non è vero… dimmi che non è successo…
“Cosa
André? Non hai sonno anche tu?”
eccola,
la scusa idiota, ti prego, André…
“Sì,
scusa, Oscar… vado via subito… scusa…”
come…
come posso chiedertelo?… eppure… i tuoi occhi… no… non è successo…
ancora…
Ecco,
sta andando via, lascio che si allontani da me, lo lascio con i suoi dubbi… e
le mie paure…
“André?”
“Sì,
Oscar?”
“Domani
parlerò a mio padre e a Girodel… io non desidero sposarmi.”
“Se
è questo che vuoi…”
Gli
ho detto tutto, tutto ciò che la maschera che porto mi consente di dirgli.
Tutto tranne la cosa più importante, tranne le due parole più importanti che
avrei dovuto dirgli. Due parole che sono riuscita a dire solo quando non ti ho
visto più, quando anche l’ombra del tuo corpo è sparita dalla mia vista,
inghiottita da un corridoio della caserma: "Perdonami, André".
Sarà
tornata in caserma a quest’ora. Non riesco a dormire pensando che lei in un
posto simile deve rientrarci tutte le notti. Mi dicono tutti che la caserma dei
Soldati della Guardia è un posto malsano e che i soldati sono tra i più rozzi
e indisciplinati che ci siano. Deve essere difficile per te, amore…. ma non
sarà ancora così per molto tempo… quando ci sposeremo non sarà più
necessario che tu faccia questa vita. Posso darti tutto quello che vuoi. Forse
all’inizio non sarà facile ma… vedrai… tutto andrà per il meglio.
Almeno, spero. E’ da ieri però che ho una strana sensazione… Eri così
ostile fino a pochi giorni fa, e ora… non mi dici più niente quando ti parlo,
quando ti bacio la mano… non so davvero se questo sia un bene o un male. Non
so se interpretare il tuo silenzio come acquiescenza o, peggio, indifferenza. In
ogni caso, non mi piace, come non mi piace il tuo sguardo, che si fa ogni giorno
più lontano, più distante. Come se il tempo che passiamo insieme fosse rubato
a qualcos’altro, o a qualcuno. A chi, Oscar? A chi stai pensando mentre sei
con me?. Hai lo sguardo di chi si sente… in colpa… verso chi, Oscar? Io non
posso credere che ciò che ti dico sia indifferente per te, eppure ti guardi
intorno come se non volessi che nessuno sapesse che passeggi con me. Chi? Chi
non deve sapere? No, mi sto torturando inutilmente. Qualcosa sta cambiando in
te, nel tuo atteggiamento e io mi metto subito a pensare al peggio, a riempire
la mia mente di sospetti stupidi. Oscar, io vorrei essere quello che tu desideri
da un uomo. Davvero. Hai mai amato, Oscar? Hai mai desiderato? Certe volte mi
rendo conto che tutti questi anni vissuti fianco a fianco in realtà non mi
hanno consentito di conoscerti. Di conoscerti per quella che sei. Conosco il tuo
valore, il tuo coraggio, il tuo sangue freddo anche nelle situazioni più
pericolose.
E
l’ho sempre ammirato. Sono un mediocre, io. Avrei voluto dimostrarti il mio
valore quando eravamo insieme nelle Guardie reali, ma io, io non sono né
particolarmente coraggioso, né particolarmente intelligente. Non sono un eroe,
non so soffrire in silenzio. Sono solo un uomo. Né peggiore, né migliore di
tanti altri. E ti amo. Se ti tedio con certe frasi è perché mi hanno insegnato
che sono queste le cose che si dicono ad una donna quando si vuole conquistarla.
Esistono delle forme, delle convenzioni che sembrano quasi come maschere da
indossare. Ma il mio amore per te non è una maschera. Io ti amo, veramente.
C’è una cosa però che mi preoccupa più di tutto o, forse, dovrei dire che
c’è una persona… E’ strano - e inquietante insieme -, ma è come se lui
fosse tra noi quando ci incontriamo. Anche se non è lì. Si è arruolato nella
tua stessa compagnia. Per ordine del generale, immagino… spero… non lo so.
Tu sei sempre vissuta con lui. Tra voi c’è un legame che non riesco a
definire, e che mi inquieta profondamente. Come fratelli? Mi hai sempre detto
che questa è la natura del vostro rapporto. Ma possono realmente un uomo ed una
donna che non hanno alcun legame di sangue e che vivono sotto lo stesso tetto
per venti anni vivere realmente e soltanto come fratello e sorella?
Tu
sei talmente bella che…
E’
questo il pensiero che mi tormenta più di tutto. Mia madre dice che è abituale
che tra padroni e servi succedano… certe cose… E’ questa dunque la natura
della tua relazione con André? Avete mai fatto l’amore? Lo so, lo so che
tutto quello che riguarda il tuo passato non dovrebbe riguardarmi, perché mi
sposerai e tutto sarà diverso, dopo. Eppure, il pensiero che tra te e
quell’uomo ci sia stato qualcosa mi inquieta profondamente. Che cosa c’è
tra di voi? Quando eravamo insieme alle Guardie reali lui mi sembrava essere
molto protettivo verso di te, e non soltanto perché questo era il suo compito.
Sembrava qualcosa di più, di più profondo. Che lui ti ami? E’ probabile.
Avrebbe mille ragioni per farlo, ma nessun diritto su di te. Non ha niente, non
è niente. E tu? Conosci i suoi sentimenti per te? Cosa provi per lui? Lo hai
sempre “difeso” quando io cercavo di ricordargli “il suo posto nel
mondo”. Ma ho sempre pensato che tu lo difendessi perché eravate cresciuti
insieme. E se invece…
Si
dice, nei corridoi di Versailles, che lui abbia perso un occhio per te, che, per
venirti a salvare, abbia scelto di rischiare di perdere un occhio. Coraggioso, e
incosciente sicuramente, forse persino folle, ma molto meno vigliacco di me. Io
non lo so cosa avrei fatto al posto suo. Forse mi sarei difeso portandomi dietro
le Guardie reali… forse avrei aspettato un giorno di più… non lo so…
Sì,
Oscar, sono un mediocre, lo ammetto, e forse è per questo che tu non
corrispondi i miei sentimenti. E il foglio di carta che attesta il mio diritto a
sposarti diventa un niente di fronte ad un atto del genere. E con queste
premesse, non sono davvero sicuro che lui non abbia nessun diritto verso di
te…
Ma
non voglio, non voglio arrendermi, sei soltanto tu che puoi decidere. Oscar, non
è necessario essere degli eroi per amare qualcuno, anche un uomo qualunque, un
uomo mediocre può farlo. E ti assicuro che lo farò con tutto me stesso se me
ne darai la possibilità.
Eccola, mia figlia. Suona il pianoforte senza nemmeno guardarmi in volto, mentre le dico che il Generale Bouillet sta organizzando una festa per lei, per trovarle un marito…
“Il Generale Bouillet ha deciso oggi la data del ballo che verrà dato in tuo onore. Vi prenderanno parte molti giovani nobili e ognuno potrebbe diventare il tuo sposo. Come padre ti ordino di indossare l’abito da sera più bello che hai, di truccarti il volto e di pettinarti in modo più femminile. Tu rappresenterai la famiglia Jarjayes!”
“Oscar, adesso voglio brindare alla tua felicità!”
Tiro su il calice e bevo un vino che mi sembra più amaro che mai. Tu continui a suonare, senza guardarmi, senza rispondermi. E’ tutto così maledettamente tacito, sottinteso tra di noi. Io sono il padre e tu la figlia, io il generale e tu il soldato. Il tuo silenzio è obbedienza e, allo stesso tempo, un muro invalicabile tra me e te. Così ti rivolgo parole inutili per convincerti a sposarti. Nel tuo silenzio. Perdonami, se ti faccio questo. Ma io non ho altro modo per proteggerti, da questo mondo che sta cambiando così drammaticamente e così velocemente. Io non so cosa può succedere, ma so che non voglio che ti succeda niente di male. Per proteggerti da te stessa, dal tuo coraggio, dalla tua volontà. E da me stesso, che ti ho allevato così, coraggiosa, idealista, leale. E’ tutta colpa mia, Oscar, è tutta colpa mia. A quattordici anni ti ho mandato, spavaldo e idiota allo stesso tempo, incontro ad un destino di continuo rischio per la tua vita, con l’assurda certezza che te la saresti sempre cavata in ogni situazione. Ed ora che sei di fronte ad un problema come quello che stai affrontando con i tuoi soldati invece di sostenerti nella tua lotta ti propongo il matrimonio. Credimi, non lo faccio perché non ho fiducia in te. Sono orgoglioso di te. Lo faccio per proteggerti, e perché c’è una cosa che non ho mai visto sul tuo volto. E questo è il pensiero che rende amaro il vino che bevo, guardandoti. Io non ho mai visto la felicità sul tuo volto. E voglio vederla. Voglio sapere, prima di morire, che tu sei stata felice. Voglio vederti sorridere, e ridere… non importa a che costo.
Così è alla nostra felicità che voglio brindare. Alla felicità che può dare a un genitore il sapere che la propria figlia è felice. Così non ti chiederò mai di chi sei stata innamorata, come mi hai detto l’altro giorno, anche se mi fa male non sapere chi è. Deve essere stato doloroso per te, lo sento. E sento che lo vuoi dimenticare. E allora, dimentichiamolo insieme, figlia mia. Troviamo insieme un uomo che ti renda felice. A me basta questo, sapere che ti renderà felice. Non importa chi sarà, che faccia avrà, quanto è nobile il suo casato. E perdonami se puoi, figlia mia, assolvi con il tuo perdono i miei peccati.
Continua...
mail to: f.camelio@libero.it
[1] A differenza che nella versione televisiva, in cui non si assiste ad un vero e proprio corteggiamento da parte di Girodel nei confronti di Oscar, nel manga ci sono diverse pagine dedicate a descrivere lunghe conversazioni tra lui ed Oscar, in cui egli la corteggia apertamente. La Ikeda usa espressioni simili a quella che ho usato io quando Girodel deve fare un complimento o un apprezzamento verso Oscar. Questa storia fa riferimento a situazioni raccontate nel manga più ancora che a situazioni fruibili dalla versione televisiva.