Appunti… di “Viaggio”
-Ringraziamenti, ispirazioni e suggestioni alla fine di “Viaggio degli inganni”-
Ci siamo, ho terminato di scrivere, e sono qui di nuovo a spiegare come nasce una storia, a ringraziare le persone che mi sono state vicino e… a raccontare qualche segreto di questo lunghissimo racconto. Eh si, perché dal primo capitolo, scritto una domenica pomeriggio di fine ottobre, ad oggi sono passati sei mesi… Sei mesi di “viaggio” appunto.
E, curiosamente, durante i miei viaggi, per lavoro o per divertimento, sono nate alcune delle scene più significative di questo racconto.
Per esempio, potevate immaginare che il dialogo tra Oscar e André, quando lei viene ferita, nell’ultimo capitolo, lo avevo scritto già a novembre, su un treno (scomodissimo) che mi portava verso la cittadina di Monfalcone? E che il viaggio su un altro treno, da Bologna verso Roma mi ha consentito di scrivere la sceneggiatura e i dialoghi degli ultimi due capitoli? Un viaggio lungo sei mesi appunto, che nella mia vita sono stati difficili, a volte molto dolorosi, probabilmente necessari, sicuramente necessari.
La mia vita è cambiata in questi sei mesi. Mentre Oscar e André si innamoravano, una storia d’amore molto lunga e significativa terminava nella mia vita. Ecco perché ci sono stati momenti di “pausa” durante la stesura di questa storia. Perché è difficile scrivere d’amore quando si è “in guerra”. Eppure, se nella mia vita non ci fosse stato amore, se non mi fossi innamorata, se non avessi vissuto delle storie d’amore non sarei stata in grado di scrivere d’amore e di farlo soprattutto trasmettendo un emozione a chi legge. Che vi assicuro è il complimento più bello che chi scrive può ricevere. E quindi mi sento di ringraziare chi mi è stato accanto come compagno negli anni, e siccome i miei amori si contano realmente sulle dita di una mano… dico grazie a loro per avermi insegnato quello che so sull’amore…e soprattutto per avermi, a loro modo, amato.
L’altro ringraziamento che mi sento assolutamente di fare, vorrei che fosse un giusto riconoscimento, al lavoro e alla dedizione di una persona, senza la quale questo sito che ospita il lavoro mio e di altre persone non esisterebbe. Vorrei ringraziare Laura Luzi, che mi ha sempre sostenuto, spesso aiutato nei momenti di difficoltà, non solo personali, come amica, ma anche rispetto alla stesura del racconto stesso, di questo racconto ancora più dei precedenti risolvendo con i suoi suggerimenti e le sue intuizioni situazioni troppo difficili o ingarbugliate.
Il lavoro che Laura fa rispetto ai racconti che pubblica è fondamentale, ed è un lavoro che comporta fatica, e ore di sonno perse. Ecco, mi sembrava importante sottolinearlo. Dietro ad un lavoro come “Viaggio degli inganni” c’è anche, in grande misura, la sua sensibilità e la sua pazienza ^__^.
Bene, allora passiamo alle curiosità legate a questo racconto.
L'idea di partenza, il libro di Zweig
Come già sapete, l’idea è nata rileggendo il libro di S. Zweig su Maria Antonietta, uno dei testi utilizzati dalla stessa R. Ikeda per descrivere i personaggi della sua “Versailles No Bara”.
Ma prima ancora, la scorsa estate avevo pensato di scrivere una storia in cui i ruoli tra André ed Oscar si “invertissero”. Così, lo spunto di Zweig, basato sul vero viaggio in incognito dell’imperatore d’Austria in Francia, mi è servito a concretizzare un’idea di storia in cui André fosse, per una volta in una posizione diversa dal ruolo tradizionale di “attendente-servitore” di Oscar. Così André è diventato “imperatore”, e anche “seduttore”.
La scena in cui Oscar attende nervosamente di vedere André vestito “nei panni dell’imperatore” nel secondo capitolo è chiaramente una citazione a ruoli invertiti della “vestizione di Oscar” nell’episodio 25, quando la nonna la aiuta a vestirsi “da donna”. Qui è invece Oscar a passeggiare nervosamente, ad accogliere con ironia l’idea che André possa assumere “un ruolo” diverso da quello consueto. Ed è Oscar ad essere sedotta dal nuovo aspetto di André…
Altra idea era ambientare la storia in un periodo antecedente a tutta la “vicenda Fersen”. In questo racconto Oscar e André sono molto più giovani e Oscar non si è ancora innamorata di Fersen. Questo escamotage mi lasciava ampio margine d’azione nel prosieguo del racconto e mi consentiva soprattutto di ambientarlo in un periodo più “tranquillo e sereno” della vita dei due personaggi principali.
L'altra idea, il gioco degli inganni, la dualità Oscar-Marianne
L’altra idea sottostante al racconto è il gioco degli inganni tra i protagonisti. Tutti vittime e a loro volta colpevoli o complici di uno o più inganni. André inganna il mondo vestito da imperatore, Oscar inganna il padre fingendo di restare a casa, inganna l’intero convoglio dei suoi stessi soldati vestita da damigella di compagnia, e in fondo inganna André nel momento in cui gli concede il suo amore solo nei panni di Marianne, senza mai dirgli che lo ama.
Girodel è convinto di ingannare perché crede di essere l’unico nel convoglio a sapere che André non è l’imperatore, ma è ingannato a sua volta da Oscar. Curiosamente Girodel non si accorge che Oscar è presente nel convoglio.
Il giovane de La Prière è in realtà una spia del duca d’Orléans, ma il lettore, ingannato a sua volta (come già in “L’errore”), lo scopre solo verso la fine del racconto e così via.
Alla fin fine però, ed è uno dei significati del racconto, i peggiori inganni che si possono commettere sono quelli verso se stessi, e così Oscar inganna se stessa fingendo di non amare André, e riservando questo ruolo solo a Marianne, Girodel inganna se stesso, quando per gelosia, che ammanta però di “sani” principi, finisce per scoprire il gioco di Oscar e metterla in guai molto seri, e Pierre inganna se stesso quando seppure già innamorato di Oscar, svela la sua identità al duca d’Orléans, a sua volta ingannato e ingannatore. E anche il generale Jarjayes finisce per entrare in questo gioco, cercando di negare l’amore tra Oscar e André e invece alla fine accettandolo e proteggendolo in un certo qual modo, ma senza far trasparire né alla figlia né ad André, né soprattutto al resto del mondo che lo ha accettato.
Una Oscar che lotta con se stessa per non ammettere con se stessa e soprattutto con André di essere innamorata era già alla base de “L’errore”. Il gioco delle “maschere”, del “travestimento” era stato già utilizzato per “Una farsa inutile”.
In “Viaggio degli inganni”, Oscar finisce però quasi per sdoppiarsi, per sdoppiare la sua personalità, in alcuni momenti in modo molto netto, e Marianne (il nome l’ho scelto apposta perché suonasse come più dolce, femminile e seducente rispetto al breve e tagliente Oscar) finisce per incarnare tutto ciò che Oscar ha difficoltà ad essere, o meglio ha difficoltà ad accettare di essere.
Marianne accetta dei complimenti o delle forme di corteggiamento che Oscar non accetterebbe, è innamorata, desidera, è gelosa ed esprime in vari modi la sua gelosia, è seduttiva e consapevole della sua capacità di seduzione, è forse più fragile di Oscar, e in definitiva è Oscar stessa, o meglio, una parte di lei. In questo il personaggio di Oscar, così come lo vedo io, tende ad uscire parecchio dallo schema abituale. Ha molto, forse troppo, di me stessa, probabilmente.
In una lettera, molto carina peraltro, che ho ricevuto un po’ di tempo fa la “mia” Oscar era definita come molto più “femminile” anche rispetto ad altre fanfiction. Sul momento la cosa mi aveva lasciato perplessa e convinta di avere in buona misura sbagliato nel tratteggiarla. In effetti devo ammettere che è una Oscar diversa dallo schema originale, più femminile e in definitiva più complessa dell’originale. Oppure può essere un altro modo di vedere il personaggio. Ed è in fondo più facile identificarsi in una Oscar così. E a qualcuno è piaciuto, per fortuna…
Ispirazioni
musicali:
La colonna sonora portante di tutto il racconto è la musica, purtroppo assolutamente sconosciuta in Italia, di Gabriel Jacoub. A canzoni come “Comprenez Vous”, “Reve-a-demì”, “Ma délir” e “Je sarai ta Lune” si deve una buona parte dell’ispirazione per questo racconto. “Comprenez vous”, in particolare, ha ispirato musicalmente anche la scena del primo ballo tra Oscar e André, mentre visivamente avevo in mente, incredibile ma vero, la scena del ballo tra Oscar e Fersen girata da Demy… riveduta e corretta dalla mia fantasia (lo so, vostro onore, sono colpevole…). Ringrazio perciò, di tutto cuore, chi mi ha fatto scoprire questo autore francese ^___^. Mi riferisco a Jacoub, naturalmente, non a Demy ;___;.
Ispirazioni
letterarie:
Anche se non si nota in maniera evidente nel testo, per alcuni modi di strutturare il testo mi sono ispirata ai lavori di Banana Yoshimoto.
L’altro lavoro che mi ha ispirato e mi ispira tuttora moltissimo è “BK’s night” di Laura. E’ soprattutto il suo modo di tratteggiare i dialoghi dei personaggi e soprattutto le loro considerazioni, che tengo sempre come punto di riferimento per quello che poi scrivo.
E poi ci sono stati altri lavori, altre fanfiction lette in questi mesi che mi hanno fatto venire in mente idee o suggestioni, e mi riferisco in particolare a “Il colore delle rose”, pubblicato sul sito “La leggenda di Versailles”. La scena del combattimento tra Oscar e André opposti ai sicari del duca d’ Orléans è una citazione, seppure con delle modifiche, dalla seconda e terza parte di quel racconto.
Autocitazioni
da lavori precedenti:
L’André che scrive un biglietto tanto breve quanto provocatorio ad Oscar dopo una notte insonne è chiaramente e dichiaratamente una citazione da “L’errore”.
L’André che bacia Oscar per la prima volta Oscar nel capitolo 5 è molto simile ad una scena analoga di “L’errore”. La reazione un po’ “esagerata” di Oscar a questo primo bacio invece… è assolutamente autobiografica…^__^
Curiosità
varie
André nel capitolo quarto commenta, a proposito delle continue cene luculliane a cui viene costretto che “diventerà come una botte”. Questa è una citazione dalla versione francese dell’episodio 25 in cui Fersen (un comportamento da perfetto idiota, consentitemi) dice, a proposito di André che mangia un’ennesima mela, che se avesse continuato a mangiare così tanto sarebbe diventato una botte e sarebbe finito per esplodere…
Nel racconto originario nella scena in cui André sta per essere avvelenato dal duca d’Orléans era un topolino a bere il veleno, poi, per fortuna, Laura mi ha suggerito l’escamotage del cane del barone…
“Topo grigio” riferito alla parrucca che André deve portare per assumere il ruolo di imperatore è chiaramente un gioco di parole con “Topo Gigio”, un personaggio che ricorda la mia infanzia, così come “imperatore dei miei stivali” è un derivato di un’espressione che usava mia madre con me quando ero piccola.
Limoni,
fortissimamente limoni e qualche… parolaccia di troppo
Il capitolo ottavo è stato forse il più difficile da scrivere, da un punto di vista emotivo, mi riferisco al litigio, molto “violento” tra Oscar e André e alla successiva scena di sesso, forse un tantino dura, e “diretta”, poco romantica, che segue al litigio. E’ anche una delle poche scene di sesso che io abbia mai scritto, mentre di solito preferisco glissare su certe situazioni e lasciarle solo alla fantasia del lettore. Credo però che in una storia d’amore qualche volta e in situazioni di forte contrasto ci possano essere situazioni come queste, che anche un personaggio tradizionalmente “comprensivo” come André possa provare una profonda rabbia e possa esprimerla. C’è qualcosa, anche qui, del personaggio di André descritto nel film di Jacques Demy, più che di quello descritto da Riyoko Ikeda. Probabilmente qui l’ispirazione veniva da una parte del film in cui André parla, con una certa rabbia e ironia, del suo “diritto” ad essere innamorato di Oscar. In più, in questo caso mi serviva di esasperare la situazione narrativa per portare i due personaggi quasi ad una rottura e in definitiva la scena cita, rielaborandola per l’ennesima volta in una fanfiction, la celeberrima scena dello “strappo della camicetta” dell’episodio 28. La scelta narrativa di usare la parola “puttana” in più punti del racconto (nei pensieri di Oscar quando vede André quasi sedotto da un’altra donna, più spesso nei pensieri del duca d’Orléans) è forse ancora più discutibile. Me ne scuso con i lettori. Ma anche in questo caso mi serviva un termine “forte”, che connotasse la rabbia e la frustrazione dei personaggi.
E…
alla fine di un viaggio…
… mi sento di ringraziare tutte le persone che mi hanno scritto o telefonato, in questi mesi… è anche grazie al loro sostegno, ai loro commenti, desideri e talvolta anche critiche assolutamente motivate, che questa storia è potuta crescere e incontrare molto favore tra i lettori. Di questo sono assolutamente felice. Grazie a tutti, davvero. Alla fine di un viaggio… ne inizia un altro… quindi ringrazio tutti e vi invito a seguirmi nel mio prossimo viaggio, e cioè il racconto “Il sospetto” il cui primo capitolo è già pubblicato su questo sito. Stavolta non si tratta di un viaggio tra le colline e le città francesi, non è un racconto di cappa e spada, ma un viaggio nella mente e nei pensieri di un uomo, il nostro André, per una volta protagonista del racconto. Mi auguro che anche questo tipo di “viaggio” possa piacere ai lettori.
Roma 17. 4.2002
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